27 Giugno 2024
Hellenismo

Excursus sulla religione greca classica

 

a cura di Stefano Sogari

L’antica religione greca è stata forse quella che maggiormente ha influenzato l’immaginario di poeti, artisti, filosofi ed eroi nella plurisecolare storia europea. A parte l’indubbio ruolo che essa ha avuto nell’assestamento di un’altra grossa tradizione, quella italico-romana, che tanti contributi ha ricevuto ai fini della sua formazione proprio dalla Grecia Classica. Consideriamo che la stessa area del Lazio era detta “Saturnia Tellus” perché lì Crono, padre della storia, si ritirò avendo ceduto il passo a Zeus Juppiter; consideriamo anche che parte della penisola italica era sotto il controllo greco con colonie di varia origine fino a creare una civiltà ricca e spiritualmente vivace con cui la stessa Roma fece i conti. Tacendo poi in questa sede sulla origine mitica della fondazione dell’Urbe nel dramma della guerra di Ilio, pilastro della tradizione omerica e quindi della costruzione mitologica greca nella nostra educazione scolastica almeno. Anche andando nel Nord Europa si noterà che il romanticismo germanico e la successiva filologia tendente a riaffermare una visione pagana saranno spesso tesi allo studio e soggetti alla fascinazione per la religione greca classica. In poche parole chi è “Odinista–Asatru” oggi non immagina forse che quegli Dei sono rinati per analogia con i “nostri” Dei e qui citiamo HFK Gunther, F.Altheim, Walter Otto, Dumezil, Kerenyi etc, tutti studiosi della religione greca e della relativa filosofia. Veniamo ora alla specifico della religione greca: essa si compone di una serie di divinità e ognuna di queste sintetizza un aspetto mitico e simbolico delle grandi energie che reggono il Cosmo e l’uomo stesso; come tutte le visioni tradizionali tali energie sono equamente divise in aspetti polari maschili e femminili, come infatti bi-polare è l’energia che permea L’Universo e i viventi(1). Chiaramente le divinità sono numerose, ma si possono ridurre come principi ad alcuni archetipi di riferimento ricorrenti che si sdoppiano in varie personificazioni o anche si riuniscono in singole figure, tenendo presente che la “sistemazione” del Pantheon greco avvenne dopo vari cicli storici con Dei che si propongono in aggiunta agli Dei primitivi a seconda del periodo e della civilizzazione, fino ad arrivare a una sistemazione stabile attorno al periodo del I-II secolo AC.con le correnti filosofiche seguenti all’Opera di Platone, Aristotele, Plotino dei periodi precedenti [III-IV sec AC]. Vi sono stati dei cicli anteriori e precedenti descritti da Esiodo; egli vede, infatti, delle Divinità che si contendono il comando sull’Universo lottando contro altre divinità che vengono portate dalle successive migrazioni di popoli nella storia greca, fino a giungere al sistema Olimpico seguito all’arrivo delle popolazioni Indoeuropee. Sistema Olimpico così chiamato per via del Monte Olimpo, dove la reggia degli Dei aveva la sua consacrata esistenza. Alcune divinità erano semplicemente pre-olimpiche così come altre non erano state ammesse nell’Olimpo stesso; si tratta quindi di un sistema complesso, pluralista, stratificato dove alcune divinità assumono e sintetizzano aspetti di altre divinità precedenti o contemporanee. In questo excursus sarà possibile analizzare alcuni aspetti di divinità ricorrenti della nostra mitologia greca valutando quelle che maggiormente sono rimaste impresse nella memoria collettiva nostra, aspettando magari un momento successivo per analizzarne meglio alcune in specifico con studi singoli e circostanziati. E’ necessario un inciso sui racconti mitologici: essi sono dei poemi religiosi e non semplici racconti, specialmente nella forma di Tragedia, tali racconti ci dicono una prima verità, cioè che in un periodo arcaico si era passati dal sacrificio umano al sacrificio animale, rimaneva la tensione tragica vista come rappresentazione di realtà superiori e come esplicazione di forze distruttive catarticamente catalizzate e esorcizzate nei poemi e nel Teatro denso di omicidi, parricidi, infanticidi, fratricidi. Le energie aggressive, sacralizzate, vengono ritualizzate e dirottate per mantenere alto il livello di partecipazione della comunità al sacro. Nel mito come Dio ferma la mano di Abramo così la Dea Artemide sostituisce Ifigenia figlia di Agamennone con una cerva che viene immolata per propiziare il viaggio, per molti l’ultimo viaggio, in Asia Minore. A questo punto passiamo ad analizzare i caratteri salienti delle varie divinità.

