8 Ottobre 2024
Omofobia

I diritti degli omosessuali o l’omosessualità del diritto? – Emanuele Franz

Si è già accennato come culturalmente la sessualità venga ridotta unicamente alla funzione del coito, quando invece l’Eros è omnicomprensivo e omnipervasivo. Ritornando sull’argomento e prendendo in esame l’argomento dell’omosessualità è inevitabile constatare il forte impatto che il fenomeno sta assumendo in diversi campi istituzionali, amministrativi e culturali in misura sempre crescente negli ultimi decenni. Manifestazioni di vasta portata come i gay pride a difesa dei diritti degli omosessuali coinvolgono istituzioni politiche e i più vasti settori della vita pubblica, imponendosi, di fatto, non solo come una realtà culturale ma anche nella politica, in cui il loro crescere determina anche l’insorgere di legislazioni. Qui dunque è il caso di chiedersi se si tratta veramente di diritti degli omosessuali oppure di un certo grado di omosessualità del diritto.

Il fenomeno dei pride omosessuali coinvolge Comuni, enti pubblici, realtà internazionali, l’insorgere di nuove norme collettive, il nascere di leggi apposite sulle coppie di omosessuali, sul loro matrimonio, sulla loro possibilità di avere figli ma anche sulla possibilità anagrafica che un uomo possa essere riconosciuto come donna. Con maggior forza è da chiedersi se il nocciolo della questione è che venga riconosciuto il diritto ai gay ad essere quello che sono, cosa che gli è già riconosciuta, o se invece si tratta del fatto che il diritto internazionale sta diventando egli stesso omosessuale. Se quindi una certa tendenza epocale e collettiva soggiace a Forze sovra collettive, a Forze di ordine superiore che stanno portando l’intero mondo occidentale verso una femminilizzazione dell’uomo e a una mascolinizzazione della donna. Poiché qualora si tratti di questo si ha ragione di intendere il diritto internazionale come una realtà vivente indipendente dagli uomini che la scrivono, come una tendenza che soggiace a un disegno storico più elevato e sovrano che sta attentando alla dignità dell’uomo, perciò si ha ragione di affermare una omosessualità del diritto.

Poiché non è il diritto ad essere scritto dagli uomini ma è il diritto a costruire gli uomini. I gay pride, spesso ridotti ad aspetti meramente carnevaleschi, si estrinsecano in un culto dell’apparenza riducendo quella che dovrebbe essere una vita intima in una carnescialata. Non è certo oggi uguale parlare di omosessualità come poteva esserlo ai tempi di Oscar Wilde, in cui essere omosessuali significava rischiare di essere condannati ai lavori forzati, oppure ai tempi di Andrè Gide in cui tenne nascosto per anni un romanzo con una storia di amore fra un uomo e un ragazzo, per paura di essere processato dalla morale comune. Tempi in cui dichiarare apertamente la propria omosessualità, ma in genere la propria diversa sessualità, significava scontrarsi col manganello e col carcere. Essere omosessuali al tempo era eroico oggi è una moda.

Gli omosessuali parlano di emarginazione, quando invece il fenomeno omosessuale è diventato un fenomeno commerciale, standardizzato. Locali dedicati ai gay, riviste dedicate ai gay, associazioni, feste e manifestazioni a loro dedicate. Gay è anche il pretesto per diventare opinionista, per sentirsi vittima, per fare carriera. Sono diventati una etichetta. Loro sono i primi a negare ogni etichetta e sono anche i primi fautori di una ghettizzazione dell’intera sessualità e in genere di tutto il mondo dell’affettività. Nascono come movimento di “liberazione” criticando aspramente il matrimonio eterosessuale, e nella stessa misura pretendono il diritto di sposarsi e fare figli.

Ma come? Sembra un vegano che rifiuta la carne, però vuole il tofu a forma di hamburger, il seitan a forma di mortadella. Se vuoi veramente opporti alla istituzione del matrimonio in quanto omosessuale, allora rifiutalo integralmente senza nemmeno conservarne l’idea.  Invece vuole adeguarsi alla stessa realtà che critica. Le contraddizioni in questo mondo sono spaventose, a partire da tutte quelle sigle ed etichette che vorrebbero rappresentarli.

LGBTQI, Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender, Queer, Intersexual e chi più ne ha più ne metta. Loro credono con tutte queste nomenclatore di aprirsi a tutte le manifestazioni della sessualità ed invece ne sono la più profonda incarcerazione. Fossero anche 30 sigle sarebbero pur sempre una limitazione, perché non contemplano ogni infinita manifestazione della sessualità che, di fatto, non ha nome, né etichetta, né categoria. La sessualità è cosmica, ed oceanica, e non può essere racchiusa in nessuna sigla. Qui si vuole lucidamente e chiaramente osare affermare che i cosiddetti omosessuali oggi non sono veramente omosessuali. Si credono omosessuali, paventano il loro diritto ad una sessualità diversa dall’eterosessualità ma non sono omosessuali, ed ora spiegheremo perché.

