7 Ottobre 2024
Politica

Ghostbusters – Fabio Calabrese

Voi sapete che io non amo occuparmi della politica spicciola, di quello che lo scomparso Berlusconi chiamava “il teatrino della politica”, e sinceramente non mi aspettavo, a poca distanza da un articolo come Tastare il polso e degli esiti delle ultime elezioni europee non potevo non occuparmi – di dover tornare così presto sull’argomento, però non è possibile non registrare il fatto che tra fine giugno e inizi di luglio 2024 l’Italia ha preso due grossi ceffoni.

Il primo, a livello sportivo, l’esclusione dal campionato europeo di calcio dopo tre partite, contro Spagna, Croazia e Svizzera, nelle quali la nostra squadra nazionale ha fatto una figura miseranda, il secondo l’esclusione da qualsiasi carica di peso nella commissione, cioè in pratica nel nuovo governo dell’Unione Europea.

Voi direte, riguardo al primo caso, cosa c’entra il calcio con la politica? C’entra, c’entra, perché questa ennesima figuraccia non dipende da un cattivo CT e da una rosa male scelta di giocatori, ma ha radici molto più ampie, non possiamo non ricordare le due mancate qualificazioni a ben due edizioni consecutive dei campionati mondiali, e questo ben prima che la panchina azzurra venisse affidata a Spalletti.

In realtà, la spiegazione di questa crisi che ha portato la nazionale italiana a un livello assolutamente disonorevole e indegno delle nostre tradizioni sportive, è piuttosto semplice: abbiamo un campionato di club fra i più spettacolari del mondo, attorno al quale gira un’enorme quantità di denaro, e che attira come una calamita atleti allogeni da ogni dove, delle più svariate nazionalità. Con squadre di club che somigliano sempre più a reparti della legione straniera, un vivaio di atleti nazionali non ha modo di formarsi e crescere, e a quest’ultimo campionato europeo le conseguenze le abbiamo viste in pieno. A parte l’ottimo Donnarumma, la nostra nazionale sembrava una squadra di oratorio parrocchiale.

Qui dovrebbe intervenire la politica, non solo incentivando l’attività sportiva a ogni livello, ma anche ponendo limiti legislativi alla presenza di stranieri nelle nostre squadre di club, ma possiamo essere certi che non lo farà, il giro di denaro attorno al campionato è troppo forte.

Parliamo dell’altro grande schiaffo che l’Italia ha ricevuto in questo periodo, l’esclusione da cariche importanti nel governo di Bruxelles. Esso appare dettato da un solo motivo, il fatto che l’Italia ha oggi un governo di centrodestra.

Bisogna, al riguardo, avere il coraggio di ammettere le cose come stanno, le ripetute attestazioni di servilismo verso gli USA e la UE, la disponibilità a fornire a pioggia armi all’Ucraina, nemmeno quella che a mio parere è la cosa più vile e spregevole di tutte, ossia cercare di far passare la legittima e sacrosanta indignazione dell’opinione pubblica per il genocidio che gli Israeliani stanno compiendo a Gaza per un rigurgito dell’antisemitismo di ottant’anni fa, sono serviti a qualcosa. Sebbene già il MSI di Almirante non avesse che una parentela molto vaga con le idee del regime che aveva governato l’Italia dal 1922 al 1943, e Fratelli d’Italia sia un’erede dalla legittimità molto dubbia di quella formazione politica, i signori della UE non vedono la realtà delle cose, ma il fantasma di un fascismo scomparso da ottant’anni e, da bravi ghostbusters sono scesi sul piede di guerra contro un nemico inesistente, armati – suppongo – di zaini protonici.

Ma saremmo ancora fortunati se certi ghostbusters si trovassero annidati soltanto ai vertici della UE. Poco dopo le elezioni europee ha fatto scalpore l’inchiesta di una giornalista di Fanpage che, infiltratasi nella Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, vi ha registrato canti del ventennio, slogan neofascisti e antisemiti.

Per prima cosa, io liquiderei proprio la questione dell’antisemitismo, o di ciò che la sinistra, o una parte di essa vuole far passare per tale. L’indignazione per la politica genocida e assassina che Israele sta oggi conducendo a Gaza con il chiaro intento di risolvere la questione palestinese eliminando l’ultimo palestinese, è, prima di qualsiasi ideologia, la reazione naturale di chiunque sia dotato di un minimo di sensibilità umana e di etica. Il tentativo di confonderla con il razzismo di novanta anni fa, è una manovra ipocrita e vergognosa. Chiunque vi parli oggi di antisemitismo, potete essere certi che vi sta ingannando.

La reazione che mi ha provocato l’inchiesta di Fanpage è stata di grande tristezza. Infatti, e chiaro che questi “neofascisti” sono, almeno in una certa misura i figli di quelli che un tempo militavano nelle file delle organizzazioni giovanili del MSI, e non si avvedono che Fratelli d’Italia li sfrutta per condurre una politica filoamericana, filo-UE, filosionista del tutto contraria alle loro idee. È in sostanza la stessa cosa che avveniva ai tempi del MSI, sono la “carne da cannone” destinata a “sporcarsi le carte” nelle manifestazioni non autorizzate e simili, a tutto vantaggio della carriera politica di qualcuno più furbo.

