10 Ottobre 2024
Azione Filosofia Identità Roma Vitali

Identita’, essenza e forma

Di Juan Pablo Vitali
La storia non indietreggia. E’ duro ammetterlo, una cosa è ciò in cui crediamo e un’altra è ciò che siamo.
Le forme devono mutare nell’essenziale, ma a volte la cosa più difficile è distinguere la dimensione della forma. Le forme sono strumentali ma senza di loro l’essenziale non si sviluppa. Una parola non ha un solo significato. Nella sua forma di base ognuno giudica come essenziale quello che gli sembra meglio. “La Romanità”, ad esempio, se è una parola viva, non può rimanere in silenzio. Il suo significato essenziale per alcuni è religioso, per altri geografico, razziale o storico. Ma attorno ad un tavolo, parlando di essa, la parola perderà il suo significato univoco.

Il fatto è che le parole hanno bisogno di muscolatura. La teoria ha un limite e la storia pure. Soltanto quando la parola è un qualcosa sostenuto da un contenuto vitale, essa acquisisce un vero significato.
Quello che siamo, lo siamo sempre rispetto a qualcosa. Abbiamo bisogno di coordinate esatte e irripetibili. La poesia ha la virtù di stabilire queste coordinate, lo stesso vale per l’azione. La sua bellezza è comparabile e compatibile. La parola come teoria o come intenzione, scevra del simbolo poetico o dell’azione, non ha bellezza e forse nemmeno un significato.
Solo chi crede può generare nuove forme per mantenere viva l’essenza. Le definizioni sono, nell’istante che vengono enunciate, già parte del passato. Ma qualsiasi definizione di “Romanità”, per proseguire esemplificando con questa parola così significativa, non la si può fare soltanto riferendoci alle cose del passato. Le costellazioni politiche e spirituali hanno cambiato posto, il potere e il sentire si sono spostati e dobbiamo trovare un nuovo significato all’essenza della vecchia Romanità, nel nuovo cielo del mondo.
Spengler lo chiamava “stare in forma”. Lo spiegarono a loro modo anche Nietzsche e Heidegger. Ma a rigor di termine è un qualcosa di inspiegabile. E’ il creatore individuale e collettivo che lo spiega per il proprio movimento. La ricerca dell’unità fra l’essenza e la forma tramite l’azione e tramite il simbolo, si realizza tramite l’egemonia (leadership, ndt), come la capacità poetica di esprimere certe cose. Si realizza mediante la realizzazione stessa.
Come in un caleidoscopio, gli elementi permanenti di una essenza si articolano attorno ad un centro. Qual è questo centro? Non lo troveremo nelle forme del passato. Sarà inutile. Le identità si ricostruiscono a partire dal loro centro, ma assumono la forma che gli dei le concedono in ogni epoca, in ogni spazio, in ogni relazione di forze.
Materia e spirito di una identità sono a rigor di termine  abbastanza silenziosi. Sono fatti di simboli convocanti, di relazioni segrete, di affinità selettive. Si tratta di un mistero che viene dal mistero.  In questa direzione si muovono le mani degli dei, del poeta, delle guide dei popoli.
Mani che non hanno bisogno di definizioni.
Traduzione a cura di Gian Franco Spotti

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