di Esperus
Tutti temiamo il sistema e tutti noi vediamo quanto vasto e impersonale stia diventando (o sia diventato). Ci sono semplicemente troppe persone e, soprattutto, troppi interessi personali, nella società italiana perché il governo possa o voglia trovare una risposta e tutte le esigenze; deve quindi, necessariamente, giustificare se stesso e diventare insensibile. Questo fa sì, fra le altre cose, che la gente dica “Il sistema mi vuole fare fesso, così sarò io a fare fesso lui”.
Diventa giusto evadere le imposte o, attraverso connivenze politiche, varare leggi ad hoc, diventa giusto mentire per ottenere l’assistenza (diviene quasi necessario), disconoscere le proprie responsabilità è pratica quotidiana. Diventa non solo giusto, ma anche obbligatorio, per i lavoratori, scioperare per migliorare le loro condizioni di vita; non importa quali difficoltà questi scioperi possono causare ad altri membri, perfettamente innocenti, della società.
Il nostro è divenuto un mondo di “Io prima di tutto”, in cui il bene dell’individuo (o di un gruppo) è in contrasto con il bene della società; e nella struttura di questa società, che ha assoluto bisogno di una perfetta cooperazione tra i suoi vari elementi, questo può avere una sola disastrosa conseguenza: il collasso!
Come tanti topi intrappolati in una gabbia sovraffollata, ci ritroveremo a reagire in modo sempre più violento nei confronti delle situazioni che ci opprimono. Siamo troppo schiacciati l’uno contro l’altro perché possa prevalere il buon senso, eppure non siamo ancora abbastanza stretti da deciderci a risolvere il problema della crisi che ci sta sovrastando.
È inevitabile che scaturiscano dei conflitti.
Problemi insignificanti si trasformano in problemi di capitale importanza. Problemi importanti si trasformano in scontri. Gli scontri diventano conflitti.
La guerriglia urbana può solo crescere e diffondersi.
Quando le ristrettezze aumenteranno e le frustrazioni diverranno insopportabili, la gente non darà altro sbocco alle proprie emozioni conflittuali che la violenza. Pregiudizi ed odi, anche quelli sopiti da tempo, esploderanno con furore rinnovato, quando la gente cercherà precisi capri espiatori su cui riversare la colpa di tutto.
Marx ed Engels avevano previsto la guerra tra ricchi e poveri, ma pensavano che sarebbe scoppiata a causa dell’oppressione capitalista, non a causa della mancanza di preveggenza dei capitalisti; in realtà sotto questo aspetto i comunisti sono stati non meno negligenti dei loro avversari e, soprattutto, di noi. Il futuro che si prevede, per noi, è tetro e desolato, con dimostrazioni e ristrettezze, fame ed incertezze, violenza ed odi.
Nessun profeta da Cassandra in poi ha trovato piacere a prevedere tempi cupi, eppure noi siamo spinti da un perverso senso del dovere a dare l’allarme. Nonostante siamo bollati come tipi stravaganti e insultati (reazionari, razzisti, antidemocratici e, non ultimo, massacratori), pure dobbiamo parlare.
Questo deve servire da monito. Le tendenze descritte non sono del tutto inalterabili, il futuro non è immutabile né imperscrutabile. Non è facile cambiare il corso degli eventi, la domanda non è se accadrà, bensì quando. Queste tendenze hanno alle spalle la spinta poderosa di oltre 370 anni.
Fermare o rallentare questa spinta costituisce un lavoro a tempo pieno; richiede un gigantesco sforzo fisico, tremendi sacrifici personali, somme di denaro e, soprattutto, la guida di uomini all’altezza.
Per molti, troppi decenni i posti chiave sono stati occupati da uomini che hanno brillato per la loro mancanza di intuito, per la loro incapacità, per il loro ottuso interesse.