7 Ottobre 2024
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I Quattro Temperamenti

L’antica medicina greca di derivazione ippocratica, che è stata la base anche per la medicina romana, mediterranea e, successivamente, per quella arabo-islamica (tuttora una delle medicine ufficiali della Repubblica Indiana sotto il nome di Unani) affonda le sue radici sul modello cosmologico classico e antico dei quattro elementi, che verrà sistematizzato nella cultura greca soprattutto da Aristotele. Ma questo modello viene da molto più lontano rispetto al periodo “classico” ( cioè il V-IV sec. a.C) e si trasmette verosimilmente già nella Grecia pre-classica, dal mondo delle antiche concezioni cosmologiche della Tradizione unica che nel bacino mediterraneo ha visto una delle sue prime e più alte espressioni nelle scuole dei Templi egizi, presso cui si abbeverarono gli stessi Sapienti leggendari della Grecia e i filosofi di più certa esistenza storica come Pitagora. Al di là del rapporto con l’Egitto, si deve riconoscere nella dottrina dei Quattro Elementi, un tema universale delle civiltà tradizionali del mediterraneo, in grado di prendere successivamente, in sede di sviluppo del pensiero dialettico-razionale in Grecia, una esplicita formulazione di carattere filosofico.

In ambito medico essa trovò la sua espressione nella dottrina dei Quattro Temperamenti, esplicitata per la prima volta in forma scritta da Ippocrate di Kos (460-377 circa a.C.), una delle personalità più importanti, insieme ad Aristotele, per il pensiero della scienza e della cosmologia greca.

Questa dottrina veniva, tuttavia − come abbiamo detto − da molto più lontano, ed andrà anche più lontano… Paracelso ad esempio, critico feroce dell’aristotelismo in medicina e dei medici del suo tempo, tutti di scuola ippocratico-galenica, rese famosa una ben altra corrente medica, di ispirazione esoterico-alchemica che prese il nome di Iatrochimica o Chymica, o Spagyrica, in auge dalla fine del Rinascimento fino quasi alle soglie del XVIII secolo. Tuttavia nessun autore della corrente iatrochimica mise in dubbio la dottrina umorale o quella dei quattro elementi, il cui “glossario” rimase invariato nei secoli del medioevo e della scolastica, e restò un terreno dottrinario universale e condiviso anche dagli Autori di provenienza alchemica, irrinunciabile sia presso filosofi di  scuola neoplatonica che  presso scienziati o filosofi aristotelici.

La dottrina aveva il suo fondamento nella concezione dei Quattro elementi e delle Quattro Qualità, modalità archetipiche del mondo fenomenico:

 Le quattro qualità elementari

  1. Freddo: origine della fissazione, si manifesta per una assenza totale o parziale di vibrazioni e il suo effetto è quindi quello di coagulare o fissare la Materia (se ci si riferisce all’Alchimia), contrapponendosi al principio di espansione che ha la sua origine del Caldo. Il Freddo ha pertanto azione astringente, fissante, rallentante e di cristallizzazione. In ambito umano vi corrisponde egoismo, diffidenza, immobilismo.
  2. Umido: origine del femminile, la sua azione è temperante, ammorbidente, rilassante, umettante. Ha la proprietà di dividere cioè che è omogeneo e di unire ciò che è eterogeneo, pertanto agisce sulla Materia favorendo la sua evoluzione oppure la sua disgregazione. Nel dominio umano è passività, accoglienza, variabilità, adattamento.
  3. Secco: contrario all’Umido, ha azione contraente, retrattile, contrastante; tende alla ritenzione. Contiene e contrasta gli impulsi ricevuti. Nel dominio umano: reazione, opposizione.
  4. Caldo: origine della mascolinità, qualità espansiva e rarefattiva. E’ dinamizzante, e fattore di evoluzione della Materia; digestione, accrescimento, vitalizzazione ne dipendono. In ambito umano: azione, slancio, espansione.

Le qualità di Umido e di Caldo (maschio e femmina) sono alla base della vita e sono pertanto, anche in astrologi,  ritenute propizie (ad es. Giove è propizio perché caldo e umido). Viceversa le qualità del Freddo e del Secco sono nefaste per i processi vitali (es. Saturno è malefico perché freddo e secco). La polarità Caldo-Freddo è detta attiva perché è l’asse principale di questa quaterna di caratteristiche: i suoi poli sono in grado di determinare l’azione nel mondo elementare, le altre due essendo invece capaci di riceverla.

Ogni “elemento” è caratterizzato da una coppia di queste qualità che saranno appunto accostate per complementarità (una attiva e una passiva).

  • La Terra è Secca  in primo grado (o grado summus, nei testi medievali); in secondo grado (grado remissus) Fredda.
  • L’Acqua è in primo grado Fredda, in secondo grado Umida.
  • L’Aria è in primo grado Umida, in secondo grado Calda.
  • Il Fuoco è in primo grado Caldo, in secondo secco.

Quando dico “primo grado” o grado “sommo”, intendo la qualità imprescindibile e inseparabile da quell’Elemento.

