Insieme alle creature angeliche che non ebbero il coraggio di schierarsi nella guerra che mise uno contro l’altro l’esercito di Lucifero e quello degli Arcangeli, nel vestibolo dell’Inferno Dante colloca gli ignavi che in vita non si comportarono particolarmente bene né male. Nel 1917 Gramsci assimila questa tipologia umana agli indifferenti: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Il male che si abbatte su tutti avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.”
Passando per i «piccoli borghesi» di D’Annunzio si arriva dunque ai giorni nostri, ovvero ai dormienti del XXI secolo. Soggetti opachi che non sono fascisti, comunisti, liberali, repubblicani, radicali, socialisti, anarchici. Non sono niente. Quando si alzano la mattina inumidiscono l’indice, lo sollevano in aria e attendono indicazioni dal vento mediatico, se poi l’indomani la corrente andrà da un’altra parte vorrà dire che faranno l’esatto contrario del giorno prima.
Senza accollarsi l’onere di elaborare alcun parere personale l’ignavo contemporaneo si limita a seguire le istruzioni diramate dal mainstream, una forma permanete di tele-vendita ideologica nata dalla cultura dello scambio commerciale e basata sulla diffusione di immagini fasulle ampiamente funzionali agli interessi del venditore, o persuasore. Proprio il monopolio detenuto da questa colossale operazione di marketing sui vari aspetti del vivere e del pensare (entrambi considerati miniere da cui scavare nuovi minerali, cioè soldi) ha causato il vuoto pneumatico d’idee dove la massa degli ignavi staziona nel più totale indifferentismo morale.
La circostanza sta mettendo a dura prova i risvegliati, incapaci di comprendere come si possa continuare dormire mentre tutt’attorno il mondo crolla. Non è il caso, tuttavia, di lanciarsi in sterili discussioni con gli ignavi per poi ritrovarsi vittime dell’odio feroce scatenato dalle loro paure. Meglio conservare le forze per l’attraversamento dell’infernale Età Oscura, o Kali Yuga, sperando di uscirne vivi.
Prezioso a questo proposito appare il suggerimento del Maestro a Dante: guardiamo e passiamo, ignoriamo i dormienti, agiamo come se non esistessero. Il tutto senza sensi di colpa perché intanto non toccherà a loro formare l’«umanità» di domani, trattandosi di pesi morti creati dalla logica mercantilista per riempire il redditizio contenitore delle «risorse umane».
Consoliamoci con il fatto che ogni epoca ha dovuto fare i conti con le «anime triste» prive di volontà attiva e assenti di forza spirituale, difatti il poema dantesco che le ha consegnate alla Storia risale al Trecento. Anche se bisogna riconoscere che il piattume nell’Età Oscura è diventato endemico, essendosi verificato un aumento esponenziale del numero di individui che scelgono di non scegliere e credono a ciò in cui tutti credono.
Proprio la diffusione di tale comportamento ultimamente ha riesumato dalla tomba la più versatile delle dottrine: la Gnosi. Sagomata da elementi religiosi presi a prestito da Oriente (Egitto, Mesopotamia caldaica e babilonese, Iran) e rifinita da altri principi provenienti da Occidente (paganesimo greco-romano), questa forma di pensiero malleabile come la creta ha già attraversato tutte le stagioni dell’uomo e sempre lo ha fatto avanzando pretese.
Sul suo radicale disprezzo per la materia si è basata l’ideologia dell’intero Evo Medio, prima che arrivasse il turno dell’idealismo, del marxismo, del malthusianesimo, della rivoluzione sessuale, del genderismo, dell’ambientalismo climatico. Ed infine, dulcis in fundo, dello scientismo dogmatico che in quanto «sapere che sa» (e perciò decide) si è addirittura arrogato il diritto di mettere sotto accusa la corporeità su scala globale. Un’impresa mai tentata in precedenza.
