18 Luglio 2024
Tradizione

Gnōthi sautón – Carlo Giuliano Manfredi

“Nell’immagine del mondo tradizionale ogni realtà diveniva simbolo.

Ciò vale per la guerra anche dal punto di vista soggettivo e interiore.

Così potevano essere fuse in una sola e medesima entità guerra e via al divino

(Julius Evola,  La Dottrina aria di lotta e vittoria, Edizioni di Ar, Padova, p. 12)

L’insegnamento e la conoscenza della Dottrina tradizionale (Aria), in linea con i principi immutabili ed eterni di Verità e Giustizia e radicato nella sapienza antica, ha come obiettivo il risveglio del singolo attraverso la conoscenza di se stessi (gnōthi sautón, nella tradizione delfico – apollinea). La società moderna in tutti i suoi aspetti presenta un rilevante senso di decadenza e chi vuole reagire a questo processo sovversivo è sempre più solo (all’esterno egli non trova più alcun sostegno, gli ordinamenti e le istituzioni che in una civiltà tradizionale gli avrebbero permesso di realizzare se stesso sono inesistenti).

Conformismo, ipocrisia, compromesso, vigliaccheria, piacere egoistico, ideale della sicurezza e del benessere, preoccupazione per la prosperità materiale (utilitarismo, individualismo, culto della vita comoda) contribuiscono a disgregare nei singoli costituenti la massa quel che rimane di etico e virtuoso nel loro animo. I nostri giorni sono all’insegna del disordine, dell’ingiustizia, di un inversione di valori, si ridicolizza qualsiasi situazione o persona che si differenzia per una dimensione interiore caratterizzata da onestà e nobiltà d’animo. Per questo è necessario, rivolto a coloro che sono in possesso delle doti naturali (anche incoscientemente) che gli hanno permesso di intuire tutto ciò, sviluppare con volontà una forma di difesa verso tale situazione.

Processo di rettifica lungo e faticoso che mette al bando ogni protagonismo per formare un carattere che si erge tra il caos. Riconoscersi e definire esattamente la propria appartenenza, delineare i fronti, individuare gli amici ed i nemici, creare una distanza con le forze del caos. Risvegliare la propria natura e seguirla, verificare se alla presunta vocazione corrisponde una reale qualificazione. Dominare se stessi, vincere le debolezze, frenare gli egoismi, rifiutare la volgarità e la menzogna.

Concepire la vita come una lotta e non come un conservarsi. Conservare invece le passioni tenendole al laccio consisterà acquisire grandezza, attraversare una zona distrutta senza esserne distrutti significherà agire con carattere, disciplina, forma, ascesi, ordine (Ti sia lecito fare ciò di cui sai che, se vuoi, puoi anche astenerti). Contro ogni discordia, ansia ed illusione farà da contraltare ciò che di innato ci appartiene, rapporti leali tra uomini regolati da una visione gerarchica delle cose, una reale disposizione al coraggio, il senso dell’onore (quindi della vergogna e non della colpa) e del sacrificio (Occorre far per principio non ciò che ci piace, ma ciò che costa).

Quindi, ritrovare quell’Uomo in cui possa rivivere il vir Romano caratterizzato (da buona anima nordica) da quella linearità severa e distaccata ma soprattutto da quella natura riflessiva, introspettiva, da giudice (e non da difensore) di se stesso, riflessività volta a fare e ad essere qualcosa più che sembrare.

“Transumanar significar per verba

non si poria, però l’essempio basti,

a cui esperienza grazia serba”

(Dante, Divina Commedia, Paradiso, I, 70 – 72)

 

Carlo Giuliano Manfredi

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