Coloro che vorrebbero la rinascita del nostro continente, non solo oppresso militarmente da un’occupazione USA che si prolunga ormai da ottanta anni, e con la sua cultura devastata dall’immondizia yankee, ma oggi minacciato nelle stesse basi etniche dei suoi popoli da un’immigrazione-invasione incontrollata che preannuncia la loro morte per sostituzione etnica, sanno che non si possono definire europeisti, sanno che se lo facessero, le loro convinzioni verrebbero quasi certamente equivocate, perché il termine “europeismo” è stato praticamente confiscato a beneficio e uso dei sostenitori di quella struttura finanziaria-burocratica che conosciamo come Unione Europea o UE, che con gli ideali della preservazione dei popoli del nostro continente, non ha nulla a che fare, anzi, spesso e volentieri ha agito e agisce in senso contrario.
Bene, oggi possiamo dire che l’equivoco sta forse per finire, che la cosiddetta e fasulla Unione Europa è alla canna del gas.
Le persone che hanno la mia età o poco meno ricorderanno che, quando la taroccata Unione Europea non era ancora in essere, o si chiamava più modestamente MEC, Mercato Comune, nelle scuole e sui media eravamo continuamente bombardati da messaggi “europeisti”, resi in ultima analisi sospetti proprio perché provenienti dai megafoni del potere.
Io ho sempre avuto l’impressione che questo europeismo “istituzionale” fosse una specie di fiore di serra, tenuto in vita artificiosamente, ma incapace di sopportare il contatto con l’aria aperta.
Dopo l’effettiva nascita dell’Unione Europea, il bombardamento mediatico è considerevolmente diminuito. Forse, chi manovra i meccanismi del potere si è illuso che bastasse la nascita di quest’istituzione per creare nei sudditi europei un senso di appartenenza. Oggi il termine europeismo ha assunto un significato più ristretto, si definiscono europeisti quei partiti che sono favorevoli a un allargamento delle competenze e dei poteri della UE, contrapposti a coloro che vorrebbero ripristinare almeno in parte le sovranità nazionali, che sono detti sovranisti. Nel gergo politico, sovranismo è subito diventata una bestemmia come fascismo, nazismo, razzismo, eccetera.
Questo, naturalmente per quanto riguarda i vertici del potere e il linguaggio dei media perché a livello di gente comune, posto che qualcuno ci abbia realmente creduto, l’Unione Europea si è rivelata una totale delusione.
Il vantaggio forte della creazione della UE e poi della rinuncia alla nostra moneta nazionale, ci hanno spiegato, sarebbe stato soprattutto di tipo economico, ci hanno mentito ben sapendo che il portafogli è l’organo più sensibile della gente. Le cose sono andate in maniera ben diversa. Per prima cosa, l’abolizione del sistema misto pubblico-privato delle partecipazioni statali che aveva fino agli anni ’90 dello scorso secolo, prodotto e protetto l’industria italiana, l’ha messa in una crisi profonda, e abbiamo visto nostri marchi storici, da Richard Ginori a FIAT prendere la strada dell’estero, e un’economia avanzata non si può reggere solo sui servizi. Desertificazione industriale, alla lunga significa inevitabilmente arretratezza economica.
La nostra agricoltura era già stata messa in crisi ai tempi del MEC, e si era dovuta ridurre la produzione per importare le eccedenze agricole francesi. Con la UE, questa nefanda tendenza è peggiorata, e oggi importiamo arance dalla Spagna, olio di oliva dalla Tunisia, carne dalla Polonia e molto altro.
L’unico vantaggio sarebbe quello di avere con l’euro un tasso di inflazione molto basso, ma siete sicuri che sia sempre un vantaggio? I soldi sul conto corrente bancario non rendono quasi niente, e al netto di tasse e commissioni è esattamente come averli cuciti dentro il materasso. E viene spontaneo il paragone con il Giappone che, con un’inflazione a due cifre, ha una delle economie più floride del pianeta.
Ma, qualcuno dirà, a livello politico mondiale l’Unione Europea rappresenta uno degli esempi più solidi, un tempio verrebbe da dire, della democrazia. Ma a sua volta, cos’è questa democrazia? Libertà di pensiero? Nemmeno per sogno. Viene subito da pensare a Gert Honsik incarcerato per aver rivelato al mondo il piano Kalergi, a cento altri sui quali l’accusa, pretestuosa o meno, di revisionismo, è calata come una mannaia, compresa Ursula Hawerbech, ultraottantenne finita in carcere sempre per “reati di opinione”.
