di Michele Rallo
Non ho votato Grillo alle scorse elezioni, ma solamente per un fatto sentimentale: fino a quando sulla scheda elettorale sarà presente un simbolo che si ricollega al mio mondo (nella fattispecie La Destra di Storace) il mio voto andrà a quel simbolo. Non ho votato Grillo — dicevo — ma lo avrei fatto certamente se, invece che al sentimentalismo, avessi obbedito alla mia razionalità. E ancor più lo voterei oggi, quando l’uomo dello tsunami viene attaccato a testa bassa dal circo mediatico del miliardario Carlo De Benedetti (tessera n.1 del PD), in sorprendente alleanza con i media vicini al miliardario-rivale Silvio Berlusconi (padre-padrone del PDL).
Che cosa si rimprovera a Beppe Grillo?
Ufficialmente, di avere preso tanti voti “di protesta”, ma di non essere in grado di trasformare quei voti in una concreta azione di governo. Nella sostanza, invece, quello che i media influenzati dal gruppo De Benedetti (e qui Berlusconi non c’entra) imputano all’ex comico, è di non offrire graziosamente i voti che servirebbero a Pierluigi Bersani per coronare il suo sogno proibito: fare il Presidente del Consiglio. Ma per quale caspita di motivo Grillo dovrebbe suicidarsi in questo modo? Risposta del gran circo conformista: perché l’Italia ha bisogno di un governo purchessia, senza il quale l’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e i mercati ci amerebbero di meno o non ci amerebbero affatto.
E, a riprova, ecco che lo spread si impenna e che le agenzie di rating ci declassano ulteriormente. Piccolo particolare che sfugge ai padroni dell’informazione: Bersani vuol fare un governo che “mantenga gli impegni con l’Europa”. Cioè, tradotto dal politichese in italiano corrente: che continui nel solco tracciato da Monti, riducendo di 5 miliardi di euro ogni anno — e per vent’anni — il nostro debito pubblico (Trattato di Stabilità Finanziaria), consegnando agli organismi europei i 125 miliardi di euro previsti dal Meccanismo Europeo di Stabilità soltanto per i prossimi cinque anni, e reperendo i soldi — che non abbiamo — facendoceli prestare dalla speculazione finanziaria e/o aumentando tasse e macelleria sociale.
Tutte cose — i fondamentali del Bersani-pensiero — che sono l’esatto opposto del programma dello sparigliatore ligure: Grillo vuol farci uscire dall’Unione Europea, vuole che l’Italia si riappropri della propria sovranità monetaria, vuole che smettiamo di indebitarci sempre di più con gli usurai internazionali.
Stando così le cose, per quale arcano motivo dovrebbe dare i suoi voti a chi vuole fare l’esatto opposto? Risposta della sinistra finanziaria: per dare un governo all’Italia e per evitare che si torni alle urne nel giro di sei mesi. Alle urne, forse, si tornerà; ma un governo più o meno provvisorio, più o meno di coalizione — purtroppo — lo faranno comunque, magari un governo di salute pubblica presieduto da un sinistro illuminato: chessò… un Prodi, un Amato, un Passera, o un qualsiasi altro tecnico benvoluto dai mercati. Ma, se così non dovesse essere, p
er l’Italia sarebbe certamente meglio: meglio sei mesi di crisi che venti anni di progressivo strangolamento economico e sociale. Meglio la razionale protesta di Grillo che il tragico europeismo di Monti e dei suoi eredi.
er l’Italia sarebbe certamente meglio: meglio sei mesi di crisi che venti anni di progressivo strangolamento economico e sociale. Meglio la razionale protesta di Grillo che il tragico europeismo di Monti e dei suoi eredi.
Nota di Ereticamente
Ringraziamo l’Autore e il periodico Social (Settimanale indipendente di Trapani) per la gentile concessione
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