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Si noterà quanto a volte la descrizione si allontani dal senso comune (ad esempio si penserebbe che l’acqua sia soprattutto “umida” e possa essere più o meno calda). Questo deve farci capire che non è dell’acqua fisica che si sta parlando, soprattutto perché essa oltretutto non è nemmeno un elemento per la chimica ma un composto, ed è al piano sottile che dobbiamo riferire questa terminologia. Così non ci si riferisce alla “terra” come intesa nel senso comune etc.

Semmai una migliore e più sensata correlazione può essere vista con gli stati di aggregazione della materia (aria-gassoso, acqua-liquido, terra-solido, fuoco-plasma), precisando tuttavia che gli “elementi” non sono gli stati di aggregazione e che il tutto si limita ad una pura analogia.  Gli Elementi non sono altro che quattro polarità (intese come puri aspetti, modalità o “qualità”… concetto totalmente irriducibile alla scienza moderna, che ha bandito il concetto di qualità già a partire dalla nascita del modello meccanicistico e cartesiano di epistemologia), polarità da attribuirsi al livello sottile del mondo fisico, altresì detto piano eterico nel glossario esoterico tradizionale o, se vogliamo, all’ ordine implicito di cui parlano scienziati “illuminati” e mentalmente aperti come il fisico D. Bohm.

Tornando al rapporto fra i Quattro Elementi e le Quattro Qualità elementari, va rammentato che gli Elementi sono qualcosa di originario e pertanto non devono pensarsi come “composti” dalle qualità. Semmai sono le qualità ad essere tali in quanto inerenti ad un elemento. Insieme, le qualità sono il continuum dinamico che permette agli Elementi di evolversi e convertirsi l’uno nell’altro in virtù della complementarità delle qualità, che in essi convivono. Quando una qualità viene meno l’elemento perde la propria natura.

Come scrive la Turba Philosophorum:

Appare chiaro che ciascun elemento ne intermedia un altro e che nessun elemento può convertirsi nella natura di un altro elemento che gli sia contrario, se prima non si è convertito in un elemento intermedio tra lui e il suo contrario”.

Infatti  ogni elemento ha in comune una delle sue due “qualità” con un altro elemento, essendo questa qualità comune a garantire il graduale passaggio dall’uno all’altro, secondo un modello “dinamico” che troppo erroneamente viene attribuito solo alla teoria sino-orientale dei cinque Xing (elementi, o altrimenti tradotti “movimenti); a ben guardare questa aspetto di dinamica evoluzione fra gli elementi non è affatto esclusivo del pensiero cosmologico e medico cinese…

I Quattro Elementi si rivelano in ambito umano nel carattere e nel comportamento secondo modalità dette umori, termine introdotto esplicitamente per la prima volta da Ippocrate.Nell’accezione originaria questo termine non aveva una rilevanza solamente psicologica, anzi esso abbracciava tutto il continuum psico-somatico o somatopsichico, e quindi anche quella che, in termini moderni, è la complessione bio-fisica e costituzionale. Tale è lo schema delle corrispondenze:

  • All’elemento Acqua corrisponderà  la linfa o Flegma
  • alla  Terra corrisponderà l’Atrabile
  • all’Aria il Sangue
  • al Fuoco la Bile

Come per gli Elementi qui si impone una riflessione e un chiarimento di natura concettuale. Ora, prendiamo l’umore detto Atrabile o Bile Nera. Questa indica chiaramente in che direzione guardare per interpretare il senso di questi insegnamenti. Tale misteriosa “sostanza” (che sostanza chiaramente non è, almeno sul piano materiale) non è identificabile nei processi fisici, e spesso proprio per ciò è stata derisa dalla medicina “moderna” e positivista dei secoli successivi. Ciò dimostra esclusivamente l’incapacità culturale e la scarsa sensibilità dei medici −anche  attuali− a comprendere la corretta portata di queste categorie di pensiero. Si tratta infatti di realtà non fisiche, più o meno come avviene in Medicina Cinese quando si parla di organi come il “Triplo Riscaldatore”. Si tratta infatti di forze formatrici sottili e non dei corrispettivi e correlati materiali corporei, nominati a volte con lo stesso nome.

Qui si tratta di chiarire un problema di natura gnoseologica. L’incomprensione della medicina successiva sta proprio nel fatto che, quando l’uomo antico parlava ad esempio del “Sangue”, egli aveva ben viva una certa chiaroveggenza delle origini, tipica dell’uomo antico e presente ancora nelle civiltà sciamaniche, che lo portava a considerare la componente eterica o sottile dei processi fisici.  Anche in Medicina cinese, parlando del Sangue (Xue), gli si attribuiscono proprietà che non sono palesemente quelle del plasma o di qualsiasi altro fluido corporeo, piuttosto sono della stessa natura del Qi (o prana), e questo testimonia che si voleva indicare specificamente la componente energetica sottile che si manifesta nel sangue come fluido corporeo.

