13 Novembre 2024
Metapolitica

Essere di Destra (Parte III^) – Renato Padoan

I più che considerevoli tag che hanno onorato i miei precedenti articoli sull’essere di destra m’ inducono a tornare sull’argomento scindendolo in due parti e cioè quella concernete il Carattere e quella concernente la Destra.

La conclusione era per me quella di sentirmi per carattere un uomo di destra piuttosto che un uomo di sinistra con l’avvertenza peraltro che il mio primo voto fu per il Partito Comunista Italiano PCI di allora in Venezia.

I tempi sono decisamente cambiati e tra l’altro il PCI non esiste proprio più o quasi come del resto l’URSS.

Ero allora giovane, entusiasta e battagliero negli anni 50 del secolo scorso.

Ero diventato con l’accesso a un ginnasio e ad un liceo di allora decisamente un laico, come dev’essere un veneziano storico e colto, immerso e votivo, anche se ora non sto più nell’iper – turistica città ma ho scelto d’installarmi ai confini con l’Impero Austro Ungarico in un remoto villaggio dolomitico di montagna.

Venezia ha a tutt’oggi una lussuosa ed imponente chiesa votiva dedicata alla Madonna della Salute, ornata di statue di Santi che sembrano essere l’invenzione di uno Stato sovrano, non ossequiente papalino, guidato allora nella polemica da Paolo Sarpi[1], il difensore della Serenissima Repubblica di Venezia allora interdetta cioè protestata ed esclusa come eretica dalla comunione cattolica dal Pontefice di allora Paolo V.

Un veneziano vero come mi vanto di essere è innanzitutto un uomo di carattere che nonostante la bonomia del tratto e la propensione allo scherzo minimamente gli va di scherzare su quel che ritiene importante e fondante non nel senso di una caramella alla menta fondant però.

Parlare di carattere non è più di moda oggi dove tutto lo si pretende fluido e variabile dove nemmeno i sessi più si distinguono.

Il carattere è di per sé rigido al punto che si è potuto scherzare col dire di un tale che era così attaccato al suo carattere da farlo crollare! Figurarsi per il carattere cioè per il credere che taluni nascano così in un certo modo e non siano modificabili. Siamo persuasi da noi universalmente che tutti nasciamo buoni e che se diventiamo cattivi ciò deve imputarsi all’ambiente ed alla società la quale potrà se vuole comunque correggerci e farci ridiventare nativamente buoni cioè eguali a tutti gli altri che sono la maggioranza nel senso della totalità.

Credo fermamente invece in un proverbio che mi dicono quando lo appresi essere di matrice belga e che così suona: “Il gallo anche quando lo strozzi canta”. Se un tale è buono ed empatico di natura lo sarà anche in un lager ed avrà parole di compassione persino per il suo carnefice. Qui non si scherza proprio perché ciò è accaduto e continuerà ad accadere. Se così non è vuol dire che non si trattava di un gallo ma di un pollo spellato.

Ho conosciuto persone che anche difronte alla più totale evidenza contraria non hanno mutato il loro pensare contrario al riguardo di una situazione per me inequivoca.

Nel commercio intenso che ho avuto per lavoro con il mio prossimo, considerevole di numero e di molte età e nazioni, posso con certezza affermare che il carattere esiste fin da subito per poi evidenziarsi, da piccoli e da grandi.

Quando insegnai a Strasburgo nella Scuola di Teatro, a sentir loro la seconda di Francia dopo quella del Conservatorio di Parigi, annessa al Teatro Stabile, mi recavo la mattina a svolgere il mio compito partendo a piedi senza prendere né un tram né un taxi, per l’abitudine conferitami dal mio essere veneziano di piedo-filo[2]passeggere, fino a giungere al quel teatro di prova che si trovava in una cinta quasi periferica per rispetto al centro in cui ero alloggiato in un comodo hotel di fianco alla grande sublime cattedrale gotica.