ZEUS

Nell’Olimpo è il Padre degli Dei, è l’ordine, la giustizia, è il garante dei giuramenti e dei “mores”, i costumi tradizionali quali ad esempio l’ospitalità e l’assistenza ai forestieri e anche ai mendicanti, dei quali si diceva fosse proprio il Dio a inviarne per mettere alla prova le virtù dei mortali. Zeus è la suprema autorità ordinatrice dell’Universo, il quale coincide con il Dio stesso. L’Universo è quindi vivente e razionale e Zeus ne è il perno; questo concetto non era sconosciuto nell’antichità; ad esempio Sesto Empirico ci dice “Ciò che è privo di sentimento e di ragione non può produrre da se un essere vivente dotato di ragione; dunque l’Universo (in quanto generatore dell’uomo) è un essere vivente e razionale anche esso”. Egli pone il destino degli uomini sulla bilancia perché amministra la giustizia anche se non può mutare il corso del fato, perché altrimenti si commetterebbe arbitrio nel normale corso degli uomini. Nella tradizione Zeus è figlio di Rea e Crono, destinato a rimpiazzare il padre governando il mondo, egli è anche padre di vari altri Dei ed eroi necessari a dare ordine agli uomini, oltre che esempi da seguire. Il primo suo atto fu quindi di generare con Demetra, la sorella, una nuova divinità: Persefone. Gli inni orfici parlano chiaramente e ci dicono che “Zeus è il primo, Zeus è l’ultimo, il Dio con il fulmine abbagliante – la mitica folgore abbagliante della iconografia classica, ndr -, Zeus è il capo, Zeus è il mezzo, da Zeus tutto ha fine”, come ci riporta il predetto K. Kerenyi nel suo testo.

ERA

Sorella e regina degli Dei, fu la prima dea a simboleggiare la Dea triforme con gli epiteti di Pais (fanciulla), teleia (la compiuta) e Chera (la solitaria). Dea anche del matrimonio con la seconda fase incarnata da lei, affianca Zeus nelle decisioni anche se innumerevoli furono le unioni del Basileus con le varie divinità o donne mortali. Essa stessa era figlia di Rea insieme a Demetra e a Estia (la dea dei focolari domestici). Ha però un’attitudine materna particolare in quanto con l’aiuto di Gea partorisce senza contatto maschile, infuriata con Zeus che continuava ad avere diverse figure femminili come “amanti”. Partorisce però un mostro: Tifone il quale ha in volontà di insidiare la pace dell’Olimpo. Secondo Esiodo generò anche Ares (Dio della guerra) con l’ausilio di una pianta magica fornitagli da Gea stessa. Il dio della guerra Ares, però, venne partorito non proprio in Grecia ma in Tracia, e mai fu accettato nell’Olimpo per le ragioni che vedremo. Pare che Era fu anche madre di Efesto, abile artefice e fabbro, ma anche egli zoppo e deriso. Insomma è una figura particolare e regale, ma diremmo anche sfortunata con le sue figlianze non propriamente regolari, è molto in penombra rispetto ad altre divinità femminili dalle fonti che abbiamo in essere.

EFESTO

Come anticipato è il figlio di Era, ma venne fuori con una malformazione che costrinse Zeus, e la madre stessa secondo altre versioni, a scagliare giù dall’Olimpo il dio sfortunato. Egli nella tradizione divenne poi l’artefice divino, nelle viscere dell’Etna, dove con il calore vulcanico compie i suoi prodigiosi lavori aiutato dai Ciclopi. Fabbricò le armi magiche di Achille e il trono d’oro per Era, trono su cui però egli incatenò la madre per vendetta causa il ripudio subito. Con uno stratagemma fu Dioniso che riportò il dio irato sull’Olimpo, avvinto dall’ubriachezza appositamente provocatagli da cui l’artefice divino non poteva difendersi non conoscendo ancora le qualità della bevanda che Dioniso usa per farlo stordire. Infine per calmarlo e pacificarlo gli Dei gli diedero in sposa la Dea Afrodite. Egli è un dio “faber” di grande abilità e intelligenza, padrone e signore del fuoco sotterraneo: infatti “Ephaistos” significa “il fuoco”. Ma dobbiamo ricordare che nei significati più misterici Efesto simboleggia la trasformazione e la purificazione tramite quelle pratiche alchemiche facenti riferimento proprio a quel fuoco divino che avrebbe purificato la persona dando una tempra nuova al metallo grezzo, che così diventa oro alchemico proprio tramite quel “forno”, in cui il fuoco doveva agire trasmutando i metalli. Si faceva riferimento in questa branca esoterica proprio al dio Efesto: l’artefice divino.

