17 Luglio 2024
Arte

Gli edifici di culto a sei absidi da Roma al Cristianesimo – Paolo Galiano

Roma, con il progressivo espandersi del suo dominio prima sull’Italia e poi sul mondo mediterraneo e l’Oriente, andò innalzando monumenti sempre più fastosi in onore dei suoi Dèi: il primo inizio si ebbe sotto la dominazione etrusca, nel passaggio dall’essenzialità dei primi templi quali ci vengono descritti dagli autori classici (il temenos recintato intorno alla quercia sacra di Juppiter Feretrius dove si trovava il tempio-capanna nel quale era conservato il lapis silex, simbolo del fulmine, o quello nel quale probabilmente era conservato il betile sacro a Terminus), al grandioso tempio di Juppiter O M, nel quale la pietra del culto di Terminus venne incorporata ma conservando la sua posizione originaria sub divo. Se con il trascorrere dei secoli gli edifici templari assunsero forme grandiose, si pensi alla ricostruzione romana del santuario della Dèa Fortuna a Praeneste, anche l’architettura civile conobbe uno sviluppo rilevante con l’introduzione delle absidi: la pianta a quattro, sei o otto absidi venne portata al massimo splendore negli edifici imperiali di Adriano, quali la villa di Tivoli o l’edificio di Baia annesso al cosiddetto “tempio di Venus”(1), ma era presente anche in costruzioni private, e in particolare nelle ville, di cui l’esempio più articolato è rappresentato dalle terme della villa di Piazza Armerina in Sicilia, nella forma definitiva assunta alla fine del IV secolo(2).

1.Pianta del Palazzo di Antioco e della chiesa di S. Eufemia a Costantinopoli.
1. Pianta del Palazzo di Antioco e della chiesa di S. Eufemia a Costantinopoli.

A partire dal IV-V secolo le sale di queste ville presentano a volte una forma particolare: la pianta circolare con sei absidi(3) (pianta esaconca o esapetale). Tra gli esempi civili il più maestoso è un ambiente del palazzo dell’eunuco Antioco a Costantinopoli della metà del V secolo (successivamente trasformato nella chiesa di Sant’Eufemia di Calcedonia) del diametro di circa 20 metri FIG. 1, e probabilmente sempre a edificio civile è da riferirsi la pianta esapetale della chiesa della SS. Odegitria sempre a Costantinopoli(4). In Italia si trovano due esempi risalenti alla fine del IV secolo: l’uno è una villa tardoromana in Val d’Elsa a sud di San Gimignano in località Torraccia di Chiusi(5), costruita nel III

2.Villa di Torraccia di Chiusi: pianta della sala esalobata.
2. Villa di Torraccia di Chiusi: pianta della sala esalobata.

secolo ma ampliata nel IV con una struttura, di cui rimangono solo le fondamenta perché incompiuta, costituita da un ambiente a sei absidi circondato da un ambulacro anch’esso esalobato, con un vestibolo rettangolare in sostituzione del sesto abside FIG. 2, il secondo è il mausoleo cristiano dei Cercenii costruito a Roma nella regione delle catacombe di Pretestato tra la fine del IV e l’inizio del V secolo (diametro circa 13 m), forse il primo esempio di applicazione della pianta esapetale romana a un edificio religioso cristiano di funzione funeraria.

In Georgia, all’altro capo dell’Impero di Roma, la pianta esapetale si ritrova ancora prima in un tempio gentile risalente ai primi decenni del IV secolo FIG. 3, i cui scavi sono stati pubblicati di recente, un edificio a pianta esabsidata

3.Pianta del tempio di Armaztsikhe (Georgia) ricostruita da Kipiani.
3. Pianta del tempio di Armaztsikhe (Georgia) ricostruita da Kipiani.

