ALCUNI APPUNTI E OSSERVAZIONI
Chi scrive aveva in gioventù letto, in edizione francese, l’opera maggiore del Chamberlain (2) e, a dire il vero, non ne conservava un gran ricordo probabilmente anche a causa del giudizio negativo che, non del tutto a torto, ne aveva dato Julius Evola nel suo Il Mito del Sangue (si veda l’ed. Sear, Borzano, 1995, pagg. 65 e segg)
Tuttavia, riprendendo in mano il libro, il sottoscritto lo ha riletto con interesse soprattutto la parte dedicata all’antico ebraismo e gli pare opportuno elaborare a codesto proposito alcune considerazioni.
Premetto che a mio modesto parere il Chamberlain nutriva soverchia fiducia all’attendibilità del cosiddetto Antico Testamento, attendibilità che studi più recenti paiono aver definitivamente smentita. Scrive un noto storico.
“Nel corso degli ultimi due secoli la critica biblica ha dapprima smantellato la storicità della creazione e del diluvio, poi quella dei Patriarchi, poi (sempre seguendo l’ordine cronologico) quella dell’Esodo e della conquista, di Mosè e di Giosuè, del periodo dei Giudici e della «Lega delle 12 tribù» arrestandosi però al regno unito di Davide e Salomone considerato sostanzialmente storico. La consapevolezza che gli elementi fondanti della conquista e della Legge fossero in realtà retroiezioni post-esiliche (intese a giustificare l’unità nazionale e religiosa e il possesso della terra per i gruppi di reduci dall’esilio babilonese), se richiedeva una certa riscrittura della storia d’Israele, non incrinava però la convinzione che uno stato d’Israele unitario (ed anche potente) fosse realmente esistito sotto Davide e Salomone, e che fosse realmente esistito un «Primo Tempio» che dunque i reduci dall’esilio volessero ricostituire un’entità etnica e politica e religiosa già esistita in passato.
La più recente critica al concetto stesso di regno unito ha messo in crisi totale il racconto biblico, perché ha ridotto l’Israele «storico» a uno dei tanti regni palestinesi spazzati via dalla conquista assira, negando un collegamento tra Israele e Giuda (dunque un Israele unito) in età pre-esilica. La riscrittura della storia d’Israele diventa a questo punto assolutamente drastica. Quanto la storia vera, ma normale era stata priva di un interesse che non fosse prettamente locale, tanto la storia inventata ed eccezionale divenne la base per la fondazione di una nazione (Israele) e di una religione (il giudaismo) che avrebbero influenzato l’intero corso della storia successiva su scala mondiale.» Mario Liverani Oltre la Bibbia-Storia antica di Israele Laterza, Bari, 2009, pag.VII-VIII(3)
Sempre riguardo alla Bibbia, già Gustave Le Bon aveva scritto (Le Prime Civiltà, Sonzogno, Milano, 1890 pag. 603) “gli Ebrei non possedettero né arti, né scienze, né industrie, né nulla infine di quanto costituisce una civiltà. Essi non portarono mai la benché minima contribuzione all’edificio delle cognizioni umane, né mai oltrepassarono quello stato di semi/barbarie dei popoli che non hanno storia. Se essi finirono per possedere delle vere e proprie città, ciò devesi ascrivere al fatto che, per le condizioni dell’esistenza in mezzo a vicini giunti ad un grado d’evoluzione superiore, era per essi una necessità l’averne; ma le loro città, i loro templi, i loro palazzi, gli Ebrei erano assolutamente incapaci di edificarli essi stessi, e nel tempo del loro maggiore potere, sotto il regno di Salomone, è dai paesi stranieri che furono obbligati a far venire gli architetti, gli operai e gli artisti di cui nessun emulo esisteva allora in seno a Israele” e poco oltre (pag. 611) “Durante i suoi lunghi anni di storia, Israele non produsse che un libro, l’Antico Testamento, e di quel libro solo alcune poesie liriche meritano seria considerazione. Il resto si compone di visioni di allucinati, di fredde cronache e di racconti osceni e sanguinosi.”