Gradualmente deve essersi verificato uno “slittamento” semantico, dovuto al fatto che l’uomo dei secoli successivi ha perso ogni “veggenza” sottile, tipica ad esempio del periodo “omerico”. Questo processo è iniziato già nel periodo “classico” e della tarda antichità, un fenomeno ben individuato da un grande antropologo e psicologo americano, J. Jaynes, sebbene egli non parli di chiaroveggenza come oggettività spirituale ma solo in una chiave neuropsichica. Tuttavia questo misconoscimento semantico fu possibile solo con la nascita nella civiltà umana di una precisa forma mentis materialistica, e col tramonto delle civiltà tradizionalmente orientate. Ciò avvenne in modo netto solo con il cartesianesimo e il meccanicismo quali paradigmi culturali, dunque non con il Rinascimento, come invece pretendeva R. Guénon.

La stessa confusione per i moderni avviene nell’antico idioma egiziano dove due diversi geroglifici: “Hati” e “Ib” – ugualmente tradotti con “cuore” – denotano rispettivamente il “cuore fisico” e il centro sottile del Cuore, gettando nella confusione più totale i medici e gli egittologi accademici che ben poco comprendono delle concezioni anatomiche occulte dell’ uomo antico.Così l’Atrabile o Bile nera, era la forza che agiva in determinati processi fisiologici, e che in eccesso determinava la comparsa del temperamento “malinconico”. Essa era “nera” perché “nero”  era ritenuto il tipo di emozioni delle persone con questa complessione prevalente. Il Flegma era l’energia del corpo eterico che presiede ai processi di formazione della linfa o altri liquidi (R. Steiner chiamava questo tipo di energia eterica “Etere Chimico”).Il prevalere di uno di questi “umori” determina un comportamento e un carattere Flemmatico (se prevalgono i processi di tipo Flegma), Sanguigno (per il “sangue” nel senso anzidetto), Collerico (se prevale la Bile cosiddetta “gialla”) e Malinconico per la “bile nera”.

Con questa necessaria puntualizzazione, necessaria allo storico delle idee che voglia davvero comprendere secondo un metodo tanto saggiamente impiegato in ambito antropologico da ed es. Mircea Eliade e da altri studiosi di vaglia, possiamo allora entrare nel dettaglio di queste complessioni temperamentali ed analizzarle:

Temperamento Malinconicodurer_quattro_apostoli_04-collerico

Nella malinconia, o melancholia (= bile nera) tende a manifestarsi una complessione vecchieggiante, anemica, di scarsa vitalità fisica, in un soggetto spesso (ma non necessariamente) longilineo con sviluppo muscolare modesto, facilmente incurvato, dal petto incavato e l’andatura dinoccolata. La cute, fredda e secca, richiama le qualità dell’elemento Terra ed ha sovente colore terreo, cereo o olivastro a seconda dei casi, del tipo, e della razza. I capelli sono fini, sottili, per lo più radi.  Il Caldo e l’Umido, sostegno ai processi vitali, sono qui espressi in misura insufficiente a bilanciare il Freddo e il Secco. Il Freddo rallenta i processi vitali, così come il metabolismo e i processi di assimilazione e accrescimento fisico (Ricambio) sono ridotti, di conseguenza anche la capacità di recupero è rallentata. Il soggetto tende piuttosto alla demineralizzazione e alla perdita di peso (anabolismo). Il Freddo inoltre accentua la spinta alla “cristallizzazione”, con tendenza negli anni alla sclerosi dei tessuti molli (tessuti connettivi, cartilagini, endotelio dei vasi), scarsa idratazione e riduzione dell’elasticità nei connettivi; d’altra parte è questo stesso principio ad essere indispensabile per lo sviluppo osseo. Il Secco inoltre parte esercita, come il Freddo, la sua azione centripeta, che è massima in questo temperamento. Scarsa eliminazione degli scarti metabolici, in particolare legati al metabolismo proteico e degli acidi urici: predisposizione precoce a disturbi reumatici, artritico-gottosi, renella e calcolosi urinaria (tendenza alla cristallizzazione di urati e ossalati); spesso il carico tossinico può derivare verso il sistema nervoso, altro polo particolarmente sensibile in questa costituzione (neuropatie, nevralgie, nevrastenie, insonnia, emicrania fino a turbe dell’umore).   La relazione occulta tra sistema osseo-minerale e nervoso può essere compresa riferendosi alle intuizioni di R. Steiner secondo cui i processi di “strutturazione” e “cristallizzazione” sono dipendenti direttamente dall’azione dell’Io ( e del corpo cosiddetto “astrale”) sull’organismo fisico, contrastando gli impulsi espansivi e centrifughi del “corpo eterico”. L’azione dell’Io introduce nell’organismo un principio strutturante inducente il prevale della “forma sulla sostanza”. L’apparizione dell’“elemento minerale” è effetto e manifestazione di questo processo. D’altra parte l’Io trova il suo centro d’azione nell’organismo nel polo neurosensoriale superiore. Questo tipo temperamentale è spesso accostato per analogia alla costituzione fosforica in omeopatia. La cosa rimarchevole da osservare è che in effetti l’elemento Fosforo è massimamente concentrato sia nelle ossa come sale inorganico (fosfato di calcio) sia nelle guaine mieliniche del sistema nervoso come fosfolipidi.

