(prosegue…)
Nei suoi scritti più celeberrimi, dalla ‘Cena delle ceneri’ al ‘De la causa principio et uno’, dal ‘De l’infinito universo et mondi’ fino al ‘De magia’, il filosofo di Nola sostiene che l’universo infinito è dotato di intelligenza e che non è stato creato da Dio pur essendone una manifestazione diretta e immediata. Bruno sembra eliminare la differenza tra creato e creatore come lo intende la teologia cristiana pur riconoscendo in Dio la “causa” e il “principio” di tutto ciò che esiste. La divinità crea ed è, al tempo stesso, p
“ Io dico Dio tutto infinito, perché da sé esclude ogni termine ed ogni suo attributo è uno e infinito; e dico Dio totalmente infinito, perché lui è in tutto il mondo, ed in ciascuna sua parte infinitamente e totalmente: al contrario dell’infinità de l’universo, la quale è totalmente in tutto, e non in queste parti (se pur, riferendosi all’infinito, possono esse chiamate parti) che noi possiamo comprendere in quello ”
(Giordano Bruno – De infinito universo et mondi).
Addentriamoci nel suo pensiero esoterico per poi esaminare i Sigilli bruniani sotto una nuova luce. Conoscere Giordano Bruno significa conoscere principalmente il pensiero ermetico. La sapienza della concezione bruniana, figlia della ‘gnosi ermetica’, ha la pretesa di provenire da un altro piano di realtà, ossia da un mondo superiore che comunica da sempre ininterrottamente informazioni negli animi degli ‘eletti’; lo stesso Bruno più volte sosteneva nei suoi scritti che la verità non è comprensibile a tutti, ma solo a pochissime anime dotte tra cui, ovviamente, egli stesso. Il Nolano fu a tutti gli effetti un aristocratico del pensiero sempre pronto a difendere con le unghie e con i denti l’amore per la verità:
“ Noi, invero, ci siamo consacrati a quel genio (che ci permette di scrutare intrepidi il fato e le tenebre davanti a noi); non mostriamo un cuore ingrato ai doni degli Dèi, ciechi alla luce del Sole, sordi alle distinte voci della natura. Non ci preoccupiamo di che cosa dica di noi l’opinione degli stolti né di quali sedi sia degna, ben più in alto e con ali migliori noi siamo saliti e, per quanto basta, abbiamo visto che cosa esiste oltre le nubi, che cosa oltre i sentieri dei venti. Là giungeranno in parecchi sotto la nostra guida, salendo la scala saldamente eretta nel proprio petto che Dio e la forza di un acuto ingegno concederanno, non la mente, le ali, il fuoco, il vento, le nubi, lo spirito, fantasie dei vati… Avanzi nudo il Sole, senza l’ombra delle nubi; le falere dei quadrupedi non si addicono al dorso degli uomini. La tanto bramata immagine del vero, trovata e scoperta, mi trascini; e se anche nessuno intende, io riesco a intendere con il favore della natura e del Dio; e tanto mi è più che sufficiente ” (Giordano Bruno – De monade, numero et figura liber consequens quinque)
L’Egitto, tanto caro a Bruno, è sempre stato avvolto da un’aurea di mistero e fascinazione, tanto che i primi uomini ad interessarsene seriamente furono non a caso le classi colte rinascimentali. Nel Rinascimento sia il mondo Greco che quello Egizio riacquisirono di nuovo il loro valore, soprattutto grazie ai filosofi neoplatonici. L’Egitto esaltato da Bruno è l’Egitto non decaduto, lo stesso che è alla base della tradizione esoterica della confraternita dei Rosa+Croce (1) da cui è fuoriuscito Mosè ed il ‘suo popolo’, e di cui ci siamo occupati nei nostri precedenti lavori. Come abbiamo più volte sottolineato, la ‘nova filosofia’per sua stessa natura conduce oltre ogni forma di religiosità – il Nolano considerava le religioni del suo tempo non più genuine come invece lo furono in passato altre tradizioni sacre, soprattutto la ‘Prisca Aegyptiorum Sapientia’ (antica sapienza egizia). La ‘magia naturale’, che fu tanto esaltata nel Rinascimento italiano e di cui si pensava in quei tempi che avesse un’origine egiziana, aveva come obiettivo primario quello di armonizzare l’uomo e la natura e di allargare le facoltà mentali dell’essere umano. Nello Spaccio della Bestia Trionfante Bruno scrive a proposito delle virtù degli Egizi, i quali hanno saputo adorare le divinità con immagini vive di bestie, poiché “lanaturaè Dio in tutte le cose” (‘Natura est deus in rebus’). Gli Egizi hanno saputo comunicare con le