10 Ottobre 2024
Anniversario Ettore Muti

Ettore Muti, mito eterno

Ricorre oggi l’anniversario della morte di Ettore Muti, l’ultimo grande guerriero italiano. Ricordarlo, in una società lanciata nella vigliacca modernità, credo sia un dovere morale di tutta la nazione. Muti come figura dell’eroe antimoderno, fiero e coraggioso. Muti come incarnazione dell’onore che sfida il destino e la morte.

Il mito inizia fin da quando, contravvenendo ad ogni regola, Muti falsificò la sua identità per arruolarsi minorenne al fronte nella Prima Guerra Mondiale con gli arditi. Già allora si distinse per coraggio ed azioni belliche spericolate. Successivamente, non esitò a seguire D’Annunzio nell’impresa fiumana e ad aderire poi ai fasci di combattimento occupando la prefettura di Ravenna in contemporanea ai tumulti della marcia su Roma.

La sua carriera inizia a pieno titolo all’interno della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale divenendone console. La sua vita fu un misto di mondanità e azioni spericolate. Amante delle belle donne, non esita ad organizzare feste e sfrecciare con auto sportive ed Harley Davidson, ma quand’è il momento della battaglia lui è sempre lì. Arruolatosi nella Regia Aeronautica, allo scoppio della guerra d’Etiopia si distinse immediatamente in azioni di guerra. Rientrato in Italia fu accolto da eroe, ma Muti non si fermò. Ripartì nel 1936 per la guerra di Spagna dove riuscì ad emergere nuovamente con tanto di decorazioni militari e successivamente si gettò nella guerra d’Albania.

Inutile dire che fu decorato anche in questa occasione.Tornato dall’Albania viene nominato su proposta di Ciano segretario del Partito Nazionale Fascista. Potrebbe starsene tranquillo, fra gli agi, e gestire l’immenso potere che tale ruolo rappresenta, ma lui no. Muti era fatto di un’altra pasta. Egli doveva essere presente “là dove c’è bisogno”. Ed è perciò che non esita a ripartire. Lo troviamo prima sul fronte francese, poi sui cieli d’Inghilterra divenendo l’incubo dell’aviazione britannica. Dopo la seduta del Gran Consiglio e la caduta di Mussolini, Muti decide di non tradire.

Per il governo Badoglio egli diventa un potenziale punto di riferimento dei fascisti per un’eventuale insurrezione tesa alla restaurazione del governo Mussolini. La notte fra il 23 ed il 24 Agosto 1943 Muti viene fatto arrestare dai carabinieri che anziché condurlo in auto lo conducono nella pineta da dove vengono esplosi alcuni colpi. Nessuno sa chi è stato a sparare, nessuno sa perché l’unico caduto sia stato Muti. Una vera e propria messinscena. La storia che si ripete, l’eroe ucciso dai vili. In un momento di decadenza italiana e occidentale come l’attuale, dove l’unico asse portante sembra essere il dio denaro, riscoprire la figura di Muti è la miglior risposta che si possa dare ad un mondo holliwoodiano di sola immagine, schiacciato sul pensiero unico capital-progressista.

Muti come uomo d’onore, come guerriero e spirito virile. Muti come uomo della tradizione, come colui che sfida e rovescia il destino. Muti come uomo, come eroe che non teme la morte, la guarda in faccia e la vince con le sue azioni ed il suo mito che, a tutt’oggi, riecheggia intramontabile per l’eternità.

Giorgio Mari Corridonia (MC)

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