A metà strada intercettavo l’aperto giardino di un asilo di bimbi che a quell’ora stavano fuori delle aule a giocare. Mi fermavo sempre incantato a vederli. Erano tanti, bambini e bambine ed erano diversissimi tra loro nel gioco. Alcuni erano seriosi e solitari, altri andavano in giro offrendo i loro giocattoli mentre altri se li tenevano ben stretti, c’era chi scherzava e chi era musone, chi stava solo e stava bene e parlava da solo e chi non poteva fare a meno di quell’altro per prepotenza od affabilità. Questa differenza mi stupiva ed è la stessa che incontrai negli anni in cui insegnavo nella scuola media e poi all’università, nel teatro e in palestra, e il compito che mi diedi fu quello di accettare le differenze non già per cambiarle ma per comporle ed aggiustarle insieme. Se si deve fare gruppo delle differenze si dovrà tener conto, soprattutto di quelle quelle basiche che sono le caratteriali. E’ evidente peraltro che dopo la scoperta dei riflessi condizionati si possono operare cambiamenti impensabili ma non più di tanto se addirittura nella prassi della persuasione forzata per mezzo della tortura si è visto per esempio che è più facile de-condizionare un estremista fanatico piuttosto che una mente equilibrata. Ma è questo un altro discorso che riprenderemo in avanti.

Siamo diversi e la diversità va accettata e sfruttata anche in guerra oltre che in pace.

Quel che è certo è che la destra non è la sinistra e che il centro se è tale e non compromesso non è né di destra né di sinistra a meno che non sia niente. In tal senso invito i lettori a ritornare su quella riflessione meditativa qui pubblicata: Look and See.

Non credo proprio che la faccenda stia in questi termini. I caratteri esistono nel senso di immodificabili e ci si deve adattare ed è tutto. Non esiste un’infinita modificabilità se non nelle fiabe ed è piuttosto lo specifico degli spiriti demoniaci. Si è quel che si è fin dalla nascita nel profondo.

Nei campi di concentramento, nei lager, nelle prigioni, nelle corsie degli ospedali tolto l’armatura od il velo di protezione il carattere nativo si manifesta. Per chi se n’intende appare subito evidente, per chi spera invece nel ravvedimento mai! I casi odierni di insurrezione becera contro gli infermieri tradisce il carattere di quella che un tempo il rivoluzionari giacobini richiamarono “populace[3] e nel reame di Napoli “lazzaroni

Il carattere per definizione è stabile e forte comunque, perché anche se è debole nel senso di immodificabile tale permane. Si tratta soltanto di utilizzarlo nel modo migliore.

Ma oggi tutto ciò non rende affatto sul piano della persuasione retorica perché oggi tutto si è fatto liquido, plastico ed eguale e non soltanto nella materia con cui si forgiano le cose che adoperiamo, ma anche per volontà politica anche negli umani.

Se tutto è plastico non esistono che i buoni e i cattivi non sono che dei buoni non ancora plastificati.

Predicare l’eguaglianza significa non affermarla perché ci sia come stato di natura ma crederci soprattutto per promuoverla e fare di tutto perché si avveri. In natura non si dà l’eguaglianza ma nella produzione artificiale soltanto e così sarà anche per l’intelligenza artificiale che ci renderà tutti egualmente pensanti le stesse cose!

L’eguaglianza non è naturale ma artificiale specie tra gli umani per cui detto questo passeremo ad altro e cioè a parlare della politica, di una differenza certa e cioè quella tra la destra e la sinistra per azzerare anche questa e confermare l’ipotesi e il volere che tutto si renda eguale.

E’ curioso il fatto che il francese come lingua definisca la loro sinistra come gauche e lo spagnolo la definisca denomini come izquierda. Ambedue le lingue che pure sono neolatine come l’italiano evitano l’aggettivo sinistro per definire l’opposto al destro.

