7 Ottobre 2024
Linguistica

Fascismo e antifascismo – Renato Padoan 

Dev’essere chiara fin dall’inizio la distinzione tra quei termini che sono contrari e quei termini che sono contraddittori e come si formino grammaticalmente e si distinguano tra loro i termini contrari dai contraddittori.

Dizionario etimologico storico dei termini medici Enrico Marcovecchio, 1993, Firenze, Edizioni Festina Lente

 

Sono termini contraddittori il pari e il dis/pari, il fedele e l’in/fedele, il simpatico e l’anti/patico e così via.

Se gli opposti sono contraddittori non si dà mediazione, medietà. Il soggetto non può essere l’una cosa e l’altra, ma o è l’una o è l’altra. Non si può essere pari e dispari, ma se si è pari non si è dispari e viceversa.

Per quanto concerne il linguaggio verbale che qui si usa e che è l’italiano i termini opposti contraddittori hanno la stessa radice e l’opposizione si realizza prefissando il termine contrapposto con il prefisso di negazione in- come nel caso di fedele vs. infedele o il prefisso anti– come si evidenzia in tetico e antitetico e nel nostro caso in fascista vs. antifascista. Si realizza così la dicotomia essenziale, paradigmatica di A versus non-A.

Il termine positivo ed il negativo contrapposti si completano vicendevolmente in U cioè in quell’insieme Universo che comprende sia l’affermazione che la negazione. Né A né non A, pertanto, possono arrogarsi di essere il tutto U una volta che U sia stato diviso in A e non A. Se l’universo degli umani si divide o meglio si suddivide in fascisti e antifascisti né i fascisti né gli antifascisti possono pretendere a priori di rappresentare l’intero universo a meno che a posteriori gli antifascisti non distruggano per sempre i fascisti non lasciandone alcuna traccia o viceversa. Non vi è stata al riguardo espressione più idiota e banale di quella di Fini che proclamò essere il nazifascismo il male assoluto. Il male assoluto come il bene assoluto è come la lancia invincibile di contro allo scudo impenetrabile, una pura idiozia. Il fatto di esperienza che tra i fascisti possano esservi degli antifascisti e tra gli antifascisti dei fascisti più che una battuta di spirito è una corretta espressione logica perché se qualche A è B si dà per converso che anche qualche B possa essere A secondo la logica aristotelica. Quel che la logica aristotelica non consente è che tutti gli A siano B e che tutti i B siano A. Non sarebbe possibile, logicamente ammesso; infatti, che tutti i fascisti fossero antifascisti e tutti gli antifascisti fossero fascisti ma tutt’al più qualcuno.

L’intersezione insiemistica, infatti, per rispetto all’intensione se non all’estensione del concetto eguaglia i termini intersecati. Se ci sono delle viole odorose sarà corretto affermare che le viole sono odorose … ma non tutte le viole! Potranno così esserci dei fascisti più antifascisti di quanto gli antifascisti non siano fascisti per via d’esperienza, ma non a priori, perché la funzione della particola anti stabilisce un’opposizione di contraddizione insolubile. La pretesa dell’antifascismo è quella di escludere il fascismo dall’ambito del creato per ergersi a suo unico rappresentante. Che vi siano delle fedi che la pensino così come l’Islam non compete l’ambito della logica.

L’insistenza con cui ora ed oggi si prosegue la disputa tra il fascismo e l’antifascismo esige una correzione in senso logico, grammaticale e retorico propagandistico.