Analogamente le concezioni storiche etnologiche del Chamberlain andrebbero riviste alla luce di ulteriori ricerche, ad esempio non sembra essere a conoscenza della presenza di componenti indoeuropee tra gli Ittiti e i Filistei.(4)
Anche il Chamberlain vede nella storia l’eterna opposizione tra il mondo classico greco-romano e quello ebraico “…la magnifica opera positiva dei Greci e dei Romani esigeva un complemento negativo: ed è Israele che lo ha dato.” (pag. 67) e (pag. 68) su di un piano più ‘generale’ “Se consideriamo la storia del popolo d’Israele, guardandola nel suo aspetto esteriore, la prima impressione è sicuramente la meno attraente possibile! A parte alcuni rari tratti gradevoli sembra che tutta la bassezza di cui gli uomini sono capaci si condensi in quest’unico piccolo popolo: non perché i giudei siano stati in fondo più abominevoli rispetto al resto dell’umanità, ma nella loro storia la bruttezza del vizio ci lascia stupefatti perché essa vi si mostra completamente nuda. Qui nessun grande fine politico giustifica l’iniquità; nessuna arte, nessuna filosofia compensa gli orrori della lotta per l’esistenza.”
Degna di essere riportata una frase che si legge a pag.145 “Senza Roma, l’Europa non sarebbe stata altro che il prolungamento del caos asiatico.” E’ stata senz’altro una vittoria temporanea visto che oggi l’Europa pare destinata inevitabilmente a diventare un prolungamento del caos africano!
Silvano Lorenzoni Il Selvaggio – saggio sulla degenerazione umana Ghenos, Ferrara, 2005 pag.98 ‘Fu… Julius Evola (Sintesi di Dottrina della Razza Ar, Padova, 1994, pag.111 e seg.) ad indicare che negli ebrei si doveva vedere una genuina razza dello spirito, enucleatasi in ragione dell’azione di difficilmente descrivibili forze psichiche, da una sostanza umana particolarmente plurima e caotica, nella quale non mancava un’importante impronta negroide. Secondo Evola “l’elemento semitico, ma poi soprattutto quello giudaico, rappresenta l’antitesi più precisa del mondo europeo, per essere tale elemento una specie di condensatore dei detriti razziali e spirituali delle varie forze scontratesi nell’arcaico mondo mediterraneo.”
E qui possiamo accennare alle origini <bastarde> del <popolo> ebraico pag.330 del libro del Chamberlain leggiamo: “…il popolo israelita rappresenta il prodotto di molteplici incroci e non d’incroci tra varie tipologie di parenti (come è il caso degli antichi Greci o degli Inglesi attuali), bensì tra tipologie del tutto divergenti dal punto di vista fisico e morale…”. Per questo (pag.355) “la razza giudea è sicuramente permanente, ma che è anche del tutto bastarda, e che conserva questo carattere bastardo in maniera duratura”. Per il Nostro sarebbe da codeste origini bastarde che deriverebbe per l’ebraismo un senso di colpa e a tutto ciò si sarebbe tentato di rimediare, a opera dei profeti, imponendo un divieto assoluto di mescolanza con gli altri popoli, al contempo i sacri testi venivano manipolati e falsificati dai sacerdoti per sostenere una fittizia purezza razziale conservata fin dalle origini.
A unificare il complesso materiale etnico confluito nel popolo ebraico sarebbe stata, dunque, la classe sacerdotale e la legge da essa imposta come rivelata dalla divinità al “popolo”! Pag.394 “…il giudeo non è il risultato di una normale vita nazionale, ma è, in un certo qual senso, un prodotto artificiale generato da una casta di sacerdoti che, con l’aiuto di sovrani stranieri, impose al popolo recalcitrante un legislatore sacerdotale e una fede sacerdotale.”
