7 Ottobre 2024
Politica

EUROPA 2024 – Enrico Marino

Il motore franco-tedesco dell’Unione Europea è in “panne”, le destre europee crescono ovunque e Giorgia Meloni si afferma come l’unico premier europeo che ha accresciuto e stabilizzato il suo consenso popolare dopo due anni di governo. Questa è l’essenza del risultato elettorale delle elezioni europee.

C’è da aggiungere che la grande sconfitta di queste elezioni è la sinistra storica. Il partito che su scala europea ha raccolto il maggior numero di voti è il Partito Popolare, di linea moderata, mentre ovunque perdono socialisti e verdi. L’Spd tedesco, il più antico partito socialista d’Europa, fondato nel 1863, è stato superato dalla Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania), partito fondato nel 2013. Dalla Francia all’Austria, dalla Germania alla Spagna i partiti di “centro-destra”, nelle loro diverse declinazioni, avanzano in ogni paese. Il mito dell’Europa immigrazionista, globalista e inclusiva riceve un duro colpo, confermando l’esistenza di un inarrestabile processo di de-globalizzazione e si manifestano con chiarezza i veri mali di cui soffre l’Europa, cioè il suo fallimento politico e la sua inversione intellettuale ed etica.

Nel Parlamento europeo che si aprirà il 16 luglio a Strasburgo dal punto di vista aritmetico, esiste ancora una maggioranza tra il Partito Popolare, il Partito Socialista e il gruppo liberale del Renew, ma ora i numeri sono esigui per assicurare la stabilità di questo schieramento. Socialisti e liberali, usciti perdenti dalle elezioni, non saranno in più in grado di condizionare le scelte del PPE, che non potrà fare a meno di volgersi a destra.

I gruppi nei quali si raccolgono i partiti e movimenti di questa area, fino ad ora, sono due nell’ambito del Parlamento europeo: Ecr, il Gruppo dei conservatori e riformisti europei, che è presieduto dalla premier italiana Giorgia Meloni e al quale appartengono Fratelli d’Italia, gli spagnoli di Vox e i polacchi di Diritto e Giustizia (PiS), partito fondato nel marzo del 2001 dai gemelli Lech e Jarosław Kaczyński; Id, Identità e Democrazia, a cui aderiscono la Lega per Salvini premier, l’FPÖ, il partito austriaco che fu dell’ex Governatore della Carinzia Jörg Haider e il Rassemblement National di Jordan Bardella e Marine Le Pen, mentre il movimento tedesco Alternative für Deutschland (AfD) ne è stato pregiudizialmente espulso dopo una serie di dichiarazioni “indulgenti” verso il nazionalsocialismo.

Sotto questo aspetto il nuovo Parlamento europeo è più fragile del precedente e non sarà facile trovare una voce comune, soprattutto nel settore che oggi è il più importante, quello della politica estera. I partiti di destra, usciti vincitori dalla competizione, condividono l’idea di frenare l’immigrazione selvaggia, di opporsi all’ideologia ambientalista e LGBTQ+, nonché di ridurre il potere coercitivo dell’Europa, soprattutto in campo economico, ma sono divisi davanti al problema di fondo che oggi affronta l’Europa: l’esistenza di due guerre, in Ucraina e in Medio Oriente, che minacciano anche l’Occidente. Su questo punto esiste ormai una linea di divisione che traversa la sinistra e la destra.

Negli anni Ottanta del Novecento, la propaganda sovietica inventò lo slogan “Meglio rossi che morti” per spingere la sinistra europea e i movimenti pacifisti ad opporsi all’installazione dei missili Pershing 2 americani, che avrebbero dovuto far fronte ai missili SS20 schierati dai russi per colpire l’Europa occidentale. Il ricatto psicologico era quello di far circolare nell’opinione pubblica la falsa alternativa tra la pax sovietica e la guerra nucleare.

Oggi l’Unione Sovietica è crollata, ma Vladimir Putin con la minaccia, soprattutto psicologica, del ricorso all’arma nucleare ha indotto nell’Europa un nuovo slogan: “la pace, non la catastrofe nucleare”.

Il problema di fondo resta però di capire, qual è la pace a cui si vuole tendere e qual è la causa, vera e profonda, dei pericoli che ci minacciano. Il leader della Lega Matteo Salvini ha definito “criminale” il presidente francese Emmanuel Macron per le sue dichiarazioni in favore dell’invio di soldati francesi o della Nato in Ucraina. La qualifica attribuita al premier francese non è impropria, anche per ragioni molto diverse da quelle avanzate da Salvini. Macron può essere considerato tecnicamente un criminale, perché è il presidente di un Paese che ha inserito il crimine dell’aborto nella propria costituzione, presentandolo addirittura come un “messaggio universale”.

Il capovolgimento pubblico e ostentato dell’ordine naturale non può rimanere senza conseguenze, perché la sua violazione porta inevitabilmente sconvolgimenti sociali di ogni genere. In reazione al processo strisciante di cancellazione di principi etici e delle identità culturali, economiche e nazionali dei rispettivi Paesi, i partiti e movimenti “sovranisti” hanno sviluppato e dato rilevanza politica a discrimini valoriali basati sulla riaffermazione, in termini e modalità nuove, di temi un tempo fondanti per le comunità politiche nazionali quali l’ordine, la nazione, le tradizioni, le libertà economiche, la famiglia, la religione storica del vecchio continente etc. In definitiva, questi movimenti hanno puntato a ridare dignità a istanze, bisogni e tradizioni dei propri “popoli” e non si tratta, come confermato dalla loro avanzata alle elezioni europee, di sole affermazioni di principio, bensì di temi forti che continuano evidentemente a pervadere e mobilitare le famiglie e le società del nostro continente.

Ricordare queste verità nell’ambito del G7, che si svolgerà dal 13 al 15 giugno in Puglia, sotto la guida dell’Italia potrebbe essere un’occasione storica per la destra italiana chiamata a guidare un processo di rinnovamento della UE. Quale occasione migliore per ricordare davanti ai potenti della terra che esiste una legge naturale e dei principi non negoziabili che non si possono impunemente ignorare e stravolgere e che solo il ritorno all’osservanza di queste regole rappresenta la strada per la rinascita europea, ma anche per un cambiamento dell’ordine mondiale e della evoluzione sociale fondati sulla libertà, la pace e la sicurezza per tutti.

Enrico Marino

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