26 Giugno 2024
Politica

Eutanasia di una nazione – Enrico Marino

In un contesto di conclamato ed esasperato individualismo, non passa giorno senza che i progressisti non richiedano l’intervento dello Stato per normare, definire e legalizzare situazioni estreme, desideri individuali o relazioni eccentriche sulle quali edificare un’arbitraria e surreale categoria di diritti.

Il tutto mediante il sistematico stravolgimento di quello che, da sempre, è stato considerato come naturale, normale, consueto, tradizionale e umano.

Così, in un clima d’isteria collettiva, è scoppiato l’ennesimo caso connesso alla morte assistita praticata, in una clinica svizzera, a un giovane disc-jockey rimasto cieco e tetraplegico dopo un grave incidente stradale.

Un caso umano, tragico e disgraziato, è diventato immediatamente lo spunto per una nuova battaglia ideologica e propagandistica a favore della morte assistita, reclamata come un diritto di cui si pretende la tutela giuridica da parte dello Stato. Con l’inversione totale della propria filosofia, da parte dei radical si richiede l’intervento regolatore pubblico per l’esercizio di un diritto assoluto e personalissimo, che come tale non è mai stato messo in discussione, per porre fine alla propria vita, invocandone una normazione che finirebbe col mercificarlo e col condizionarne pericolosamente la spontaneità, l’indisponibilità e la totale volontarietà.

Peraltro, già si legifera a sproposito e, ove non bastasse, si sentenzia addirittura al di fuori e contro la stessa legge, com’è di recente avvenuto in un tribunale di Trento. La genitorialità è stata degradata da attitudine interiormente connessa al normale ciclo vitale a semplice “funzione” – che non coincide necessariamente con la maternità e la paternità biologiche, ma si estrinseca nella “capacità di prendersi cura” -, pur di consentire l’adozione, anzi l’acquisto, di un bambino da parte di una coppia omosessuale che, per sua natura, è intrinsecamente incompatibile con la funzione riproduttiva, cioè con l’atto stesso del generare e la connessa condizione, anche psicologica, della genitorialità.

Si alimenta, in tal modo, un turpe mercato di esseri umani, invece di proteggere i fanciulli e favorire la procreazione naturale e la crescita della natalità con aiuti mirati alle famiglie numerose e alle giovani coppie. Andando negli Usa, con poco più di 10mila dollari, già si possono ordinare e acquistare bambini “confezionati” su misura, scegliendo su catalogo sesso, colore di occhi e capelli e, in parte, carattere del nascituro.

Per ora, nell’attesa che la scienza bio-monster produca bambini sintetici per gay e lesbiche (è recentissima la creazione in laboratorio di un primo embrione artificiale di pantegana), è lecito parafrasare una frase famosa, proclamando: “Sinite parvulos venire ad perversos”; d’altro canto che ne possiamo sapere noi di cosa ha detto veramente Cristo se neppure Bergoglio è sicuro delle sue affermazioni? Non a caso, l’offuscarsi della dimensione spirituale e ultraterrena del cattolicesimo romano e la sua mutazione in una dottrina materialisticamente sociale e politica, con venature sociologiche e relativiste, sono tra i principali fattori di degrado dell’attuale fase storica.

Allora, se anche la Chiesa abbraccia la filosofia del possibile e dell’accettazione invece che quella del vero e del giusto, per la politica è molto più comodo e facile accendere un faro sull’esplosione dei così detti diritti individuali, da cavalcare come strumento di propaganda e di distrazione di massa, piuttosto che occuparsi dei diritti sociali di un popolo, dei suoi bisogni e dei suoi drammi.

C’è un governo che ha messo da parte le ragioni e le esigenze dei cittadini per occuparsi prioritariamente di quelle delle banche e della finanza; un governo che si è volutamente infeudato ai tecnocrati europei, demandando a regolamenti e direttive la preminenza anche su principi garantiti costituzionalmente; che ha inserito nella Costituzione un non richiesto e suicida obbligo al pareggio di bilancio; un governo che ha sottoscritto a occhi chiusi trattati capestro e ha perduto qualsiasi autonomia di scelta in campo economico; che ha svenduto la propria sovranità e ha trascurato criminalmente ogni interesse nazionale.