divinità in mille modi diversi attraverso quella sapienza, quell’arte e quella scienza che Bruno chiama ‘magia’. Per mezzo della ‘Magia Naturalis’ si stabilisce un enorme sistema di comunicazione tra gli uomini, gli dèi (‘Potenze’ e ‘Principi universali’), e la natura poiché quest’ultima per Bruno altro non è che “Vita-Materia infinita” (De la causa principio et uno). Attraverso la mente, potenziata dall’essenza stessa della Magia naturale, oltre che da fertili operazioni mnemotecniche, sarebbe possibile, secondo ciò che ci viene tramandato dal ‘pensiero ermetico’ in voga nella seconda metà del ‘400, ottenere la totale comprensione dell’universo. Questo nostro saggio, più che ad illustrare gli aspetti storici della vita di questo grande pensatore che fu Filippo Giordano Bruno, è principalmente incentrato a chiarire alcuni aspetti della sua visione esoterica; sempre in quest’opera vogliamo umilmente dimostrare come i ‘Sigilli bruniani’, e con essi tutti i diagrammi ermetici (xilografie incise su legno) da lui elaborati, siano in realtà strumenti di connessione o portali tra la dimensione fisica e quella metafisica. Per mezzo del loro simbolismo geometrico è infatti possibile alterare il nostro stato di coscienza e comprendere altre realtà più sottili e al tempo stesso più grandi della nostra, proprio come fanno i cabbalisti ebrei quando visualizzano interiormente le lettere ebraiche e ci meditano sopra intonando particolari canti.
Essendo la rappresentazione grafica di un acuto processo mentale capace di esprimere le forme della natura per mezzo dell’intuito, i ‘sigilli ermetici’ sono funzionali per la comprensione dell’universo. Mentre la scienza oggi come ieri, per ovvie ragioni, opera con strumenti che non possono misurare, quantificare o realizzare formule per descrivere le emozioni, la filosofia senza tempo di Bruno, come dimostreremo in questo lavoro, agisce in tutt’altro senso; vale a dire in quella eccelsa ‘dimensione simbolica’ dove è presente la ‘divina forza’ che lui più volte nelle sue pubblicazioni indica con il nome di “Amore o Venere”. I Sigilli bruniani sono principalmente strumenti di supporto per un’indagine metafisica che rivelano l’ineffabile, da imprimere nella memoria mediante uno sforzo immaginativo, che è capace di rendere in comunione la nostra vera essenza con l’universo infinito. Quando si capiscono le dinamiche superne e universali dei ‘Sigilli ermetici’ non si torna più indietro:
“ I numeri conducono dal mondo umbratile dei corpi a quello delle idee. La luminosità ideale compenetra la nostra ragione attraverso la funzione mediatrice dei numeri… La natura ha assegnato a tutti ali squisite secondo necessità, ma sono davvero pochissimi coloro che sanno dispiegarle per solcare e battere quell’aria che invita e si presta a essere battuta per volare non meno di quanto sembri opporsi a essere solcata: infatti dopo che con fatica l’avrai smossa solcandola, questa, non ingrata, ti spingerà avanti sostenendoti ” (Giordano Bruno – Sigillus Sigillorum).
La Nolana filosofia è da considerarsi a tutti gli effetti una ‘Prisca Magia’, cioè un pregiato ed antico mezzo capace di rendere l’animo dell’uomo più in sintonia con la natura spirituale oltre che con la ‘dimensione simbolica’, il regno divino situato da sempre nell’intimo di ogni essere vivente. Per Giordano Bruno, straordinario epigono della tradizione egizia, la ‘Gnosi ermetica’ era il sapere più vicino agli dèi (intesi come verità superiori) di quanto non lo fossero le altre scienze e le altre dottrine ormai decadute e corrotte: “ Filoteo: “Lodiamo, nel suo geno l’antiquità, quando tali erano gli filosofi che da quelli si promovevano ad essere legislatori, consiliarii e regi; tali erano consiliarii e regi, che da questo essere s’inalzavano a essere sacerdoti. A questi tempi la massima parte di sacerdoti son tali, che son spreggiati essi, e per essi son spreggiate le leggi divine; son tali quasi tutti quei che veggiamo filosofi, che essi son vilipesi, e per essi le scienze vegnono vilipese. Oltre che, tra questi la moltitudine de forfanti, come di urtiche, con gli contrari sogni suole dal suo canto ancora opprimere la rara virtù e veritade, la qual si mostra ai rari ” (Giordano Bruno – De la causa principio et uno).