Questo temperamento è predisposto all’introversione e alla facile tristezza, portando la malinconia fino ai limiti della depressione. Come dicevamo, tutto questo può avere un coinvolgimento fisico a livello neurologico, nella predisposizione alla nevrastenia e all’esaurimento nervoso, in questo soggetto, serio, riflessivo, e altamente studioso. Non a caso questo temperamento è detto anche nervoso (tuttavia Steiner si discosta da questa classificazione associando l’elemento ‘nervoso’ al sanguigno). E’ l’umore che prevale nella vecchiaia.

Temperamento Flammatico180px-durer_quattro_apostoli_02flemmatico

Il flemmatico, o “linfatico”, si manifesta nei soggetti grassi, ma di aspetto flaccido e molle, brevilinei con scarso sviluppo muscolare e maggior sviluppo del tessuto adiposo. La cute è fredda e pallida. Peli e capelli sono perlopiù radi. Per effetto del Freddo si tratterà di un individuo dai processi rallentati, timido, anergico, pauroso, pigro. All’Umido si deve la sua facilità alla sottomissione, alla volubilità, ma anche la flessibilità e la sensibilità.

La natura “passiva” di questo elemento si riflette nel fatto che la circolazione linfatica non è sotto la spinta dinamica di un sistema autonomamente attivo come nel caso del sistema cardiocircolatorio, ma dipende passivamente dall’azione meccanica di strutture esterne (pulsazioni arteriose e movimenti della muscolatura) e solo in minima parte dall’ attività contrattile dei vasi linfatici maggiori.

Sul piano fisio-patologico, il soggetto a predominanza linfo-flemmatica tende alla secrezione e accumulo di liquidi, al ristagno linfatico, all’idrogenoidismo e alla lenta circolazione. Il comparto che corrisponde più direttamente a questo “umore” (flegma) è non solo la linfa ma in generale quello dei liquidi degli spazi interstiziali e della matrice extracellulare. Solitamente si ha eccesso di secrezioni mucose e, nel sangue, di sieroproteine, di albumine e frequente anemia. Sistema immunitario poco efficiente, dalle reazioni lente e torpide; lunghe convalescenze. I linfonodi sono spesso gonfi, ipertrofici e a volte induriti. Il metabolismo è anche in questo caso rallentato per effetto del Freddo, cosa questa che, per effetto congiunto dell’Umido, ne spiega la pinguedine.

Temperamento sanguigno180px-johannes_duerer-giovanni-sanguigno

La complessione di questo soggetto tende a manifestarsi in un buon sviluppo muscolare, pelle tiepida e di colorito roseo, il polso che nel malinconico era piccolo e duro, qui diventa più ampio, generalmente regolare. Capelli e peli corporei sono folti, l’aspetto è grazioso, le forme tendono alla floridezza e, negli anni, ad un facile aumento di peso. E’ una personalità estroversa (qualità del Caldo), quasi sempre generosa, gioviale, coraggiosa e molto attiva; gli occhi, vigili e mobili, dimostrano grande vivacità intellettuale. Pur non avendo del malinconico la cupezza, ma neanche la profondità di pensiero, è per lo più dotato di un’intelligenza concreta e di uno spirito più pratico. Spesso indulge ai piaceri sensuali, al sesso, alla tavola, dei quali a volte abusa (qualità dell’Umido). La tendenza fisio-patologica di questa costituzione è quella un tempo detta “pletora”, con floridezza e sovrabbondanza delle forme e del volume sanguigno: sotto l’effetto del Caldo e dell’Umido questa è la costituzione maggiormente “vitale”.

Negli anni può tendere all’ipertensione a all’iperglobulia, alla diatesi metabolica o “ematogena” con alterazioni della crasi sanguigna, soprattutto con alte concentrazione di metaboliti dovuti all’iperattività di un metabolismo che a volte supera le capacità escretorie. Può nel tempo vedere l’insorgere di iperglicemica, uricemia, gotta, colesterolo e grassi in eccesso, arteriosclerosi. Tradizionalmente era nota la relazione occulta Aria-Sangue, anche in altri sistemi di corrispondenze, relazione sulle cui ragioni profonde qui non possiamo addentrarci; basterà osservare che sia il respiro, il soffio (o prana) sia il sangue sono elemento di vita e di calore al corpo. Del resto il sangue deve essere ossigenato attraverso la respirazione e sia la respirazione che la circolazione sono sottoposte e regolate da un unico processo ritmico che coinvolge gli organi toraci.  Anche in Medicina Cinese il Qi e il Sangue viaggiano insieme nei meridiani principali; se i meridiani sono governati dal Polmone e i vasi dal Cuore, entrambi questi organi sono sostenuti da un unico tipo di energia, lo Zong Qi, l’energia del torace che agisce come un mantice. La stessa distinzione fra vasi e meridiani è relativa, poiché anticamente l’ideogramma mai indicava ambiguamente entrambi.

Si capirà allora perché il soggetto “sanguigno”, in cui prevale l’elemento Aria, si predisposto più di altri, in caso di scompensi e disequilibrio, a patologie cardiocircolatorie.

