11 Ottobre 2024
Giovani

Generazione Erasmus – Roberto Pecchioli

La generazione Erasmus sono i giovani del presente, i millennials, coloro che si sono formati nel primo scorcio del XXI secolo. Erasmus è Erasmo da Rotterdam, l’umanista autore dell’Elogio della Follia, un testo fortunatissimo ma di scarsa profondità. La definizione riguarda il programma dell’Unione Europea che permette a molti ragazzi di studiare o soggiornare per un periodo definito in un paese diverso dal proprio. Poco tempo, pochissimo studio, scarsa formazione, poco più di una lunga vacanza. Eppure, un oggetto di desiderio per moltissimi. Ne parla un giovane intellettuale fuori dagli schemi, Paolo Borgognone in un libro, Generazione Erasmus appunto, che ogni giovane dotato di cervello pensante dovrebbe leggere e meditare.

Il quadro è sconfortante, e va sottolineato che i giovani Erasmus sono vittime. Il sistema li vuole fragili, nomadi, sottomessi alle leggi di mercato, flessibili. Per questo li educa, condiziona e indottrina a vivere in una sorta di paese delle meraviglie leggero, impalpabile, diafano, intercambiabile.

I ragazzi vengono esortati a vivere con il trolley in mano. Devono essere pronti a trasferirsi di continuo, compulsivamente. Si trovano a loro agio negli aeroporti, nei centri commerciali, negli ostelli, i nonluoghi. Imperativo è conoscere un po’ di inglese, lingua franca dei consumi, della tecnologia e di quell’universalità da quattro soldi spacciata per modernità, apertura, capacità di comprendere il mondo.

Il globalismo estirpa le radici: meglio tagliarle sin dai primi anni di vita. La Generazione Erasmus è invitata a non avere casa, patria, identità, o, se volete, a ostentare l’assenza di identità come imprinting generazionale. Stipati in bilocali arredati con tristi mobili Ikea affittati sull’apposita app di Airbnb o simili, armati di un vocabolario di poche centinaia di parole multiuso da pronunciare in un inglese approssimativo, si mischiano senza unirsi. Rimangono grumi senza forma, privati di un centro, attori non protagonisti di rapporti immediati quanto superficiali, ignari che là fuori il mondo è più vasto e complesso del campus, degli studi settoriali al termine dei quali sapranno tutto di nulla e non avranno neppure sfiorato il pensiero critico, e poi vittime dello sballo obbligato, della trasgressione programmata.

Forse non è un caso la scelta del nome di Erasmo, che si firmava Erasmus Desiderius. I millennials, infatti, sono vittime del desiderio indotto. Diseducati a riflettere, sono chiusi in un eterno presente fatto di stimoli sempre maggiori, esauriti nella soddisfazione immediata cui segue l’inevitabile vuoto da riempire con nuove aspirazioni o smanie. Nella suo Dialogo della salute, che precedette di poco il suicidio a ventitré anni, il giovane Carlo Michelstaedter scriveva, a proposito del nichilismo gaio che antivedeva: “Schiavi di ogni capriccio, legati a d ogni istante, vittime di ogni padrone, bisognosi sempre di tutto, sitibondi nel fluire dell’acqua, affamati nella sovrabbondanza”. Il giovane goriziano era, a suo modo, un millennial del secolo passato, giacché scriveva attorno al 1910, Belle Epoque e finis Austriae.

Nel presente, guai a paragonare il nomadismo degli Erasmus con un errante colto alla Bruce Chatwin. Egli era un viandante, anzi un viator alla ricerca dell’autenticità animato da una vera sete di conoscenza. Inoltre, disprezzava profondamente l’Europa sazia ed inerte, tanto che arrivò a dire che si stava “maializzando”. E animali d’ allevamento, esemplari zootecnici sono, per la cupola del potere, le generazioni che stanno formando, trasformando, sformando. Tutti di corsa in massa, perennemente in viaggio e connessi, con il dialogo ridotto agli SMS e all’esibizionismo da social media, selfie e istantanea dell’attimo fuggente.