Si possono confrontare codeste tesi a quella espressa da Julius Evola anche questi, infatti, ebbe più volte a scrivere sulle composite origini del popolo ebraico e sul ruolo “formatore” svolto dalla “Legge” anche nell’importante articolo Sulla Genesi dell’ebraismo come forza distruttrice apparso sul fascicolo del Luglio 1941 de La Vita Italiana (lo si ritrova anche nell’antologia Gli Articoli de “La Vita Italiana” durante il periodo bellico edita dal Centro Studi Tradizionali di Treviso nel 1988). Qui egli ribadiva essere gli Ebrei “un popolo meticcio, nell’ebreo figurerebbero essenzialmente la razza levantina o armenoide e la razza desertica o orientalide; in più vi sarebbero componenti della razza camitica, di quella negra, poi della stessa razza mediterranea e alpina(ostide) e di razze secondarie sia orientali, sia europee…” anzi “il popolo ebraico è un miscuglio di razze, per non dire di detriti di razze, in prevalenza non indoeuropee”. Il carattere unitario sempre dimostrato, durante i secoli, dal popolo ebraico, per l’Evola “scaturisce da un elemento psichico e spirituale. La base dell’unità ebraica è la Legge ebraica, la tradizione ebraica. E’ la legge ebraica che traendolo da un caos di detriti etnici ha dato forma al tipo ebraico, come tipo soprattutto spirituale”.
Una componente negroide nell’ebraismo è riconosciuta dallo stesso Chamberlain: a pag.353 egli accenna alla “…infusione…di sangue negro tra i giudei della diaspora alessandrina di cui molti contemporanei di confessione mosaica offrono ai nostri occhi la prova vivente.”
Nell’opera più importante di Julius Evola ‘La Rivolta contro il Mondo Moderno (ne ho ora tra le mani l’edizione Mediterranee, Roma, 1969). A pag.283 possiamo leggere: “… è ben visibile nell’antico ebraismo, lo sforzo di una élite sacerdotale di dominare in una unità una sostanza etnica torbida, plurima e turbolenta, dando come base per la <forma> di essa la <Legge> e di questa facendo il surrogato di ciò che in altri popoli è l’unità della comune patria e delle comuni origini. Da questa azione formatrice legata a valori sacrali e rituali, e continuatasi nell’antica Torah fino al talmudismo, sorse il tipo ebraico come tipo di una razza più dell’anima che non del corpo. Ma il substrato originario non fu mai completamente soffocato, come la stessa storia ebraica antica lo dimostra nella forma del ricorrente allontanarsi dal suo Dio e riconciliarsi con lui in Israele. Tale dualismo, con la relativa tensione, è ciò che spiega anche le forme negative assunte dall’ebraismo nei tempi successivi. “Nel suo scritto Evola gli ebrei e la matematica introduzione a I Testi de “La Difesa della Razza” Piero Di Vona così sintetizza (pag.23) le posizioni evoliane “Il mondo semitico, e soprattutto quello giudaico, rappresentò l’antitesi più precisa delle civiltà ariane che nell’antico mondo mediterraneo con la Grecia e Roma avevano attuato un parziale ritorno alla purità originaria sotto la forma della spiritualità eroica. La cultura giudaica venne a condensare in sé i detriti razziali e spirituali delle forze che si erano scontrate nell’arcaico mondo mediterraneo: dal punto di vista razziale nell’ebreo si concentrano e coesistono tutte le forme spirituali della decadenza mediterranea: il dionisismo che spinge alla redenzione della carne, il materialismo ed il collettivismo tellurico, la sensualità afroditica ed il dualismo rigido proprio della razza lunare. Nel corpo e nello spirito Israele è una razza composita. Solamente la Legge cerca di tener uniti elementi eterogenei e di dare ad essi una forma. Questo riuscì finché Israele conservò una civiltà di tipo sacerdotale. Ma quando l’Ebraismo si materializzò e poi si modernizzò <il fermento di decomposizione> ritornò allo stato libero.”
