Una strana consuetudine sembra aver preso piede, da qualche anno a questa parte, nella vita politica del nostro Paese, consistente nel nominare a Capo dei vari esecutivi, personalità non sottoposte al giudizio finale degli elettori, nominate, cioè, nel ruolo di “figure di garanzia”, quasi che si trattasse di incarichi “pro tempore” e che, invece, finiscono con il rimanere solidamente attaccate alla propria cadrega. Su tutti, i casi di Mario Monti e dell’attuale capo del governo, Giuseppe Conte, il quale sembra averci preso particolarmente gusto, passando disinvoltamente da alleato e sostenitore del populismo arrabbiato di Cinque Stelle e Lega, al ruolo di figura di garanzia per un’inedita alleanza Cinque Stelle-PD. Con un simile profilo politico, il nostro attuale Capo del Governo, non poteva non prestarsi, con altrettanta disinvoltura, alla trama (sicuramente più grande della sua persona), ordita dai gruppi di potere globalisti, nel ruolo di fautori del più acceso atlantismo.
La vicenda della cosiddetta “Via della Seta” è, nel caso del nostro paese, esemplificativa. Una corsia preferenziale euro-asiatica, avrebbe potuto rappresentare un eccessivo sbilanciamento ad est di un intero assetto economico-finanziario che, sinora, aveva il proprio baricentro nella regione euro atlantica ed il cui perno è, ad oggi rappresentato, dalle Borse di Wall Street in primis, seguita da Toronto (per le materie prime…) e Londra, dalle quali passano la maggior parte delle transazioni finanziarie mondiali. Secondo poi, l’intero impianto globalista e liberista, a causa delle sempre più evidenti disfunzioni che ne caratterizzano un percorso, sempre più denotato da rapidi momenti di euforia dei mercati e delle economie e sempre più lunghe fasi di recessione e stagnazione, il tutto a beneficio di ristretti gruppi detentori di potere economico-finanziario ed a detrimento del livello di benessere delle popolazioni, ha cominciato ad essere oggetto di un più sempre serrata azione critica da parte di gruppi, si badi bene, non più legati all’ambito vetero-progressista, perfettamente inglobato e funzionale ai desiderata globalisti ma, si badi bene, ad una nebulosa galassia di entità politiche, di varia tendenza ed ispirazione, nel ruolo di portabandiera di un trasversale sovranismo. Il che, da parte dei gruppi di potere atlantisti, ha ingenerato la necessità di ingenerare un casus belli, per limitare e frenare definitivamente le libertà dei cittadini europei, in particolare, attraverso la proclamazione di uno stato d’emergenza continuo, supportato da un ossessivo battage propagandistico, tale da intimidire ed incentrare l’attenzione della pubblica opinione su un unico problema, omettendo e minimizzando tutto il resto.
Non si parla, per esempio dell’introduzione di quel Mes, grazie al quale, una qualsivoglia istituzione bancaria e finanziaria potrà rivalersi dei propri ammanchi, sui soldi degli ignari risparmiatori e che, nonostante le assicurazioni del premier Conte, sembra esser tuttora nell’agenda dei prossimi provvedimenti di Bruxelles. Non si parla, per esempio, del recente arrivo sul suolo europeo di 20.000 e più soldati Usa, ufficialmente impegnati nei preparativi di una grandiosa esercitazione militare Nato, per testare la capacità di risposta dell’alleanza ad una eventuale invasione del Vecchio Continente. Magari proprio da parte di quella Federazione Russa che, per gli atlantisti è, assieme alla Cina, il primo reale “competitor” geopolitico. Una manovra dalla doppia funzione di intimidazione nei confronti della Federazione Russa e di maggior controllo del territorio europeo, nel caso di sommosse e rivolte che, causate dalle conseguenze di un prolungato stato di eccezionalità, inevitabilmente finirebbero con il prendere di mira gli interessi atlantisti in Europa. Non si parla più, della questione delle masse di profughi siriani, spinti dalla Turchia di Erdogan, alle frontiere della Grecia per intimidire l’Europa intera con la concreta minaccia di un’invasione migratoria senza pari. Né si parla più di quanto sta accadendo ad Idlib, in Siria, dove si sta svolgendo una battaglia di civiltà, tra il legittimo stato baathista siriano, (appoggiato da Federazione Russa ed Iran) ed i cosiddetti “ribelli” di matrice fondamentalista, allegramente sponsorizzati da Turchia, Arabia Saudita, Oman, Usa e compagnia bella.
