Dopo aver analizzato la più breve avventura di Romano fin qui pubblicata, Negli abissi del mare, eccoci qua a leggere insieme a voi Il nemico invisibile. Come avevamo anticipato nello scorso articolo, Profondo indaco, questo episodio è in realtà la seconda parte di una lunga vicenda in 36 tavole iniziata proprio con le 13 della rapida incursione marina precedente, che infatti si concludeva non con la classica parola “fine” bensì con il “continua”. Sempre in copertina e sempre a colori – testimonianza del consolidarsi del grande successo di questo fondamentale personaggio, diventato ormai da oltre due anni una vera e propria bandiera del periodico per la gioventù “Il Vittorioso”, testata a fumetti della cattolica AVE – il nuovo capolavoro del “legionario volante” di Kurt Caesar inizia sul n. 4 (a. IV) del 27 gennaio 1940 – XVIII E.F. e termina sul n. 26 (a. IV) del 29 giugno dello stesso anno (per un totale di 23 puntate).
Curiosità editoriali
Fra le immancabili “curiosità” editoriali vi segnaliamo che anche in questo episodio ogni puntata ha i suoi bravi “titolini”, evocativi e ad effetto, e più precisamente: Oltre le Ande, L’amuleto misterioso, Il biglietto spagnolo, L’indios nella notte, Una bomba!, Il bimotore in fiamme, Una freccia insidiosa, Il mistero si addensa, Sul Tempio dei Raggi, I segnali segreti, Il coccodrillo, Strani indizi, Allarme, Traditi dai portatori, L’ultimatum di Xaws, Dov’è la spedizione?, Senza speranza, Nel Tempio dei Raggi, Il segno di Xipe, Battaglia imminente, Isa ritorna, Tradimento! e Vittoria! Notare come due puntate, la nona e la diciottesima, abbiano praticamente lo stesso titolo! Non si tratta di pressapochismo, ma è inutile negare che un tempo, nel panorama fumettistico italiano, non c’era quella “mania di precisione” che riscontriamo da qualche decennio. Dalla decima alla ventunesima puntata (e dunque dal 30 marzo al 15 giugno 1940 – XVIII) in fondo alla tavola appare la parola “segue” con il “titolino” della puntata successiva.
Per tutta la carrellata di tavole il titolo globale Il nemico invisibile è affiancato a sinistra dalla dicitura “Avventure di Romano” (e a destra dal “titolino” di volta in volta sempre diverso) e sovrasta la definizione “Cineromanzo e disegni di C. Caesar”: in questo caso il termine “cineromanzo” (sul quale ci eravamo ampiamente dilungati nel nostro precedente intervento) viene singolarmente usato come sinonimo di “testi” (o di “soggetto e sceneggiatura”). Il titolo Il nemico invisibile è stampato in pieno ciano tipografico (azzurro) per 20 puntate, mentre nelle ultime tre è in nero.
Ecco come l’episodio Negli abissi del mare viene brevemente riassunto nella prima puntata del nuovo racconto: La nave-recupero su cui Romano era imbarcato è colata a picco. L’equipaggio è sbarcato a Lima. Durante questo soggiorno Romano è derubato d’una cassetta contenente documenti importanti. Isa, nipote del proprietario della fattoria, da alcune parole dette fra due indios intuisce ch’è stato tramato ai danni degli italiani. Immediatamente si pone in cerca dello zio per appurare la verità. I “riassuntini” delle puntate precedenti – che avevano accompagnato tutta la sequenza di Romano il legionario, che non erano stati usati nel Deserto bianco e che erano apparsi nel Nemico invisibile solo da un certo punto in poi – sono stavolta sempre presenti.
Questa del 1940, infine, è l’ultima avventura di Romano nel quale il lettering (ovvero i testi delle didascalie e quelli scritti all’interno dei balloon o nuvolette che dir si voglia) delle tavole è realizzato a mano, secondo la tradizione fumettistica classica, e non con procedimenti meccanici.
Dal giallo avventuroso alla fantascienza: 40 anni prima di Indiana Jones!
