no prevalentemente lungo le coste dell’Africa -, basi di rifornimento, fondaci; non vi è traccia di fortezze e di grandi complessi fortificati, e non appaiono infatti in Sardegna i toponimi in ‘gdr “muro di difesa, fortificazione” del tipo Gadir, Gades, presenti invece nell’Africa settentrionale e in Iberia».
importata e adoperata dai Cartaginesi nelle miniere dell’Iglesiente e del Sarrabus e nei lavori agricoli del Campidano, ma neppure questa avrà mai raggiunto cifre rilevanti di individui e inoltre sarà stata non di etnia fenicio-punica, bensì di etnia africana o berbera. Se tutto questo non fosse vero, non potremmo in alcun modo spiegare la su indicata irrilevanza dell’apporto linguistico fenicio-punico in Sardegna. Del tutto diversa ed opposta invece è stata la successiva posizione di Roma: essa ha “cancellato” quasi completamente la lingua sardiana o protosarda o nuragica – della quale adesso restano soltanto pochi relitti toponimici e pochissimi relitti lessicali – ed ha imposto totalmente la sua lingua latina.