8 Ottobre 2024
Società

I camaleonti

In una famosa serie televisiva inglese di molti anni fa, intitolata  “Il brivido dell’imprevisto”, v’era un episodio interpretato da uno straordinario attore shakespeariano, sir John Gielgud, in cui si narrava di un antiquario londinese, che, travestito da prete, girava per la campagna inglese in cerca di mobili di legno pregiato, che gli ignoranti contadini tenevano magari nei pollai, senza sapere del loro, a volte, grande valore. Al fine, dopo le ingannevoli trattative, comprava i suddetti mobili per pochissime sterline. La storia, ad un tempo comica e drammatica, per l’esito appunto imprevisto, trattava per lo più della credibilità che il vestito indossato attribuiva al protagonista. Veniva illustrato perciò un classico esempio di millantato credito, e cioè di uno spacciarsi per una persona degna di fiducia o con lo scopo di estorcere con l’inganno un guadagno illecito (con la complicità della vittima)  o di  ottenere una reputazione fasulla sempre col fine di gabbare quelli che in gergo si chiamano i merli. Si confermava ancora una volta che l’abito fa il monaco.

A dire il vero ai nostri dì, se uno si spaccia per prete o anche per cardinale, dopo tutto quello che hanno combinato in questi anni, non è che sia più tanto credibile a livello popolare; resta comunque il fatto che il millantato credito è comunque un esercizio praticato da moltissimi italiani che spesse volte si spacciano per quello che non sono. Verrebbe a dire che trattasi di uno sport nazionale, sebbene questa pratica, nei casi di estorsione o di circonvenzione sia un reato previsto dal nostro codice penale (art. 346, che prevede una pena da 1 a 5 anni, più multa). Nella realtà quotidiana il millantatore agisce in diverse, mai innocenti, forme: si va dal classico esempio che consiste nello sfrecciare con auto, quali Suv di marche prestigiose come Mercedes, Porsche, Bmw, o fuoriserie  superveloci come la Ferrari, prese in affitto temporaneo, ma fatte credere come proprie; oppure ci si presenta come esperti di un qualcosa, chessò, di economia e finanza, oppure come politici (caso frequentissimo), o psicologi (la psicologia, che come scienza è solo un surrogato di tante altre, è però molto in auge e dà la patente di intellettuale), e talvolta, ma ciò è poco redditizio, come filosofi o storici (basta aver fatto le scuole superiori). Il “sex instructor” è infine il caso più patetico, poiché trattasi solitamente del masturbatore autogestito ormai ridotto alla disperazione. Come se è già detto, la nostra Italia in questi ultimi 30 anni è diventata la Milano da bere, l’Italia degli imbonitori e dei mercanti che vanno dalle vannemarchi ai roberto (quello con l’asma) ai berlusconoidi (senza essere però come l’originale).  Anche se pare che il vento stia oggi cambiando.

Rimane però sospesa la domanda filosofica: perché tutto questo? E non si creda che nelle altre parti del cosiddetto mondo sviluppato sia avvenuto qualcosa di diverso: forse noi Italiani siamo semplicemente più bravi, ecco.

La risposta non è semplice.

Infatti il millantato credito nasconde la realtà di molti bisogni inespressi o inappagati da parte di tantissimi individui, che nella loro dimensione esistenziale quotidiana non riescono a soddisfare. I più vivono in modo anonimo, servile, sottomesso. I rapporti socio-economici li schiacciano dentro questa condizione: in altre parole la competizione capitalistica li relega nello scantinato della superfluità. I millantatori in un certo qual modo sono dei ribelli malriusciti. Non trovando nella società nessuna ideologia aggregatrice, né valori spirituali od etici elevati, in quanto tutto è ridotto a merce e denaro, essi, facendo leva su di una energia personale comunque notevole, dirottano il loro agire verso ciò che vorrebbero essere, poichè non accettano il loro status quo. Sono, in fondo, dei creativi e dei disperati allo stesso tempo.

Il guaio è che talvolta hanno successo.

Flores Tovo

f.tovo@libero.it

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