In questa nuova impresa del Legionario, la prima a essere pubblicata per intero negli anni ’40, l’avventura di stampo bellico alla quale era stato abituato finora il lettore lascia in parte il posto a generi narrativi diversi. Non mancano ovviamente le armi, la tecnologia più moderna che potesse essere rappresentata all’epoca e – come vedremo meglio più avanti – si nota soprattutto il ritorno in grande stile dell’aereo, dopo la “pausa acquatica” di Negli abissi del mare. Riallacciandosi al finale della storia precedente, con il furto dei “documenti importanti” che avevano rischiato di finire in fondo nell’oceano, la storia si tinge chiaramente di giallo: chi è il ladro? chi è il mandate? è lui il “nemico invisibile”? perché quelle carte sono state rubate? Il ritmo si fa pressante, serrato, con un andamento tipico del giallo avventuroso. I nostri partono per una spedizione cinematografica in una zona particolarmente pericolosa della giungla peruviana, non a caso soprannominata “inferno verde”, un’area che ha già inghiottito altri esploratori, una regione infestata da animali pericolosi e da indios selvaggi. A Caesar non sembra sufficiente inserire Romano in un contesto avventuroso già “contaminato” da sfaccettature thriller. L’artista come sceneggiatore attinge anche al fantastico. Questa storia, così ricca di elementi pescati in ogni dove dalla narrativa di genere e sapientemente rielaborati, sembra quasi anticipare di oltre un lustro lo stile narrativo del fumettista belga Edgar P. Jacobs, che nel 1946 avrebbe lanciato sul periodico per ragazzi “Le Journal de Tintin” la sua serie più importante, “Blake et Mortimer”, sviluppata nelle sua pienezza negli anni ’50 e portata avanti ancora oggi, con risultati altalenanti, dai continuatori dell’artista. Non ci sembra di fare un torto a Kurt Caesar dicendo che le trame di “Blake e Mortimer” sono sicuramente più elaborate rispetto a quelle di Romano… Ma non è questo il punto: qui ci preme sottolineare come il mix di giallo/avventura/fantascienza/mistero storico caratteristico di Jacobs e di molti altri autori della scuola franco-belga della Linea Chiara fosse già presente in un fumetto italiano all’alba dei Quaranta. Non parliamo poi di Indiana Jones, il popolarissimo personaggio creato da Spielberg per il grande schermo: lui sarebbe apparso soltanto nel 1981!
La chiave per aprire le porte sul fantastico è il misterioso “elemento 85 B”, la cui tabella e la cui formula, i già citati “documenti importanti”, sono state sottratte a Romano in Perù. Si tratta di qualcosa di estremamente vitale e strategico per l’Italia. Qualcosa che ha a che fare con l’energia atomica! Nella tavola periodica l’elemento n. 85 è l’astato, talmente instabile e soggetto a un così rapido decadimento nucleare che in natura si stima che ne esistano soli pochi grammi alla volta. Fu sintetizzato per la prima volta negli USA proprio nel 1940, partendo dal bismuto. Ma, nonostante fosse coinvolto negli esperimenti americani anche Segrè, è sicuramente impossibile che Caesar abbia inserito l’elemento 85 nella sua storia rifacendosi a quella notizia scientifica, visto che già lo cita nel 1939, nelle pagine della storia Negli abissi del mare. E più probabile che l’artista, che conosciamo come entusiasta delle nuove tecnologie, avesse letto qualcosa degli studi congiunti del romeno Horia Hulubei e della francese Yvette Cauchois, che nel 1936 sostennero di aver individuato tramite i Raggi X quello che allora era chiamato eka-iodio. Ma sentiamo sull’argomento la voce di un esperto, Francesco Neve, chimico dell’Università della Calabria, che in Rete scrive:
Fino al 1940 la tavola periodica ufficiale conteneva gli elementi noti fino al numero atomico Z=92, quello dell’uranio. Eppure c’era ancora qualche buco vuoto. Mancava di sicuro l’elemento dal numero atomico 61 (E61), mentre quelli al numero atomico 85 e 87 (rispettivamente eka-iodio ed eka-cesio) erano solo proposte derivanti da studi che non trovavano ancora sufficienti conferme (E87) o di cui non c’era alcuna prova certa (E61 e E85). Qualcuno aveva arbitrariamente dato loro un nome (anzi più di uno per lo stesso elemento) e un simbolo, e circolavano tavole periodiche praticamente complete. La ricerca dell’elemento E85 era la più attiva, e anche la più difficile da realizzare. Dopo diversi annunci rivelatisi falsi o poco accurati, nel 1940 venne pubblicata per la prima volta la preparazione dell’elemento 85 attraverso una reazione nucleare nella quale un target dell’unico isotopo stabile del bismuto (Bi-209) era bombardato con particelle alfa di 32 MeV di energia. L’isotopo prodotto (E85-211) era instabile e decadeva dopo una manciata di ore alternativamente a Po-211 e Bi-207 attraverso due meccanismi indipendenti. Sette anni più tardi all’elemento veniva dato il nome di astato.