Temperamento biliosodurer_quattro_apostoli_03-marco-collerico

 

Il bilioso o collerico dovrebbe essere tendenzialmente asciutto e magro, ma dai muscoli molto tonici e marcati, il colorito giallognolo, il polso duro, rapido e sottile. E’ istintivo, irascibile, aggressivo, dagli appetiti voraci e improvvisi. Prova facilmente sete. E’ incline agli stati febbrili, con agitazione e scosse. Il suo sonno può essere facilmente agitato e può avere di frequente iperattività onirica e incubi. Ambizioso, impaziente, audace, temerario, i suoi processi di pensiero possono essere particolarmente intuitivi o creativi, pur non avendo la metodicità e il rigore del malinconico, né l’equilibrio del sanguigno. I suoi atti spesso istintivi e possono essere improntati alla violenza, ingiustizia e sadismo, se predomina l’aspetto scompensato di questo temperamento. Sul piano fisio-patologico i suoi processi tendono all’eccesso di combustione organico-vitale, processi che il Freddo e l’Umido non riescono a bilanciare. L’elemento Fuoco si rivela in tutte le secrezioni acide atte a digerire, succhi gastrici, enzimi pancreatici; il soggetto può essere facilmente a rischio di gastriti, pancreatiti. Anche l’apparato epato-biliare che è fortemente attivo in questi soggetti può però, se sovraccaricato, comportare disturbi come coliche biliari, colecistiti, calcolosi biliari. I processi infiammatori in questa costituzione possono essere assai più forti che nelle altre, con febbri elevate, tendenze agli spasmi e alle convulsioni. Il soggetto può soffrire anche di alterazioni endocrine soprattutto a carico della tiroide, con ipertiroidismo e accentuato catabolismo (Caldo) che conduce a magrezza (Secco), al contrario il mixedema degli ipotiroidei è espressione di un eccesso di Umido.

Anche alcuni processi autoimmuni possono rientrare nel quadro di un Fuoco autodistruttivo. Proprio questa considerazione fa capire quanto fuorviante sia la lettura materialistica che individuava nella “Bile” degli antichi solamente la secrezione biliare degli attuali trattati di fisiologia…

L’influsso che questa quadripartizione ha esercitato sugli sviluppi ulteriori delle discipline medico-umanistiche è notevole. I quattro Temperamenti umorali sono stati anche sovrapposti alle costituzioni omeopatiche, rispettivamente quella fosforicacarbonicasulfuricafluorica (per la verità con tutte le controversie del caso, ad esempio relative al fatto che per alcuni il bilioso sarebbe il sulfurico magro o muriatico, al fatto che il fluorico si possa ritenere o meno una costituzione o piuttosto un aggravamento del fosforico, che il sulfurico sia una “costituzione” o semplicemente l’idealità del soggetto più prossimo all’equilibrio organico, che infine esistano davvero delle “costituzioni” ai fini della prassi omeopatica…).

Molta fortuna ebbe anche nelle concezioni filosofiche mediche di R. Steiner, in cui oltretutto, questi quattro temperamenti assumono una rilevanza soprattutto psico-antropologica, e quindi un particolare significato per la pedagogia.

Anche nella psicologia junghiana gli Otto Tipi psicologici sono in un certo senso un riflesso della quadripartizione archetipica ippocratica: Jung applicò la doppia polarità introverso/estroverso a quattro funzioni base (Pensiero/Sentimeno/Intuizione/Sensazione) che richiamano direttamente i quattro temperamenti della medicina umorale antica.

4 Comments

  • Daniele Bettini 16 Gennaio 2015

    Salve
    1-qualcuno mi puo’ spiegare dove si trovano i tre colori sacri degli Indoeuropei (Rosso nero bianco) presso gli Elleni e se anche loro avevano qualcosa di simile alla teoria dei tre guna indu’?

    2-e anche se non c’entra niente con l’articolo qualcuno mi puo’ dire se c’è qualcosa di simile alla teoria degli Avatar nell’Ellenismo?

    Grazie

  • Daniele Bettini 16 Gennaio 2015

    Salve
    1-qualcuno mi puo’ spiegare dove si trovano i tre colori sacri degli Indoeuropei (Rosso nero bianco) presso gli Elleni e se anche loro avevano qualcosa di simile alla teoria dei tre guna indu’?

    2-e anche se non c’entra niente con l’articolo qualcuno mi puo’ dire se c’è qualcosa di simile alla teoria degli Avatar nell’Ellenismo?