Fascismo e antifascismo si oppongono prescindendo da una definizione quale che sia del fascismo sia storico-ideologica che valoriale in forza della particella particola anti con cui formansi gli opposti di fascismo ed anti/fascismo. In una opposizione, comunque, i termini che si oppongono hanno dapprima egual peso se l’opposizione è tale e tale è se i termini contrapposti lo sono nella forma anti. È peraltro evidente che prescindendo dall’uso e dal significato della particola anti la definizione dell’antifascismo non potrà che dipendere da quella del fascismo, ciò che implica che non si dà antifascismo che sulla base di una determinata definizione di fascismo quale che sia. Dall’opposizione, peraltro, di fascismo e antifascismo non può trarsi quella di ogni altra ideologia o sistema politico tranne che quella del fascismo e della sua opposizione. L’insieme del fascismo e dell’antifascismo non sono l’insieme di ogni possibile futura presente e passata forma di organizzazione sociale. Siccome il fascismo non è il tutto così non lo è nemmeno l’antifascismo e men che meno lo sono ambedue. Se ne desume che il tema politico concreto del presente dibattito è innanzitutto assai più ristretto di quanto non lo si voglia far sembrare, mentre anticipando la conclusione della dimostrazione, la Costituzione della Repubblica Italiana ha essa sì i connotati di una universalità omni estesa.

L’opposizione di fascismo e antifascismo è circoscritta nell’ambito del fascismo e della funzione anti con cui definiscesi l’antifascismo.

 

Si tralasci per il momento il fascismo e ci si concentri sul significato della particola prefisso anti il cui uso, derivazione e con essi significato sono evidenti e prescritti. Ancor prima che il tema diventi precipuamente storico grammaticale, etimologico si consideri l’aspetto logico psicologico cioè quello del funzionamento per così dire della nostra mente.

La nostra mente oppone e divide le nozioni o i concetti una volta che siansi formati. Si apprende e si detiene il significato per mezzo di un continuo opporsi dei termini. Si apprende il bello per mezzo del brutto come il concavo per mezzo del convesso e non si può detenere mentalmente prima che concretamente l’uno senza l’altro. Sappiamo benissimo quel che è nostro per mezzo di quel che non lo è e da ciò nasce ogni rivendicazione plausibile o meno. Dev’essere però chiara a chiunque quella distinzione fondamentale che oppone l’opposizione di contrarietà a quella di contraddizione.

L’opposizione di contrarietà non è come quella di fascismo e antifascismo. L’opposizione di fascismo e antifascismo è del genere della contraddizione cioè i due termini non hanno a priori alcuna medietà possibile. È questa una distinzione che va posta alla base di ogni possibile confronto perché ciò possa avere un esito in/equivoco.

L’opposizione di contraddizione è come quella di pari e dispari e si mostra verbalmente per mezzo di due termini composti aventi la stessa radice ma opposti per mezzo di prefissi come anti, in o in misura minore ed equivoca con il prefisso dis.

Se l’opposizione è come quelle di pari-impari o dispari non vi è medietà possibile. Il campo si divide senza sutura né medietà per cui vi si genera uno iato incolmabile. I numeri naturali interi o sono pari o non lo sono e si chiamano dispari od impari se non sono pari. È come dicessimo nel nostro caso che data l’opposizione di fascismo e antifascismo non si può che essere fascisti o antifascisti ma non può esservi a priori medietà. L’opposizione di contraddizione è come si dice medio carens carente, mancante di un termine medio per cui o si è una cosa o non lo si è, o è testa o è croce, il che altrimenti si significa con la particola latina aut.

Se gli opposti invece sono come il bello e il brutto sarà possibile e conveniente graduare il confronto quantificando e intrecciando le due nozioni per cui si avrà un meno più bello e un più meno brutto possibili, mentre è impossibile che si abbia un meno più fascista od un più meno antifascista. Tutto ciò è condizione a priori per un qualsiasi dibattito che non violi i principi della logica e della grammatica come quello odierno tra fascismo e antifascismo a meno che non si assimili la contesa ad una partita a scacchi governata dalla regola che colui che detiene in sorte le pedine bianche ha comunque vinto la partita e chi detiene le nere ha perso.

Una partita a scacchi non è come giocare ai dadi o a testa croce.

