Blondet, lo ammetto, è un autore con cui trovo difficile rapportarmi: è un cattolico a tutta prova, ex collaboratore de “L’Avvenire”, il quotidiano della CEI, ma quando non si addentra nella problematica propriamente religiosa (e talvolta anche in quella), mi lascia sorpreso per l’acutezza di certe sue analisi, a prescindere dal fatto che ha perso il posto a “L’Avvenire” per aver scritto un testo, Auto-attentato in USA in cui analizza tutti gli elementi che fanno dubitare dell’effettiva matrice islamica dell’attentato dell’11 settembre 2001 e lasciano intravedere dietro di esso la mano della CIA e del Mossad.
Nelle case, uffici, scuole, giacche e borsette italiane pulsano in cerca di wi-fi e cellule, milioni di apparecchi elettronici. Decine di milioni di computer, tablet, iPhone, Samsung. Ebbene: nessuno di questi oggetti è fabbricato in Italia, anzi nemmeno in Europa. Li importiamo tutti, dissanguandoci di valuta, fino all’ultimo, dall’Asia Estrema. Lì sanno come si fabbricano questi prodigi tecnici, lì avanzano le innovazioni nel digitale; lì crescono accanto alle gigantesche fabbriche le università specializzate. Laggiù si sviluppa il know-how di strumenti che sono stati magari inventati in Europa, ma non sappiamo più come fare. Non ci conviene più, così dice la dottrina ideologica del globalismo, «conviene» comprarli dai Paesi dove i salari sono più bassi: ottimo vantaggio che si traduce in arretramento delle nostre conoscenze, competenze, e dunque, alla lunga, della nostra ricchezza, e financo della nostra intelligenza.
portato a un generale arretramento delle tecniche, della vita civile, delle istituzioni sociali.
2 Comments