PALLADE ATENA

Grandi prodigi vennero quando nacque la grande Dea figlia di Zeus e Metide, a sua volta figlia dell’Oceano. Ereditò dalla madre l’intelligenza e la saggezza e da Zeus la dignità regale, lo spirito guerriero e la giustizia. Fatto sta che uscì fuori dalla testa del Re degli Dei già in armi con la corazza di oro, il Sole fermò la sua corsa e l’Olimpo ebbe un fremito, tutti gli Dei immortali atterrirono davanti al grido di battaglia scagliato da Atena appena nata. Ebbe vari appellativi quali NIKE-Vittoria, Tritogenia (nata presso il fiume Tritone), Parthenos – vergine. Se ne parla nell’Odissea come una dea dagli occhi stupendi (alcuni la definiscono “occhiglauca” nel senso di occhi azzurri); tanto è vero che a Sparta Licurgo fece erigere un tempio dedicato ad Atena Optilletis, perché in dialetto lacedemone Optilloi indica la qualità degli occhi per cui si ammirava la Dea. Durante una ribellione il mitico statista spartano si rifugiò proprio nel suddetto tempio di Atena, avendo salva la vita(2). E’ una dea dai molteplici nomi e significati come dai molti aneddoti, era la custode di Odisseo insieme ad Hermes, interviene più volte a favore dell’eroe di cui Atena apprezzava le qualità di intelligenza e furbizia. Infatti rappresenta la cultura, le arti, la sapienza, tutto ciò che rese famosa e superlativa la Grecia, meritando proprio il Partenone a suo onore nella città di Atene capitale dell’Ellade. Atena non per nulla era la Dea tutelare di Atene con in mano la civetta, suo animale sacro. Nell’Iliade si racconta che diresse un tiro di asta di Diomede, eroe greco inseparabile commilitone di Odisseo, nel ventre di Ares, dio della guerra; il dio crollò a terra con “l’urlo di diecimila uomini” come ci riporta Omero. In quella occasione Atena intima al dio feroce e ferito di non coinvolgere il suo impeto nelle storie dei mortali rispettandone il fato e la natura di mortali. In questo episodio Atena diventa garante regale dell’ordine divino facendo rispettare la volontà del Re degli Dei, è quindi una Dea veramente importante e particolare perché riassume una figura femminile con attributi di solarità olimpica e di dignità sovrana ordinatrice. Oltre che la civetta in alcuni casi ha proprio un Gufo come animale sacro che la iconografia classica rappresenta dipinto sullo scudo della Dea.

HERMES

E’ un Dio molto speciale e non si può specificare se non in un capitolo a parte, se non in un libro a parte. E’ il messaggero degli Dei e delle sue “ordinanze”, ma nella cultura esoterica anche di epoca cristiana rappresenta il simbolo della sapienza e dell’Illuminazione dell’uomo che sviluppa il suo “genio” al punto di avere coscienza della Verità metafisica di cui Hermes-Thot-Mercurio(3) è portatore, al punto di far conoscere all’uomo mortale la natura divina di cui egli è fatto nella sua recondita sostanza. Nella cultura classica Hermes è il Dio che protegge Odisseo, come anche Atena, in quanto l’eroe greco porta le virtù di furbizia, sottigliezza, scaltrezza, intelligenza, quindi le virtù dell’uomo che glorifica la razionalità e l’intelletto per aggirare le difficoltà della vita (e diremmo anche le prove degli Dei). E’ anche il dio dei commercianti e degli ambasciatori, che infatti sono rappresentati con il caduceo, che è un simbolo esoterico molto profondo da alcuni paragonato addirittura alla “Susumna”, cioè la catena dei Chakras che percorre la spina dorsale. E’ il dio dei giocatori di azzardo che sono dotati di scaltrezza e furbizia come i ladri che lo invocano per le loro imprese di destrezza. Di solito è rappresentato con dei sandali dorati e alati con cui percorre istantaneamente gli spazi per comunicare a tutti il messaggio del Padre Zeus di cui, ricordiamolo, è uno dei figli. Infatti era figlio di Zeus e di Maia. Era anche il dio della musica e dell’arte: si racconta difatti che appena nato a mezzogiorno suonava di già la lira e a sera rubò i sacri buoi di Apollo, era allora un dio atipico, ma comunque importante per la sua amicizia con gli uomini. Una leggenda vuole che il dio si unisse ad Afrodite per far nascere Eròs; forse è per questo che nella Tessaglia i suoi santuari avevano simboli fallici unitamente a dei parallelepipedi con la sua testa entrambi chiamati “erme”. In altri miti lo si ricorda come unito a Persefone, in altri casi ancora addirittura con Artemide. Un figlio molto famoso va ricordato, il dio Pan che proprio Hermes portò sull’Olimpo in quanto il dio fanciullo era in linea con il carattere del Messaggero divino, cioè giocoso e dinamico e amico degli uomini. Era anche detto nelle sue attribuzioni misteriche “Psicopompo”, cioè conduttore di anime nell’oltretomba.