Come se non bastasse, tanto per aggiungere ingiustizia a ingiustizia, sopraffazione a sopraffazione, questi soprusi sono sempre diretti verso una precisa parte politica, mentre “a sinistra” tutto è lecito, il che ne svela il ruolo di finta opposizione taroccata e fasulla, dal più sfacciato negazionismo dei crimini comunisti, al danneggiare e imbrattare i monumenti dedicati alle vittime delle foibe o delle altre mille atrocità commesse sotto il lugubre simbolo della falce e martello.
Ne abbiamo avuto un bell’esempio qui da noi a Trieste nel 2020, quando il “nostro caro” presidente de facto a vita Sergio Mattarella, non eletto col voto di nessuno di noi cittadini, ma esclusivamente dalla casta, ha conferito un’onorificenza allo scrittore sloveno Boris Pahor negazionista delle foibe.
D’altra parte, la “nostra” repubblica non ha mai rimosso nemmeno postumamente il cavalierato di Gran Croce, vale a dire la massima onorificenza del “nostro” ordinamento, di cui è stato a suo tempo insignito Josiph Broz in arte Tito, che prima di diventare il tiranno della Jugoslavia, è stato il capo delle bande di partigiani comunisti massacratori di italiani, autori delle stragi delle foibe. Le violazioni della libertà, del diritto di esprimere la propria opinione che avvengono sotto la tirannide democratica, sono rigorosamente a senso unico.
Rispetto della volontà dei popoli? Meno che meno. Pensiamo al caso dell’Irlanda, dove il referendum per l’adesione all’Unione Europea è stato ripetuto tre volte fino a che, prendendo gli Irlandesi per sfinimento, non ha dato il risultato gradito alla UE stessa, o a quello più recente, ancor più clamoroso e vergognoso delle elezioni presidenziali romene, annullate su pressione della UE per aver dato la vittoria a un candidato sgradito all’Unione Europea.
Noi però non abbiamo problemi simili. La “nostra” costituzione “la più bella del mondo” ci vieta sin da principio il referendum sui trattati internazionali, mettendo in chiaro fin da principio che non abbiamo alcun controllo sul nostro destino.
Democrazia, in ultima analisi, non significa altro che la più ipocrita delle tirannidi e, oserei dire, la tirannide peggiore, perché nessun altro regime permetterebbe la morte del suo popolo o dei suoi popoli per sostituzione etnica, come invece sta sciaguratamente accadendo da noi in Europa.
Forse, alla luce di tutto ciò, il fatto che la UE stia mostrando sintomi di disgregazione, può essere considerato con sollievo, addirittura con un barlume di speranza.
Dispiace quasi che i primi ad assestare un bel colpo a questo baraccone genuino e naturale quanto il mostro di Frankenstein, siano stati gli Inglesi. Con la Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dal baraccone “europeo”, era stato profetizzato che il Regno Unito sarebbe stato colpito da terribili calamità, carestie bibliche di cui non si è vista nemmeno l’ombra. Gli incauti economisti trasformatisi in profeti di sventure avrebbero quanto meno dovuto dare un’occhiata alle statistiche che mostrano che i Paesi europei con il reddito pro capite più alto sono la Svizzera e la Norvegia, cioè proprio quelli che hanno avuto l’accortezza di rimanere fuori dalla UE.
Bisogna però riconoscere che gli Inglesi godevano di alcuni vantaggi rispetto a noi, prima di tutto quello di aver conservato la loro moneta nazionale, e poi di avere la Magna Charta invece della palla al piede della costituzione “più bella del mondo” che limita drasticamente la possibilità di far sentire la nostra voce.
Menzionerei poi quel che sta avvenendo in Medio Oriente, i terribili fatti di Gaza che hanno dimostrato, oltre alla totale impotenza e irrilevanza della diplomazia europea, lo scollamento profondo tra le opinioni pubbliche dei vari Paesi della UE, che riconoscono un genocidio per quello che è, e le rispettive caste, arroccate su posizioni filo-israeliane come il padrone yankee comanda.
Infine, ciliegina sulla torta, la crisi ucraina. Soprattutto nel momento in cui, con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, gli USA hanno deciso di intervenire per porre fine a quel conflitto, la UE ha dimostrato tutta la sua impotenza politica, di essere nell’angolo morto come mediatore, e nello stesso tempo la vanità della velleità di sostituirsi agli USA nell’appoggio a Kiev. E lasciamo stare la gaffe compiuta dal “nostro” Mattarella nell’accusare il presidente Putin eletto dal popolo di essere un dittatore, quando lui non è stato certo votato dai cittadini.
