The Istrian Diary
( Draguccio 20 maggio 1932-Springfield 13 giugno 2005 )
“ Istria è lo strillo del gabbiano nel tramonto
Il sussurro del vento tra la fragranza dei pini torreggianti…”
Trattato di pace
10 febbraio 1947
Milite Ignoto,
noi gente giuliana
ai tuoi piedi prostrati,
chiediamo:
Dunque tutto fu vano?
Vano il sacrificio
dei padri che offersero
il collo al capestro,
vano l’olocausto dei figli periti
offrendo il petto ai nemici,
vano l’orror della morte
nelle foibe profonde?
Figlio d’Italia
oggi tu muori.
Fremono le ossa
nella tomba marmorea
e si ode una voce
di pianto lassù:
e’ Roma che piange nel cuore
mentre marmorea la faccia sta.
Scritto da Franco Aitala di anni 15, nato a Draguccio (Istria), profugo istriano da Rovigno d’Istria.
Draguccio, nell’Istria centrale, è un piccolo borgo sul crinale d’una collina, se ne sta sulla prua d’una verde mammella, placido vi riposa come un bambino, forse sognando di librarsi in volo e salire, con le sue antiche pietre, verso il cielo. Questa piccina comunità ha tanta storia, un castello, un campanile aguzzo che fora il profilo, la chiesa affrescata di S. Rocco, la culla dei defunti custodisce S. Eliseo, poi è una mini Hollywood per le tante cineprese che l’hanno scelta damigella per film o spot pubblicitari, né manca lo scorrere, giù a valle, del torrente Draguch. Una poesia di campi distesi, strade bianche, edicole votive, profumi agresti, legnaie accatastate con sapienza antica, siamo nel tempo della natura che regola quello dell’uomo. Nel 1932 in tutto c’erano poco più di duecento anime di lingua mista ma in serena pace, oggi se ne contano meno di settanta. Qui e in quell’anno nacque un poeta istriano emigrato poi a Philadelphia, Franco G. Aitala. Le origini paterne non erano istriane, suo padre era emigrato dalla Sicilia catanese fin lassù nella penisola dei castellieri per insegnare. Vi trovò lavoro e amore, conobbe una ragazza di Rovigno Anna Zaccai, diventerà sua sposa e dalla loro unione nasceranno due figli Franco e Ruggero.
La professione dei coniugi era di maestri elementari e dopo un lungo girovagar di sedi, tra cui la scuola di Draguccio, finalmente ottennero d’ insegnare entrambi nel paese natale di lei, assai più corposo come centro urbano e soprattutto specchiato sul mare. Furono comunque anni sereni per la famiglia Aitala, tanto a Pisino che a Rovigno, Franco studiava con impegno e profitto, amava il calcio, come appunta nel suo diario, il pathos della partita, si schernisce delle preoccupazioni genitoriali per le sbucciature che giudica sciocchezze.
“A me piace assai giocare a calcio non solo perché si esercita il coraggio e l’astuzia, ma anche perché si rinforzano i garretti e si irrobustiscono i polmoni. Alle mamme, fa paura il gioco del calcio, sapete perché? Dicono che si consumano le scarpe, che ci si può prendere una storta . . . e altre stupidaggini simili “.
Adora il mare e le uscite in barca con le paranze per la pesca quanto le passeggiate ai giardini pubblici con papà Concetto. E’ in quel frangente incantato della propria vita che il ragazzo prende a scrivere un proprio diario accanto ai compiti per l’estate che i solerti genitori gli assegnavano per mantenerlo in esercizio. Sono affreschi di un bambino corredati di disegni, un diario illustrato con la trasparenza acuta di un fanciullo, si va dai bisticci tra fratelli, alle partite di pallone, dal cambio delle stagioni, a quell’allegro viaggio in treno del 16 novembre del 1942 per andare a Villa d’Rovigno, finito con una sbronzetta da vino bianco.
“Non so che spropositi mi lasciassi sfuggire, so soltanto che tutti si buttavano via dalle risa e che alla fine del discorso, fui salutato da grida di bene, bravo evviva e da qualche fischio. Poi mi sollevano in trionfo e. . . non so come, mi trovai in treno “.