DEMETRA

Nelle Epistole di Giuliano Augusto(4) si cita Demetra affiancata alla Madre degli Dei, entrambe furono affidate alla medesima sacerdotessa, recita il passo : “…oltre a quello della santissima divinità Demetra, che avevi prima, ti affidiamo anche il sacerdozio della somma Madre degli Dei.” Si riferisce chiaramente a una disposizione imperiale, poiché allora l’imperatore era anche garante del culto e in qual caso dava appunto una sorta di ordinanza.. Nel periodo tardo romano si era infatti operata sintesi tra il principio demetrico e quello materno. Sulla sua storia ci sono dei frammenti orfici i quali parlano della unione della Dea con Zeus, sarebbe una evoluzione della figura archetipica primordiale REA precedente a Zeus e al suo ciclo olimpico. Viene identificato con la Dea Madre tutt’uno con la Terra e il suo ciclo naturale. Si affianca ad esso anche il mito di Persefone e Ade; Demetra infatti è rigogliosa quando la figlia viene lasciata dal marito Ades e quindi si ricongiunge alla madre per poi ridiventare triste a dormiente, quando Persefone torna nelle viscere della Terra. Nell’archetipo femminile è la divinità legata alla fertilità e alla natura ciclica, periodicamente, come anticipato prima, il suo cammino stagionale volge a ritirarsi nelle viscere della terra per seguire Persefone, che di solito è la figlia, ma in altri casi una personificazione del principio generatore femminile. La terra celebra i suoi fasti con Demetra in superficie, la quale si ritira nell’Ade per avere la possibilità per metà anno di vedere la figlia negli Inferi, secondo l’interpretazione di una versione particolare del mito. Si celebravano comunque anche dei “misteri” su questo ciclo naturale, narrato dagli Orfici: qui si parla della Dea che giunge a Eleusi in cerca di Persefone, al contempo insegna alla popolazione l’agricoltura. Successivamente ella scende gli Inferi con un tiro di serpenti e ottiene di riportare la figlia per una parte dell’anno alla superficie, la parte della Primavera in cui la Dea è “felice” per poi, come detto, tornare “Triste” deve riportare agli Inferi la figlia adorata, che però è sposa di Ades, l’oscuro dio dell’Oltretomba. E’ la versione più evidente del mito eleusino ed è anche la versione anche più studiata e simbolica del ciclo naturale.

FEBO APOLLO

Rappresenta il simbolo più importante, assieme alla Luna, della Luce metafisica la cui emanazione sulla terra è la luce fisica che vivifica e regola tutte le entità viventi umani compresi. Al suo Tempio a Delfi giungevano offerte di grano e cereali sin dalle terre più remote, era quindi riconosciuto ben al di fuori della Koinè greca fino a far giungere offerte dalla lontana Scizia(5). Un impressionante inno orfico lo descrive : “Signore, possente Febo che colpisci a tuo piacere, tu che vedi tutto, che regni sui mortali e gli immortali, Sole dio, che con le tua ali dorate alto ti levi…”, con questi versi già si danno molti chiarimenti sul valore assunto dalla figura del dio solare nell’età classica, accompagnato da simbologie quali il cigno, frequentemente accostato al sole in tutte le tradizioni iperboree assieme a simbologie quali la ruota e il carro pure presenti nell’Apollo Iperboreo (6). Ma lo studioso Franz Altheim (7) ci pone davanti anche interessanti fonti del culto solare nel Mediterraneo mediorientale in città quali Emesa e Palmira con Regni antichi e molto fecondi dal punto di vista religioso e spirituale, tanto che nel futuro essi influenzeranno anche la religione romana.. Passando alla genesi di Apollo sappiamo che fu il figlio di Zeus e Latona madre anche di Artemide-Diana (nome latino). Apollo fu partorito all’isola di Delo e fu un parto gemellare, prima uscì Artemide e poi venne Febo Apollo. Curiosamente entrambi hanno l’arco e portano saette di malattie e pestilenze nei casi di furore degli Dei contro gli uomini. Apollo ha anche sacra la lira e quindi la musica ed è il Signore degli Oracoli; famoso infatti l’oracolo delfico con sacerdoti e sacerdotesse vestiti di nero, in specie le Pizie che erano sacerdotesse dedite al culto solare, le quali predicevano il futuro con procedimenti estatici “usando” il fumo di un tripode, dove ardeva il fuoco sacro assieme a erbe particolari. E’ anche il dio della sapienza e della medicina, delle scienza razionali e dell’Ordine divino cui tutto è sottoposto, ecco perché la luce solare diverrà come il “Logos”, il pensiero, la parola in sé.