Il dibattito tra fascismo e antifascismo viola non solo i principi della logica e della grammatica ma anche verrebbe da dire quelli del bon ton ed è indice di una francamente intollerabile insipienza logico grammaticale della quale peraltro non ci si dovrebbe meravigliare dato che nell’organizzazione dei nostri studi superiori è stata sempre assente quella che in Francia chiamasi “dissertazione”.

Non vale nemmeno appellarsi all’opposizione di buoni versus cattivi che è chiaramente un’opposizione di contrarietà in cui si può ben credere che un buono diventi cattivo e un cattivo buono anche se per l’afflato della speranza si continua a credere che il passaggio non possa che avverarsi dal cattivo verso il buono e non che il buono possa diventare cattivo tranne quei casi in cui si può perdere la pazienza.

 

Ai sostenitori della tesi dell’antifascismo si dovrebbe raccomandare di dichiarare i fascisti non più detentori del termine significato specifico che si vuole combattere e da cui si finisce per dipendere ma definire gli stessi come quegli anti quel valore che noi si vuole rappresentare il che di fatto peraltro si compie come quando si dice che il fascismo fu anti libertario, antidemocratico e così via di contro a coloro che si vogliono liberi ed egualitari, solidali e amorevoli fino all’abolizione del genere grammaticale.

 

In termini di logica e A e non-A o anti/A riunite sono U cioè il tutto, l’Universo del simbolo, se così si può dire, ma il tutto U non è né A né non-A o anti/A, ma la loro unione soltanto. Che anti/A presuma di essere il tutto U come Universo è questa una fallacia logica. L’antifascismo non è tutto il resto dei mondi possibili della politica. I buoni non sono tutto il mondo come non lo sono i cattivi ma una parte soltanto del tutto. Questa fallacia logica per cui si vorrebbe che la ragione stesse tutta da una parte è un vizio congenito e a quanto pare ineliminabile d’ogni monoteismo sia esso cattolico, protestante o nella versione più intransigente islamico. Che i cinesi possano ora farsi mediatori ha un senso per il fatto che la loro ideologia e con essa la prassi politica non discende da una tesi o convinzione religiosa monoteista ed è fondata sulla concretezza della storia di una civiltà assai più antica delle nostre sopravvissute in cui Yang e Yin coesistono. Se la tesi è Fascismo l’antitesi negazione sarà Antifascismo. Ora l’antitesi della tesi è tale che l’antitesi dell’antitesi dell’antifascismo è la tesi e in tal caso è il Fascismo. Fintantoché non si dica che cos’è il Fascismo l’antitesi del fascismo si dedurrà, desumerà sic et simpliciter come sua antitesi ed è questo un procedimento del tutto lecito pur nei limiti di una definizione.

Se assumiamo come definizioni del fascismo quelle che ne furono date nell’anteguerra otterremo un risultato disdicevole per l’antifascismo. Se adottassimo invece la definizione che ne dà l’Enciclopedia Britannica all’inizio dell’articolo la faccenda si chiarisce a tutto favore dell’Antifascismo

 

FASCISM is the name of a political attitude which puts the nation-state or the race, its power and growth, in the centre of life and history. It disregards the individual and his rights, as well as humanity, in the exclusive interest of the nation. As a political technique it follows the lead of totalitarian bolshevism as a single party state with strict regimentation of all aspects of national life.

 

Le definizioni del fascismo che s’incontrano prima della guerra volgono tutte al positivo, mentre quelle che lo definiscono dopo l’esito della guerra tendono tutte alla riprovazione. E’ evidente che la guerra ha operato in tal senso come arbitro e giudice della contesa. O si accetta l’esito di vittoria della guerra o non lo si accetta. Se come si ripete in una guerra sono tutti perdenti ci si chiede come mai l’antitesi ponga i perdenti fascisti come quell’antitesi al bene nel quale si farà consistere la vittoria del vincitore solo e unico sul perdente.