L’italiano non ha alcun problema a definire sinistri i Sinistri Pidioti direbbe l’amabile Diego Fusaro sia pure che questi uragani sinistri siano dei Sinistri non atmosferici e nemmeno quelli della sinistra italica si inquietano per l’appellativo come fecero i cugini spagnoli e francesi che sono andati ad attingere ad altri sedimenti di lingua per non marcare negativamente chi non la pensa ed agisce come un uomo di destra.

Tralasciamo la faccenda dell’ambidestrismo per il momento e consultiamo una fonte certa ed autorevole la quale peraltro ci riconduce al paradosso.

La fonte autorevole è la glossa, il lemma sinister dell’Ernout Meillet: Dictionnaire étymologique de la langue latine.

E’ questo il senso dell’inizio della glossa: Il vaticinio degli aruspici etruschi era favorevole o sfavorevole a seconda che il volo degli uccelli giungesse dalla parte destra o sinistra dell’orante consultante. Se il volo giungeva dalla parte sinistra l’auspicio era sfavorevole! Epperò non era stabilito come si disponessero i sacerdoti aruspici per cui se si disponevano affacciati verso sud o verso nord affrontando l’orizzonte diventa destra la sinistra e la sinistra destra fermo restando che il volo degli uccelli minimamente avrebbero potuto influenzare! Per evitare questa impasse invece di sinistra ultimamente ci si è volti alla metafora simbolica delle cinque stelle che non sono gli apici del pentalfa di Salomone ma una costellazione principalmente sudista scoperta da un comico genovese. Tema è dunque che anche il destino va affrontato con la discrezione e il proposito del volere e quel che conta è un altro tema oltre il carattere e la sua immutabilità e differenza che non è minimamente di moda e cioè la VOLONTA![4]

Mentre la psicologia di un tempo aveva capitoli cospicui che discettavano sulla VOLONTÀ oltre che sul CARATTERE degli individui oggi non è più di moda farlo.

Oggi non si chiede più a un bambino che cosa vuoi fare da grande ma tutt’al più che cosa ti piacerebbe fare da grande e qui è come nella parabola di quel tale che sosteneva di essere un Timberi capace di un salto prodigioso a Rodi, al che gli astanti gli chiesero di ripetere il salto anche se non eravamo a Rodi. E così chiedere a tutti coloro che si sentono ospitali, eguali, inclusivi, buoni fin nelle midolla si dovrebbe dire …

Ecco questi sono i profughi, questi sono i migranti donne e uomini, donne giovani e prolifiche, uomini maschi e vogliosi … tienili in casa, ospitali e vediamo come il tuo vero carattere li integrerà e li includerà nel tuo quotidiano ecc…

Ma come si è visto il CARATTERE non è più un argomento trattabile. Nessuno possiede più un carattere specialmente se cattivo perché tutti siamo buoni ed empatici senza urgenza di paradiso od inferno tutti siamo egualmente assolti e votanti in parte.

Per un uomo che si voglia esser ancora di destra, se gli conviene, il carattere sussiste e come nel diagramma proposto in Essere di Destra parte II essere di destra significa porsi nel quadrante NORD EST e cioè Pratico e Conservatore e perché no autoritario se non antisemita e fascista di contro al quadrante SUD + OVEST occupato dai teorici radicali, umanitari e pacifisti e in questo caso non pro-semiti ma pro-palestinesi! Se ci si pone in quadranti opposti non c’è mediazione quale si avrebbe invece se posti in quadranti contigui … ma ciò ad un’altra sessione!

In un ulteriore intervento potremmo dedicarci all’impianto teorico della questione cioè a dire all’Analisi Fattoriale così come la si fonda nei Test Psicologici.

L’analisi fattoriale studia nella definizione di un comportamento quali siano quei fattori di una personalità individua che costituiscano i tratti non ulteriormente riducibili di una personalità. Ciò è né più né meno che la riduzione di un numero naturale ad un prodotto di numeri fattori primi non ulteriormente divisibili se non per sé stessi o per l’1 il che vale per tutti i numeri naturali indistintamente e che pertanto non serve a distinguerli.