ARTEMIDE

Non è possibile comprendere appieno Apollo e la cosmogonia greca se non ci si sofferma anche su Artemide. Altra dea classica per eccellenza molto viva nei suoi vari significati ciclici fino a essere “divisa” a sua volta in molteplici personificazioni, anche prese a prestito da tradizioni diverse. Era una dea molto presente nell’immaginario collettivo della civiltà greca ed è forse una delle divinità che più sopravvisse fino a tempi molto recenti. Particolare infatti in pieno periodo rinascimentale il carme che nell’Orlando furioso il saraceno Medoro recita alla Dea lunare perché essa propiziasse la spedizione di “spionaggio” dei 2 mori (Medoro e Cloridano) all’interno delle mura di Parigi. All’epoca c’era chi pensava, ingenuamente, che i Mori fossero anche adoratori della Luna in quanto recanti sui vessilli proprio il simbolo lunare. Già questo è indice della funzione principale della dea Artemide greca: presiedere il ciclo lunare che regola molta parte della vita e dei suoi corsi vitali come anche fa il Sole. Non per nulla è la gemella di Apollo ed è arciera così come è guaritrice e levatrice come pure sacro ha il cervo e la cerva che parimenti sono animali del gemello Febo Apollo. Un altro epiteto molto noto alla Dea era Cardace, dal nome della danza Cordax con cui gli uomini si mettevano corna di cervo danzando con mosse femminili e le donne usavano dei “Phalloi” ornamentali. Erano feste particolari con elementi variabili a seconda delle zone di provenienza. Un altro epiteto era Koritalia (fanciulla del lauro) con cui gli uomini danzavano, questa volta loro stessi dotati di simboli fallici, in onore della Dea; ma l’attribuzione corrente era “Egemone” o “Keladeine” indicando il potere del ciclo lunare su tutte le cose“ il loro significato è già noto: quando la luna appariva, Artemide era presente dominava gli animali e le piante”(8)

AFRODITE

E’ divinità tra le più simboliche del Pantheon greco, rimanendo importante anche nella assimilazione romana che però ha trasmutato alcuni significati della figura originaria in attribuzioni gloriose legate alla “dignitas” del SPQR. Con i Romani Afrodite diverrà “Venus victrix” e Venus genitrix” quindi generatrice della stirpe romana, con il mito di Enea figlio di Anchise. Nell’ottica dei Greci diremmo che questa Dea è la bellezza, sensuale, amorosa, passionale, poetica; lei è la forza che spinge gli uomini a congiungersi con le donne. Difatti usa il suo figlio “Eros” che a volte viene accostato ad “Anteros” che sempre secondo Kerenyi vuol dire “Amore ricambiato”. Il mito di Paride ci spiega come, infatti, l’animo umano trascura bisogni quali potere e ricchezze e financo sapienza per preferire invece la bellezza che è simboleggiata da Elena moglie di Menelao di Sparta, la donna più bella del mondo. La donna fa muovere anche a guerra come il mito insegna perché la sua potenza trascina gli uomini nella irrazionalità e nella passione. Essa era anche nota come “traditrice” poiché fu promessa in sposa a Efesto che, purtroppo era zoppo e schivi di carattere, sicchè la Dea si unì a Ares, il furioso Dio della guerra da cui nacque Eros. E’ curioso notare come l’Amore e l’Odio divengano così complementari a far funzionare le cose del mondo e le passioni umane. L’Eros ne diviene così la sintesi come carnalità sanguigna e magari possessiva, facile a tramutarsi in odio come è evidente anche nella vita di ogni giorno di noi mortali. Ma secondo una leggenda tebana nacque anche la Dea Armonia dalla fedifraga unione tra Afrodite a Ares, Armonia sarà la unificatrice degli opposti. Secondo Esiodo, la Dea era figlia di Urano cui Crono (era un mito molto arcaico) aveva reciso il fallo mentre si accoppiava con Gea: il seme del Cielo cadde in mare dove si generò la Dea che però molto tempo dimorò nelle sue profondità senza uscirne fino a quando fu chiamata nell’Olimpo uscendo nell’Isola di Cipro dalla spuma marina. Omero invece fa Afrodite figlia di Zeus e Dione che era una dea antichissima celeste e luminosa, in ogni caso si deduce che la Dea della bellezza nacque sempre a Cipro dalla spuma marina (come il celebra quadro descrive) assurgendo subito a grandi onori sul Monte degli Dei. A Corinto era celebrata come dea uranica di origine celeste come il filologo ungherese riporta di miti antichi di ere precedenti alle epoche storiche. Sta di fatto che persino Platone si scomoda a spiegare che questa dea è anche “Pandemia”, poiché presente ovunque e in tutte le fasce sociali di uomini e donne, fanciulli inclusi: sono tutti presi dall’amore terreno che il Filosofo distingue dall’altra funzione di Afrodite – stavolta “Urania” – di amore sì, ma celeste facendo riferimento all’origine arcaica dei miti sulla dea. In ogni caso Lei è anche l’armonia tra le persone che si uniscono e si amano e che vivono insieme. E’ anche la grande forza che muove l’universo, non certo riducibile sempre alla passione fisica ma da essa procedente ad una energia alta e spirituale come il filosofo vedeva nell’amore stesso. Ma molte erano le figure di questa dea così complessa. Se leggiamo alcune fonti (9) abbiamo notevoli accenni alla Dea Afrodite che in Grecia ebbe l’appellativo di “Nikephoros”, quindi dea della mistica guerriera trionfale; si è accennato al rapporto che ebbe Roma con la Venus victrix madre di Enea, ma le origini di questo mito sono in Grecia. Quindi Amore come potenza mistica ed esaltazione vittorioso. Abbiamo anche il Kereniy che aggiunge notizie su un culto spartano di Afrodite guerriera(10) la quale appare in varie forme e spesso con il titolo di “Signora”. Altrove in Grecia abbiamo il titolo “Basilis”- Regina e “Kryse”– Aurea; ma sono presenti anche dei culti specifici delle donne di piacere, le Etere che la chiamavano “Hetaira” o “Pornè” e addirittura “Kalliglutos/Kallipigòs”- colei delle belle natiche -, più vari altri di diverso significato.