Se capitasse mai un giorno, di vivere in un’Italia e in un’Europa meno intossicate di veleno ideologico e si lasciassero semplicemente parlare i fatti, esaminando la storia di questo “neofascismo”, si scoprirebbe che le cose sono molto diverse da come oggi vengono raccontate secondo la vulgata imposta dal regime.

Proprio poco tempo prima delle elezioni europee è caduto il cinquantesimo anniversario della strage di piazza della Loggia a Brescia. Nell’occasione, Sergio Mattarella ha tenuto un discorso nel quale ha recisamente negato che si sia trattato di una strage di stato. Invece, è appunto una strage di stato che è stata, come quasi tutti gli attentati, le stragi, le violenze che hanno insanguinato l’Italia negli anni ’70 dello scorso secolo.

La favola dei “servizi segreti deviati” che in combutta con i “neofascisti” avrebbero tramato per sovvertire lo stato democratico, non ha nessuna consistenza. Vogliamo scherzare? I servizi segreti sono in assoluto una delle parti più delicate di un apparato statale, anche di una repubblica delle banane come quella italiana, e non vi possono accedere se non uomini in cui “le istituzioni” ripongono assoluta fiducia. La verità è tutta un’altra.

Bisogna tenere presente che in quegli anni era in atto un “attacco al cuore dello stato” da parte delle Brigate Rosse. L’esperienza, soprattutto dell’America Latina, dove hanno operato Tupamaros, Montoneros e continuano ancora oggi a operare varie organizzazioni terroristiche di ispirazione marxista, dimostra che l’effetto del terrorismo “rosso” è stato quello di spostare a destra, per comprensibile reazione, l’opinione pubblica dei vari Paesi sudamericani.

Come impedire che ciò avvenisse anche in Italia? Semplice, inventando un “terrorismo nero” simmetrico. In qualche caso, è bastato cambiare l’etichetta agli attentati “rossi”, e il caso più emblematico è stato quello di piazza Fontana, dove, dopo aver scarcerato il vero responsabile, l’anarchico Valpreda, si è incriminato Franco Freda, ottenendo così anche il risultato di tappare la bocca a un editore “scomodo”, uso a pubblicare testi “non conformi”, ma non è stato sempre possibile procedere così. Allora nulla di meglio che, da parte degli uomini dei servizi segreti, che contattare gli elementi più ingenui e influenzabili degli ambienti “neofascisti” e convincerli a mettere delle bombe, persuadendoli che in tal modo avrebbero fatto “la rivoluzione”, bombe che in realtà non servivano a destabilizzare il sistema, ma a stabilizzarlo.

L’esempio più chiaro in questo senso è probabilmente proprio quello di piazza della Loggia, il cui autore materiale, Ermanno Buzzi era addirittura un soggetto infermo di mente, che, guarda caso, fu assassinato in carcere prima che potesse dire nulla dei mandanti.

Sull’altro piatto della bilancia, va messo ciò che perlopiù è stato in realtà questo “neofascismo”, migliaia di giovani assolutamente normali che volevano studiare e lavorare senza dover sottostare ai dettami dell’ideologia “rossa” imposta nelle scuole e nelle fabbriche, generalmente con la violenza.

Non pochi di loro hanno pagato con la vita questa sacrosanta aspirazione. I casi più drammatici sono stati gli assassinii di Mikis Mantakas, di Sergio Ramelli, la strage di via Acca Larenzia, il rogo di Primavalle, entrambi a Roma. Quest’ultimo fu un delitto particolarmente odioso, fu incendiata la casa di un esponente del MSI, e i suoi figli morirono nel rogo, fra essi un bambino di cinque anni.

Tutti questi delitti sono rimasti rigorosamente impuniti. In quegli anni “i compagni” salmodiavano “uccidere i fascisti non è reato”, e purtroppo hanno avuto ragione, le autorità e soprattutto una magistratura infeudata a sinistra, si sono ben guardate dal perseguire gli autori, spesso noti, di questi delitti.

Le recenti elezioni legislative che si sono svolte in Francia sono state totalmente all’insegna della caccia ai fantasmi. Sebbene fosse estremamente dubbio che la destra di Marine Le Pen potesse rappresentare un pericolo per la democrazia maggiore della Meloni in Italia, il suo successo al primo turno ha messo in allarme i ghostbusters francesi, determinati a vincere la guerra che la Francia non ha combattuto nel 1940.

Il primo atto clamoroso è stato la desistenza dei candidati socialisti ai ballottaggi, a favore dei centristi di Macron, portando avanti il lento suicidio iniziato con le presidenziali. Vogliamo dire la verità? Il centrismo non esiste. O si è socialisti, cioè a favore dell’intervento pubblico nell’economia a fini di equità sociale, o si è liberisti, cioè a favore dell’onnipotenza del mercato, senza freni e senza regole.

