Qualcuno conoscerà I delitti della Rue Morgue, il romanzo di Edgar Allan Poe considerato il primo giallo della letteratura mondiale. La Rue Morgue è la via dell’obitorio di Parigi in cui avvengono gli inspiegabili assassinii di due donne, risolti da un dilettante, Auguste Dupin, unico a intuire che a commetterli non era stato un essere umano, bensì un orango fuggito dal suo padrone. La deriva dell’occidente contemporaneo assomiglia sinistramente all’inquietante racconto. L’assassinio avviene nella strada dell’obitorio, a Parigi, una delle capitali dell’odierno mondo al contrario, e nessuno riesce a comprenderne le motivazioni né a spiegarne la distinte modalità. Alla fine Dupin – l’unico a guardare al di là della fredda razionalità degli investigatori professionisti – capisce che il colpevole non è umano. Anche noi, sommessamente, con i dubbi e il pudore di chi sa di abbordare un territorio oscuro, infido, ci siamo convinti dell’ origine non solo umana di ciò che accade attorno a noi, incomprensibile con il normale raziocinio.
Possibile che una grande civiltà le cui origini risalgono a tre millenni or sono uccida se stessa con l’accanimento e insieme la spensierata indifferenza che sperimentiamo ogni di? Possibile che odi se stessa con il furore nichilista di cui siamo testimoni ? Possibile che tutto questo sia il frutto di menti perverse, malvagie quanto si vuole, ma solo umane, sin troppo umane? Il tema dà i brividi e sfiora la paranoia, la condizione patologica basata su un sistema di convinzioni non corrispondenti alla realtà. Possibile. Ma fu Charles Baudelaire – l’intuizione dei poeti! – a dire che il più astuto degli inganni del diavolo è farci credere che non esiste. Invece il Maligno, il Male, esiste e, con la complicità di uomini e sistemi di pensiero che avvelenano l’umanità da almeno due secoli e mezzo, ha trasformato quest’angolo di mondo in un obitorio, la Rue Morgue in cui avvengono continui delitti contro l’uomo, la verità, la civiltà.
Se tu, amico lettore, non credi plausibile – almeno in parte – questa interpretazione del presente, ti capisco, ti chiedo scusa e ti invito a non proseguire la lettura. Eppure troppi delitti vengono commessi ogni giorno e troppe volte ci chiediamo chi sia diventato l’uomo occidentale contemporaneo per accettare ciò che accade senza sussulti, senza vergogna e senza alcuna rivolta morale. Platone descrisse una caverna in cui vivevano uomini incapaci di immaginare la luce e il mondo esterno. Prigionieri del buio, si rivoltarono contro il loro compagno che ne era uscito, aveva visto, e intendeva liberarli. La libertà del pensiero è un peso, una responsabilità troppo gravosa, meglio la servitù volontaria.
La natura gregaria della maggioranza degli umani è ben conosciuta da chi esercita potere, e sfruttata con cinismo da che mondo è mondo. La gente crede quello che le viene fatto credere e baratta facilmente con futili, effimeri piaceri, la dignità, la libertà, il bene. Lo dimostrano l’esperienza e la storia, lo hanno confermato diversi esperimenti di psicologia sociale. Il sociologo Solomon Asch predispose un foglio con linee di diversa lunghezza. Richiesti di indicare la più lunga, la maggior parte degli interpellati fornì risposte sbagliate, condizionata dalle risposte concordi, palesemente errate, degli altri partecipanti all’esperimento, complici di Asch. Il conformismo del gregge non pensante. Zimbardo e Milgram, in altre sperimentazioni concrete, dimostrarono che gli uomini, se esercitano una funzione o vengono indotti da un comando, sono disposti a commettere le peggiori azioni senza sussulti di coscienza. E’ facile a Mefistofele ingannare il Faust contemporaneo, che, a differenza del personaggio di Goethe, non è animato da sete di conoscenza, solo da desideri di piacere e consumo, e non saprebbe riconoscere la voce salvifica di Margherita. La banalità del male che sconvolse Hannah Arendt nel processo ad Adolf Eichmann, grigio funzionario nazista.
La tradizione religiosa – reliquia abbandonata del passato d’ occidente – chiamava il Maligno principe di questo mondo. I sudditi sono una folla. Nella morgue parigina a cielo aperto abbiamo assistito alla vergogna delle immagini sataniche, omo e transessuali, delle cerimonie olimpiche, ma anche alla proclamazione dell’aborto a diritto costituzionale. La civiltà dell’obitorio sconfigge l’ istinto alla vita. Il presidente Macron non entra nella cattedrale di Notre Dame restaurata (con esiti assai discutibili, un’altra ferita dei tempi) in nome della laicità dello Stato francese. I costi sostenuti probabilmente figurano nel bilancio alla voce promozione turistica. Non va meglio in un altro obitorio, quello spagnolo, dove l’ossessione ambientalista ha contribuito, vietando la pulizia degli alvei e la costruzione di invasi, alla tragica alluvione di Valencia, cui è stato dato un nome nuovo, postmoderno, scientificamente corretto, DANA. La tragedia trasformata in acronimo: Depresiòn Aislada en Niveles Altos, depressione isolata nei livelli alti (dell’atmosfera). Le vittime ringraziano gli stregoni della neolingua, mentre il capo del governo evita di partecipare alla cerimonia religiosa di suffragio.