Bruno non tollerava, ed è lui stesso a testimoniarlo, la ‘consuetudoc redendi’. La filosofia che propone Bruno trascende tutte quelle impalcature teologiche che il più delle volte sembrano essere brutalmente stritolanti, create ad arte dagli uomini per la conservazione del potere. La Chiesa cattolica stessa ai tempi di Bruno, dopo lo scisma creato da Lutero, si è ridotta ad essere principalmente un terribile strumento di conservazione oltre che di potere. La nova filosofia di Bruno ha invece la pretesa di condurre l’uomo ad un ripristino netto della suprema armonia tra la sua anima e la natura. Per Giordano Bruno credere a certi dettami religiosi equivaleva ad annullare il pensiero, a frenare la ricerca, oltre che a bloccare lo sviluppo dell’intelletto umano e della creatività in vari campi. Il filosofo di Nola non tollerava che le ‘infinite potenzialità dell’uomo’ venissero in qualche modo frenate da sciocchezze postume fabbricate da uomini assetati di potere e non da Dio. Grazie all’utilizzo dei Sigilli, tra le altre cose, egli riusciva a comprendere tutto il movimento della creazione materiale, oltre a capire come questo avvenisse per mezzo di ‘potenze celesti’. Attraverso le figure impresse nelle sue incisioni Bruno introiettava il‘mondo naturale’, inglobando attraverso di esso le leggi del Cosmo. Realizzando completamente tali archetipi Bruno riusciva a vedere quei ‘principi universali’ che governano i pianeti e non solo: “ Ti è sufficiente la specie della figura che hai dinanzi e non ti sono necessarie altre parole per giungere alla dimostrazione… ognuno riconosce nel volto misterioso dell’archetipo il proprio sigillo ed i segreti… Non vi sono principio, misura e figura che non derivino da uno di codesti ordini… Riterrai feconde queste figure, non solo perché comprendono i presupposti di ogni genere di misura, ma anche perché, con la loro configurazione, rappresentano l’archetipo ed il sigillo delle cose” (Giordano Bruno – De triplice minimo et mensura).
Per Bruno tutto ciò che è presente nel mondo nasce secondo l’aspetto speculare dove è infatti possibile riscontrare sempre i contrari: bene-male; destra-sinistra; virtù-vizio; caldo-freddo, ecc., ecc. Ecco perché insistiamo nel sostenere che i diagrammi ermetici di Bruno, quelli “strambi disegni” non capiti dai grandi studiosi, sono in realtà simboli-geometrici o veicoli che indicano con precisione e con quali esatte ‘matrici numeriche’ la materia può assumere forme in natura. Anche le cosiddette ‘stramberie decorative’ attorno ai sigilli, che richiamano elementi floreali, sono in realtà figure strettamente connesse ai mandala orientali che evocano a loro volta le geometriche figure presenti in natura. Tali disegni sono in sostanza strumenti per capire le ‘meccaniche dell’universo’ perché intrinseci di combinazioni di aride forme geometriche riscontrabili in natura. Nei suoi lavori Bruno ci indica grazie al cosiddetto ‘signum’ come entrare nella ‘dimensione simbolica del‘mondo delle idee’ per capire nel migliore dei modi come opera Dio nel mondo fisico: “ La figura è qualità in quantità, unità derivante da entrambe in entrambe. Tuttavia la natura è soprattutto rivelatrice di cose profonde ed arcane, cioè, attraverso una figura visibile, la natura ci indica la ragione delle forme ” (Giordano Bruno – Sigillus Sigillorum).