POSEIDONE

Altra divinità potente e regale, sovrano del mare e delle tempeste, sicuramente era un dio di un ciclo precedente alla venuta degli Indoeuropei in Grecia poiché tale dio aveva attributi di sovranità che la seguente civilizzazione assorbirà ponendo tale Re dei mari come fratello di Zeus che è Re del Cielo.

E’ un dio che nell’acqua rende i suoi attributi fondamentali, ma l’acqua vista come elemento maschile e generativo come è simboleggiato dal suo animale sacro che è il Tritone, il quale racchiude la potenzialità fallica delle sue acque generative (11). Ne deriva che è un mito arcaico precedente la successiva sacralizzazione dei miti uranico-solari apollinei in cui il Sole celeste è maschio fecondatore e la Luna – Terra la Madre che trasforma e contiene il seme portandolo in vita. E’ una divinità legata all’aspetto potente e indomabile degli elementi, è un sovrano con un suo simbolo di potere: il tridente ma non assurge mai a figura totalmente olimpica e celeste come il fratello Zeus; rimane come in un mondo a parte dove Egli è però assoluto padrone. Un altro attributo del dio era il cavallo sempre simbolo di regalità, era quindi rispettato e anche temuto, simboleggia l’acqua in senso simbolico anche nel mondo romano dove conserva al completo tutte le attribuzioni del mondo greco. Nella gladiatura vi è una figura che lo rappresenta simbolicamente nella dialettica conflittuale-rituale che è il combattimento gladiatorio dove gli elementi si “affrontano” in figure differenziate e adattate a seconda della personificazione. Il “Retiarius” è appunto l’acqua con rete e forca “poseidonea” indicando l’acqua con la sua tecnica avvolgente e scivolosa quanto insidiosa. Anche gli attrezzi di duello sono quelli propri delle figurazioni del Dio dei mari. Ma qui si affronterebbe una digressione molto lunga e tecnica che ci si può riservare solo in altra sede.

ARES

Ares risparmia i vili, non gli eroi” (Anacreonte)

E’ noto e famoso come il dio della guerra greco ma bisogna partire dall’antefatto che non è mai stato un dio olimpico, difatti le altre divinità lo rifiutavano poiché incarnazione della violenza selvaggia e sanguinaria. Paradossalmente nell’Ellade una figura maschile di questo tipo viene spesso accantonata nella sua stessa funzione da un’altra divinità con attributi bellici: la Dea Pallade Atena figlia di Zeus. In altri casi abbiamo attributi guerrieri per Artemide e Apollo specie se parliamo di arco, arma molto specialistica nella antichità. Ares è un dio atipico in questo, nella cultura greca sovente improntata sulle virtù guerriere ma anche sulla pratica delle arti lottatorie ai fini sacri ed educativi e sulla mitologia eroica di semidei o uomini, non è Ares colui il quale si invoca per una spedizione militare. Era un dio terrorizzante da tenere a bada o anche da blandire ma non certo da adorare e glorificare, forse la sua stessa origine: la Tracia selvatica e semibarbarica ne rendeva difficile la figura. Omero ce ne parla come figlio di Zeus ed Era ma ci dice anche che lo stesso Zeus lo definiva odioso e assetato di sangue e voglioso solo di battaglia e di duelli. Il suo posto era nell’Ade, il Regno dei Morti o addirittura nel tartaro con i Titani ribelli. Qui già intendiamo quella differenza tra la “Kalokagatia” virtuosa della classicità in cui il bello è anche il bravo nel senso di virtuoso quindi coraggioso, religioso, temperante e saggio a differenza delle “qualità” titaniche sovversive in cui la forza, il coraggio e il senso del combattimento vivono disgiuntamente dalle vere qualità del “vir” antico.. Ares difatti ha la radice in Ara “maledizione” che può volere anche “guerra” ma pure “preghiera” (12). Nella Iliade Ares prende forma umana e attacca insieme ai Teucri lo schieramento greco puntando sull’eroe Diomede (il famoso commilitone di Odisseo) il quale lo colpisce con l’asta lanciatagli con mano umana ma diretta dalla mano di Atena. La dea ricorderà al dio bellicoso di non incidere sul fato dei mortali che è stabilito in alto e non può sottostare al capriccio anche di un dio. E qui Atena è l’ordine e Ares l’individualismo guerriero e non allineato, entrambe sono figure guerriere. Di particolare anche la storia di Afrodite che tradisce Efesto proprio con Ares finendo poi quest’ultimo incatenato al letto dove giace con la dea a mezzo di una trappola ideata proprio dal dio-artefice irato per l’affronto. Lo scontro tra l’Amore, il Fuoco divino purificatore (l’artefice zoppo ma geloso) e la Guerra è stato spiegato nella sezione di Afrodite come un mito denso di significati

