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4 Febbraio 2025
Attualità

Il campo dei santi – Enrico Marino

La polemica scoppia immediata, astiosa e aggressiva come non mai. La bestia umanitaria ferita reagisce rabbiosa, con la bava alla bocca. E una nuova vergogna si aggiunge alle altre.

La vergogna di un giudice che ha avuto l’ardire di denunciare quello che tutti sapevano, ma che non doveva essere rivelato pubblicamente e, per questo, subisce l’attacco concentrico della politica, dei media e della stessa Magistratura. Tutti allineati a coprire i traffici turpi e i progetti criminali ammantati di umanitarismo e accoglienza.

Nel primo trimestre di quest’anno gli sbarchi sono aumentati del 51 per cento rispetto allo scorso anno, ma è stato sufficiente che il procuratore di Catania Zuccaro ipotizzasse un coinvolgimento illecito in questi traffici da parte delle ONG (Organizzazioni Non Governative), al fine di destabilizzare l’economia nazionale, perché scattasse l’attacco del fronte immigrazionista, che va dalla Caritas alle cooperative sociali. Immediata anche la irritata requisitoria delle Istituzioni, con la presidente della Camera in prima fila a bacchettare il magistrato e poi gli stessi ministri dell’Interno e della Giustizia che intervengono polemicamente contro la procura catanese. Il coro è unitario e uniforme: vanno evitate generalizzazioni, occorrono i riscontri, le indagini, gli atti. Tutto vero, tutto giusto, in linea di principio le accuse devono essere supportate da prove ineccepibili, in uno Stato di diritto la prova è a carico dell’accusa, la magistratura deve parlare attraverso gli atti giudiziari.

Il richiamo al rigido rispetto della forma non è però dettato dallo stringente ossequio alla legalità ma dall’ipocrisia della casta. E’ sintomatico che la reazione non sia rivolta alla gravità del fenomeno, comunque denunciato, ma contro la denuncia e il denunciante per il mancato rispetto di requisiti procedurali. La politica degli intrallazzi più osceni e affaristici e l’informazione del gossip più becero si scoprono d’un tratto legalitarie, formaliste e scrupolosissime. Guai scoprire le carte, guai creare intralci al traffico di clandestini, guai gettare un’ombra sui “salvataggi” privati.

Siamo di fronte al paradosso più indecente, quello di uno Stato che colpisce un proprio magistrato per aver svolto il proprio compito nel denunciare un crimine, seppure avvalendosi di strumenti irregolari. Esistono relazioni riservate, denunce e persino registrazioni, che inchiodano alcune ONG alle loro responsabilità ed evidenziano una loro collusione con scafisti e criminalità. Sono rapporti stilati da servizi segreti esteri che operano autonomamente, senza il controllo della magistratura. In Italia questo non è ammesso e le prove raccolte in questo modo non possono essere utilizzate per formulare l’accusa in un processo. Questo il punto di principio controverso. Ma, soprattutto, niente deve poter mettere in discussione la politica dell’accoglienza, dell’inclusione, dell’integrazione, cioè il turpe disegno di sostituzione etnica portato avanti dalle élite mondialiste e dai governi loro complici.

Sappiamo che dietro molte ONG e varie Organizzazioni umanitarie opera il miliardario filantropo George Soros portatore di un progetto di meticciato globale; sappiamo che gli arrivi dall’Africa sono di individui, spesso delinquenti, che espatriano in cerca di fortuna; sappiamo che tra i clandestini in arrivo non ci sono profughi che scappino da guerre o altro; sappiamo che i recuperi dei migranti avvengono a pochissime miglia, a volte solo tre, dalla costa libica; sappiamo che sono preventivati sbarchi di decine di migliaia di clandestini; sappiamo che non avvengono respingimenti né rimpatri e che si sta accumulando un’enorme bomba sociale; sappiamo che il governo nel Def ha adottato come guida il documento del FMI che ordina di integrare gli stranieri nel mercato del lavoro abbassando le paghe; sappiamo che il ministro dell’Interno ha dato ordine ai sindaci di iscrivere all’anagrafe gli immigrati, anche clandestini e senza permesso di soggiorno, che si trovano nei centri d’accoglienza; sappiamo che il governo ha intenzione di introdurre lo ius soli e dare la cittadinanza agli africani che nascono in Italia; sappiamo che abbiamo milioni di disoccupati, una crisi economica senza uscita e che migliaia di stranieri possono accedere ai servizi sociali e alle case popolari, gravando sul poco welfare ch’è rimasto e che è pagato dagli italiani; sappiamo che il cupo presagio di Jean Raspail sta prendendo corpo in Italia.

Sappiamo tutto questo e sappiamo anche che tra il popolo, umiliato da una casta criminale e ipocrita, serpeggia il malcontento, la rabbia e la disperazione. Raccogliamo il grido della nostra gente e respingiamo tutti coloro che non hanno titolo a bivaccare nella nostra Patria. Ma soprattutto ributtiamo a mare i delinquenti che siedono da troppo tempo al potere del Paese.

Enrico Marino

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