Il ‘Sigillus Sigillorum’,testo tanto caro ai Rosa+Croce, è una sorta di straordinario laboratorio speculativo in cui il processo conoscitivo di Bruno si caratterizza nell’unità metafisica; i signum risultano essere ‘ombre interiori delle forme sensibili’, che a loro volta richiamano le ‘vestigia delle idee’. Questo straordinario libro risulta essere a tutti gli effetti il fondamento metafisico della nolana filosofia congiunto all’ars memoriae e alla teoria umbratile platonica. E’ soprattutto grazie a quest’opera datata 1583 e al De minimo (1591)che tutti i diagrammi ermetici, che saranno però incisi da Bruno nel 1588 insieme al testo Articulicentum et sexaginta adversus huius tempestatis mathematicos atque philosophos, iniziano a dare frutto per mezzo di un senso logico che per certi versi è stato volutamente celato sino ad allora. I Sigilli ermetici, realizzati con squadra e compasso (antichi simboli iniziatici propri della geometria sacra), sono inequivocabilmente stati creati per mezzo di ciò che Bruno chiama ‘Magia matematica’. ‘Misurare’ equivale al sigillo ‘Mente’, ‘Comprendere’ equivale al sigillo ‘Intelletto’, ‘Realizzare’ equivale al sigillo ‘Amore’. I Sigilli bruniani sono essenzialmente archetipi, pensieri visivi, talismani capaci di creare una effettiva connessione tra il mondo reale e il mondo ideale e di risvegliare la memoria immortale, ovverosia la ‘memoria dell’anima’. Sono opere che simbolizzano eterne logiche sovrastanti e sono a tutti gli effetti ricettacoli su cui agiscono forze divine. Le immagini che vi sono al loro interno provengono dal profondo dell’animo di Bruno ed equivalgono a mezzi capaci di far emozionare la coscienza dell’uomo per poi farla congiungere all’essenza stessa del Divino per mezzo della Mente (Atrius Apollii), dell’Intelletto (Atrius Minervae – sigillo dove peraltro Bruno ha inserito la scritta MAGIC) e dell’Amore (Atrius Veneris – sigillo dove al suo interno è possibile intravedere la Stella di David o Sigillo di Salomone). Queste tre figure sono l’espressione simbolica delle tre porte dimensionali dell’essere che conducono in quel regno metafisico perennemente laborioso e produttivo costituito da vibrazione e luce superna. Vengono indicate dal Nolano anche sotto tre simboli:
Sole (Mente)
Luna (Intelletto)
Stella (Amore)
Come abbiamo già indicato, tutto il nostro mondo è fatto di proiezioni geometriche che Bruno chiama “ombre”. I sigilli, visibili agli occhi della carne,hanno la peculiarità di condurci da un piano fisico ad un piano ancestrale costituito da pura luce dove è realmente possibile assimilare l’infinito attraverso l’esperienza diretta. Il ‘signum’, la figura, nei sigilli assume la funzione di strumento di supporto a un’indagine che, dal piano delle forme, si innalza a quello degli archetipi, ossia ad un piano superiore di natura esclusivamente metafisica:
“ Colui che, ricerca le regole proprie della misura e della figura e perviene a diversi e concordanti risultati, attraverso la stessa via, misurando forma e formando misura, deve indagare la natura del minimo ed individuare anzitutto l’elemento originario della materia…Se alla perfezione della mente umana, che bramano i padri della sapienza, si aggiunge anche la pratica empirica, si sprigiona dalla mente una luce tale che si propaga fino ai sensi che potranno così salire i gradini che conducono alle alte soglie (altre realtà), oltrepassando i bivi della intermedia ragione…La contemplazione del minimo, oltre che essere necessaria, deve costituire anzitutto una scienza naturale, matematica e metafisica ” (Giordano Bruno – De triplici minimo et mensura).
Attraverso queste incisioni Bruno è riuscito, in parole povere, a ‘sigillare’ le emozioni con cui Dio crea e comunica da sempre nel mondo fisico; quelle stesse emozioni che sono oggi comprensibili all’uomo proprio grazie alle figure geometriche incise in questi strumenti simbolici realizzati dall’ingegno del filosofo di Nola e che sono analoghi a dei Crop Circles creati nei campi di grano dalla potenza dell’Anima Mundi (2) – e non da chissà quale misteriosa entità extraterrestre come sostengono invece gran parte degli ufologi. I pensieri di Dio diventano in questo senso ‘materia’ per mezzo della Luce ed è proprio grazie ad essi che l’uomo, osservandoli e contemplandoli, può comprendere le dinamiche di come Dio crea e plasma per mezzo di ciò che Bruno chiama ‘Anima dell’universo’. Forse le forze invisibili che muovono l’universo fisico sono le stesse che da sempre muovono le nostre emozioni e scuotono le nostre coscienze a livello sottile? Questo sembra suggerirci Bruno in queste strabilianti opere. Le tre figure incise nei principali sigilli sono definite da Bruno come “feconde” ed esse rappresentano, oltre che l’idea astratta della potenza creativa dell’Anima mundi, la ‘trinità ermetica’ sempre operativa nella creazione materiale. Oltre a questi tre sigilli, un’altra figura è ritenuta dal Nolano di fondamentale importanza: il sigillo denominato la‘ Monade’. Tutti questi eccelsi strumenti, i quali presentano caratteristiche proprie della ‘matematica cusaniana’ e della ‘geometria lulliana’, hanno inoltre il potere di condizionare e di veicolare la ‘mente’ dell’uomo in quanto energici mezzi di comunicazione psicologica. Attraverso queste immagini ricche di geometrie ben precise scaturite dalle ineccepibili figure dei ‘Solidi platonici’ esistenti in natura l’uomo può entrare in contatto con lo ‘Spirito divino’, veicolare gli archetipi e con essi tutto ciò che è subliminale e funzionale al risveglio coscienziale, e che l’uomo non riesce a comprendere a livello razionale, per poi andare oltre il Tempo e lo Spazio:
“ Come quando il senso monta all’immaginazione, l’immaginazione alla ragione, la ragione all’intelletto, l’intelletto alla mente, allora l’anima tutta si converte in Dio e abita il mondo intelligibile. Onde per il contrario discende per conversione al mondo sensibile per via dell’intelletto, ragione, immaginazione, senso, vegetazione” (Giordano Bruno – De gli eroici furori).