risalente al periodo tardoromano e di dedicazione ignota (una divinità romana o locale?), ritrovato a nord di Tbilisi ad Armaztsikhe (“la cittadella di Armazi”, nome georgiano del Dio iranico Ahura Mazda), l’antica capitale della Georgia Iberica situata nelle vicinanze di Mtshketa, che ne prese il posto come capitale del regno. In questo tempio, i cui scavi, iniziati nel 1996, sono stati pubblicati nel 2011(6), si trovano uniti caratteri romani (la molteplicità delle absidi) e georgiani (tipologia dei capitelli e degli altri elementi architettonici); ne è per ora sconosciuta la data di costruzione, però l’uso del piede romano come misura lo farebbe risalire al periodo immediatamente precedente l’avvento del cristianesimo, dichiarato in Georgia religione dello stato nel 327.

Secondo la ricostruzione dell’archeologo Kipiani, il quale ravvisa strette rassomiglianze tra questo edificio e la descrizione in antichi testi georgiani della

4.Base della statua ritrovata ad Armaztsikhe (Georgia).
4. Base della statua ritrovata ad Armaztsikhe (Georgia).

prima chiesa cristiana eretta dal re Mirian ad Armaztsikhe dopo la conversione, la forma

5.Possibile ricostruzione della pianta del tempio di Armaztsikhe (Georgia) sul disegno della base di statua.
5. Possibile ricostruzione della pianta del tempio di Armaztsikhe (Georgia) sul disegno della base di statua.

dell’intera struttura sarebbe riportata in scala nel piedistallo di una statua in bronzo FIG. 4 e 5, non reperita negli scavi, per cui l’edificio sarebbe stato quadrato all’esterno ed esapetale all’interno, con riempimento dello spazio tra le due figure geometriche con argilla. Esso è costituito da una struttura a sei absidi inserita in un quadrato di circa 18 m di lato, con doppio ingresso, uno a nord e uno a sud, e copertura (non si sa se piana o a cupola) sostenuta da sei colonne poste al punto d’incontro delle absidi più una settima centrale, nella quale sia la base che il capitello, ritrovati sul posto, ripetono il motivo esapetale dell’intera costruzione FIG. 6.

6.Base del pilastro centrale del tempio di Armaztsikhe (Georgia).
6. Base del pilastro centrale del tempio di Armaztsikhe (Georgia).

L’Armenia e i due regni in cui era originariamente suddivisa la Georgia, l’Iberia e la Colchide, costituiscono una regione forse poco nota ma di grande interesse per le origini iraniche della loro religione e della cultura, che ancora oggi sopravvivono in alcune feste del cristianesimo ortodosso.

Il culto di Mithra, particolarmente diffuso nelle regioni caucasiche, e che secondo alcuni studiosi locali potrebbe essere all’origine della leggenda di San Giorgio(7), fu così venerato in Armenia che ne rimasero tracce nel calendario(8): il settimo mese, Mehekan, e l’8° giorno di ogni mese, Mihr, derivano il loro nome da Mihr, armeno per Mithra, e il 21° giorno del mese Mehekan nell’Armenia cristiana non a caso è dedicato a San Giorgio(9). L’influenza dello zoroastrismo si può ritrovare in alcune feste della Chiesa Apostolica Armena(10): per citare solo due esempi, il giorno della Presentazione al Tempio del Cristo (13 Febbraio) coincide con quello dell’Aθrakāna iranico (Ahekan armeno), il giorno della festa della Celebrazione del Fuoco, e il giorno dell’Ascensione si raccolgono mazzi di fiori chiamati hawrot e mawrot, nomi che corrispondono a quelli dei due Ameša Spenta iranici Haurvatat e Amaretat, cioè Harut e Marut, gli “angeli caduti” che portarono agli uomini la conoscenza di cui si parla nel Corano (Sura II detta della vacca, 101-103) nei Libri di Henoch ebraici e nell’Ermetismo.

7.Iran: tempio del Fuoco di Ka'ba-ye Zartosht.
7. Iran: tempio del Fuoco di Ka’ba-ye Zartosht.