 

Se si argomenta e si dibatte non si può evidentemente che attenersi al principio dell’opposizione sia essa di contrarietà o di contraddizione. Se l’opposizione è di contrarietà ci si muoverà tra gli opposti della tesi controversa in un modo diverso da quello della contraddizione.

Il game della contraddizione non consente la conciliazione tra gli avversari. O si vince o si perde per rispetto ad un giudice. Non è ammesso il pareggio, il bilanciamento delle tesi. Non è possibile l’accordo. Ciò è del tutto simile a una partita di scacchi.

Se si gioca a fascismo versus antifascismo non è possibile conciliare. O ha ragione l’uno o ha ragione quell’altro, o vince la tesi o vince l’antitesi, ma quel che va soprattutto notato è che il vincitore non rappresenta tutto il contesto, tutta la storia con la sua vicenda ma soltanto la fase di un conflitto che si dà come perenne. È questo il portato dell’Idealismo ed è come tale incontrovertibile e invincibile perché non si dà tesi senza antitesi, l’affermazione senza la negazione. La divisione e l’alternanza si rendono necessarie all’impianto oppositivo. L’occhio cieco non separa, distingue, intercetta, ferisce e sutura non vede insomma che il nero e se abbacinato che il bianco.

La forma dell’anti non è così evidente come quella dell’in.

Se l’opposto si forma per mezzo del prefisso in come nel caso dell’in/fedeltà opposta alla fedeltà è evidente che non si dà medietà e con essa conciliazione o compromesso. La negazione ha in questo caso il connotato dell’esclusione.

Con l’uso del prefisso in/ si ha la negazione vera e propria del tema radicale.

Anti/ parrebbe essere una situazione di compromesso ma non è così.

Lo studio della particola anti lo dimostra. Anti/ è una particola il cui uso è preminente nel linguaggio medico originariamente e che transita da questa specificità d’uso ad una più generale.

Non è senza significato che il problema del fascismo e dell’antifascismo diventi quasi un problema di chirurgia o medicina sociale!

Anche il prefisso dis/ più che il prefisso anti/ serve a un’opposizione ancora più attenuata che in quanto tale sembra consentire una qualche mediazione o infusione reciproca di significato.

Quel che è dis/ per rispetto a quel che non lo è non è del tutto una contraddizione.

Nel significato della particola dis/ non si ha propriamente negazione ma il concorso presumibile di due “significanze”: la particola preposizione de/ che ha il valore di una derivazione cioè a dire di una relazione dissimmetrica e insieme la particola preposizione es/ ex/ che ha il valore di una relazione di disgiunzione simmetrica. Si evince da ciò che il prefisso dis/ non è propriamente una negazione disgiuntiva. Nel nostro caso non si può certo parlare di dis/fascismo anche se si parlò di s/fascismo!

 

Si muova ora da una qualche definizione “autoctona” di fascismo per l’estrazione semantica dell’antifascismo.

Si cita la definizione della Treccani del 34:

 

L’uomo del fascismo è individuo che è nazione e patria, legge morale che stringe insieme individui e generazioni in una tradizione e in una missione, che sopprime l’istinto della vita chiusa nel breve giro del piacere per instaurare nel dovere una vita superiore libera da limiti di tempo e di spazio: una vita in cui l’individuo, attraverso l’abnegazione di sé, il sacrifizio dei suoi interessi particolari, la stessa morte, realizza quell’esistenza tutta spirituale in cui è il suo valore di uomo.