Come sosteneva il filosofo Aristotele, l’uomo è quell’essere vivente in cui il Logos divino transita, gli passa attraverso; e in qualche modo lo guida verso un arduo sentiero verticale:
“ Il mondo è triplice: Ideale (archetipico divino – metafisico), fisico (naturale) e razionale (logico artificiale e umbratile). Le idee sono la causa delle cose prima delle cose, le vestigia delle idee sono le cose stesse o nelle cose, le ombre delle idee vengono dalle cose stesse o dopo le cose… …La Luce che è una certa sostanza spirituale immette nei sensi interni le immagini…Come il filosofo con la sua speculazione immaginativa, con la propria pictura mentis, dà forma, misura, colori, al pensiero, così il pittore dipinge le sue tele e il poeta descrive i suoi versi ” (Giordano Bruno – De Imaginum Compositione).
La sistematica visualizzazione delle geometrie e dei concetti statuificati al loro interno scaturiscono nell’uomo a livello inconscio un’effettiva partecipazione emotiva del soggetto che li osserva risvegliando in tal senso la memoria immortale la quale riconoscerebbe in quei segni le impronte originarie di un mondo del tutto spirituale governato dall’Archè(3). Non a caso Platone insisteva in questa direzione quando parlava dell’anamnesi come processo di reminiscenza. La memoria dell’anima può riesumare in noi frammenti di eternità che abbiamo vissuto sotto altre forme e che in qualche modo faranno sempre parte di noi. Bruno si serve del processo di ‘statuificazione’(4) per inserire nei suoi diagrammi ermetici alcuni concetti esoterici tra cui diverse formule del filosofo e matematico greco antico Euclide, (IV sec. a.C-III sec. a.C.), uno dei più importanti matematici della storia dell’umanità. I Sigilli bruniani, così come tutti i diagrammi da lui prodotti, possiamo contemplarli nelle loro “vestigia” e solo attraverso i loro effetti; allo stesso modo delle verità superiori o divine esposte nel ‘mito della caverna’ di Platone che non possono essere viste o realizzate da tutti in modo chiaro. I sigilli hanno la funzione basilare di contenere dei precisi messaggi divini, mentre i diagrammi di rivelare quanto contenuto nei primi: servono entrambi per essere funzionali in quanto sono per loro essenza ‘speculari’. Alcuni studiosi sono convinti che i diagrammi sono stati incisi all’interno di un quadrato perché rappresenterebbero la cosiddetta “quadratura” del pensiero matematico e filosofico bruniano. Sarebbero, in sostanza, il ‘Summum bonum’ della Nolana filosofia. Tali figure sono del tutto simili a dei mandala o a degli yantra orientali, ed essi sostanzialmente incarnano dei cosmogrammi, ossia delle figure che raccontano attraverso delle specifiche leggi geometriche i ‘principi cosmologici dell’universo’ su cui l’uomo può effettivamente meditarci sopra e ricevere informazioni provenienti da un altro piano di realtà. E’ infatti possibile renderli vivi, soprattutto i tre sigilli principali, visualizzandoli ad occhi chiusi e cantando sopra di essi i loro nomi, alla maniera delle meditazioni cabbalistiche sui ‘nomi di Dio’ del mistico spagnolo ebreo Abraham Abulafia (1240-1291) – su questo argomento strettamente iniziatico, di cui prima di noi sembra che nessuno si sia accorto, non ci vogliamo dilungare troppo in questa sede). Il concetto di ‘quadratura’ è assai importante perché in chiave esoterica la cosiddetta ‘quadratura del cerchio’ rimanda al ‘mondo tridimensionale’ in comunicazione con altre dimensioni. Attraverso il Sigillo‘Venere o Amore’ Bruno vuole rappresentare proprio quanto appena espresso: in esso è rintracciabile una struttura Ipercubicainglobata in una sfera, rappresentazione simbolica delle nostre emozioni legate le une alle altre e dell’informazione cubica che diventa sferica o ciclica (interconnessioni delle varie dimensioni) .