Qualche tempo fa ho trovato in internet un post che commenta acutamente il fatto che nel conflitto ucraino, ma non soltanto in quello, la UE ha dimostrato di trovarsi nell’angolino morto di tutta la sua irrilevanza politica e diplomatica. Per prudenza, per non causargli guai, dato che nella nostra democratica e liberissima democrazia non si sa mai, non cito il nome dell’autore, ma ve lo riporto tale e quale.
“L’Unione Europea procede rapidamente sia verso il declino (economico, demografico, culturale) attestato dalla comparizione statistica con Usa, Cina, India ed altri paesi, sia verso l’isolamento internazionale.
Il presidente della Germania, in visita in Qatar, è stato accolto da un viceministro.
Il ministro degli Esteri tedesco, in visita in Cina, è stato ricevuto da un sindaco. Il cosiddetto alto rappresentante diplomatico della Ue, Kallas, corso a Washington non è stato ricevuto dal segretario di Stato americano, che ha riferito d’avere altri impegni: una ostentata manifestazione di disprezzo verso la Ue. Sono tutti sintomi della perdita di rilevanza della sedicente Unione e degli stati che accorpa.
Assai peggiore in termini fattuali è il progressivo e rapido declino dell’influsso francese in Africa settentrionale: la fuoriuscita della Francia dagli organismi di controllo delle istituzioni finanziarie regionali e il trasferimento delle riserve di cambio precedentemente detenute dal Tesoro francese (50%) alla BCEAO (Banque centrale des États de l’Afrique de l’Ouest); il dimezzamento della quota di mercato francese in Africa nel volgere di meno di vent’anni; il ritiro delle guarnigioni francesi dal Mali, il Burkina Faso, il Niger, la Costa d’Avorio. Rimangono unità francesi unicamente nel Gabon ed a Gibuti. Il danno, diplomatico, militare, economico è incalcolabile per Parigi.
In Libia, la tradizionale presenza economica e politica italiana è stata distrutta dalla guerra voluta da Obama e dagli ‘amici’ francesi, lasciando la strada aperta a turchi e russi.
Le trattative di pace per la guerra in Ucraina sono state intraprese da Usa e Russia scavalcando la Ue e con ripetute dichiarazioni del governo russo di non voler trattare con i paesi europei, che hanno cercato pietosamente d’invitarsi da sé.
Persino in regioni ‘cortile di casa’ della Ue essa è respinta ai margini. Ad esempio, la Groenlandia giuridicamente non appartiene all’Unione Europea, però è unita alla Danimarca. Alle ultime elezioni nazionali groenlandesi i partiti maggioritari da mezzo secolo, Inuit Ataqatigiit e Siumut, sono stati inaspettatamente sconfitti. I vincitori sono stati gli indipendentisti Democrats e Naleraq. A parte la collocazione ideologica (di sinistra gli sconfitti, di centro-destra i vincitori) è da sottolineare la posizione rispettiva verso Ue ed Usa. Ataqatigiit e Siumut guardano all’Europa (anche condividendo le politiche ambientaliste della Ue), mentre Democrats e specialmente Naleraq sono più favorevoli agli Usa.
La camarilla che sta distruggendo il Vecchio Continente apparentemente neppure s’avvede del precipitoso declino a cui sta andando incontro, anzi è intenzionata per curare i mali che essa ha provocato ad iniettare dosi ancora più forti del medesimo veleno”.
Rispetto a questa dettagliata analisi, ci sarebbe poco da rilevare, tranne il fatto che non sono per nulla chiare le ragioni che hanno portato al crollo del regime del leader libico Gheddafi. Io penso che esse si ritrovino nell’accordo allora stipulato fra il leader libico e il governo italiano di allora, in base al quale la Libia avrebbe dovuto bloccare i flussi migratori incontrollati che si dirigevano e continuano a dirigersi verso il nostro continente, e principalmente verso l’Italia, proprio ciò che il NWO, Il potere occulto che sta dietro la UE e anche gli USA, non vuole, perché il suo fine è precisamente la cancellazione delle etnie europee attraverso la sostituzione etnica. Sospetto anche che le “primavere arabe”, vale a dire la lunga stagione di tumulti e violenze, chiaramente indotti dall’esterno, che hanno scosso il Medio Oriente e l’Africa settentrionale, e che da nessuna parte hanno portato libertà, ma solo caos, guerre civili o nuove dittature, e di cui la caduta della Siria in mano a una banda di tagliagole è stato solo l’ultimo strascico, siano state architettate precisamente allo scopo di coprire questa manovra, dove l’eliminazione del leader libico era la cosa più importante.
C’è poco da illudersi, la UE è un’istituzione contro i popoli europei. Paradossalmente, sono proprio la sua crisi e la fine dell’equivoco “europeista” a darci un barlume di speranza.
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