A rigor di logica solo un dio (e a fin di bene) potrebbe dare l’ordine di «distanziamento» tra elementi della stessa specie, oppure l’uomo che crede di essere dio. Lo gnostico, appunto, attualmente vestito con i panni dello specialista della scienza. L’ignavo pende dalle sue labbra e crede ciecamente ad ogni sua affermazione perché lui/lei ha fiducia nella scienza, ovvero nello scientismo, i cui dogmi e le cui dottrine gravitano nell’orbita della fede da quando il metodo scientifico ha blindato il ragionamento dall’esterno, spingendo il pensiero in un percorso pressoché obbligato:
Relatività
Fisica quantistica
Indeterminazione
Dinamica dei sistemi complessi
Mente degli esseri senzienti
A prescindere dai risultati, che possono esserci o non esserci, al di fuori di queste categorie c’è il nulla. O, almeno, così credono i dormienti del XXI secolo che immemori degli insegnamenti del vecchio Socrate (uno che sapeva di non sapere) chiedono alle scienze ciò che da sempre l’uomo religioso ha chiesto al suo dio: benessere, forza, longevità. Messe tuttavia in questi termini procedure e sviluppi continueranno ad avvitarsi su loro stessi all’infinito, così che l’umanità non ne trarrà alcun vantaggio, se si esclude la sparuta minoranza di nababbi affetti da sindrome di onnipotenza che sta aumentando vertiginosamente il proprio potere e i propri guadagni.
Intendiamoci, a furia di scomporre la realtà lo scientista potrà anche trovare alcune cosiddette «leggi». Ma ogni volta si tratterà di briciole, di categorie astratte, perché privati di contiguità i concetti chiusi sono incapaci di contenere lo spirito del mondo, che non è un ping-pong tra causa ed effetto.
L’unico risultato tangibile della «caduta» gnosica della scienza divenuta scientismo sarà dunque quello di inibire la visione archetipale, la sola capace di sancire la circolarità-sfericità del tempo e le sue ripetizioni. Un fatto che non deve in alcun modo scoraggiare il risvegliato, il quale mettendosi in gioco in prima persona avrà sempre e comunque la possibilità di trovare un pertugio in cui infilarsi per tornare a riveder le stelle.
A patto però di alleggerire gradualmente il carico strada facendo, di disfarsi della zavorra sociale costituita dal bagaglio delle persone inerti, di ignorare le sterili polemiche sopravvissute in buona salute ai guelfi e ai ghibellini del Trecento. Talune volte la presenza della non partigianeria del cittadino medio sarà per il risvegliato motivo di rabbia e irritazione, né si può escludere che l’amarezza possa ritardare certi progressi personali, essa tuttavia non potrà impedire lo scatto di livello che attende al varco l’uomo ultimo. Malgrado tutto ci sarà sempre qualcuno capace di andare avanti, perché è così che funziona la spirale evolutiva da che mondo è mondo.
Proprio qui sta la grandezza del Maestro. Mentre Dante disprezza gli sciagurati «che mai non fur vivi», Virgilio li ignora e persino i diavoli non li vogliono all’Inferno perché chi non ha saputo assumere una posizione precisa, né ha scorto una via d’uscita alternativa all’omologazione verso la massa, non merita neppure una pena da espiare. “Questi non hanno speranza di morte, / e la lor cieca vita è tanto bassa, / che ‘nvidiosi son d’ogni altra sorte. / Fama di loro il mondo esser non lassa” (Inferno, III, 46-49).
Facendo tesoro dell’insegnamento ricevuto Dante colloca la moltitudine drogata di conformismo, o pecorame, nell’Antinferno, un non-luogo posto fra il fiume Acheronte e la porta che dà accesso al mondo degli Inferi, dove gli ignavi cercano di inseguire un’insegna bianca (simbolo della loro indecisione) che ruota velocemente su se stessa mentre vespe e mosconi li punzecchiano e tormentano senza sosta.
L’immagine non riguarda solo le persone ma si addice anche a una collettività, perciò può essere estesa alla pigrizia politica che oggi infesta i palazzi del potere, dove molti Stati e Nazioni sono in procinto di finire nell’Antinferno della Storia, ovvero nell’oblio della memoria. Nella lista nera primeggia l’Europa con tutti i suoi dilemmi, incapace di sfruttare la «grande occasione» di fare da ago della bilancia tra i due mondi (globalista/tradizionalista, unilaterale/multipolare) e prossima all’implosione che metterà fine alle sue ansie senili.