Inoltre, se osserviamo bene questo sigillo, “stimmate creante del Divino”, dal suo cerchio centrale si sviluppano altri 7 cerchi più piccoli che rappresentano le 7 tonalità + 1: L’Ottava (frequenze vibrazionali) – di questo rilevante argomento parleremo in modo dettagliato in un altro paragrafo. Tutto ciò implica che la ‘mente’ umana, quando riesce a passare da una dimensione cubica ad una sferica, è in grado di trascendere lo spazio-tempoe divenire ‘Luce infinita’ nel momento in cui riesce a connettersi alle frequenze emozionali del ‘Settenario creativo’ o ‘Fiore della vita’. In questi particolari ‘segni’ incisi da Bruno sembra proprio che il filosofo di Nola attui una vera e propria ‘geometrizzazione del Divino’. Le raffinate elaborazione dell’ars memoriae bruniana sono funzionali, teurgicamente, ad un’evocazione dei ‘poteri naturali’ presenti in tutto l’universo. Attraverso i sigilli è possibile dialogare ed interagire con le forze celesti che fluttuano nell’etere.
La natura tutta, essendo un essere vivente, comunica con noi continuamente, ma solo attraverso la Magia naturalis noi possiamo realmente rispondere al suo richiamo e usufruire delle sue forze. In sostanza stiamo dicendo che Dio, come noi, prova emozioni, ed emozionandosi condiziona le nostre vite proprio perché noi creature non siamo del tutto avulse al Suo richiamo. I nostri pensieri hanno geometrie di forma, proprio come Dio. Le stesse geometrie che appaiono in Natura e si sviluppano attraverso le meccaniche dei cosiddetti ‘Solidi Platonici’di cui abbiamo fatto cenno in precedenza. Noi possiamo entrare in questa ‘dimensione simbolica’ (Mondo delle idee) e plasmare la realtà attraverso le emozioni che vibrano su diverse frequenze; alla stessa maniera del sale che muta forma durante un esperimento di Cimaticaper mezzo del suono/vibrazione. Così, attraverso le intense energie emozionali, l’anima dell’uomo accresce e diventa cangiante e più in sintonia con i corpi e le dimensioni più sottili che non sono di questo mondo. Osservare e contemplare questi Sigilli, che equivalgono a pensiero divino presente in noi, ci porta in qualche modo a dissociarci dalla nostra dimensione temporale; è un pensiero vivente che conduce oltre il Tempo e lo Spazio per mezzo della Luce infinita che i cabbalisti ebrei chiamano ‘En Sof’ – Luce eterna che aiuta a traguardare l’infinito.