Il partito che guida questo governo è pesantemente invischiato, tra episodi di ambiguo familismo e truffaldine pratiche di tesseramento, in una zona grigia di malaffare e corruzione.

Sempre il governo e gran parte della classe imprenditoriale, con scelte miopi e per tornaconti di corto respiro, hanno trascurato politiche di sostegno alle produzioni nazionali, non hanno disposto incentivi alla formazione e alla ricerca, non hanno investito per lo sviluppo e hanno ignorato una programmazione economica e politiche industriali degne di questo nome. Anzi, settori di punta sono stati tralasciati, dismessi o svenduti a stranieri e lo stesso comparto agroalimentare viene irresponsabilmente esposto a concorrenze scorrette e alle aggressioni di produzioni qualitativamente scadenti e, spesso, prive dei dovuti controlli di sicurezza.

Abbiamo infrastrutture fatiscenti che, spaziando dalla viabilità alle comunicazioni ferroviarie, dalla sanità alla scuola, dalla tutela dell’ambiente a quella antisismica, ci rendono un Paese da terzo mondo.

Abbiamo un mercato del lavoro che, grazie a riforme dissennate, ha conosciuto un tracollo sistematico delle opportunità e delle garanzie di un’occupazione dignitosa.

La logica inesorabile del mercato, priva di qualsiasi regola e controllo, laddove non ha espulso intere fasce sociali da ogni opportunità di trovare un impiego, ha costretto i più “fortunati” a soggiacere a condizioni di lavoro degradanti, con contratti capestro, stipendi da fame e precarietà assoluta.

Abolita ogni garanzia, con l’eliminazione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, l’ipocrisia dei contratti a tempo indeterminato ha lasciato il posto ai licenziamenti individuali e collettivi che, di fatto, hanno vanificato ogni certezza di stabilità contrattuale. La schiera dei licenziati s’è andata progressivamente ingrossando, anche a seguito del venir meno dei temporanei e velleitari incentivi pubblici alle assunzioni. Dopo lo scandalo degli esodati, protrattosi per anni, la politica ha buttato sul lastrico migliaia di lavoratori estromessi per ristrutturazioni aziendali e rimasti, dall’oggi al domani, privi di qualunque fonte di sussistenza e di assistenza sociale.

Per la prima volta dall’istituzione dell’ente, quest’anno, la Corte dei Conti ha rilevato un passaggio in negativo, per 1,73 miliardi, del patrimonio netto dell’INPS, mentre molti pensionati percepiscono sussidi minimi o incompatibili con condizioni di vita dignitose e oltre quattro milioni di persone vivono, secondo l’Istat, in condizioni di povertà assoluta.

Un Paese alla deriva è, peraltro, divenuto l’approdo di centinaia di migliaia di clandestini che fuggono, a loro volta, da condizioni di vita miserabili nell’illusoria speranza di una sistemazione migliore. Condizioni di vita che l’Italia non può assicurare ai suoi cittadini dovrebbero essere garantite a migliaia di africani in cerca di avventura, in nome di un’accoglienza senza regole se non quella del profitto illecito, che organizzazioni senza scrupoli si assicurano con questa tratta di esseri umani. Tratta alla quale non sono estranee presunte organizzazioni umanitarie, se è vera la denuncia di collusione con i trafficanti di uomini sulle rotte migratorie dalla Libia all’Italia lanciata da Frontex, l’ex agenzia Ue delle frontiere esterne appena trasformata in una nuova Agenzia europea delle guardie di frontiera e costiera, a carico delle Ong più attive nel soccorso ai migranti irregolari.

In alcuni rapporti dell’Agenzia, si afferma che i migranti irregolari in arrivo dal Nord Africa avrebbero ricevuto “chiare indicazioni prima della partenza sulla direzione precisa da seguire, per raggiungere le imbarcazioni delle Ong”. Frontex denuncia addirittura un “primo caso registrato in cui le reti criminali hanno trasportato i migranti direttamente su un’imbarcazione di una Ong” (non specifica quale).

Non basta: nei rapporti riservati si legge che i migranti salvati dalle navi delle organizzazioni “spesso non sono affatto disponibili a collaborare con gli esperti” delle autorità di accoglienza, alcuni anzi hanno affermato di “esser stati avvertiti (dalle stesse Ong, ndr) di non collaborare con le autorità di polizia italiane o con Frontex”. Tra le altre accuse alle Ong, quella di operare molto più vicino alle acque territoriali libiche, usando i fari delle navi “come luce di riferimento per i migranti”.