Il 10 giugno del ’40 l’Italia entra in guerra a fianco di Germania, Romania, Slovacchia, Ungheria alle quali, nel ’41, si unirà nel Patto d’acciaio, la Bulgaria. L’attacco italiano, oltre che a Francia, Grecia e Egitto si sposta anche sul fronte orientale contro la Iugoslavia, truppe italiane occupano territori croati e sloveni. L’appoggio agli Ustascia favorisce la nascita dello Stato Indipendente Croato. Le vicende belliche però precipitano, dal famigerato 8 settembre del ’43, la Iugoslavia di Tito punta dritta all’annessione di Istria, Dalmazia e del Friuli Venezia Giulia. J. V. Borghese con la X MAS schiera 10.000 uomini a difesa dei territori istriani, cerca unità militare con i partigiani ma invano. Tutta la regione viene occupato territorialmente da tedeschi sottraendola al controllo della RSI, ma la guerra ormai è persa, le truppe iugoslave occupano Trieste fino all’arrivo degli Alleati, poi l’infame Trattato di pace del 10 febbraio del ’47, quelle terre per le quali era stato sparso sangue a fiumi, terre anche di eroi e guerre del nostro lungo Risorgimento, da Custoza fino all’impresa di Fiume, le terre irredente tutte passano sotto la Iugoslavia, si salvano solo una parte di Trieste e il FVG. Già dal ’44 i partigiani rossi del gen.Tito avevano aggredito la popolazione di lingua italiana, ma dopo la fine delle ostilità, la pulizia etnica sarà capillare, feroce, tutto ciò che richiama all’italianità di quelle terre deve essere cancellato per manifesta subalternità slava alla cultura del Bel Paese. Un popolo di circa 350.000 italiani è costretto a lasciare tutto e rifugiarsi nella parte del Paese non occupato dalle truppe slave. A Trieste i profughi lasciano le loro povere cose nei magazzini come il tristemente famoso Magazzino 18 cantato da Simone Cristicchi. L’accoglienza in Patria fu estremamente ostile per la campagna diffamatoria del P.C.I. di Togliatti contro gli esuli anche attraverso le pagine dell’Unità. Vennero sparpagliati in campi e alloggi di fortuna, quasi nascosti dagli impavidi del III e IV governo di Alcide De Gasperi.
Siamo partiti in un giorno di pioggia
cacciati via dalla nostra terra
che un tempo si chiamava Italia
e uscì sconfitta dalla guerra
Hanno scambiato le nostre radici
con un futuro di scarpe strette
e mi ricordo faceva freddo
l’inverno del ’47.
[…………………………..]
E siamo scesi dalla nave bianca
i bambini, le donne e gli anziani
ci chiamavano fascisti
eravamo solo italiani
Italiani dimenticati
in qualche angolo della memoria
come una pagina strappata
dal grande libro della storia.
da Magazzino 18 di Simone Cristicchi
Anche la famiglia Aitala fu costretta a fuggire lasciando la propria casa ma portando con se lo scrigno dei documenti di famiglia, le fotografie e i libri. Giunti a Roma, tra molte peripezie, decisero di imbarcarsi per gli U.S.A. e lì rifarsi una nuova vita, era arrivato il 1951.
Addio alla mia Istria
Addio o pini che bagnate le radici nel salso,
Addio o rocce infrante dal mare,
addio o gabbiani bagnati di luce e di sole!
O terra natia, o Istria aspra e rocciosa, addio!
Paranze dai fianchi robusti,
velieri dal rosso sperone,
o grosse e pesanti maone,
bragozzi dai ponti adusti,
addio, per sempre addio!
Lasciate che l’esule stanco
vi guardi per l’ultima volta,
o colline ammantate di verde
in cui lo sguardo afflitto si perde!
Mentre il cuore batte ed ascolta,
ascolta il rumore dell’acque,
lo sciacquio dei remi,
le grida nel cielo sonoro
di echi e riflessi,
ascolta lo strido del gabbiano,
i rami che frusciano nel pineto,
il merlo nel verde vigneto,
il tonfo della mazza nello squero lontano,
negli squeri dai rossi legnami,
all’ ombra delle agili navi,
lenti i canti s’alzano gravi
degli ultimi Istriani.
Nel cuor disperato,
piange e lamenta
il ricordo sconsolato:
non più corse nei folti pineti,
non più canti nell’aure assolate!
Mai più, mai più!
Franco Aitala esule giuliano da Rovigno d’Istria
Il transatlantico trasporta molti istriani nella terra di Colombo, gli Aitala si fermano in Pennsylvania, da Rivigno a Filadelfia con un bagaglio di ricordi ma la voglia di ricominciare. Franco completerà i suoi studi conseguendo la laurea in Ingegneria civile, lavorerà per l’U.S. Government Industry and for Philadelphia Naval Ship Yard, Philadelphia, PA. Mentre suo fratello si laurea in Ingegneria chimica lasciando, per lavoro, la Pennsylvania per il Texas. Nel 1965 Franco sposa a New York Marilyn Bemis di sei anni più giovane, cittadina americana nativa di Hamilton, NY, avranno tre figli un maschio, Eric e due femmine, Michelle e Tina. Franco si spegne il 13 giugno 2005 all’età di 73 anni, la sua consorte l’aveva da poco preceduto.
Enanuele Casalena
Bibliografia
Istrianet.org. Franco G. Aitala, Family Album
The Istrian Diary, A Little History, by Michelle Aitala
Ringraziamo per la collaborazione la Sig.ra Michelle Aitala per l’autorizzazione concessaci per la pubblicazione del materiale tratto dal suo libro. Per contatti cliccare sul suo sito: The Istrian Diary
6 Comments