L’odio per il sacro è una caratteristica comune dei lindi obitori d’Occidente. La simbologia corrente – nei gay pride, in molti spettacoli e festival- è apertamente satanica. Forse il vostro scrivano non è proprio pazzo. Commuove il gesto di un parroco spagnolo, che ha salvato, come Don Camillo di Guareschi, il crocifisso della sua chiesa. E’ un Gesù coperto di fango e così resterà, per scelta dei fedeli. Un simbolo che inquieta. Infangato come l’umanità vilipesa a Gaza, nelle guerre sempre più disumane, dirette da remoto da chi aziona droni, satelliti, bombe “intelligenti” e brinda al bersaglio colpito come in un videogioco. E’ un morto simulacro la civilizzazione che confonde reale e virtuale.
La stessa che odia talmente se stessa da sostituire i figli con cagnolini, gattini e furetti, che non si indigna più davanti alla bruttura, alla bruttezza, al degrado, anzi lo applaude. Rotola nel fango come il crocifisso travolto dai detriti. Frantumi di una società decomposta attratta dal suicidio, legalizzato in Inghilterra, purché con firma del medico e timbro del giudice. Lo Stato verbalizza secondo procedura l’ultimo atto dell’esistenza di un essere umano, una pratica da trasmettere a chi di competenza, anagrafe, fondo pensione, azienda sanitaria. Un peso economico in meno, un problema risolto per i parenti.
Obitorio, morgue senza cimitero, giacché anche il rispetto per i defunti è crollato. Emmanuel Todd ne La sconfitta dell’Occidente lo inserisce tra le ragioni di una fine ingloriosa. Ma tu che scrivi tranquillo davanti al computer, che faresti, può obiettare chi legge, dinanzi alla sofferenza estrema tua o di chi ami. Non lo so, è un dilemma grave su cui non trovo la risposta valida per tutto; tuttavia so che non possiamo diventare rifiuti da incenerire perché malati, anziani, soli, poveri, depressi. In Canada la morte di Stato è la quarta causa di decesso. Una morgue all’ingrosso.
Peggio dell’obitorio è la macelleria chirurgica e culturale di chi propaganda, teorizza e pratica perfino su bambini e minori il cambio di sesso. Pazzi siamo noi, perfettamente sano è il medico americano che dichiara di praticare senza requie, da mattina a sera, interventi di cambio di sesso per il timore che questa barbara pratica – o questo nuovo elemento di civiltà, scegliete voi la definizione – venga abolita da Donald Trump. Nel paradiso a stelle e strisce un padre ha perso la potestà genitoriale per essersi opposto a uno di questi interventi sul figlio dodicenne. Un delitto della rue Morgue dietro la statua della libertà.
L’odio per la vita ha infinite sfaccettature e alle cupe figure dell’obitorio non manca la fantasia. In Norvegia ne hanno pensata un’ altra: in caso di parti gemellari, potranno essere abortiti i feti dei gemelli di troppo, indesiderati. Non è paranoia rilevare che la diminuzione della popolazione è un punto centrale dell’ agenda dei dominanti. In Italia aumentano gli aborti : ovvio, nella liquefazione della famiglia e nel deserto spirituale le generazioni vengono educate all’irresponsabilità, alla paura del futuro, a un edonismo fondato sul consumo e le vacanze. Non lo ripeteremo mai abbastanza: vacanza in origine significa assenza. Crescono anche le morti per cause farmacologiche; presto scopriremo se c’entrano i sieri a cui ci obbligano.
In Argentina sterilizzano i minori come antidoto alla violenza sessuale (?!), cioè costruiscono generazioni mutilate. La sterilità mentale, altrettanto preoccupante, avanza nel vuoto culturale, etico, comportamentale. Il Censis conferma che un numero impressionante di giovani provvisti di titoli di studio è incapace di comprendere un testo. L’ignoranza è voluta, perseguita da chi controlla lo Stato e le istituzioni educative. Popoli ignoranti – inutile rammentarlo, o forse utilissimo, una novità per troppi non pensanti – sono facile preda della manipolazione, delle bugie, dei disvalori imposti dall’alto.
Quale disvalore è più tremendo del disprezzo per la vita, della fascinazione per la morte, cornice comune delle dipendenze, del consenso antinatalista ed eutanasico, dell’odio per la famiglia ? Morte estesa al proprio popolo, alla razza e alla civiltà di appartenenza. In un’ altra filiale della morgue, in Germania, un’anziana signora è stata multata di ottomila euro per avere scritto su Facebook non insulti, ma pacate considerazioni contrarie all’immigrazione di massa. Dobbiamo ubbidire e morire tacendo. La sostituzione etnica corre insieme al capovolgimento dei principi. A Berlino una giovane americana bianca è stata arrestata per avere ferito a morte un africano che la aggrediva. Avrà esagerato, ma dove finiscono i virtuosi discorsi contro la violenza sulle donne? Valgono solo per i bianchi? Ma soprattutto è clinicamente morta una società che nega l’ autodifesa, diritto naturale in tutte le civiltà. Un altro segno che la nostra non è più tale. Max Weber definiva lo Stato come il detentore del monopolio della forza legittima. Sbagliava: avrebbe dovuto dire legale, non legittima, ossia giusta. Illegale è adesso difendere se stessi, la nostra famiglia, le nostre cose. Disarmo materiale e morale.
A noi spetta un unico compito: estinguerci. In maniera gaia, come un gioco, per il bene del pianeta, che – curiosa omonimia – si chiama Gaia, non più Terra. Corriamo all’obitorio tra applausi preregistrati, come in televisione, con sollievo della Previdenza Sociale. Non dimentichiamoci di fare testamento a favore di un’organizzazione umanitaria (le parole alla rovescia). L’ultimo chiuda la porta. La luce è già spenta.