 

Il fascismo si pose come superamento dell’odio di classe. Negò il concetto di classe così come lo si era definito in ambito marxista. L’eguaglianza però cui mirava il fascismo non era la cancellazione dei ruoli ma la loro etica di subordinazione. Alla subordinazione peraltro necessaria nell’organizzazione del lavoro sarebbe subentrata la collaborazione cooperativa corporativa. La visione del fascismo era comunque potentemente sistemica mentre il suo contrario cioè il liberalismo non fu mai sistemico. Il liberalismo puntando sul concetto di libertà d’impresa non avrebbe potuto a priori essere sistemico. L’individuo in quanto tale può essere totalmente libero e sistemico soltanto nell’isola di Robinson Crosué. Qualora non si pongano limiti concreti all’esercizio della libertà personale cessa ogni prevalenza sistemica. La retorica dei diritti per rispetto ai doveri è micidiale per la sicurezza del gruppo. Conciliare la libertà personale fino al capriccio edonista non consente nessuna veduta sistemica. Se il soggetto principale agente diventa l’Individuo allora per la sua inconciliabilità a priori con il Gruppo il risultato non potrà che essere l’anarchia.

L’esperienza americana facendo dilagare su di un territorio ricchissimo come suolo e sottosuolo amministrato in loco fino ad allora da pochi uomini tribalmente congregati e frazionati tra loro poté realizzare per dei colonizzatori muniti di un animo purificato da ogni sudditanza imperiale e religiosa e di una mente feroce e progressista a scapito della natura l’illusione di un paese di Cuccagna edenico da conquistare. Le risorse di quel paese ricchissimo furono avocate ai conquistatori e per così dire sovreccitate tecnologicamente. Generazioni di anni dopo la vittoria degli anglo americani prima sui regimi fascisti ed ora su quello russo conseguente l’organizzazione comunista si fonda su di una ideologia contro sistemica la quale non può che magnificare l’infinità delle risorse e delle libertà individuali secondo il principio dell’asso piglia tutto come nell’espressione di quel gioco di carte, simile alla scopa, nel quale l’asso prende tutte le carte che sono in tavola

Sono ancora testimone della tetraggine, dello scarso smalto del mondo comunista dell’Est ma anche della sua giustizia che offriva buone scuole ed arte salvo poi che i migliori se ne andavano all’ovest per guadagnare di più. La vittoria non poteva non mancare al luna park mediatico dell’occidente dove tutto è bello, tutto è per chiunque ed è ancora poco per rispetto alle promesse di un universo scientifico, tecnologico in continua espansione.

Il pensiero sistemico è un pensiero chiuso, non aperto che determina confini materiali invalicabili se non per trascendenza mistica.

Vidi coi miei occhi il grigiore della Berlino Est e sentii le reazioni afflitte di quei cecoslovacchi che frequentarono come me il Seminario di Salisburgo sul teatro americano. Si poteva non sognare e desiderare New York?

Nella minuscola provincia terrafermiera di Venezia di domenica si muovevano i camper per andare più in là di qualche chilometro su campagne super urbanizzate laddove gli originali americani percorrevano stati interi.

L’Europa sconfitta diventava come la rana della favola che vuole imitare la mucca yankee e scoppiò. Dove si faranno stare a Venezia tutti quegli umani che prenderanno l’aereo per visitarla e ancora testimonianza del delirio cattolico l’esplosione gametica del terzo mondo potrà essere accolta da questo striminzito stivale tellurico di terra che si chiama Italia per godere della Nutella e dei Kinder Sorpresa?

 

Ulteriori considerazioni finali per aggiunta:

a) L’osservazione che nella Costituzione non compaia la parola antifascismo è del tutto corretta e nemmeno priva di quel che ne deriva, innanzitutto per essere scritta nell’italiano di allora dalle menti di allora le quali non potevano certo pensare che negli altri paesi restanti dell’universo mondo ci fosse qualcuno in grado di comprenderla e conoscerla tranne gli interessati cioè a dire gli italiani provati da una lunga guerra esterna e da una guerra civile interna che succedettero all’esperimento fascista con l’in più di quei pochi colonizzati italianizzati residui eritrei o somali.  Riprova si ha nel comma terzo dell’articolo 10 che così asserisce e così s’impegna nei confronti dello straniero non italiano: lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Quanti avrebbero potuto essere allora coloro che conoscessero e comprendessero tale assunto? I Padri costituenti o furono ingenui o furono ignoranti o furono sognanti ed utopici per offrire una tale garanzia estesa a chiunque patisse altrove dallo Stivale ingiustizia! I padri costituenti non furono né ingenui, né ignoranti geograficamente, ma piuttosto sognanti ed utopici o meglio ancora eredi di una tradizione massimalista ed universalista da un lato cattolica e dall’altro comunista maggioritarie, senonché ora che la rete e il telefono satellitare consente a chiunque ed ovunque di conoscere e sapere di quest’impegno assunto allora a guerra finita, può ben pensare chiunque si trovi a mal partito dalle sue parti decida di giungere in Italia per trovarvi accoglienza e ristoro. La Costituzione italiana è per così dire più che antifascista, è universalista ed utopica. Se si fosse limitata ad esser antifascista non sarebbe sicuramente quella che è ora e che pretende di essere. L’antifascismo in sé non può che darsi quei limiti e quei confini storici e giuridici che la stessa esperienza fascista si dette. Ne è riprova, peraltro, la quasi immutabilità dei codici penale e civile che furono modello per altri stati come la Turchia kemalista tra gli altri per il diritto penale. E ciononostante verrebbe da dire la parola fascismo con la pizza e il vino e i termini musicali ha trionfato nel lessico universale.

b) La particola prefisso ANTI funziona come la particola prefisso IN, essa cioè viene a significare l’opposto contraddittorio della parola radicale cui si applica. L’opposto contraddittorio va distinto dall’opposto contrario nel senso che non si dà medietà. L’antifascismo non è tutto il resto tranne il fascismo ma piuttosto una puntualizzazione tematica in cui di volta in volta deve trovarsi la soluzione alternativa al dettato e alla norma fascista. Non si può essere correttamente antifascisti se non si annuncia punto per punto quel che il fascismo intese realizzare come sistema e la sua o nostra propria e originale contro/soluzione. Se così non si opera si ha la banalità di uno scontro tra i cattivi e i buoni di turno ignorando però che nella realtà una tale opposizione da sempre confonde i buoni nei cattivi e i cattivi nei buoni come il caffè nel latte e il latte nel caffè dell’universale cappuccino. La logica dell’inclusione di contro all’esclusione è una logica manchevole che conduce a una fallacia logica della quale peraltro si nutre costantemente la retorica politica. La politica non sembra proprio essere come la guerra, del resto, una faccenda dalla nettezza dei confini ma “fuzzy”. Si chiarisce che In matematica la logica fuzzy è quella parte della logica per la quale sono leciti valori intermedi tra quelli di vero e falso per l’operatore di verità.

c) La Seconda guerra mondiale si concluse militarmente con la vittoria dell’Armata Rossa e degli Anglo Americani. I primi vinsero perché governati da una ferrea disciplina, da un armamento adeguato al freddo e da una disposizione al sacrificio inaudita. I secondi vinsero perché tecnologicamente superiori per aver saputo bombardare di più e meglio fino all’uso della bomba atomica. La confezione ideologica della vittoria e in certo senso la magnificazione della propaganda e dell’ideologia come mezzo di vittoria è succedanea ed esagerata.

 

Da ultimo mi pare doveroso quasi porre al lettore una considerazione finale. Deve considerarsi il Giappone fascista o antifascista? S’intende quivi quel Giappone che costituì con l’Italia e la Germania quel patto di cobelligeranza altrimenti noto con la sigla ROBERTO! [1]

 

 

L’Imperatore Hirohito del Giappone annunciò la resa del Giappone dopo il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki con un discorso radiofonico registrato il 15 agosto 1945, noto come Gyokuon-hōsō (letteralmente “trasmissione della voce del Gioiello”