    Grazie

  • Gaetano Barbella 30 Gennaio 2017

    Rudolf Steiner svelando i segreti del temperamento umano, si trova allineato alla Fisiognomia o fisiognomonia, il nome della disciplina parascientifica che, studiando la correlazione tra il carattere e l’aspetto fisico della persona, si proponeva di dedurre le caratteristiche psicologiche degli individui dal loro aspetto corporeo, in particolare dai lineamenti e dalle espressioni del viso. La fisiognomia era basata su un processo di simbolizzazione rigorosamente codificato che è restato invariato per secoli.
    Per l’antroposofo, e per lo studioso di esoterismo in genere, dunque è preziosa la conoscenza del meccanismo attraverso il quale la spiritualità condiziona l’essere umano e ne condiziona perfino lo sviluppo fisico, come per rovescio lo stesso nostro corpo limita ed influenza il nostro sviluppo spirituale ed intellettuale.
    Ecco, a questo punto, una nuova parascienza, la Fisiognomia o fisiognomonia, che si aggiunge alle altre come parenti misconosciuti dalla scienza ordinaria. Ma se Steiner la circoscrive alla costituzione occulta umana in modo che sia in felice simbiosi con quella di “superfice” e questo è buona cosa, viene da chiedersi perché non esaminare intuibili effetti di periferia di questo fenomeno che è comunque scientifico a tutti gli effetti, almeno nell’ambito esoterico?
    Mi pare di non aver mai sentito Steiner e nemmeno nell’ambito esoterico, trattare, per esempio, il fenomeno della pareidolia che correla appunto l’illusione subcosciente a forme note oggetti o profili (naturali o artificiali) dalla forma casuale. Ad esempio rocce naturali che assomigliano a facce umane, casi molto diffusi sul nostro pianeta, ma è solo una frangia di infiniti modi d’essere di un simile fenomeno.
    Domando a questo punto:
    Non sembra una realtà di frontiera a quella umana che varrebbe la pena di esplorare per trarne preziose cognizioni utili a entrambi i fronti della realtà fisico- spirituale dell’uomo?
    Che la scienza ordinaria limiti alla casualità le corrispondenti “somiglianze” a volte davvero sorprendenti da far destare un attenzione di tipo, se non altro, “parascientifico”, è comprensibile, ma questo è imperdonabile per i cultori di esoterismo. Come dire, presumibili occasioni perdute per svelare i misteri dell’esistenza umana.
    Il piano della forma per il cultore esoterico è soggetto a regole ferree e sono le stesse che poi sono quelle che regolano la Fisiognomia umana. E allora viene da ipotizzare che la formazione delle mondo degli animali, vegetali e minerali sono concatenati, sicché uno influenza l’altro in qualche modo. Ecco che al limite – mettiamo – la morfologia terrestre non assume la sua forma a caso, ma è in funzione a vari livelli dell’attività dell’uomo e in modo assai limitato degli animali e vegetali. È intuibile che in modo indiretto ha il ruolo determinante e primario il mondo sovrasensibile, ma è tale da non prevaricare quello della materia. Come immaginare che in una certa misura lo spirito “mena il can per l’aia”, usando la famosa frase che vale – si capisce – per l’uomo, convinto che sia lui a prendere le decisioni sulla terra, effetti e non cause però.
    Tutto tace comunque, tuttavia ironia dei fatti della ricerca – mettiamo per ora – “parascientifica, limitata esclusivamente all’uomo nella sua interezza fisico-spirituale, guarda caso, si viene a sapere che proprio nell’ambito della ricerca scientifica, quella dell’arte rupestre, alcuni scienziati, da tempo, hanno esaminato i loro reperti proprio in stretta relazione col “discutibile” fenomeno della pareidolia.
    Queste cose stanno così:
    Si sa in base a ricerche archeologiche approfondite di un team di ricercatori sull’arte rupestre del periodo geologico Pleistocene del nostro pianeta, che essa si formò nell’uomo in significativa relazione con la Mimesi.
    I suddetti ricercatori erano: Patricio Bustamante Diaz, ricercatore cileno in Archaeoastronomy; W. Fay Yao della IEEE Computer Society e IEEE Nuclear and Plasma Scieces Society; infine Daniela Bustamante laureata in architettura.
    I risultati del loro lavoro sono stati pubblicati sul sito Rupestreweb Internacional col titolo: “Search for meanings: from pleistocene art to the worship of the mountains in early China. Methodological tools for Mimesis”.[Vedasi articolo: Bustamante Patricio D., Yao W. Fay, Bustamante Daniela. Search for meanings: from pleistocene art the worship of mountains in early China. Methodological toots for Mimesis. En Rupestreweb, http://www.rupestreweb.info/mimesis.html ]
    Si tratta di un saggio in cui si analizza l’influenza dei tre fenomeni psicologici inerenti a tutti gli umani: Pareidolia, Apofenia e Ieroifenia. Questa Triade è detta, in ambito della ricerca archeologica rupestre, PAH (Iniziali di: Pareidolia-Apophenia-Hierophania) (Bustamamante 2008). La triade PAH non spiega le cose “spirituali”, ma scava nella formazione di immagini mediante i nostri sensi.
    La Pareidolia coinvolge uno stimolo vago e casuale (spesso un’immagine o un suono) che viene percepito come significativo; l’Apofenia porta alla descrizione di un’esperienza della visione di modelli o connesioni a dati casuali o senza senso; infine la Ierofania è la percezione di manifestazioni del sacro.
    Il team di ricerca, mentre studiava gli oggetti, le caratteristiche geografiche, suoni, segni nei dintorni di una specifica area, ma dal punto di vista della sola visione, si domandava, di volta in volta, a cosa poteva assomigliare?
    Uno dei risultati della ricerca riguarda tre interessanti casi di Mimetolith, ossia di mimesi di umani o vegetali o altro legati a caratteristiche topografiche naturali (roccia per esempio).
    I Mimetolith riguardavano personaggi mitologici descritti come possibili elementi del paesaggio naturale sacralizzato in origine da tutti gli appartenenti al periodo formativo della cultura cinese [poiché è qui che si svolgeva l’attività di ricerca in questione].
    Ma il team dei ricercatori è andato oltre nel fare supposizioni in relazione al modo di interpretare l’ambiente umano dei primordi del pianeta Terra.
    « Probabilmente – essi hanno riferito nella loro relazione – gli esseri umani hanno cercato di decifrare il “linguaggio della natura” fin dall’inizio. Grazie alla Pareidolia, sembra che leggano il cosmo, il cielo e la terra come se fossero un test di Rorschach gigantesco che ha permesso loro di vedere le figure nel cielo e la terra.
    Per mezzo di Apofenia e Ierofania, quelle figure sono state interpretate in base al loro contesto e in ciò che sembravano suggerire per pervenire ad una spiegazione coerente in relazione agli avvenimenti e agli eventi osservati.
    La PAH, dunque, dimostrerebbe la tendenza dell’uomo a sacralizzare rocce ed altro.
    La Triade PAH, nella conclusione delle accennate ricerche:
    A) Fornisce la teoria di una cornice percettiva che non dipende da stati alterati di coscienza. Permette di spiegare in parte l’emergere di animismo. La religione e l’arte, per mezzo di fenomeni psicologici inerenti a tutti gli esseri umani, da qualsiasi periodo della storia.
    B) Sembra essere un fenomeno onnipresente.
    C) Potrebbe essere un precedente della scienza.
    Al ché i ricercatori si sono posti la domanda di cosa porta a far apparire tutto questo?
    Questa domanda, applicata a contesti archeologici, permette un cambio di paradigma, le metodologie di lavoro e tecniche di validazione.
    Infine, la ricerca archeologica suddetta fornisce un metodo di porre in relazione i dati provenienti da diversi campi quali la cultura, la geografia, la climatologia, l’astronomia, la psicologia e la biologia, tra gli altri.
    A questo punto aggiungo io e concludo: una volta tanto è la scienza di “superficie” a dare suggerimenti a quella “sommersa”, proprio là accanto all’Oro nascosto nella Materia dei Filosofi.