Neppure la minaccia di una guerra atomica riesce a farle prendere una decisione. Mezzi addormentati i politicanti europei tergiversano in modo indegno, aggirandosi sul palcoscenico internazionale come zombie, lo sguardo assente, le idee confuse, ignari delle proprie capacità e sgomenti davanti al mondo che muta.
Impregnati di ignavia gli Stati Europei non sono più in grado di agire nel proprio interesse, limitandosi ad obbedire ai diktat di una ex-potenza straniera (gli Usa) che vuole isolarli e impoverirli per meglio dominarli. Non ci vuole la sfera di cristallo per prevedere che a breve la verità fattuale cancellerà la verità detta, travolgendoli, sommergendoli, ma a quel punto sarà inutile aggrapparsi alla veste dei Grandi Benefattori che hanno astutamente favorito il loro sonno incosciente, istigandoli ad odiare quanti tentavano di scuoterli.
Il conto dell’indecisione è sempre salatissimo. Sarà anche vero che nell’epoca della fretta l’importante sono i tempi e i modi degli obiettivi da raggiungere, mentre lo spazio per riflettere è molto ristretto, la scusa però non vale ad assolvere gli ignavi che cadono volontariamente in uno stato di degrado morale e materiale.
Molti dormienti dispongono di buone risorse intellettive, hanno visto cose e letto libri, quindi non si capisce per quale motivo debbano rinunciare a ragionare con la propria testa, o perché si fidino di quattro dati statistici raccolti su un campione di poche centinaia di unità allo scopo di giustificare una decisione unilaterale, o un provvedimento imposto dall’alto.
Piegandosi a un soggetto incline ad interpretare in modo autoritario la teoria (scientifica, politica, religiosa, eccetera) gli ignavi decidono di sottomettersi alla visione altrui, quindi il loro non scegliere rappresenta una scelta. I «risvegliati» si limitino a prenderne atto e se ne facciano una ragione. Spiace, ma non c’è modo di salvare amici e/o parenti dalla condanna eterna. Insistendo, si ottiene in cambio solo la reazione furibonda di chi vuole continuare a dormire.
Per quanto s’impegni l’essere umano non ha la facoltà di piegare la realtà, sottomettendola, mentre il primo dovere di chiunque abbia ricevuto il dono della vita è quello di salvaguardare la propria integrità spirituale e morale. Ciascuno si occupi dunque della propria redenzione prediligendo il dialogo con se stesso, non tanto per egoismo ma piuttosto per evitare la paralisi sulla strada dell’omologazione.
Il percorso infernale che attraversa l’Età Oscura sarà lungo e faticoso, non vi sono garanzie che tutti ne usciranno vivi, ma per alcuni prima o poi finirà. Scriveva con lucida lungimiranza il filosofo Costanzo Preve (Storia dell’Etica, 2007) che il probabile fattore della rottura del presente Sistema capitalistico-finanziario sarebbe arrivato in forma di reazione della stessa natura umana (adattabile, ma non infinitamente comprimibile) alle pressioni sempre più stringenti, incompatibili con i bisogni oggettivi dell’uomo, soprattutto in fatto di libertà, identità, sicurezza, solidarietà, ambiti di non-mercificazione e di non-competitività.
Non tutti accetteranno di essere trattati indefinitamente come «capi di bestiame», isolati e atrofizzati allo scopo di perdere la socialità, svuotati da ogni attitudine morale, estetica e religiosa, innestati di microchip e riempiti di altre diavolerie create appositamente per dannare le anime. La maggioranza rappresentata oggi dagli ignavi rimarrà nella parte intermedia dei tre mondi, cioè nell’Antinferno della Storia, perché quello è il suo posto. Altri avranno invece il Paradiso o l’Inferno che si sono meritati. Così è (anche se non vi pare) perché non sta a noi, tanto meno agli eternauti del metaverso, sovvertire l’ordine naturale delle cose.
(1 – continua)
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