Forse sarà il caso di ricordare che proprio in Francia contro Macron c’è stato l’unico moto che in Europa negli ultimi tre quarti di secolo si è avvicinato a essere una sommossa popolare, la rivolta dei gilet gialli.

Ma la vera sorpresa è arrivata dalle urne. La fobia antifascista diffusa ad arte non ha fatto il gioco di Macron, ma, nonostante la desistenza socialista, prodotto un inopinato avanzamento della sinistra anche estrema, e adesso l’inquilino dell’Eliseo si troverà con una Francia molto difficile da governare. Da apprendista stregone, ha evocato forze che non riuscirà a padroneggiare.

Non che la cosa per la verità mi dispiaccia molto. Se c’è una cosa che Macron ha dimostrato in questi anni, è di non essere un amico dell’Italia. Sotto di lui, la Francia si è annessa il tratto di mar Tirreno fra la Corsica e la Toscana e la vetta del Monte Bianco, nell’assoluta indifferenza dei governi di centrosinistra che hanno dimostrato di fregarsene ampiamente dell’integrità territoriale italiana, ma ancora peggiore è stata la politica africana, che praticamente ha escluso l’Italia dalle risorse energetiche del continente. Intanto, i migranti che attraversavano la frontiera di Ventimiglia, sono sempre stati riaccompagnati indietro. E’, bisogna ammetterlo, il massimo dell’equità, a noi i migranti, ai Francesi il petrolio.

Non è verosimilmente un caso che il partito italiano che conta il maggior numero di insigniti della legion d’onore fra i suoi vertici, sia il PD, che per quanto riguarda il nostro interesse nazionale, ha sempre dimostrato una totale incuria. Più che legion d’onore, visto l’atteggiamento tenuto dalla Francia di Macron nei nostri confronti, sarebbe il caso di chiamarla legione di vergogna.

I ghostbusters impegnati a dare la caccia al fantasma di un fascismo che non esiste più da ottant’anni, devono essersi risvegliati anche oltre Manica, è probabilmente così che si spiega la recente, inopinata vittoria elettorale dei laburisti – la sinistra inglese – dopo un dodicennio nel quale si sono trovati ai margini e parevano quasi scomparsi dalla vita politica britannica.

Forse le recenti affermazioni della Meloni in Italia e della Le Pen in Francia hanno fatto temere loro di vedere i loro cieli nuovamente solcati dagli aerei della Luftwaffe, nonché dalle V1 e V2. Grottesco e ridicolo.

Ora, occorre riflettere che il danno di questa situazione non è rappresentato soltanto dal fatto che le classi politiche italiane ed europee continuano a essere impegnate in un’assurda caccia ai fantasmi di un passato che non esiste più da ottant’anni invece di occuparsi dei problemi reali della gente. Sicuramente, né Giorgia Meloni in Italia, né Marine Le Pen in Francia rappresentano una minaccia per la democrazia. Al contrario, sono questi democratici e la loro delirante idea della democrazia, a essere una minaccia per la libertà.

Poco prima di concludere con il pensionamento il mio percorso di docente, mi capitò fra le mani un testo di storia che fra i brani di lettura riportava un estratto del Corpus iuris civilis giustinianeo. Lo lessi e rimasi davvero sorpreso, al punto che mi diede l’impressione che non si trattasse di un testo vecchio di quindici secoli, ma di quindici secoli avanti a noi, infatti enunciava un principio molto chiaro: nessuno può essere perseguito per le sue idee. Subito mi sono venute in mente le nostre legislature infarcite di fattispecie di reati d’opinione, guarda caso, intese a colpire sempre una determinata parte politica.

La legge dovrebbe perseguire i comportamenti, non le opinioni, nel momento in cui si persegue un’opinione si limita la libertà. Chi da a questi democratici la facoltà di distribuire patenti di democrazia e anatemi di fascismo? I concetti politici sono abbastanza vaghi da permettere di assimilare all’eresia condannata qualsiasi avversario politico. Ai tempi dello stalinismo, seguendo i dettami del grande padre sovietico, i comunisti accusavano di fascismo persino i socialdemocratici accusandoli di essere “socialfascisti”. Oggi, evocando lo spettro di un fascismo morto da ottant’anni, la storia si ripete, ma il vero pericolo per la libertà sono loro, i democratici, proprio in ragione della pretesa di censurare e demonizzare le idee.

Tempo fa ho concluso uno di questi articoli dicendo che se nello scorso secolo le minacce alla libertà erano le dittature, oggi la minaccia alla libertà è la democrazia, e nell’incipit del mio libro Ma davvero veniamo dall’Africa? avevo messo la frase “Volete la libertà e la democrazia? Dovete scegliere, non potete averle entrambe”. Sono sincero, in entrambi i casi, mi sembrava di aver fatto ricorso a iperboli polemiche. Ma mi rendo conto di non aver detto altro che la verità.

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