Gli edifici di culto cristiani della regione armeno-georgiana(11) possono aver avuto origine nella religione iranica: la chiesa a pianta quadrata nella sua forma più semplice così diffusamente rappresentata nel Caucaso ha analogia costruttiva con la čahārṭāq, i “quattro archi”(12), il nome che viene dato al tempio iranico del Fuoco FIG. 7, costituito da una struttura a base quadrata, talora con quattro absidi anch’esse quadrate disposte al centro dei lati, in cui la cupola si imposta direttamente sui quattro archi retti dai pilastri, edificio che nel passare del tempo l’architettura armena modellò secondo canoni

propri, poggiando la cupola sul tamburo invece che sui pilastri e coprendola con un tetto conico, elementi che rendono alta e slanciata la figura dell’edificio, e sostituendo le absidi quadrate con absidi semicircolari. Il passaggio alla forma circolare poliabsidata può trovare la sua derivazione dalla pianta del mausoleo romano, ma altra possibile fonte d’ispirazione per gli architetti georgiani potrebbe essere stato il tempio di Armaztsikhe, quadrato all’esterno ed esapetale all’interno, il quale sembra costituire un trait d’union tra il tempio del Fuoco quadrato con nicchie quadrate e la chiesa circolare a sei absidi semicircolari.

L’unico esempio italiano di chiesa a pianta esapetala nata come tale (il mausoleo dei Cercenii solo in un secondo tempo passò dalla funzione funeraria a quella cultuale) è la Canonica di San Niccolò costruita sul Poggio di Montieri (GR), a

8.Canonica di San Niccolò a Montieri vista dall’alto.
8. Canonica di San Niccolò a Montieri vista dall’alto.

circa 2 km ad ovest di questa cittadina delle Colline Metallifere situata tra Massa Marittima e Siena. Le operazioni di scavo, effettuate tra il 2008 e il 2014, hanno rivelato l’esistenza di un piccolo centro costruito su di un terrazzamento artificiale FIG. 8 di cui si era perso anche il ricordo, costituito da alcuni edifici destinati a lavorazioni artigianali, un’area adibita a cimitero ed una chiesa a pianta circolare su cui si aprono sei absidi disposte radialmente secondo la tipologia delle chiese definite per la loro forma “chiese esapetali” o “esaconche”, di cui costituisce un esemplare per ora unico nel suo genere in Italia e comunque raro in tutta Europa.

Le fonti scritte medievali dànno notizia della Canonica soloa partire dalla prima metà del XIIsecolo e fino alla metà del XIV, senza nulla dire circa la data della sua costruzione: gli elementi al momento disponibili indicano che la chiesa esapetale è stata costruita nella prima metà dell’XI secolo, ma il sito è stato frequentato fin dall’antichità, visto che nello scavo è stata recuperata una punta di freccia del tipo detto “di Rinaldone”, periodo che si fa risalire al IV-III millennio a.C., e vi sono segni di un primo insediamento di IX-X secolo, desumibili dai reperti ceramici e da altri elementi ritrovati nello scavo, ma troppo scarsi per poter definire forma e funzione di questo primo abitato(13).

La struttura architettonica della chiesa di San Niccolò costituisce “il solo esempio di questo genere in Italia”(14) e “vista la regolarità delle absidi e della loro disposizione spaziale, possiamo ipotizzare che la chiesa venne costruita in conformità a un progetto di alto livello elaborato secondo precise regole geometriche”(15): le maestranze che la edificarono non potevano consistere in semplici lavoratori locali ma dovevano essere “di alto livello tecnico”, lapicidi che utilizzarono “pietre ben squadrate di medie dimensioni disposte in maniera regolare lungo filari orizzontali”(16). Chi fossero le maestranze che innalzarono la Canonica è possibile solo ipotizzarlo, e, data la presenza in Toscana e in particolare nella regione delle Colline Metallifere fin dai secoli precedenti dei cosiddetti “Maestri Comacini”, architetti e lapicidi di grande valore che lavorarono in Italia e in tutta Europa, forse potrebbero essere stati essi i costruttori dell’edificio liturgico. I suoi committenti sono altrettanto ignoti, ma si doveva trattare di personaggi di particolare rilievo, considerati i costi di un’opera del genere. Diverse le possibili ipotesi (i Vescovi di Volterra? i conti della Maremma, quali i Pannocchieschi, i Gherardeschi o gli Aldobrandeschi?), ma è anche possibile pensare a qualche esponente della piccola ma potente aristocrazia terriera locale, riunita sotto il nome di “Lambardi”, di diretta discendenza dai Longobardi che fin dal VII secolo avevano preso possesso della Tuscia(17).