Secondo le religioni abramitiche gli ebrei, unici al mondo, avrebbero avuto fin dagli inizi, una <rivelazione> dall’unico vero Dio che li avrebbe prescelti come suo popolo, la verità sarebbe alquanto diversa. Da tempo, infatti, è stata confutata la pretesa ebraica di essere stati monoteisti fin dall’inizio (ammesso che il monoteismo rappresenti qualcosa di superiore al politeismo!)”. Gli Ebrei un popolo di razza semitica, come i loro vicini praticavano un culto polidemonistico, con l’aggiunta di un dio supremo Yahu o Yahoh a cui talvolta attribuivano una consorte. Talvolta, infatti, il nome è El e nelle tavolette di Ras Shamra, El ha una consorte” (A.C: Bouquet Breve Storia delle Religioni, CEDE, Milano, 1987, pag.265). Inoltre “Il nome della divinità rivelatasi a Mosè è l’adattamento o l’interpretazione di un antichissimo nome divino, Ya-u o Yahu, che si ritrova in iscrizioni semite risalenti addirittura al 2100 a. C.”(ibidem, pag.313) (Particolarmente importante a tale riguardo il testo di Silvano Lorenzoni Contro il Monoteismo Ghenos, Ferrara, 2006). Ma già il Chamberlain aveva scritto (pag.378) “L’idea stessa di un DIO, Creatore del cielo e della terra, era del tutto sconosciuta ai giudei, prima dell’esilio babilonese: quest’idea appare per la prima volta nel Secondo Isaia…”.Ancora (pag.380) “Nel giudaismo − lo si è stabilito senza possibilità di contestazione − l’idea di un dio universale è penetrata soltanto lentamente, in un epoca molto tarda, postesilica, e senza alcun dubbio sotto l’influenza straniera, soprattutto persiana; per essere interamente nel vero, noi dovremmo dire che essa non vi è mai penetrata, perché ancor oggi − che sono ormai trascorsi tremila anni − Jahvè non è il dio del Grande Tutto cosmico, ma è il dio dei giudei; egli ha soltanto spodestato e distrutto gli altri dei, così come sterminerà gli altri popoli, eccezion fatta per quelli che dovranno servire i giudei come schiavi. E questo sarebbe monoteismo? No! Questo,… è pura monolatria…”.
Se al popolo ebraico veniva imposta la rigida sottomissione alla <legge>, il premio promesso non era da poco: il dominio del mondo, il possesso delle ricchezze degli altri popoli votati o allo sterminio o alla riduzione in schiavitù. A pag.421 possiamo leggere “…ciò che costituisce propriamente la base della religione giudaica è una speranza che implica un attentato criminale nei confronti di tutti i popoli della terra.”. E poco oltre (422) “…il modo in cui i giudei concepivano (il) mondo futuro: ovvero, asservimento di tutti i popoli a Israele, ad eccezione di quei popoli che l’avevano tenuto sotto il loro dominio, che sarebbero stati invece, a causa di quella specifica ragione sterminati… Un interessante retaggio di questa concezione lo si trova persino nel <Nuovo Testamento>. Secondo Matteo, i dodici apostoli, seduti su dodici troni, giudicheranno le dodici tribù d’Israele, cosa che evidentemente implica l’idea che non ci saranno altri uomini ammessi in cielo, tranne che i giudei (Matteo, XIX, 28, ma anche Luca, XXII, 30).
Chi scrive non ritiene che valga la pena di occuparsi delle elucubrazioni con cui il Chamberlain cerca di dimostrare l’<arianità> di Gesù, partendo dalla supposizione che tra i Galilei vi fosse una presenza indoeuropea. A quei tempi non era il solo a nutrire certe fisime (che pare sopravvivano ancora al di là dell’Atlantico). Comunque il nostro riconosceva che gli ebrei guardano al cristianesimo “come un ramo deviato del loro albero e vedono con orgoglio nel cristianesimo un’appendice del giudaismo (pag.218). Infatti “Nulla di più evidente,…dello stretto rapporto di Cristo con il giudaismo; l’influenza del giudaismo sulla formazione della sua personalità e ancor più sulla genesi e la storia del cristianesimo, è talmente considerevole, talmente determinante, talmente essenziale, che ogni tentativo di negarla porterebbe a conseguenza assurde..”(ibidem) E a pag.242 sempre riguardo a Gesù : “(pag.242) “…è anche vero che la personalità, la vita e il messaggio “(di Gesù)”sono legati alle idee fondamentali del giudaismo”.