E’ oggettivamente una generazione di vittime, a partire dal materialismo pratico, dall’indifferenza a principi stabili come a vite radicate in un luogo ed in destino. Vittime dell’istruita ignoranza in cui sono stati cresciuti, della falsa equivalenza di ogni valore, della tolleranza di tutto senza giudizio di merito, diseducati alla riflessione, inclini al disprezzo per il sacrificio, trascinano la vita in un individualismo massificato il cui esito è il cinismo, la competizione ad ogni costo, la logica dei “vincenti”, la strumentalità e fungibilità dei rapporti.

Feticismo della merce, intuiva Marx, ma anche del desiderio, del denaro, dell’attimo. La soluzione è nella convenienza, per il resto vale il libretto delle istruzioni online. Quella della generazione Erasmus è una vita puntinista senza la capacità di trarne un quadro. Vittime sorridenti, in vacanza perenne, senza radici, appese ai voli low cost, all’orario ferroviario e al miraggio di uno stage a Londra. Elogio della follia per davvero, vecchio Erasmo simbolo inconsapevole degli ultimi europei, turisti dell’esistenza, abitatori del vuoto, cittadini del nulla.

12 Comments

  • max tuanton 4 Gennaio 2018

    C’era un personaggio che disse “all’ inizio eravamo in 7 ora SIAMO in migliaia pronti a TUTTO” mai disperare Pecchioli internet e’riuscita a svegliare anche chi non doveva essere svegliato ,le lancette dell’orologio DOVRANNO tornare Indietro

  • max tuanton 4 Gennaio 2018

    C’era un personaggio che disse “all’ inizio eravamo in 7 ora SIAMO in migliaia pronti a TUTTO” mai disperare Pecchioli internet e’riuscita a svegliare anche chi non doveva essere svegliato ,le lancette dell’orologio DOVRANNO tornare Indietro

  • Catilina 4 Gennaio 2018

    Lasch parlava di “visione turistica del mondo”.
    Articolo eccezionale. La leggo sempre con interesse e piacere.
    Vada avanti così!

  • Catilina 4 Gennaio 2018

    Lasch parlava di “visione turistica del mondo”.
    Articolo eccezionale. La leggo sempre con interesse e piacere.
    Vada avanti così!

  • Asile 4 Gennaio 2018

    Gentile Pecchioli,
    la leggo sempre con piacere, sono giovane e faccio parte a pieno titolo della cosiddetta generazione erasmus. Sottoscrivo ogni parola del suo articolo, che ho letto con l’interesse di chi guarda se stesso allo specchio e non può far altro che prendere atto con disappunto di ciò che questo riflette. Nelle situazioni che descrive ritrovo me stessa e i miei coetanei, dal trolley in mano agli ostelli agli stage ai continui traslochi con gli immancabili mobili ikea. A volte mi sembra di essere spinta da una corrente sottile e travolgente che non mi lascia il tempo di fermarmi, riflettere, guardarmi intorno, valutare se le mie scelte sono giuste o sbagliate, guardare oltre il presente. Sento che ogni cosa è sfuggente, temporanea, intercambiabile. E quando ne prendo atto inevitabilmente provo un malessere difficile a descriversi, ma che certo non aiuta a raccogliere le energie giuste per reagire – se possibile. E poi, mi chiedo, come si può reagire a tutto questo? Rallentare questa corsa di ciascuno verso qualcosa di sempre nuovo ma dietro cui spesso non si nasconde nessun obiettivo concreto? Oppure, altrimenti, come darle un senso?