Nonostante ciascuno abbia fatto quanto meglio potesse – la valorosa lotta sostenuta dall’esercito e dalla marina, la diligenza e l’assiduità dei nostri funzionari statali, il devoto servizio dei nostri cento milioni di compatrioti – la situazione bellica non si è sviluppata necessariamente a vantaggio del Giappone e il corso degli avvenimenti mondiali si è voltato contro i nostri interessi.
Per giunta il nemico ha cominciato a impiegare un nuovo tipo di ordigno, il più crudele che si sia mai veduto, il cui potere di distruzione è davvero incalcolabile, capace di togliere la vita a numerosi innocenti. Se dovessimo continuare a combattere, si verificherebbero non solo il completo collasso e l’obliterazione del Giappone, ma anche la fine della civiltà umana.
Stando così la situazione, come possiamo salvare i milioni di nostri sudditi o cercare il perdono dinanzi ai sacri spiriti dei nostri antenati imperiali? Questa è la ragione per cui abbiamo ordinato di accettare le disposizioni contenute nella Dichiarazione congiunta delle grandi potenze.
Non possiamo che esprimere il nostro più profondo rimpianto alle nazioni asiatiche nostre alleate, che hanno collaborato con l’Impero alla ricerca dell’emancipazione dell’Asia orientale.
Il ricordo di ufficiali e soldati che sono caduti sui campi di battaglia, o di coloro che sono morti ottemperando al proprio dovere, o di coloro che hanno prematuramente incontrato e delle loro famiglie in lutto, fa soffrire senza tregua i nostri cuori.
Il bene dei feriti e di tutti coloro che hanno sofferto le privazioni della guerra, come anche di coloro che hanno perduto la casa e i mezzi di sostentamento, è il motore della nostra sentita sollecitudine.
Le difficoltà e le sofferenze che, di qui a poco, la nostra nazione dovrà sopportare, saranno sicuramente grandi. Siamo acutamente consapevoli dei più intimi sentimenti di tutti voi nostri sudditi. Tuttavia, è secondo i precetti del tempo e del fato che abbiamo infine deciso di aprire la strada per una grande pace valida per tutte le generazioni a venire, sopportando l’insopportabile e soffrendo l’insoffribile

        Già nel 1943 il Giappone sarebbe stato in grado di costruire una bomba    atomica

[1]
L’acronimo “ROBERTO” si riferisce all’Asse Roma-Berlino-Tokyo, noto anche come Patto Tripartito. Questo accordo fu sottoscritto a Berlino il 27 settembre 1940 dai governi della Germania nazista, del Regno d’Italia e dell’Impero giapponese. L’obiettivo principale del Patto Tripartito era riconoscere le aree di influenza in Europa ed Asia123.

 

ABBOZZO BIBLIOGRAFICO

EHR SHENG S.T. Almanacco di Strategia Trascendentale S1 X S2 X S3 (Italian Edition)

GRAMMATICA DELLA LINGUA GRECA, Giorgio Curtius,1893, TORINO, ERMANNO LOESCHER

DIZIONARIO ETIMOLOGICO STORICO DEI TERMINI MEDICI, ENRICO MARCOVECCHIO,1993, FIRENZE, EDIZIONI FESTINA LENTE

SUSANNE K. LANGER – AN INTRODUCTION TO SYMBOLIC LOGIC – DOVER 1953 – NEW YORK

OPPOSITION UNIVERSELLE – ESSAI D’UNE THEORIE DES CONTRAIRES L’- TARDE GABRIEL – PARIS – FELIX ALCAN EDITEUR – 1897

 


L’Autore

Prof. Renato Padoan

Maturità classica. Laureato in filosofia all’Università di Padova.

E’ stato Direttore artistico del Teatro Ca’ Foscari dell’Università di Venezia. Ha insegnato Regia Teatrale-Cinematografica e Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Venezia e all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Ha diretto il Laboratorio di Video-Teatro della Facoltà di Arti e Design dell’Università di Venezia.

E’ prof. Associato di Composizione Architettonica.