A pag.18 leggiamo che gli ebrei “guardano “(a Gesù)”…come un ramo deviato del loro albero e vedono con orgoglio nel cristianesimo un’appendice del giudaismo”. Infatuati “Nulla di più evidente,[…], dello stretto rapporto di Cristo con il giudaismo; l’influenza del giudaismo sulla formazione della sua personalità, e ancor più sulla genesi e la storia del cristianesimo, è talmente considerevole, talmente determinante, talmente essenziale, che ogni tentativo di negarla porterebbe a conseguenze assurde”. Curioso quanto si legge a pag.224 “La spaventosa sterilità, per noi pressoché inconcepibile, della vita giudaica − ugualmente priva d’arte, di filosofia, di scienza… era un elemento assolutamente indispensabile per la vita semplice e santa di Gesù.”
Si sa che San Paolo passa per essere stato il vero fondatore della religione cristiana(lui che non aveva mai conosciuto Gesù!) a pag.144-145 leggiamo “…quando si constata che l’autorità di Gerusalemme e del suo tempio persiste fermamente anche nel cristianesimo paolino, e fino alla loro distruzione di fatto, allora non si può dubitare che la religione del mondo civile sarebbe stata condannata a languire sotto la supremazia puramente giudaica della città di Gerusalemme, se Gerusalemme non fosse stata distrutta dai Romani.”
In effetti parrebbe che solo nel 115 d.C. ad Alessandria d’Egitto si sarebbe iniziato a distinguere i seguaci di Gesù dagli ebrei, per secoli avrebbero continuato ad esistere ebrei che vivevano nelle proprie comunità, seguivano l’antica religione e credevano, nello stesso tempo, che Gesù fosse l’atteso messia.
Possiamo qui ricordare quanto ebbe a dire Benito Mussolini nella “Relazione alla Camera dei Deputati sugli accordi del Laterano”(l’infausto “concordato”): “Questa religione è nata nella Palestina, ma è diventata cattolica a Roma. Se fosse rimasta nella Palestina, molto probabilmente sarebbe rimasta una delle tante sette che fiorivano in quell’ambiente arroventato, come ad esempio quelle degli esseni e dei Terapeuti, e molto probabilmente si sarebbe spenta, senza lasciare traccia di sé.”(Cfr E. Renan Marco Aurelio o la fine del Mondo Antico L’Astrolabio, Roma,1946, pag.274).
Tutto preso nel denunciare il <caos etnico> in cui sarebbero precipitate le popolazioni dell’Impero Romano, il Nostro pare non occuparsi del ruolo svolto dalla nuova religione nel favorire il crollo della civiltà classica. Mi pare, tuttavia, opportuno riportare un passo, a pag.326 “…sotto il colpo di sentenze prese in prestito da profeti giudei come Amos e Michea caddero i monumenti di un’arte che il mondo non avrebbe mai più visto…”.
Ciò non può che ricordarci le barbariche distruzioni che attualmente vengono compiute in Medio Oriente ai danni dei resti delle civiltà pre-islamiche. Pensando anche alle devastazioni compiute dai cattolicissimi spagnoli ai danni delle civiltà precolombiane, chi scrive ha sempre sospettato che i seguaci delle religioni monoteistiche di origine giudaica nutrano nei loro animi una sorta di gelosia, o meglio invidia, nei confronti delle civiltà <pagane>. Probabilmente temono di dover riconoscere che i popoli capaci di realizzazioni culturali hanno dato sempre il loro meglio quando non erano oppressi dalla divinità degli ebrei. E leggiamo a proposito di intolleranza a pag.405 “…accadde, che il nobile re dei Persiani, Ciro, conquistò i territori babilonesi; con l’ingenuità tipica dell’indoeuropeo, che per sua natura non è astuto, egli autorizzò il ritorno dei giudei, e accordò loro il suo appoggio per la ricostruzione del tempio; sotto la protezione della tolleranza ariana si costruì quel nucleo originario dal quale l’intolleranza semitica si sarebbe diffusa, per millenni, come un veleno sulla terra, per la sventura di tutto ciò che si sarebbe prodotto di più nobile, e a eterna vergogna del cristianesimo.” E nella pagina seguente: “…non si deve mai dimenticare che il giudeo, é divenuto il professore e il paladino di tutto ciò che si chiama intolleranza e fanatismo in materia di fede, e di tutto ciò che si chiama omicidio per la religione; che egli ha invocato il principio di tolleranza soltanto quando si sentiva oppresso; che egli stesso non lo applicò mai né poté applicarlo, dato che la sua Legge glielo proibiva e glielo proibisce ancora oggi − per non parlare del domani.”