I tratti caratteriali, il carattere è come un numero primo cioè non scomponibile ed è come dicessimo che si nasce 3 o 2 o 5 mentre se si è un 6 si è un 3×2 e si ha del 3 e del 2 commisti, ma se si è 5, 5 si nasce e si rimane come le dita di una mano che non sia monca, aperta o chiusa a pugno che sia fascista o comunista allo stato puro, buono o cattivo, inclusivo od esclusivo! E così per coloro cui piace la simbologia numerica chi è 1 è totalmente incentrato in sé stesso, chi è 2 è battagliero e divisivo e chi è 3 è mediatore e testimone. Se uno è 6 è sia combattivo che mediatore per essere un sia un 2 che un 3. Questo per intenderci.

Prof. Renato Padoan

Copertina di Murray Foubister

Note

[1]Nel quadro del predominio spagnolo in Italia, solo la Repubblica di Venezia conservava l’autonomia non solo formale, e come sempre nella sua storia Venezia mantenne rapporti politici ed economici non solo con l’Europa protestante ma anche con le popolazioni islamiche. Nel 1606. ‘arresto, ordinato dal Consiglio veneziano dei Dieci, di due religiosi accusati di reati comuni provocò un duro scontro fra la Serenissima e lo Stato Pontificio. A scatenare la reazione del Papato fu il fatto che le autorità veneziane si rifiutarono di riconoscere che il clero costituiva un corpo a sé, con un suo diritto e i suoi tribunali, e che non era sotto la giurisdizione degli Stati. Per cercare di indurre i suoi avversari a tornare sui propri passi, il pontefice Paolo V (1605 – 1621) minacciò di disporre l’interdetto sulla repubblica, ossia di colpirla con una sorta di scomunica collettiva che avrebbe posto Venezia e i suoi domini al di fuori della Chiesa, impedendo ogni forma di amministrazione dei sacramenti: l’ultimatum papale fu respinto e il Papa mise in atto quanto aveva minacciato. (Wiki)

 

 

[2]Piedo-filo è un neologismo personale per dire uno che è amante della camminata a piedi, da non confondersi con una perversione amatoria registrata fin dagli inizi della psicopatologia sessuale sia nell’occidente poetico amatorio come nel film di Bunuel: Diario di una cameriera in cui L’anziano padre della padrona, Rabour, è un feticista retifista che pretende che la cameriera gli si presenti calzando stivaletti con i quali egli poi si ritira in camera da letto … La faccenda del piede fu nell’antica Cina addirittura un’imposizione di deformità al piede femminile per rendere la donna più che mai oggetto del desiderio e della cura!

[3]La Populace francese peraltro sarebbe un italianismo francese perché deriverebbe dalla parola italiana populaccio

[4]Si legga al riguardo il capitolo Parità versus Disparità strategica dell’Almanacco di Ehr Sheng in cui si cita la trovata dello stratega giapponese Nobunaga che si servì di una moneta truccata con due teste per indurre al combattimento i suoi soldati facendo loro credere che il destino era dalla loro parte.

1 Comment

  • Due 1 Novembre 2024

    Si potrebbe cominciare a non usare il termine “destra” che significa adeguarsi alla “narrazione” della “sinistra” e quindi farsi collocare da loro e farsi dire da loro come vivere, solo invertendo il segno.
    La “destra” in Italia è una barzelletta, non è mai esistita.
    Il “Neofascismo” si ispirava teoricamente al Fascismo che non era “destra”, era un movimento carismatico incentrato su Mussolini che predicava la militarizzazione della società per collocare i reduci della Grande Guerra e per riciclare un po’ di Futurismo.
    Il resto della “destra”, inteso come Borghesia e Finanza, da sempre produce i figli militanti dei Centri Sociali.

    Ci è sempre mancato un “ceto conservatore” e la sua rappresentanza. Abbiamo solo movimenti pseudo-rivoluzionari che alla fine sono eresie della “sinistra” e sono roba per cialtroni.

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