A cura di Ignis Rumon
Metamorfosi filosofali. Commento all’Asino d’Oro di Apuleio a cura del dott. Jesboama, edit@ 2014, collana Arcana, pp. 47.
Ermete svelato. Commenti alla Tavola di Smeraldo dell’Ermete Trismegisto, edit@ 2014, collana Arcana, pp. 79.
I due volumetti che di seguito andiamo a recensire inaugurano la collana Arcana della veramente benemerita Casa editrice edit@, nota per le pubblicazioni di spessore relative, perlopiù, alla storia e alla cultura della splendida città di Taranto.
Con questa “Collana di rarità classiche ed ermetiche”, tuttavia, la realtà editoriale guidata da Domenico Sellitti si avventura con decisione nel mare magnum della cultura esoterica.
E lo fa in maniera tutt’altro che banale, palesando la propria serietà anche sotto il profilo grafico con l’offrire al pubblico libri agili, in formato c.d. “tascabile”, ma non per questo improntati alla logica dei “bignami esoterici” o delle mere antologie di scritti già editi e reperibili in miriadi di versioni e edizioni. Tutt’altro. Arcana si pone il fine di recuperare e ripubblicare, in versione più fedele possibile agli originali, scritti rari, inediti o di difficile reperibilità, di sicuro interesse tanto per l’ermetista quanto per il semplice cultore della materia.
Le introduzioni del curatore Luca Valentini, lungi dal porsi come mere noterelle storico-dottrinali, cercano letteralmente di toccare il cuore degli scritti presentati, facendo risuonare – dissimulando qua e là anche veri e propri cenni a dinamiche operative – determinate corde nei lettori già predisposti alla melodia filosofale o accendendo la fiammella della curiosità nei sinceri neofiti della materia. I primi testi pubblicati (in attesa della ristampa, annunciata, del rarissimo Viaggio di Enea all’Inferno di Andrea De Jorio e di parte di un carteggio inedito del Principe di San Severo) sono degli autentici classici della letteratura esoterica d’Occidente. I due Commenti (all’apuleiano Asino d’Oro ed alla Tabula Smaragdina, vera pietra angolare della cattedrale ermetica) del dott. Jesboama, alias Conte Luciano Galleani, e di Mario Parascandolo (Hahajah), alti dignitari, rispettivamente, della Fr+ Tm + di Miriam vivente Kremmerz (nonché suo diretto discepolo) e della Ceur, pongono al ricercatore spunti di notevole interesse, palesando altresì in maniera lampante come la sacralità informante un Classico sia passibile di interpretazioni varie – all’apparenza, talora, anche non perfettamente congruenti – e tuttavia insuscettibile di snaturamento ad opera dell’interprete. Che è, poi, il principio medesimo alla base dell’affermazione del Kremmerz nella Breve relazione ai Dodici supremi Vecchi Maestri del Collegio Operante: “Le idee non sono mie, ma Vostre. La copia grande delle imperfezioni è mia.”
Originariamente pubblicate nella ormai rarissima rivista Commentarium, diretta (attivamente e tutt’altro che sulla scorta di una mera spendita del nome) da Giuliano Kremmerz, e nell’altrettanto rara – e più tarda – Ibis, queste piccole perle vengono ora restituite agli studiosi. Chi scrive, sia detto a titolo puramente personale, è particolarmente “affezionato” alle spigolature apuleiane di Jesboama, contenenti svariate considerazioni da leggere e interpretare – come da suggerimento del maestro myriamico – “con Sale”. Ma è indubbio che tutti gli scritti pubblicati nei due volumi palesano spiccati profili di attrattiva per il serio ricercatore.
A margine va detto che, rarità tra le rarità, primeggia (se non altro per profili di bibliofilia, ma a nostro sommesso parere anche sotto altri aspetti) il Commento alla Tavola di Smeraldo dell’Ortolano, ermetista secentesco noto – a quanto ci consta – solo per due brevi citazioni in Solomon Trismosin1 ed Eugéne Canseliet2. Testo cristallino nella sua semplicità e, oserei dire, freschezza: due elementi, questi, indice – in uno a un timor Dei rettamente inteso, vale a dire privo di sdilinquimenti sentimentalistici e di scantonamenti “morali”, che poco hanno a che vedere col mos e con l’austera e secca attitudine pratica dell’ermetista – di sicura padronanza della materia per diretta conoscenza e fuori da qualsivoglia, pur legittima, inclinazione al misticismo (cosa diversa dalla mistica in senso classico).
In conclusione di questa breve disamina, è indubbiamente meritoria l’attività di diffusione effettuata da edit@ con la collana Arcana, e degna in massimo grado di supporto, non arrestandosi al recinto (vilissimo) della divulgazione bensì prendendo in considerazione opere la cui stessa rarità è sintomatica di una tendenza al riverbero positivo, edificante per i tempi attuali, di idee solide in quanto concrete e immutabili nella loro eternità.
E Dio solo sa – quell’ignotus deus dei Figli di Ermete di ogni tempo e di tutte le latitudini – in che misura servano, nei tempi attuali, attività di questo tipo. Non se ne può quantificare la necessità, né è possibile imbrigliare lo sforzo nella morsa delle piccole dinamiche “editoriali” e di mercato cui il mondo, lo scadentissimo mondo in cui siamo calati a vivere la nostra vita, ci ha tristemente abituati.
1 Toson d’Oro, Ediz. Mediterranee, Roma 1994, p. 159.
2 Due luoghi alchemici, a cura di Paolo Lucarelli, Ediz. Mediterranee 1998, pp. 88-89.
(pubblicata su Vie della Tradizione n. 167 Luglio – Dicembre 2014, qui riprodotta con l’autorizzazione dell’autore)