Partiamo da un dato incontrovertibile: tutti i gruppi dominanti, per poter preservare se stessi in seno alla società, devono dotarsi di strutture e di potere dalle quali si irradia il loro controllo sulla massa che governano o che aspirano a governare. Questo è un meccanismo che onestamente non può essere scardinato, a meno che non ci si isoli in un mondo ideale, in un Iperurianio platonico dominato dalle essenze delle cose, e dove quindi il potere concreto non ha alcun ragion d’essere. Ora, sono proprio i centri nevralgici da cui promana il potere sensu stricto a rappresentare presso l’opinione pubblica il gruppo dominante. Maggiore è il potere decisionale che un centro nevralgico incarna maggiore è il controllo che un gruppo dominante esercita sui governati. Come un gruppo dominante esercita il suo ascendente sulle masse? Semplicemente costruendo dei miti e una simbolica che lo legittima e attraverso cui condizionare i governati, specie se non allineati con la visione politica che esso esprime. Non è necessario che un gruppo dominante sia al governo per controllare i cittadini, è sufficiente che esso controlliuno o più centri nevralgici per tenerli in scacco. Ho fatto questa premessa per far comprendere meglio la questione dell’occupazione della RAI da parte di un gruppo dominante, di cui ora mi accingo a parlare.
Negli ultimi 25 anni il centro-destra prima, ma ancor più il centro-sinistra, hanno occupato materialmente il servizio pubblico radiotelevisivo, per poter propagandare ai cittadini rimasti ancorati al vecchia visione politica veicolata dal Pentapartito, i cambiamenti di paradigma avvenuti sia a livello nazionale che a livello internazionale. Oltre ad inserire nei posti-chiave della RAI una schiera di giornalisti servili, dirigenti accondiscendenti e uomini e donne di spettacolo politicamente schierati, per fare propaganda hanno creato ex novo una mitologia e dei simboli in cui il popolo italiano poteva identificarsi. Berlusconi lanciò il miti dell’uomo che si fa da sé, dell’imprenditoria sana e dello scollamento del mondo politico dalle istanze del tessuto industriale del Paese. Il centro-sinistra optò per il mito del progresso e delle riforme a esso ispirate, salvo poi degenerare in un partito che sacrifica i diritti dei cittadini alla sua distorta visione progressista. Negli ultimi 10 anni il mito del progresso è poi ulteriormente degenerato in un vero e proprio paradigma ideologico costituito da teoremi artificiosi e del tutto scevri dalla realtà di un paese, l’Italia, che da potenza economica di serie A è scivolata in serie B, e il cui Stato sociale è stato smantellato a suon di “ce lo chiede l’Europa”. Quali sono questi teoremi – meglio sarebbe definirli ricatti – partoriti da una falsa e distorta idea di progresso? Innanzitutto quello del neoliberismo, presentato come il miglior sistema economico. Poi l’europeismo, scaduto ormai in un vero e proprio culto fanatico, che in Italia ha una nutrita casta di sacerdoti. Infine l’immigrazionismo, cioè l’accoglienza incondizionata dello straniero. Ora, per poter veicolare questi miti occorre avere al proprio servizio una potente rete mediatica attraverso cui indottrinare i cittadini e persuaderli così abbracciare la mitologia del progresso. A questo scopo, oltre alla carta stampata – settore in cui il centro-sinistra ha sempre detenuto il monopolio – è stata occupata la RAI, da dei partiti, si badi bene, sfiduciati e delegittimati dall’elettorato.
Penso che la resistenza dei membri dei partiti di minoranza dell’organo di Vigilanza RAI alla nomina di Foa sia da inquadrare nella lotta che il centro-sinistra sta portando avanti per mantenere il controllo sui centri di potere ridotti a sue enclavi. Uno di questi è la RAI, ma anche gli atenei, gli enti di ricerca, la stessa scuola dell’obbligo, centri nevralgici da cui parte l’addomesticamento dei cittadini e il loro ammorbamento con il mito del progresso. Se una minoranza della Vigilanza della RAI ha bocciato la nomina di Foa è perché avere un giornalista competente, lucido, oggettivo, alla guida di un servizio pubblico è un rischio che alcuni gruppi di potere non sono disposti a correre. Il rischio è che la mitologia del progresso, già intaccata dal responso elettorale, venga ulteriormente demistificata da un cambio di linea all’interno del CdA del servizio pubblico.C’è da proseguire il lavoro di indottrinamento degli italiani a base di europeismo, neoliberismo, immigrazionismo, ciarpame pseudoculturale e programmi di intrattenimento con nani e ballerine. L’identità di un popolo si cancella primariamente con una propaganda subdola e sotterranea, mirante a omologare e spazzare via ogni rigurgito patriottico. La sinistra (ma chiamarla sinistra è un insulto per la vera sinistra, morta 30 anni fa), non ne vuole sapere di cedere il monopolio dell’informazione, della formazione universitaria e della cultura, quasi tutta politicamente schierata. È grazie a tale monopolio che mantiene il 15% dei voti degli italiani, diversamente si sarebbe eclissata da tempo.
Di cosa hanno paura la sinistra e la destra berlusconiana? Naturalmente di essere smascherate per quel che sono, partiti filosistema nemici del popolo italiano. Ora, questa loro natura, fintantoché hanno il controllo dell’informazione, in parte resta nascosta. L’informazione della stampa e quella del servizio pubblico radiotelevisivo ha il compito di obnubilare la vista degli italiani attraverso il bombardamento quotidiano di false notizie, teoremi ideologici, con lo scopo di farli sentire in colpa perché non sono abbastanza filoeuropei, neoliberisti, accoglienti verso i clandestini ecc. È chiaro che quando questo meccanismo rischia di incepparsi se un outsider come Foa diventa presidente della RAI, i partiti filosistema corrono ai ripari facendo comunella. Si dice che quando la nave affonda i topi scappano, ma nel caso dei partiti filosistema, essi si asserragliano nella stiva nella speranza di avere il controllo della nave. Speriamo che, metaforicamente parlando, ad affondo avvenuto i topi rimangano in stiva.
Federica Francesconi
è un’insegnante, scrittrice e blogger. Si occupa di esoterismo, Tradizione e di filosofia. Indaga le contraddizioni dell’epoca post-moderna con un occhio di riguardo agli aspetti occulti del mondialismo e con un approccio esoterico.