Riguardo ai <fratelli minori>. A pag.396 leggiamo: “…vedremo come i primi cristiani rivendicassero eloquentemente la libertà religiosa assoluta, mentre i loro successori presero dall’Antico Testamento il comandamento divino dell’intolleranza”. Infatti: “per propagare il verbo della pace di Gesù, i cristiani hanno fatto più morti di Attila e Gengis Khan messi assieme”. (Indro Montanelli in Il Giornale 10/7/1990)
Il Chamberlain fa anche altre interessanti osservazioni a proposito dei rapporti tra giudaismo e cristianesimo, pag.325 “La Chiesa ha frenato i giudei, li ha trattati come degli stranieri, preservandoli però dalle persecuzioni… Forse non è inutile ricordare… che l’ultimo atto dell’Assemblea preparatoria del primo Sinedrio convocato ai giorni nostri (il Grande Sinedrio dell’anno 1807) fu una dichiarazione spontanea di gratitudine rivolta al clero delle varie chiese cristiane per la protezione accordata ai giudei da queste chiese nel corso dei secolo… Kant osserva molto giustamente che la conservazione del giudaismo è, in primo luogo, opera del cristianesimo.”
D’altra parte, oggi quando vediamo le chiese cristiane, ed in primis la cattolica, ridottesi ad agire come quinte colonne dell’invasione dell’Europa da parte delle razze di colore non possiamo non giungere ad una conclusione <definitiva> il cristianesimo è stato per i popoli bianchi (e presumibilmente non solo per loro) un veleno mortale.
Concludo riportando le attualissime frasi finali di questo I volume del Chamberlain “Là dove la battaglia non viene combattuta a colpi di cannone, essa si svolge silenziosamente nel cuore della società tramite matrimoni, tramite la diminuzione delle distanze che favorisce gli incroci, tramite le varie forze di resistenza e di persistenza dei vari ceppi umani, tramite lo spostamento dei patrimoni finanziari, tramite l’entrata in scena di nuove influenza e la scomparsa di quelle antiche,ecc.,ecc. E proprio questa battaglia silenziosa é più di qualsiasi altra una battaglia per la morte o per la vita.”
Alfonso De Filippi
NOTE
1) Cfr. L’introduzione al volume scritta dal sempre ottimo Luca Leonello Rimbotti, pag.14
2) Ed.francese H.S.Chamberlain La Genese du XIXme Siecle Paris, Payot, 1913, 2 voll. scrive è a conoscenza di un altro scritto del Chamberlain edito in italiano (oltre al libro sul Wagner (Bocca, Milano, 1947) recentemente riproposto sempre da Thule Italia). Si tratta del libretto di evidente carattere propagandistico Pensieri e Quesiti sulla Germania riguardanti la Guerra Mondiale edito a Milano, senza indicazione di casa editrice, nel 1915, nel volumetto si annunciava in preparazione la pubblicazione di un altro testo del Chamberlain Chi è responsabile della guerra. Probabilmente l’iniziativa fu troncata dall’ingresso in guerra dell’Italia (dalla parte sbagliata,secondo chi scrive)
3) Chi, come l’autore di queste note è ormai anziano, ricorderà forse alcuni libretti che vennero pubblicati vari decenni or sono con titoli tipo La Bibbia ha detto il vero oppure La Bibbia aveva ragione. Egli intenderebbe ritornare in futuro sugli studi che hanno definitivamente distrutto ogni pretesa di “storicità” dei libri sacri agli ebrei. Già su <Il Giornale> del 9-1993 compariva un breve articolo <Probabilmente sono inventati i primi 10 libri della Bibbia>. Vi si leggeva “personaggi dell’Antico Testamento… come Mosè, Abramo, Giacobbe, Davide e lo stesso Salomone, non sono probabilmente mai esistiti, questo è quanto sostiene il professor Thom Thompson, autorità mondiale in archeologia biblica nel libro The Early Hostory of the Israelite People”
(4) In ogni caso, nelle civiltà semitiche del Medio Oriente, avrebbero agito, ben prima del grande Impero degli Arii di Persia, influenze indoeuropee; per gli autori del Dizionario delle Religioni del Medio Oriente (Vallardi, Milano 1994, pag. 125) “La religione dei Fenici acquistò caratteri più originali verso il 1.000 a .C, grazie all’apporto di concezioni indoeuropee”. Questo popolo avrebbe acquisito le tante celebrate capacità nautiche assorbendo resti dei “popoli del Mare” in cui erano presenti elementi indoeuropei (cfr. Ghehard Herm L’Avventura dei Fenici Garzanti, Milano, Milano, 1989).