  • Asile 4 Gennaio 2018

    Gentile Pecchioli,
    la leggo sempre con piacere, sono giovane e faccio parte a pieno titolo della cosiddetta generazione erasmus. Sottoscrivo ogni parola del suo articolo, che ho letto con l’interesse di chi guarda se stesso allo specchio e non può far altro che prendere atto con disappunto di ciò che questo riflette. Nelle situazioni che descrive ritrovo me stessa e i miei coetanei, dal trolley in mano agli ostelli agli stage ai continui traslochi con gli immancabili mobili ikea. A volte mi sembra di essere spinta da una corrente sottile e travolgente che non mi lascia il tempo di fermarmi, riflettere, guardarmi intorno, valutare se le mie scelte sono giuste o sbagliate, guardare oltre il presente. Sento che ogni cosa è sfuggente, temporanea, intercambiabile. E quando ne prendo atto inevitabilmente provo un malessere difficile a descriversi, ma che certo non aiuta a raccogliere le energie giuste per reagire – se possibile. E poi, mi chiedo, come si può reagire a tutto questo? Rallentare questa corsa di ciascuno verso qualcosa di sempre nuovo ma dietro cui spesso non si nasconde nessun obiettivo concreto? Oppure, altrimenti, come darle un senso?

  • Bruno Fanton 6 Gennaio 2018

    Tutto questo è funzionale al Progetto di progressiva eliminazione della razza europea per sostituirla col meticciato islam-africanoide. Infatti se la nostra generazione erasmus non potrà avere una casa, un lavoro sicuro, né formare una coppia od una famiglia, non potrà riprodursi, per mancanza di possibilità sopravvivenziali; tutt’ al più incrementerà il mercato degli aborti volontari, già a livello 5 milioni (l’ anno), mentre per i seguaci di Allah e Maometto figliare alla cazzo di cane è la norma. Anche se i figli non riescono a mantenerseli da soli, lo faremo noi eurocoglioni: inch’ Allah!
    Bruno

  • Bruno Fanton 6 Gennaio 2018

    Tutto questo è funzionale al Progetto di progressiva eliminazione della razza europea per sostituirla col meticciato islam-africanoide. Infatti se la nostra generazione erasmus non potrà avere una casa, un lavoro sicuro, né formare una coppia od una famiglia, non potrà riprodursi, per mancanza di possibilità sopravvivenziali; tutt’ al più incrementerà il mercato degli aborti volontari, già a livello 5 milioni (l’ anno), mentre per i seguaci di Allah e Maometto figliare alla cazzo di cane è la norma. Anche se i figli non riescono a mantenerseli da soli, lo faremo noi eurocoglioni: inch’ Allah!
    Bruno

  • DAmod1 6 Gennaio 2018

    Follia è l’ironia rivolta alla Chiesa Cattolica e alle sue monarchie nel XVI secolo.

    Allora si rischiava il rogo e si scriveva facendo in modo di evitarlo lasciando parlare “Follia” a suo rischio e pericolo.

    L’opera retorica e umanista di Erasmo è il quadro sconfortante di quell’ Europa come l’Erasmus è il quadro sconfortante di questa.

    Ai giovani dico: <>, mentre ai politici, Prodi in primis et in finis, direi se potessi … <>.

    Cordialità.-

  • DAmod1 6 Gennaio 2018

    Follia è l’ironia rivolta alla Chiesa Cattolica e alle sue monarchie nel XVI secolo.

    Allora si rischiava il rogo e si scriveva facendo in modo di evitarlo lasciando parlare “Follia” a suo rischio e pericolo.

    L’opera retorica e umanista di Erasmo è il quadro sconfortante di quell’ Europa come l’Erasmus è il quadro sconfortante di questa.

    Ai giovani dico: <>, mentre ai politici, Prodi in primis et in finis, direi se potessi … <>.

    Cordialità.-

  • DAmod1 6 Gennaio 2018

    errata corrige:

    ai giovani dico … è bello ciò che piace mentre ai politici, Prodi in primis et in finis, direi se potessi … che facciamo?

  • DAmod1 6 Gennaio 2018

    errata corrige:

    ai giovani dico … è bello ciò che piace mentre ai politici, Prodi in primis et in finis, direi se potessi … che facciamo?

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