Non a caso nel giorno di Ferragosto – le cosiddette “feriae Augusti”, ma ancor prima il mese dedicato al culto della dea Ops/Consiva, proiezione romana dell’onnipresente figura della Dea Madre – mi trovo a scrivere queste righe sull’ultima fatica letteraria (ma non editoriale) di Emanuele Franz, “Sottomissione: Storia e simbolo della sottomissione dai Miti indiani a Leopold Von Sacher Masoch” (Audax Editrice, Moggio Udinese, pp. 150, 16 euro).
“Sottomissione” è certamente un’opera inadatta agli schifiltosi e ai deboli di spirito, e farà tremar le vene ai polsi non solo alle femministe dure e pure, ma anche ai fanatici del distanziamento sociale: è un excursus assai colto su un tema che, se ad oggi nell’immaginario collettivo è legato all’erotismo – chiosiamo, a quell’erotismo estremo e mercificato che è proprio della società consumista – ha però le sue radici nella pratica religiosa volta all’ascesi e al contatto con Dio, nelle sue mille sfaccettature; tale excursus, accompagnato dal suggestivo apparato iconografico delle opere di Saturno Buttò, misticamente maliziose, riguarda per un verso il tema della libertà, caro all’autore e già ampiamente trattato nella sua accezione più politica in altre opere dell’autore (cfr. “L’inganno della libertà”, Audax Editrice, 2019), per un altro verso affronta tematiche prettamente antropologiche, che spaziano dall’amor cortese fatto di umiliazione e desiderio frustrato, proprio dell’ideale cavalleresco incarnato perfettamente dal rapporto tra Ser Lancillotto e Ginevra, alla figura di Leopold von Sacher-Masoch e al suo capolavoro “Venere in pelliccia”, peraltro magistralmente trasposto in immagini da Guido Crepax.
Ma dicevamo, non solo nell’analisi di una dinamica prima religiosa che erotica risiede l’attualità di questo volume, ma anche nel richiamo alla corporeità intrinseca alla vita umana, proprio delle svariate tradizioni religiose citate dal filosofo friulano, dalla mistica tantrica a quella cristiana medievale e all’animismo, che ha tra i suoi concetti base quello secondo il quale le virtù degli esseri “si estrinsechino e si manifestino nei suoi umori”, basti pensare al ruolo centrale dello sputo in molti miti e tradizioni popolari, da quello di Apollo e Cassandra (la veggenza le sarebbe stata trasmessa tramite lo sputo del dio) a quello nordico della nascita di Kvasir, a quello di Maometto e ancora alla tradizione di alcune regioni dell’Africa orientale, dove sputare nella bocca di qualcuno rappresenta un gesto di amicizia e concordia, nonché al potere taumaturgico che Cristo infuse a una mistura di saliva e argilla, così potente da guarire all’istante un cieco. Una disdetta, per un’umanità che trema di fronte alle goccioline di Flügge…
Camilla Scarpa
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