Caesar scrisse la sua sceneggiatura nel 1939 e proprio in quel decennio che stava per chiudersi si sperimentarono nei laboratori di tutto il mondo (anche a Roma) le prime reazioni nucleari artificiali; solo negli anni ’40 sarebbero sorti i primi reattori nucleari e si sarebbero costruite le prime bombe atomiche. Il fascino terribile delle mostruose potenzialità dell’energia dell’atomo ha stimolato la fantasia di Caesar. Ecco dunque Romano estrarre da una cassa di legno marchiata Ansaldo, un particolare scafandro leggero che, come spiega la didascalia, è costruito per proteggere chi lo indossa dalle mortali emanazioni dell’elemento 85 B.
Mostrando ai lettori quella che è una vera e propria tuta anti-radiazioni il Nostro sembra addirittura predire il futuro, visto che la Ansaldo – salvata dal fallimento e nazionalizzata nel 1935 – avrebbe operato nel settore nucleare solo a partire dagli anni ’60, e tuttora vi opera, seppur realizzando reattori per l’estero, dopo l’esito del referendum del 1987. Tute antiradiazioni, dunque, sarebbero state usate alla Ansaldo, quasi 30 anni dopo l’avventura che stiamo leggendo.
Il “Tempio dei Raggi” e l’archeologia misteriosa
Romano, con il suo gruppo di amici e collaboratori, parte per la giungla peruviana: la missione volta alla ricerca dei documenti scomparsi agisce sotto la copertura di una spedizione scientifico-cinematografica, con l’obbiettivo di girare un film-documentario naturalistico. Cosa c’è di più innocuo?
Niente… peccato che una delle macchine da presa sia stata sostituita, per precauzione, da una splendida mitragliatrice Fiat-Revelli mod. 1914, asso del Prima Guerra Mondiale e largamente usata anche nelle prime fasi della Seconda. Momento centrale della vicenda, in gran parte ambientata in zone selvagge e semi-inesplorate
dell’interno del Perù, è l’apparizione dell’arcano “Tempio dei Raggi”. Caesar ce lo mostra per intero in poche vignette, sulla riva di un lago, in una zona verde e pianeggiante. I “raggi” che danno il nome all’edificio sacro, chiamati anche “raggi della morte”, e si capisce dal contesto, non possono che essere le radiazioni nucleari. Queste, nell’accezione fantastica della storia, hanno il potere di accecare e mummificare le loro vittime: è proprio per contrastare gli effetti di tali emanazioni che Romano esplora il tempio vestendo lo speciale scafandro protettivo della Ansaldo.