Tra gli elementi ancora misteriosi emersi dagli scavi occorre citare in particolare la piccola fossa scoperta nel pavimento della chiesa esapetale, contenente nello strato superiore residui carboniosi (resti di un fuoco rituale?) misti con i

9.La fibula della chiesa di San Niccolò a Montieri.
9. La fibula della chiesa di San Niccolò a Montieri.

frammenti di un calice di vetro(18) e più in profondità uno splendido gioiello, ora esposto alla Pinacoteca di Siena, una fibula del tipo “ad umbone” o forse un filatterio pettorale FIG. 9, gioiello di eccellente fattura in oro, smalti, paste vitree e pietre semipreziose, la cui provenienza non è al momento nota(19).

Di grande interesse è il ritrovamento in un ambiente quadrangolare, annesso ad uno degli absidi della chiesa e comunicante con essa tramite una porta, dello scheletro di un personaggio maschile: la sepoltura è di sicuro precedente la costruzione dell’edificio liturgico e gli archeologi la fanno risalire con la tecnica del C14 al 1030 circa, e questo indica con certezza che la chiesa è stata costruita allo scopo di onorare e proteggere la tomba del personaggio ignoto. La costruzione di una chiesa sopra o immediatamente accanto la sepoltura di un personaggio di rilievo è un’usanza molto frequente fin dal periodo delle tombe dei Martiri cristiani e che proseguì per tutto il Medioevo, rappresentando in particolare una caratteristica delle necropoli dei Longobardi. Precisiamo che nulla di riferibile al mondo longobardo è stato trovato negli scavi della Canonica e quindi si tratta solo di un’ipotesi, per altro suffragata dalla presenza almeno fino al pieno Medioevo a Montieri (come nel resto della Toscana) della classe dei “Lambardi” o “Lombardi”, di sicura origine longobarda.

Intorno alla chiesa sono state trovate le sepolture di almeno trecento individui(20), i cui resti con il test del C14 possono essere datati tra seconda metà dell’XI e il XIII secolo; quindi il cimitero avrebbe iniziato a formarsi in un’epoca di poco posteriore alla prima sepoltura privilegiata e sarebbe perdurato a lungo nel tempo, segno dell’importanza che rivestiva la Canonica come luogo di culto.

Il mistero che avvolge il personaggio in onore del quale la chiesa venne costruita non trova alcun riscontro documentario che possa darne spiegazione, ma alcune leggende tuttora presenti a Montieri, incentrate su di un Cavaliere e un tesoro che egli porta con sé, in via di ipotesi possono aprire qualche spiraglio di luce. L’analisi di esse, basandosi sugli studi delle cosiddette “fiabe di magia” del russo Propp e dell’americano Campbell(21), consente di riconoscere i caratteri di un mito e di un rito iniziatico trasformati in favola dal passaggio nel folklore popolare.