PAN

En to Pan” – L’uno nel tutto e il tutto nell’uno come recita una frase alchemica; Pan infatti vuol dire tutto cioè il tutto in cui viviamo e siamo immersi, la energia orgonica universale e totale che permea l’intero Kosmos. Secondo Eschilo Pan è una entità storica di varie generazioni; c’è un Pan all’epoca della nascita di Zeus, figlio di Crono e uno figlio di Zeus. Come dire che ogni era ha avuto il suo Pan fino all’ultimo Pan: il Pan-caprone giovane e simpatico a “tutti” (anche qui si torna al suo nome greco). Era in questo caso figlio di Hermes e della Ninfa Driope in Arcadia terra di pastori a boschi. Dalla unione nasce questo infante prodigioso con fattezze di caprone. Ermes prese la creatura, la cui madre atterrita aveva abbandonato, e lo portò da Zeus all’Olimpo. Piacque subito a tutti gli Dei che lo accolsero festosamente e soprattutto piacque a Dioniso che lo prese nel suo seguito assieme a Satiri, Sileni, Ninfe e Menadi. Questo Dio simboleggia la forza selvaggia della procreazione e della natura nel suo insieme. E’ la energia fallica, istintiva, a volte oscura e scatenata come i suoi amori folli e senza riserva per le Ninfe che per fuggirlo si trasformano in vari oggetti a lui sacri come la Siringa che divenne il flauto con cui il Dio guidava il suo corteo di ninfe che contrassegnavano la notte dal giorno. E’ anche un dio dei cicli naturali e stagionali. Talvolta assume significati oscuri e tellurici ma mai legati al male come poi è passato nella epoca cristiana come “Caprone malvagio”. In effetti poi si accoppia con la dea lunare Selene coperto da una pelle di pecora che ne occultava l’aspetto: simboleggiava come la Luna ogni notte diventi sposa della l’oscurità come in tradizioni più mediorientali Luna e Sole si sposano in nozze sacre e in riti segreti. Una frase scoperta nel tempio di Epidauro si illumina ulteriormente su questo Dio speciale “…Sull’Olimpo stellante l’eco panica vola, alla divine schiere giunge il canto immortale. La tua arte si infonde sulla terra, nel mare, e tu sorreggi il mondo Pan o grande Pan”(13), tale iscrizione sacra spiega molto più di molte descrizioni come era concepito Pan, dio dell’estasi, della energia vitale e del rapimento estatico in cui l’uomo perde l sua individualità per diventare parte del “TUTTO” divenendone ebbro e ubriaco.

DIONISO

E’ una divinità legata ad alcuni significati comuni con il dio Pan tanto è vero che esso compare nel suo corteo anche esso di Ninfe e di Satiri oltre che di Menadi non è quindi strano che il primo contento della venuta di Pan nell’Olimpo sia stato proprio Dioniso. Anche qui opportuno citare un brano di Euripide (Le baccanti) in cui descrive le menadi o baccanti sono ben descritte: “Andate, andate o Baccanti, e riconducete Dioniso, Dio figlio di un Dio, Dioniso, dei monti della Frigia alle ampie vie dell’Ellade…Beato colui che sui monti, tra i vortici della danza, cade al suolo indossando la sacra negride – pelle di cerbiatto ndr – mentre agogna al sangue dei capretti uccisi, alla gioia di divorare carne cruda e si lancia verso i monti frigi o lidi e Dioniso per primo lancia il grido di Evoè! …sul suolo sacro scorre latte, scorre vino, scorre nettare di api, e si leva fumo di incenso sacro”. Evidente la funzione panica e orgiastica di questi riti celebrati durante le “Dionisiache” ma abbiamo anche ricche descrizioni in merito anche nei frammenti orfici e in iscrizioni trovate a Delfi, quindi da luoghi legati al culto solare di Pollo (Orfeo era il cantore di Apollo). Anche questa è testimonianza della varietà cosmologica della religione greca che si unisce però a una sostanziale unità e organicità del divino.Di Dioniso sappiamo che era figlio di Zeus e Semele, concepito (come ricorda Nonnos di Panopoli nelle Dionisiache del V sec ac) con un amplesso furioso in cui il Re del Cielo si era trasformato in leone, cavallo, serpente e toro per dare le diverse qualità di tali essere nel suo figlio Dioniso. Ma sulla sua origine vi sono storie molto complesse risalenti a era arcaiche, addirittura all’epoca della ribellione dei Titani contro Zeus. Pare che avesse avuto anche attributi regali e che egli era tra i prediletti di Demetra, secondo dei frammenti orfici egli era stato generato da Zeus e Persefone forse per la caratteristica tellurica e ctonia del Dio padrone degli uomini e dei loro istinti attraverso il vino sacro agli Dei ma bevanda inventata da Dioniso. Il Dioniso classico venne partorito a Tebe o a Creta a seconda del mito ma Semele per i Frigi e i Traci significava “la ctonia” come attributo alla Dea asiatica. Quindi tornano i confronti con i miti orfici. Ricorre con il nome Bacco per il significato (il virgulto inteso come i primi tralci e rami); figura molto presente nel mondo femminile nella mitologia egli è legato da subito alla donne cui Zeus lo affida per nutrirlo e con cui egli gira i boschi con corone di lauro e edera. Vi sono anche dei riti misterici con cui Dioniso scende negli Inferi per far risalire la madre Semele, fulminata da Zeus nel momento nella sua fecondazione, per entrare nell’Ade il mito dice che il dio deve promettere di concedersi a una donna. Nelle feste in suo onore egli è detto “Mainomenos” cioè il furioso nel senso panico ed estatico, ma in alcuni racconti è legato alla gioia e alla festa dopo periodi oscuri in cui era invocato come cacciatore: “Zagreo” appunto vuol dire grande cacciatore. Ma numerosi sono i miti delle sue teofanie legate al vino, alla origine regale e alla sua trionfale goduria. Addirittura abbiamo storie di Dioniso in mare che combina scherzi ai pirati etruschi che, incautamente lo rapiscono, più vari altri miti di diversa origine storica.