    Cordialità,
    Gaetano Barbella

  • Gaetano Barbella 30 Gennaio 2017

    Rudolf Steiner svelando i segreti del temperamento umano, si trova allineato alla Fisiognomia o fisiognomonia, il nome della disciplina parascientifica che, studiando la correlazione tra il carattere e l’aspetto fisico della persona, si proponeva di dedurre le caratteristiche psicologiche degli individui dal loro aspetto corporeo, in particolare dai lineamenti e dalle espressioni del viso. La fisiognomia era basata su un processo di simbolizzazione rigorosamente codificato che è restato invariato per secoli.
    Per l’antroposofo, e per lo studioso di esoterismo in genere, dunque è preziosa la conoscenza del meccanismo attraverso il quale la spiritualità condiziona l’essere umano e ne condiziona perfino lo sviluppo fisico, come per rovescio lo stesso nostro corpo limita ed influenza il nostro sviluppo spirituale ed intellettuale.
    Ecco, a questo punto, una nuova parascienza, la Fisiognomia o fisiognomonia, che si aggiunge alle altre come parenti misconosciuti dalla scienza ordinaria. Ma se Steiner la circoscrive alla costituzione occulta umana in modo che sia in felice simbiosi con quella di “superfice” e questo è buona cosa, viene da chiedersi perché non esaminare intuibili effetti di periferia di questo fenomeno che è comunque scientifico a tutti gli effetti, almeno nell’ambito esoterico?
    Mi pare di non aver mai sentito Steiner e nemmeno nell’ambito esoterico, trattare, per esempio, il fenomeno della pareidolia che correla appunto l’illusione subcosciente a forme note oggetti o profili (naturali o artificiali) dalla forma casuale. Ad esempio rocce naturali che assomigliano a facce umane, casi molto diffusi sul nostro pianeta, ma è solo una frangia di infiniti modi d’essere di un simile fenomeno.
    Domando a questo punto:
    Non sembra una realtà di frontiera a quella umana che varrebbe la pena di esplorare per trarne preziose cognizioni utili a entrambi i fronti della realtà fisico- spirituale dell’uomo?
    Che la scienza ordinaria limiti alla casualità le corrispondenti “somiglianze” a volte davvero sorprendenti da far destare un attenzione di tipo, se non altro, “parascientifico”, è comprensibile, ma questo è imperdonabile per i cultori di esoterismo. Come dire, presumibili occasioni perdute per svelare i misteri dell’esistenza umana.
    Il piano della forma per il cultore esoterico è soggetto a regole ferree e sono le stesse che poi sono quelle che regolano la Fisiognomia umana. E allora viene da ipotizzare che la formazione delle mondo degli animali, vegetali e minerali sono concatenati, sicché uno influenza l’altro in qualche modo. Ecco che al limite – mettiamo – la morfologia terrestre non assume la sua forma a caso, ma è in funzione a vari livelli dell’attività dell’uomo e in modo assai limitato degli animali e vegetali. È intuibile che in modo indiretto ha il ruolo determinante e primario il mondo sovrasensibile, ma è tale da non prevaricare quello della materia. Come immaginare che in una certa misura lo spirito “mena il can per l’aia”, usando la famosa frase che vale – si capisce – per l’uomo, convinto che sia lui a prendere le decisioni sulla terra, effetti e non cause però.
    Tutto tace comunque, tuttavia ironia dei fatti della ricerca – mettiamo per ora – “parascientifica, limitata esclusivamente all’uomo nella sua interezza fisico-spirituale, guarda caso, si viene a sapere che proprio nell’ambito della ricerca scientifica, quella dell’arte rupestre, alcuni scienziati, da tempo, hanno esaminato i loro reperti proprio in stretta relazione col “discutibile” fenomeno della pareidolia.
    Queste cose stanno così:
    Si sa in base a ricerche archeologiche approfondite di un team di ricercatori sull’arte rupestre del periodo geologico Pleistocene del nostro pianeta, che essa si formò nell’uomo in significativa relazione con la Mimesi.