Secondo i due testi riportati da Negrini(22)un Cavaliere giunge a Montieri in pericolo di morte, “gravemente ferito e grondante sangue”, secondo le parole della leggenda, e “fu ridestato dalla sua catalessia”, stato che si può interpretare come il momento culminante dell’iniziazione in cui si deve attraversare (e non solo metaforicamente) il Regno dei Morti, grazie alla cura di alcune “donne”, che possono essere identificate con entità “angeliche” protettrici, quali le Lasa etrusche o meglio le Fravashi iraniche, se si segue l’ipotesi di un’origine longobarda della leggenda, considerato che i Longobardi erano discendenti dei Popoli delle Steppe di origine indoiranica. Con la sua guarigione il Cavaliere dona alle “donne” i tesori che ha portato con sé, donazione che potrebbe significare, come insegna Campbell(23), che l’Eroe è arrivato al di là della condizione angelica, cioè dello stato intermedio tra l’essere umano e il suo Principio, per cui può “arricchire” il mondo angelico con la sovrabbondanza del suo “stato glorioso”.

10.Ricostruzione grafica della pianta della chiesa esapetale (disegno di F. Agostini).
10. Ricostruzione grafica della pianta della chiesa esapetale (disegno di F. Agostini).

La complessità dei significati contenuti nella pianta esapetale, e in particolare nella chiesa di Montieri, può trovare una spiegazione nella ricostruzione grafica di essa FIG. 10, basata su di una serie di semplici intrecci di cerchi nei quali si ravvisa però una sapienza profonda, che apre la strada a molteplici meditazioni sul simbolismo geometrico di essa(24).

I sei cerchi che intersecano il cerchio centrale vanno a formare il cosiddetto “Fiore della Vita”, che costituisce uno degli elementi iconografici presente nell’arte di tutto il Medioevo europeo (e che non è, come si crede, un motivo iconografico esclusivo dell’Ordine dei Cavalieri Templari), formato da sei “mandorle”, la figura geometrica entro la quale viene raffigurato il Cristo o Maria sul portale delle chiese, nei mosaici o nei dipinti. La mandorla, o vesica piscis (con riferimento anche al Cristo il cui acronimo in greco dava la parola ΙXΘΥΣ, pesce), costituiva nel Medioevo il simbolo per eccellenza della “porta di passaggio” dal divino all’umano, dall’invisibile al visibile, dal sacro al profano, una porta di transizione fra i due mondi attraverso cui il divino si manifesta e al tempo stesso l’umano si divinizza. A sua volta l’esagono inscritto nel cerchio di base determina la formazione, per mezzo del prolungamento dei suoi lati, di un doppio triangolo incrociato, il Sigillo di Salomone, immagine dell’unione del Maschile e del Femminile, la “punta” maschile e il “vaso” femminile, in Alchimia il simbolo dell’unione del Fuoco e dell’Acqua.

L’analisi completa del simbolismo della pianta esapetale porterebbe il discorso al di là dei limiti di un articolo, ma quanto detto è forse sufficiente a stimolare la curiosità dei lettori più attenti di conoscere direttamente un luogo ricco di storia, di fascino e di magia qual’è la Canonica di Montieri.

Note:

  1. JACOBSON Hadrianic architecture and geometry, in “American Journal of Archaeology”, vol. XC, 1986.
  2. Iil complesso è costituito da due ambienti rettangolari biabsidati messi in comunicazione da una sala ottagonale sulla quale si aprono otto absidi, costituendo un insieme di raffinata tecnica architettonica (SFAMENI Ville residenziali nell’Italia tardo antica, Edipuglia, Bari 2006 pagg. 36-46). Carandini abbassa i limiti temporali della costruzione al 320-330 (ibidem pag. 46).
  3. Sugli edifici a pianta esabsidata o esapetale civili e religiosi da Roma alla Georgia, costruiti tra l’inizio dell’Impero e il Medioevo, rimandiamo a GALIANO Le chiese del Fiore, ed. Adytum 2015.
  4. I resti della chiesa sono stati descritti per la prima volta da DIEHL Rapport sur les fouilles du corps d’occupation français à Constantinople, in  “Comptes rendus des séances de l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres”, vol. LXVII n° 3, 1923. pagg. 241-248.
  5. MONTEVECCHI La struttura architettonica della villa, dal sito ufficiale degli scavi “La villa romana di Aiano – Torraccia di Chiusi” http://villaromaine-torracciadichiusi.be; CAVALIERI et al. San Gimignano (SI) Aiano-Torraccia di Chiusi, nuovi dati dalla VI campagna di scavi alla villa tardo-antica, in “Notiziario Soprintendenza Beni Archeologici della Toscana” 6, 2011.
  6. KIPIANI The last pagan temple at Armaztsikhe, in “Ancient West & East”, Leuven, vol. 10, 2011 pagg. 49-74.
  7. TSETSKHLADZE Iranian elements in georgian art and archaelogy, in Encyclopaedia iranica vol. X, Fasc. 5, pagg. 470-480.
  8. ORENGO Calendari armeni, in “Studi linguistici e filologici”, vol. 6 2008, pagg. 203-218.
  9. RUSSELL Armenian religion, in Encyclopaedia iranica vol. II, Fasc. 4, pagg. 438-444.
  10. RUSSELL Armenian religion cit.
  11. Sulle chiese della Georgia e dell’Armenia rimandiamo a GALIANO Le chiese del Fiore cit. Parte Seconda.
  12. HUFF e O’KANE Čahārṭāqin Encyclopaedia iranica, vol. IV, Fasc. 6, pagg. 634-642.
  13. BENVENUTI, BIANCHI, BRUTTINI, BUONINCONTRI, CHIARANTINI, DALLAI, DI PASQUALE, DONATI, GRASSI, PESCINI Studying the Colline Metallifere mining area in Tuscany: an interdisciplinary approach, in “IES yearbook”, 2014 pagg. 261-287.
  14. FERDANI e BIANCHI 3D survey and documentation in building archaelogy, in “Institute of Electrical and Electronics Engineers”, Ottobre 2013.
  15. FALLERI Archeologia delle architetture del complesso ecclesiastico medievale della Canonica San Niccolò: analisi degli elementi architettonici, Università di Siena, tesi di Dottorato anno accademico 2010-2011 pag. 30.
  16. FALLERI Archeologia delle architetture cit. pag. 23.
  17. Sulle possibili maestranze e sui committenti, specie i “Lambardi”, rimandiamo alla Parte Prima de Le chiese del Fiore cit.
  18. Oggetti di vetro sono frequenti nelle necropoli longobarde come segno di distinzione sociale: PAROLI La necropoli di Castel Trosino: un laboratorio archeologico, in L’Italia centro-settentrionale in età longobarda, Atti del Convegno di Ascoli Piceno, 6-7 Ottobre 1995, Firenze 1997.
  19. Prossima la pubblicazione di BIANCHI, MITCHELL, AGRESTI, OSTICIOLI, SIANO, TURBANTI MEMMI, PACINI La fibula di Montieri (GR). Indagini archeologiche alla Canonica di S. Niccolò e la scoperta di un gioiello medievale, in “Prospettiva”, ed. Centro Di, Firenze, fasc. 155-156, relazione presentata alla Sessione XV del Congresso congiunto SIMP-AIV-SoGeI-SGI di Firenze del 2-4 Settembre 2015.
  20. BENVENUTI et al. Studying the Colline Metallifere mining area in Tuscany cit.
  21. PROPP Morfologia della fiaba (ed. Newton Compton, Roma 1992 – I edizione russa 1928); Id. Le radici storiche dei racconti di magia (ed. Bollati Boringhieri, Torino 1985 – I edizione russa 1945). CAMPBELL L’eroe dai mille volti, ed. Guanda, Parma 2000 (I edizione USA 1949).
  22. NEGRINI in La leggenda del Re Minatore, ed. Effigi, Arcidosso (GR) 2014 pagg. 52-53 e pag. 61. L’analisi mitografica completa si trova nel testo di GALIANO Le chiese del Fiore cit. Parte Quarta.
  23. CAMPBELL L’eroe dai mille volti cit. pag. 41.
  24. L’analisi simbolica della pianta esapetale e della vesica piscis costituisce l’argomento della Parte Terza de Le chiese del Fiore cit.

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