CONSIDERAZIONI FINALI

Diremmo che l’esposizione sul Pantheon greco si può chiudere, non in quanto esaustiva per ciò che è stato riportato (causa la grande varietà di miti), ma perché comunque si sono inquadrati alcuni aspetti fondamentalmente delle principali divinità greche. Esse hanno avuto uno sviluppo larghissimo portandosi a vari intrecci storici e adattamenti a seconda dei luoghi dove venivano onorate, davano infatti origine a variazioni come quella di Apollo, visto come dio anche marino con il delfino animale sacro o di Dioniso dio del trionfo regale con l’esperienza di Alessandro Magno in Asia. Rimangono dei significati principali comuni e ricorrenti che poi saranno appresi molto dalla civiltà romana con qualche variazione o aggiustamento. Le forze che l’uomo sente sono quelle e, con nomi diversi, se rimane sensibile continua a percepirlo anche secoli dopo come fecero letterati rinascimentali (esempio Gemisto Pletone e Pomponio Leto) che raccolsero inni e canti religiosi antichi, ma anche i epoca recente. L’Ermetista Kremmerz dice (14) “… in altri termini addito lo studio sulla mitologia, nella sua essenza, come contenente la iniziazione dei poteri dell’organismo nostro; ricerca di una scienza rara nella possibilità di mettere a nudo un arcano intepretativo”. Molto bello anche il passo di Giuliano Imperatore nelle Epistole (op cit) quando dice: “Voi soli restate insensibili allo splendore che discende da Helios? Voi soli ignorate che tutte le specie animali e vegetali provengono da lui? E non avvertite di che grandi benefici sia causa alla città colei che deriva da lui e proviene da lui, Selene, la quale è creatrice di tutti gli esseri?”. In questa lettera agli Alessandrini cristianizzati gli Dei sono non una astrazione ma la realtà della vita concreta che non onorare vuol dire abbandonare il senso del vivere il mondo. E’ evidente che il sole è energia vitale e intellettuale divina come la luna è regolatrice dei cicli degli esseri e creatrice di tutto ciò che vita sulla terra; non è intellettualismo né filosofia ma osservazione del mondo organico e di noi stessi che di esso sono parte.

 

 

Note:

 

  1. si veda il sito della Societas Hellenica Antiquariorum dove si spiega molto bene il concetto di bipolarismo e di unità nella dualità del maschile e del femminile.
  2. Vedi “Le virtù di Sparta” di Plutarco, Ad elfi, Milano
  3. Si veda il trinomio Hermes-Toth-Mercurio nella “La Porta Ermetica” di Giuliano Kremmerz, ediz Mediterranee
  4. Cfr “Epistole” d Giuliano Augusto, Ediz all’Insegna del Veltro, Parma
  5. Cfr “Sulla E di Delfi”, di Plutarco, all’insegna del Veltro, Parma
  6. Cfr sul simbolismo solare comparato, Fritjof Schuon,“La Tradizione dei pellirosse”, Ediz di Ar, Padova
  7. Si veda sul mito solare mediorientale “Il Dio invitto” di Franz Altheim, Feltrinelli, Milano (unica ediz. 1966)
  8. Pag 128, “Gli Dei della Grecia” di K Kereniy, ediz Est
  9. Si veda “La Tradizione di Roma” di J. Evola a pag 126
  10. K, Kereniy, op cit. a pag 73
  11. J. Evola , op. cit. pag 81
  12. Kereniy, op cit, pag129
  13. Pag 116, “Preghiere pagane”, ediz stampa alternativa
  14. Saturnia Regna” pag 60 , numero 38 Aprile-Giugno

 

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