Infine, Frontex accusa le organizzazioni non governative di rifiutarsi di raccogliere prove necessarie per le indagini contro i trafficanti lasciate nelle barche soccorse. Sullo sfondo, un chiaro scontro di visione tra come affrontare la crisi migratoria, che oppone l’agenzia Ue (e con essa vari Stati membri), con posizioni di controllo delle frontiere, e le organizzazioni non governative, che hanno una visione accogliente, pseudo umanitaria e sostanzialmente immigrazionista.

Sembra quindi che l’immigrazione non sia quel fenomeno “spontaneo” che in Italia ambienti interessati vorrebbero far credere ma si inizia a comprendere come ci siano precisi segnali di grandi organizzazioni che sospingono l’ondata migratoria verso le coste italiane.

Si sapeva che dietro le varie Ong che assistono i migranti e li supportano nei trasferimenti per terra e per mare, esiste un programma preciso diretto a favorire l’ondata migratoria verso l’Europa. Vi erano state le dichiarazioni di George Soros in occasione del summit dell’ONU sulle migrazioni, un’ammissione del proprio ruolo da parte del grande “sobillatore”, che ha ammesso di essere lui dietro il finanziamento dei flussi migratori che hanno alterato il panorama dell’Europa.

Adesso arriva anche la denuncia di Frontex a chiarire ulteriormente il quadro e si viene a sapere che i migranti africani che arrivano sulle coste italiane non vengono “salvati” in mare, ma, una buona parte di loro, viene prelevata direttamente sulle coste della Libia. Un servizio di traghetti che fornisce mano d’opera a basso prezzo ai trafficanti di uomini e che favorisce i loschi traffici delle mafie e delle cooperative che speculano sul fenomeno e di potenziali terroristi.

E così, mentre media e sinistra sbraitano contro le politiche antiterrorismo di Donald Trump, i servizi segreti italiani lanciano l’allarme: “in Italia c’è un concreto rischio di attentati islamici”.

Oltre a rappresentare un “potenziale target di attacchi diretti”, l’Italia potrebbe costituire “un approdo o una via di fuga verso l’Europa per militanti del Califfato presenti in Libia o provenienti da altre aree di crisi. Lo segnala la relazione annuale dell’Intelligence al Parlamento. Il territorio nazionale, insomma, può costituire l’obiettivo di immigrati di seconda generazione, già presenti sul nostro territorio, ma anche quello di nuovi arrivi provenienti con i clandestini.

Ce n’è abbastanza per giudicare questo Paese gravemente ammalato e prossimo alla fine, se non fosse che ci sono, tuttavia, italiani che non si arrendono e che, anche nelle tenebre, si ostinano a intravedere una luce e una possibilità di riscatto. Sognatori o irriducibili, sono gli unici sui quali si può fare affidamento per una rinascita nazionale che passi per il ripristino di una situazione di “normalità”, una contingenza alla quale i governi democratici ci hanno disabituato al punto tale che per molti riveste i caratteri dell’evento eccezionale. Ecco, noi non siamo quei molti, noi siamo invece quelli che ispirano l’azione politica e la loro vita alle parole di un guerriero: “La felicità addormenta l’ideale. Niente lo risveglia meglio che la sferza della vita dura. Essa ci permette di cogliere la profondità dei doveri da compiere, della missione di cui occorre essere degni. Il resto non conta, la salute non ha alcuna importanza. Non si è sulla terra per mangiare in orario, dormire a tempo opportuno, vivere cent’anni o oltre.

Tutto questo è vano e sciocco. Una sola cosa conta: avere una vita valida, affinare la propria anima, aver cura di essa in ogni momento, sorvegliarne le debolezze ed esaltarne le tensioni, servire gli altri, spargere attorno a sè felicità e affetto, offrire il braccio al prossimo per elevarsi tutti aiutandosi l’un l’altro. Compiuti questi doveri che significato ha morire a trenta o a cento anni, sentir battere la febbre nelle ore in cui la bestia umana urla allo stremo degli sforzi?

Che si rialzi! Malgrado tutto! Essa è là per donare la sua forza sino al logoramento”.

Enrico Marino

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