L’universo è per Giordano Bruno un’immagine di Dio, “ombra” stessa del Divino. Tutti quanti noi, sostiene Bruno, ci muoviamo in un universo fatto di infinite immagini figlie della stessa sostanza divina; queste non sono altro che ombre delle più eccelse idee–ombre della realtà ultima. Gli uomini non possono accedere a questa suprema realtà se non per similitudini, cioè per mezzo di ‘immagini’ o ‘ombre’, e mai in modo diretto. Dio è troppo grande per essere compreso appieno (contenuto nella mente e nell’anima) dall’essere umano. Attraverso la mnemotecnica, o meglio mediante l’arte della memoria, l’uomo può tuttavia creare un’infinità di immagini che servono a costruire le strutture per capire l’essenza del Divino per mezzo della ‘memoria dell’anima’. Ma come può un essere finito come lo è l’uomo avvicinarsi effettivamente all’infinito, cioè a Dio? Seppur per mezzo delle sole ombre, come può la mente umana conoscere “l’infinito umbratile”? Può farlo solo attraverso il tema platonico, ci dice Bruno, ossia con ciò che egli chiama l’Eroico furore. L’Eroico furore è per Bruno il coraggio di mettersi in discussione fino al rischio di poter anche morire. Il filosofo di Nola è convinto oltretutto che l’Eroico furore può condurci dalla molteplicità degli enti naturali all’unità della natura, cioè nel luogo in cui Dio si dà nella Sua massima manifestazione. L’Eroico furore, sempre secondo Bruno, possono scatenarlo solo pochi uomini eccezionali, non è una virtù alla portata di tutti. Motivo per cui, secondo il nostro parere, molti non riescono a comprendere nella loro totalità i Sigilli bruniani, ‘ombre perfette della realtà divina’. Inoltre, come abbiamo già ricordato, per mezzo delle figure impresse nei Sigilli ermetici Bruno introiettava il mondo naturale ed inglobava attraverso questo le leggi del Cosmo e con esse tutte le recondite forze dell’universo. Egli in sostanza riusciva a realizzare gli archetipi in tutta la loro totalità e, infine, riusciva a vedere quei ‘principi universali’ che governano i pianeti e l’intera manifestazione materiale, quindi l’Eliocentrismo e l’infinità dei mondi (concetti cardine del suo pensiero filosofico). Questo aveva statuificato e poi sigillato Bruno nelle sue “strambe incisioni”. I sigilli incisi da Bruno a Praga più di quattrocento anni fa sono verità eterne immortalate per la posterità in cui l’Amore, la ‘forza divinache tutto unisce’, ne fa da padrona. Che ci piaccia ammetterlo o no, senza cuore nessuno può capire l’acuto e l’illimitato pensiero di Filippo Giordano Bruno. Questo minuto filosofo di Nola è riuscito, quando egli era in vita, ad andare oltre il pensiero di Pitagora e Platone creando attraverso la ‘nova filosofia’ l’esoterismo operativo più potente mai realizzato da un pensatore italiano e non solo.
Bruno fu davvero l’uomo che vide l’infinito e tramutò sé stesso in quest’ultimo:
“ Credo in un universo infinito creato dall’onnipotenza infinita di Dio. Ritengo impossibile che la bontà e l’onnipotenza divine, potendo chiamare all’esistenza un’infinità di mondi, abbiano creato un mondo limitato. Per questo motivo, sono convinto dell’esistenza di un’infinità di mondi simili al nostro. L’universo è dunque infinito… Credo nell’esistenza di un piano divino, chiamato Divina Provvidenza, che prevede la realizzazione di ogni essere, qualunque sia il suo posto nell’universo. In tale piano rilevo due aspetti: Primo: esso è presente in quanto anima nel corpo intero. Per questo definisco la natura come l’ombra – o il riflesso – di Dio; Secondo: esso è presente in ogni cosa in quanto ineffabile onnipresenza di Dio, che è nel tutto e al di sopra di tutto, indefinibile e inspiegabile ” (Giordano Bruno – De triplici minimo et mensura).
Nelle prossime pagine vedremo come Bruno aveva in qualche modo divulgato e al tempo stesso celato questa antica sapienza concreta e produttiva.
Note:
(1) I Rosacroce (dal tedesco Rosenkreuzer) o Rosa+Croce sono un leggendario ordine segreto ermetico cristiano, menzionato storicamente per la prima volta nel XVII secolo in Germania, sebbene l’accostamento della rosa alla croce sia già presente nel Rosariumphilosophorum, opera del XIII secolo. L’effettiva esistenza dell’ordine, come quella del suo fondatore Christian Rosenkreuz, è ritenuta poco probabile e le prove della loro esistenza sono debolissime; secondo gli storici le molte leggende che li riguardano sono prive di fondamento. Ad ogni modo a partire dal XVII secolo fino ad oggi svariate associazioni esoteriche hanno rivendicato la propria derivazione, in tutto o in parte, dall’ordine dei Rosa+Croce del XVII secolo, o fanno riferimento alla “tradizione rosacrociana” o all'”eredità di Cristiano Rosa+Croce”. I loro membri sono chiamati “rosacrociani”. Il termine “Rosa+Croce”, nel loro linguaggio, sta a indicare uno stato di perfezione morale e spirituale. Come archetipo della società segreta di origini immemorabili e onnipotente, i Rosa+Croce appaiono nella letteratura esoterica, spesso come successori dei Cavalieri del Graal e dei Cavalieri templari. Alcuni movimenti rosacrociani sono citati più volte nelle relazioni della commissione parlamentare sulle sette in Francia.
(2)Il concetto filosofico di Anima Mundi, oltre che nell’ilozoismo presocratico, viene principalmente sviluppato nel pensiero di Platone, dove viene spiegato come la divinità, mescolando con complessa proporzione aritmetica le due nature dell’identico e del diverso, crea l’anima cosmica, ossia il principio della vita che permea l’intero universo.