Degli Assiri scrive il già citato <Dizionario…> pag. 41 “Popolo semitico affini ai Babilonesi, gli Assiri subirono ripetutamente, specie per il contatto con Hurriti e Ittiti, influssi non semitici, elaborarono una complessa ma effimera civiltà. L’area di penetrazione assira più che una compagine statale, rimase una sorta di terreno franco, aperto ai saccheggi e a un indiscriminato sfruttamento economico… Gli Assiri, diversamente dai babilonesi e per influsso di altri popoli (come gli Hurriti) erano organizzati militarmente e il loro regno fondato su un’aristocrazia guerriera.” Fu solo dopo che i conquistatori persiani di Babilonia entrarono in contatto con gli ebrei ivi “deportati” che la religione di questi ultimi riuscì, almeno parzialmente, ad innalzarsi ad un certo livello, si veda, per cominciare: Charles Autran Mitra, Zoroastre et la prehistoire aryenne du Christianisme Payot, Paris, 1935. Ricordiamo anche le aristocrazie guerriere di Hurriti e Mitanni, l’Impero Ittita, la dominazione kassita su Babilonia e via elencando. “Ogni volta che i documenti antichi ci rivelano la fusione di due gruppi razziali come l’asianico e l’indoeuropeo, anche se il rapporto numerico è sempre stato nettamente a sfavore di questo ultimo, il risultato sorprende non solo per il vivace sviluppo più o meno durevole che distingue questi popoli, ma anche per la loro capacità di diffusione politica, diplomatica, militare, economica e culturale in regioni che non hanno storia antecedente ….Dei paesi prima divisi in un gran numero di piccoli principati, città stato e templi stato, si trasformano in potenti confederazioni e perfino in imperi pieni di dinamismo che, come trascinati da una grande ondata, vengono portati in primo piano fra le potenze del loro tempo. Tale è il caso degli Ittiti, così si presenta la storia dei Mitanni e simile sarà la storia dei Cassiti.” Roman Ghirsham La Civiltà Persiana antica Einaudi, Torino, 1972, pag. 37. Cfr anche H.F.K. Gunther La Race Nordique chez les Indo-Europèens d’Asie L’Homme Libre, Paris, 2006.
5) In ogni caso “…la Galilea, chiamata allora spregiativamente la <Galilea dei Pagani>, ai tempi di Gesù non era più un paese esclusivamente giudaico, ma contava una popolazione mista, ampiamente aperta all’influenza ellenistica, composta da latifondisti stranieri e dalle guarnigioni della potenza occupante, nonché dagli Ebrei della diaspora ivi immigrati…” Karlheinz Deschner Il Gallo cantò ancora Massari Ed., Bolsena, 1998, pag. 123-124
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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Evola Julius Tre Aspetti del problema ebraico AR ,Padova, 1994
Garaudy Roger I Miti Fondatori della politica israeliana Graphos, Genova,1996
Le Bon Gustave Role des Juifs dans la Civilisation Les Amis de Gustave Le Bon, Paris, 1989
Mattogno Gian Pio L’Antigiudaismo nella Antichità Classica AR, Padova, 2002
Parkinson Northcorte East and West Houghton Mifflkin, USA, 1963