Edito in proprio per la neonata Collana Pitagorica dei Quaderni dell’Ass. Trad. Pietas, il testo di Giuseppe Barbera (presidente della medesima realtà associativa) dedicato alla Nascita del Pitagorismo nell’antica Kroton si presenta come una buona introduzione storico-filosofica all’insegnamento immortale del Samio. Ci sentiremmo di consigliare questo testo specialmente ai più giovani, onde approcciare in maniera piana e semplice quella che, da millenni, si pone come la più perfetta espressione dottrinaria della tradizione autoctona d’Italia.
Il saggio, scorrevole e di piacevole lettura, si propone lo scopo di prendere in esame i tratti salienti del Pitagorismo ponendo attenzione, correttamente, in via principale sulla visio sacrale che ne sottende ogni adattamento ai vari rami dello scibile e dell’agire umani: dalla scienza alla politica, dall’etica alla metafisica e al dominio del Sacro stricto sensu inteso. L’argomentazione prende le mosse da una breve disamina della storia di Kroton dalla fondazione all’arrivo di Pitagora, nonché dalla esposizione delle principali modalità di espressione della religiosità cotoniate. Vengono esaminate le divinità principali della polis, evidenziando taluni aspetti apparentemente più rilevanti in consonanza con il sentire profondo dei Crotoniati (non ultimo il profilo terapeutico, legato a doppio nodo ai templi di Apollo Medico e di Hera a S. Anna di Cutro). Di particolare interesse il capitolo dedicato al processo significativamente definito di pitagorizzazione delle divinità poliadi, cioè a dire di rivalutazione degli arcaici numi della città in un contesto di rinnovato afflato spirituale, etico e sociale a seguito del revirement imposto dal Samio verso lidi di nuda essenzialità, di purità nei costumi, di ri-conoscimento attivo del cittadino nel macrocosmo politico della comunità. In tale contesto assumono rilievo figure divine come quella di Zeus, della sua consorte Hera (nota soprattutto per il tempio di Capo Lacinio, celebre in tutto il mondo antico), nonché di Herakles, l’Eracle italico prima che ellenico, legato a doppio filo all’idea di iniziazione e, in quanto eroe divinizzato nell’ottica propria al mito greco, a quella di eros come slancio divinizzante, eroico furore di bruniana memoria.
Ma è anche, torniamo a ripeterlo, il Pitagora politico ad essere messo in risalto in questo breve ma denso saggio. Colpisce una frase, contenuta a p. 37, in cui l’autore parla del Filosofo come di colui che “per primo pensò l’Italia”: idea, invero, doppiamente interessante nella misura in cui si consideri che quella Calabria che fu primo teatro del farsi storia della visione del mondo propria alle fratrie pitagoriche viene considerata, in base ad antiche tradizioni, la prima Italia, a significare la vetustà di un deposito sapienziale che trova anche – se non primamente – in quelle terre un punto focale di peculiare intensità e profondità. Appropriato, in tale cornice, il richiamo alle intuizioni del Micali in merito alla filosofia pitagorica come possibile fulcro ideale di una concezione politica della città che avrebbe potuto fungere da punto di riferimento per chi, ai suoi tempi, si richiamava all’idea di Unità. E nel contesto proprio alla Schola Italica assume rilievo anche la figura femminile, tra cui spiccano figure eroiche come quella di Timica, ma anche nomi ‘significativi’ come quello di Vitalia, figlia di Damo e nipote del Maestro.
Appena accennate, ma indubbiamente meritevoli di approfondimento, le tematiche relative alla ‘reincarnazione’ (in realtà, va detto, mai insegnata da Pitagora e dai suoi discepoli, a differenza della palingenesi) ed alla trasmigrazione delle anime, con un non trascurabile riferimento all’Antro delle Ninfe di porfiriana (ed omerica) memoria: mito che a chi nutre interesse profondo, tra le altre cose, per lo studio dell’Ermetismo napoletano può comunicare molte cose degne di meditazione. Più articolata la partizione del libro dedicata alla matematica pitagorica, correttamente inquadrata come arte di impronta non esclusivamente quantitativa, bensì anche e soprattutto qualitativa. Si affronta con una certa padronanza la materia relativa alla valenza profonda del numero come ente, considerato da una prospettiva metafisica nelle sue espressioni aritmetiche e geometriche, con una interessante digressione su alcuni numeri-cardine del sistema pitagorico (anche avvalendosi delle preziose indicazioni del macrobiano Commento al Sogno di Scipione), sul determinarsi dell’ente numerico nel dispiegamento delle cose in natura, nonché sul numero aureo legato, in particolar modo, al numero 5.
Da ultimo si noti che Kroton è presa in considerazione come snodo e quasi omphalos da cui, per vari adattamenti, si irradia nei millenni l’insegnamento del Samio (e non è affatto da escludere, sia detto en passant, che la Samo di cui parlano i biografi di Pitagora si trovasse nella nostra Penisola e non nell’Egeo orientale). Essa è il punto primo di diffusione del patrimonio pitagorèo, sul cui stesso nome sarebbe opportuno interrogarsi, atteso che il nome ‘Kroton’ attesta la presenza di un importante radicale kr- dai molteplici possibili significati. Si noti che il medesimo tema, in certa misura quasi identificativo dell’idea di ‘centro’ o ad essa rapportabile (si pensi alla presenza del medesimo tema nel greco καρδία e nel latino cor, per ‘cuore’), è dato rinvenirlo anche in altre città italiche dotate di valenza ‘onfalica’: si pensi, ex multis, alla Corito-Cortona (Kurtun, tra l’altro ospitante ancora oggi un monumento noto come Tanella di Pitagora) da cui, secondo la tradizione, a seguito di alcuni terrificanti cataclismi Dardano spiega le vele alla volta – il caso non esiste – di Samotracia, onde fondare i mediterranei ed ‘italici’ Misteri dei Cabiri, per poi volgersi in direzione delle future sponde di Troia.
Rumon
Giuseppe Barbera, Nascita del Pitagorismo nell’antica Kroton, COLLANA PITAGORICA – Quaderni interni Associazione Tradizionale Pietas, 103, pp. 90 – €10,00.
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