Negli anni ’80 lo sceneggiatore milanese Alfredo Castelli avrebbe creato per la casa editrice di Bonelli la figura di Martin Mystère, ancora oggi in edicola co
i suoi albi mensili e i suoi speciali; in decine di avventure Castelli impegna il suo personaggio nell’esplorazione di siti archeologici che sarebbero le estreme vestigia di antiche civiltà scomparse, come Atlantide e Mu, le quali avrebbero sviluppato, diecimila anni prima dell’Era Volgare, tecnologie avanzatissime, imbrigliando l’energia dell’atomo; questi luoghi, proprio come il “Tempio dei raggi” peruviano, avrebbero al loro interno macchinari e armi difensive a radiazioni ancora perfettamente funzionanti. E Alfredo Castelli, in quella che potrebbe essere una catena infinita di rimandi, si ispirò all’opera di Jacobs…
Ma i “raggi” del sito peruviano richiamano anche il Sole, ed è a questi fonti che – fuori dall’immaginario – graficamente si ispira l’artista. Un “Tempio del Sole” esiste in Perù, ma ha un aspetto completamente diverso da quello che tratteggia Caesar nell’avventura, ed è a Machu Picchu, in montagna. I disegni del tempio in cui penetra Romano ricordano più l’architettura mesoamericana, e la piramide su cui sorge il “Tempio dei Raggi” è molto simile al Tempio di Kukulkan, detto El Castillo, a Chichen-Itza, nello Yucatan messicano. Si parla però di Maya e non degli antichi indigeni peruviani, gli Inca. E infatti, quando Romano entra nel “Tempio dei Raggi”, notiamo
che le pareti sono affrescate secondo la sensibilità artistica dei Maya, con figure e simboli che potrebbero ricordare le immagini del Codice di Dresda, o ancor meglio gli affreschi e i bassorilievi presenti nel sito archeologico di Bonampak, nel Chiapas, al confine con il Guatemala.
Il ritorno dell’aereo
Romano, asso dell’aviazione militare italiana e pilota legionario, lo avevamo visto nello scorso episodio impegnato in ambientazioni marine e subacquee, fuori – per così dire – dal suo “elemento naturale”: l’aria. Con Il nemico invisibile le aeromobili tornano in grande stile! All’inizio dell’avventura (già apparso in qualche vignetta dell’episodio precedente, Negli abissi del mare) ecco un curioso esemplare di aereo monoposto “tascabile”: potrebbe trattarsi di un prototipo di piccolo ricognitore sperimentale della Boeing, mai messo in produzione, e che sarebbe stato sviluppato nel Dopoguerra con l’aeromobile STOL (Short Takeoff and Landing) L15 Scout; d’altronde è risaputo che Kurt Caesar aveva una sfrenata passione per tutte le novità che riguardavano i mezzi di trasporto, soprattutto se si trattava di progetti e di prototipi sperimentali. Nella 5a puntata ecco arrivare dal cielo una minaccia: un “bimotore misterioso”. Si tratta di un Handley Page HP. 52 Hampden, un bombardiere di media stazza britannico della RAF che era entrato in produzione nel 1938; il velivolo viene assalito, nella puntata success
iva, da un caccia, l’americano Curtiss P-40 Warhawk della USAF, anche questo una novità del 1938. Inglesi, statunitensi… Non c’è un intento politico: si tratta ovviamente di modelli di riferimento per Caesar, appassionato di tutti gli aerei, di quelli delle forze nemiche e di quelli delle aeronautiche alleate. E infatti, nelle puntate successive, vediamo Romano volare su un nuovissimo Junker Ju 87b, il celeberrimo bombardiere in picchiata Stuka (Sturzkampfflugzeug) della germanica Luftwaffe, appena entrato in produzione, dopo i test con i primi modelli della Legione Condor in Spagna. Nella puntata n. 17 volano in formazione cinque biplani: si tratta di britannici Gloster SS. 37 Gladiator, entrati anche questi in servizio nella seconda metà degli anni ’30, per essere impiegati dalla RAF e dall’aviazione di marina inglesi. La storia, a sottolineare la vocazione principalmente (anche se non esclusivamente) “aerea” delle avventure di Romano, si chiude con un viaggio tra le nuvole, a bordo di un idrovolante inglese quadrimotore Short Sunderland S.25. Si chiude la storia, ma la vicenda continua…
Francesco G. Manetti