(3) L’Archè (in greco ἀρχή, che significa «principio», «origine»), rappresenta per gli antichi greci la forza primigenia che domina il mondo, da cui tutto proviene e a cui tutto tornerà. Si tratta di un concetto molto ampio che viene utilizzato dai primi filosofi sotto tre diverse prospettive, o tre significati, anche se strettamente collegati tra loro.
L’elemento materiale presente come fondamento e/o componente elementare delle cose (στοιχεῖον), ad esempio l’acqua di Talete, il fuoco di Eraclito, l’atomo di Democrito e Leucippo.
Principio che è apparso cronologicamente/ontologicamente per primo e quindi generatore (ciò che ha prodotto il mondo, ovvero l’elemento alla base di ogni altro ente) e principio conservatore (ciò che mantiene in vita il mondo, senza di esso nulla potrebbe esistere). In questo primo significato alcuni autori vedono un “ciclo”: l’arché costituisce l’origine delle cose, ciò da cui tutto proviene, e la loro destinazione, ciò a cui tutte ritornano. Tipico è il fuoco di Eraclito (generatore e distruttore, inizio e termine del cosmo) o l’àpeiron di Anassimandro, da cui si separano le coppie di opposte qualità ed a cui tutto ritorna nel momento della sua distruzione. Solo molto tardi, con Plotino ed il neoplatonismo, la cosmologia parla esplicitamente di κυκλόν, di circolo, soprattutto per indicare all’uomo qual è la vera destinazione della sua anima; ma il modello circolare è presente in moltissimi autori, come Anassimandro, i Pitagorici, Empedocle, Anassagora, Platone, e successivamente gli Stoici, Cusano, Spinoza, l’idealismo per citare i principali.
(4) Attraverso il mito i greci informavano il mondo circostante per mezzo di informazioni che venivano poi immortalate nelle varie storie e nei vari personaggi presenti in questi racconti. Oltre alla vicende di dèi ed eroi che in qualche modo interagivano tra loro e allo stesso tempo entravano a far parte della nostra memoria, una tecnica che gli antichi greci utilizzavano nei miti veniva chiamata ‘statuificazione’. Per mezzo di questa sublime tecnica era infatti possibile andare oltre l’aspetto letterale, il racconto mitologico o la fabula, e concentrarsi principalmente su alcune informazioni che erano state inserite appositamente proprio all’interno della statuificazionedel mito per poi essere immagazzinate nel nostro inconscio.
(continua…)
Michele Perrotta,
autore del testo “Giordano Bruno e la dimensione simbolica del Mondo delle idee – un percorso esoterico nel cuore della Nolana filosofia’, in cui esamina gli aspetti iniziatici dell’Occidente, più esattamente di quell’esoterismo occidentale parente stretto della filosofia greca, dell’Ermetismo e del Rinascimento italiano di cui ‘Philotheus Jordanus Brunus Nolanus’ fu uno dei massimi esponenti. Questa ricerca non è improntata nel disquisire sul tanto cavalcato aspetto storico e biografico, più o meno leggendario, che vede Giordano Bruno come il martire del libero pensiero per eccellenza, bensì vuole rendere omaggio alla sua profonda visione filosofica e al suo sublime modo di realizzare e concepire esotericamente quella realtà prevalente che è figlia di una mente superiore, collocata al di sopra di tutto (“Mens super omnia”) e, al tempo stesso, presente in tutto ciò che esiste (“Mens insita omnibus”): “Iddio tutto è in tutte le cose”. La Nolana filosofia, per quanto sia curata nei minimi dettagli sotto l’aspetto filosofico, non è una sorta di foschia romantica dedita ad abbellire chissà quale elevato pensiero sotto la chiave poetica, ma una via operativa funzionale all’accrescimento interiore. Giordano Bruno, personalità inquieta e allo stesso tempo eroica del suo tempo, fu il filosofo che più di tutti percepì Dio realizzandolo nell’“infinito”. Questo saggio cercherà di rivelare quegli aspetti nascosti o quantomeno poco conosciuti del suo arcano, elevato e “magico” pensiero. Inoltre offrirà una chiave del tutto nuova sui famigerati Sigilli bruniani, i talismani incisi nel legno dal Nolano a Praga; strumenti esoterici capaci di creare una effettiva connessione tra il “mondo reale” e il “mondo ideale” e di risvegliare la “memoria immortale”, ovverosia la memoria dell’anima.
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