    I suddetti ricercatori erano: Patricio Bustamante Diaz, ricercatore cileno in Archaeoastronomy; W. Fay Yao della IEEE Computer Society e IEEE Nuclear and Plasma Scieces Society; infine Daniela Bustamante laureata in architettura.
    I risultati del loro lavoro sono stati pubblicati sul sito Rupestreweb Internacional col titolo: “Search for meanings: from pleistocene art to the worship of the mountains in early China. Methodological tools for Mimesis”.[Vedasi articolo: Bustamante Patricio D., Yao W. Fay, Bustamante Daniela. Search for meanings: from pleistocene art the worship of mountains in early China. Methodological toots for Mimesis. En Rupestreweb, http://www.rupestreweb.info/mimesis.html ]
    Si tratta di un saggio in cui si analizza l’influenza dei tre fenomeni psicologici inerenti a tutti gli umani: Pareidolia, Apofenia e Ieroifenia. Questa Triade è detta, in ambito della ricerca archeologica rupestre, PAH (Iniziali di: Pareidolia-Apophenia-Hierophania) (Bustamamante 2008). La triade PAH non spiega le cose “spirituali”, ma scava nella formazione di immagini mediante i nostri sensi.
    La Pareidolia coinvolge uno stimolo vago e casuale (spesso un’immagine o un suono) che viene percepito come significativo; l’Apofenia porta alla descrizione di un’esperienza della visione di modelli o connesioni a dati casuali o senza senso; infine la Ierofania è la percezione di manifestazioni del sacro.
    Il team di ricerca, mentre studiava gli oggetti, le caratteristiche geografiche, suoni, segni nei dintorni di una specifica area, ma dal punto di vista della sola visione, si domandava, di volta in volta, a cosa poteva assomigliare?
    Uno dei risultati della ricerca riguarda tre interessanti casi di Mimetolith, ossia di mimesi di umani o vegetali o altro legati a caratteristiche topografiche naturali (roccia per esempio).
    I Mimetolith riguardavano personaggi mitologici descritti come possibili elementi del paesaggio naturale sacralizzato in origine da tutti gli appartenenti al periodo formativo della cultura cinese [poiché è qui che si svolgeva l’attività di ricerca in questione].
    Ma il team dei ricercatori è andato oltre nel fare supposizioni in relazione al modo di interpretare l’ambiente umano dei primordi del pianeta Terra.
    « Probabilmente – essi hanno riferito nella loro relazione – gli esseri umani hanno cercato di decifrare il “linguaggio della natura” fin dall’inizio. Grazie alla Pareidolia, sembra che leggano il cosmo, il cielo e la terra come se fossero un test di Rorschach gigantesco che ha permesso loro di vedere le figure nel cielo e la terra.
    Per mezzo di Apofenia e Ierofania, quelle figure sono state interpretate in base al loro contesto e in ciò che sembravano suggerire per pervenire ad una spiegazione coerente in relazione agli avvenimenti e agli eventi osservati.
    La PAH, dunque, dimostrerebbe la tendenza dell’uomo a sacralizzare rocce ed altro.
    La Triade PAH, nella conclusione delle accennate ricerche:
    A) Fornisce la teoria di una cornice percettiva che non dipende da stati alterati di coscienza. Permette di spiegare in parte l’emergere di animismo. La religione e l’arte, per mezzo di fenomeni psicologici inerenti a tutti gli esseri umani, da qualsiasi periodo della storia.
    B) Sembra essere un fenomeno onnipresente.
    C) Potrebbe essere un precedente della scienza.
    Al ché i ricercatori si sono posti la domanda di cosa porta a far apparire tutto questo?
    Questa domanda, applicata a contesti archeologici, permette un cambio di paradigma, le metodologie di lavoro e tecniche di validazione.
    Infine, la ricerca archeologica suddetta fornisce un metodo di porre in relazione i dati provenienti da diversi campi quali la cultura, la geografia, la climatologia, l’astronomia, la psicologia e la biologia, tra gli altri.
    A questo punto aggiungo io e concludo: una volta tanto è la scienza di “superficie” a dare suggerimenti a quella “sommersa”, proprio là accanto all’Oro nascosto nella Materia dei Filosofi.

    Cordialità,
    Gaetano Barbella

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