Innanzitutto i leader del mondo omosessuale insistono nel dire che non si sentono rappresentati nel mondo della letteratura classica, perché nelle fiabe e nelle saghe non c’è un principe che si innamora di un altro principe. E quindi si sentono politicamente coagulati. Tuttavia questo non è vero perché praticamente tutto il mondo greco-latino si basa su esempi di sessualità oceanica fuori da ogni categoria. Avviene anche però una lettura anacronistica e inesatta della sessualità greca quando si legge nei costumi greci una sessualità di tipo omosessuale, pretendendo che essa fosse una cosa analoga a quello che noi intendiamo oggi per omosessualità.

Il Greco non aveva le nostre categorie precostituite di maschile e femminile, invero riconosceva dei Principi cosmici ma nello stesso tempo il suo fine era raggiungere metafisicamente l’Androgino, quello che gli alchimisti poi chiamarono Rebis (Re-Bis, cosa doppia). La fusione dei due Principi in una Unità metafisica superiore. Tutt’altro che esaurire quindi la sessualità in un fatto puramente carnale gli antichi ne videro gli aspetti trascendentali e compresero la pratica sessuale come metodo religioso per il raggiungimento di un Amore universale e più elevato. Non ha senso per cui dire e soprattutto giustificare l’omosessualità richiamandosi agli antichi perché il loro approccio, allo stesso rapporto fra i due sessi, era mosso da intenzioni completamente differenti dal gay di oggi. E in questo senso si può dire che l’omosessuale contemporaneo non è un vero omosessuale.

Gli esempi di Amore nel mondo Greco sono fra i più straordinari che la storia abbia conosciuto. Si pensi solo all’Amore di Apollo e Giacinto. L’amore di Apollo nei confronti di questo giovinetto era tanto grande che, pur di stare costantemente vicino al ragazzo, tralasciava tutte le sue principali attività ed accompagnava l’inseparabile amante ovunque egli si recasse. Un giorno i due iniziarono una gara di lancio del disco; Apollo lanciò per primo ma il disco, deviato nella sua traiettoria da un colpo di vento alzato dal geloso Zefiro, finì col colpire alla tempia Giacinto, ferendolo così a morte. Apollo cercò di salvare l’adolescente tanto amato adoperando ogni arte medica a sua conoscenza, ma non poté nulla contro il destino. Decise, a quel punto, di trasformare il bel ragazzo in un fiore dall’intenso colore, quello stesso del sangue che Giacinto aveva versato dalla ferita.

Il Dio, prima di tornarsene in Cielo, chinato sul fiore appena creato scrisse di proprio pugno sui petali le sillabe “ai”, “ai”, come imperituro monumento del cordoglio provato per tanta sventura, che lo aveva privato dell’amore e dell’amicizia del giovane. Il Mito è così struggente e toccante che fu rappresentato in musica dallo stesso Mozart. Ma anche la relazione fra Achille e Patroclo oppure l’Amicizia indissolubile e proverbiale di Pilade e Oreste. Pilade avrebbe dato la sua stessa vita per difendere Oreste. Chi oggi sarebbe ancora in grado di un simile Amore? Platone nel Simposio divide l’aspetto affettivo in quello più carnale che chiama Venere Pandemia e in quello più sublime che chiama Venere Urania. Afrodite Urania o celeste è figlia del Dio del cielo Urano ed è priva di madre. Da ciò per Platone ne conseguono due amori: “l’amore volgare, che desidera solo il corpo, e quello celeste, che desidera l’anima” Il vero Amore pertanto è un atto spirituale: è la capacità di immolarsi a un Ideale superiore. La lealtà e l’onore verso l’amato, verso l’amico, verso l’Idea, la trascesi della carne e dell’apparenza sono un vero Amore.

Il gay oggi è gay per sbandierare l’eufemistico compiacimento di sé, l’egoismo della moda, il vaniloquio dell’apparenza, interamente concentrato sull’aspetto ludico dell’affetto. Non merita pertanto nemmeno l’appellativo di “omosessuale”. Noi non siamo qui a dire a nessuno di essere o non essere omosessuale, o a insegnare come vivere la propria sessualità, altrimenti commetteremmo lo stesso loro errore. Siamo invece a dire che l’Amore, di qualsiasi natura, va vissuto come un atto intimo, segreto ed interiore. Andare in piazza a paventare le proprie “libertà” sessuali non ha nulla a che vedere con il vivere l’Amore come un Tempio per la propria crescita interiore, da vivere nel silenzio, nel silenzio interiore, mettendo al bando la chiacchiera e l’autocompiacimento. Ci rendiamo profondamente conto, tuttavia, che gli stessi omosessuali sono pilotati da Forze collettive di cui loro stessi sono ignari. Sono spostati come gocce di olio sull’acqua da una corrente. Corrente che ingloba sotto una stessa spinta fenomeni apparentemente scollegati e disparati, ma che invece sottostanno a un inclinazione mondiale che tende a regnare sulla civiltà. Questo vale per l’omosessuale come per l’eterosessuale.

Fintanto che l’amore e la sessualità non verranno visti come un percorso di elevazione dell’uomo e di conoscenza di sé stessi qualsiasi forma di affetto e sessualità vengono ridotti a un mero lastrico di macerie.

 

 

Emanuele Franz

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