E’ stato regista teatrale, oltre che in Italia, in Europa e nel mondo. Ha messo in scena il “Bugiardo” di Goldoni a Istanbul con la Compagnia di Stato e a Cordoba di Argentina con il Teatro della Città. A Ginevra ha diretto la Comédie de Genève nel “Delirio dell’oste Bassà”  di Rosso di San Secondo. A New York in Off Broadway ha rappresentato con il Cubiculo Theatre “Bradisismo” di  Franco Zardo. E’ stato attore professionista. L’ultima sua interpretazione di successo è stata la parte di Tartufo nella commedia omonima di Molière insieme alla compianta Paola Borboni.   Ha insegnato a Strasburgo alla Scuola Superiore di Arte Drammatica. Ha tradotto per la prima volta in italiano dal cinese classico “L’Arte della Guerra” di Sun Tzu, pubblicato da Sugarco.

renatopadoan@hotmail.fr

https://youtu.be/GbLLn0wK1kc?si=DwWRy7RHthKKWx5o

La chiave

https://youtu.be/X4iD5ZOtJqY?si=yzV3GSXWMC8yrckq

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1 Comment

  • Claudio Antonelli 4 Giugno 2024

    “La particola prefisso ANTI funziona come la particola prefisso. In essa cioè viene a significare l’opposto contraddittorio della parola radicale cui si applica. L’opposto contraddittorio va distinto dall’opposto contrario nel senso che non si dà medietà. (…) Non si può essere correttamente antifascisti se non si annuncia punto per punto quel che il fascismo intese realizzare come sistema e la sua o nostra propria e originale contro/soluzione.”

    Vero, verissimo. Ed è vero anche il contrario. Infatti cio’ che il fascismo significa puo’ essere dedotto da cio’ che il qualificativo “antifascista” intende significare, come ad esempio in riferimento al Muro della vergogna, oggi fortunatamente crollato, che, sorvegliato dai Vopos antifascisti, teneva prigioniero il popolo tedesco. Il “Muro della vergogna” fu costruito come un muro di valida difesa contro il Fascismo. La designazione ufficiale del Muro, fatta dal governo della Germania dell’Est, era: “Barriera di protezione antifascista” (antifaschistischer Schutzwall). Dal che possiamo dedurre che il fascismo fu il nemico storico del muro della vergogna.
    Abbandono adesso i sarcasmi. Vi è un serio pericolo (e anche in cio’ sono d’accordo pienamente con Renato Padoan) a voler ridurre i termini “fascista” e “fascismo” – identificanti una realtà storico-politica non proprio monolitica – a semplicistico cliché accusatorio; come ha fatto anche un illustre autore, Roland Barthes, attraverso il suo stupido, ridicolo e assai poco scientifico verdetto: “la lingua è fascista”. Il pericolo dell’inganno aumenta quando questo esercizio di moralismo avviene ad opera degli abitanti dell’ex Bel Paese; i quali dovrebbero avere una conoscenza diretta o indiretta del “fascismo” un po’ piu’ ampia di quella veicolata dai film di Hollywood e dai propagandisti filocomunisti di oggi. Basti dire che molti antifascisti di oggi hanno avuto padri o nonni fascisti, assai migliori di loro. E che tra i fascisti vi furono persone eccellenti.
    Sul piano morale è comunque lodevole questo intento di condannare il “male assoluto”, in nome di una propria superiorità morale basata sull'”antifascismo” (termine che pero’ finisce coll’essere anch’esso inteso come un’evangelica aprioristica “categoria del bene”). Il pericolo è che il moralizzatore “antifascista” venga a sua volta, da gente in malafede beninteso, definito “fascista”; termine da intendersi anche questa volta nel suo acquisito significato moralistico-accusatorio di “essere umano intollerante, manipolatore del linguaggio perché dà alle parole il significato che lui decide”. Del resto, fu proprio Pier Paolo Pasolini, notorio antifascista, e figlio di un fascista e fratello di un antifascista ucciso dagli antifascisti, a denunciare il pericolo del “fascismo degli antifascisti”.

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