Dulcis in fundo, non poteva mancare il più totale oscuramento informativo, sull’evolversi della situazione in Libia che, per l’Italia dovrebbe rappresentare invece una ineludibile priorità strategica. E questo perché, a “scadenza” Coronavirus, l’Italia si troverà a dover affrontare un bel po’ di guaietti di natura economica, dovendo raccogliere i cocci di quanto, in questo disgraziato frangente, è andato in pezzi. Ma prestiti o allentamenti vari dei vincoli economici di Bruxelles, non potranno certamente far tornare a girare la nostra economia a pieno ritmo, almeno in tempi brevi. E la Libia, con i suoi pozzi di petrolio e con i suoi antichi rapporti di partnership con il nostro paese, potrebbe rappresentare l’occasione d’oro per addivenire ad ben più corposo rilancio della nostra economia. Per adesso, mentre pensiamo al Coronavirus, la Turchia, quatta quatta,si ingerisce negli affari libici, alla bella faccia degli interessi del nostro paese. Ma di tutto questo non si parla, non fa comodo. Vorrebbe dire far prender coscienza agli italiani, anzitutto, ma anche a tanti altri popoli, che questa del Coronavirus è una manovra atta a distrarre le opinioni pubbliche di mezzo mondo, da quanto è stato precedentemente affermato, ovverosia l’intenzione di creare le condizioni per l’affermarsi di una dittatura a livello globale, visto che negli ultimi anni il malcontento è andato crescendo e manifestandosi con virulenta trasversalità, dal Cile alla Francia, da Hong Kong al Libano ed all’Iraq, non senza passare per altri paesi del continente asiatico e di quello latino americano. Il tutto accompagnato da esiti elettorali, decisamente favorevoli a formazioni politiche non conformi al manistream, come recentemente verificatosi in Italia.
Quello che sta attualmente verificandosi nel nostro paese, costituisce il subdolo tentativo di realizzare tutto questo, in modo un po’ confuso, all’ italiana, magari senza premere troppo sull’acceleratore, nutrendocisi della segreta speranza che, al termine di questa vicissitudine, il popolo tutto, elevi il buon Conte ed il Centrosinistra intero, al munifico ruolo di salvatori della Patria, conferendo loro una delega “sine die”. Oppure, tramite un continuo procrastinare lo stato di emergenza, portando a giustificazione timori e paure vari, al fine di pervenire, “de facto”, alla realizzazione di quanto detto. Ma, come in tutte le umane cose, esiste un elemento di imprevedibilità, di illogica volubilità, ben difficilmente controllabile, rappresentato dall’umoralità delle masse. La percezione di quanto sinora detto, è molto più presente a livello epidermico tra le persone, di quel che si potrebbe apparentemente credere. E, tanto per dare un altro colpo alla credibilità dell’azione di questo governicchio, si stanno affacciando voci supportate da cifrette varie, che ridimensionerebbero di non poco i numeri delle effettive vittime, decedute da Coronavirus. E Conte non ha ancora fatto i conti con la Storia, con quella stessa Storia che, da capo dell’esecutivo “di mediazione” tra due forze, l’ha ora invece elevato al ruolo di “dictator”, di redivivo Quinto Fabio Massimo, dimentico che, dopo questo episodio, le cose non potranno più essere come prima.
Quelle che, sinora, erano considerate vere e proprie bestemmie politiche, ora dovranno esser prese in considerazione in tutta la loro pesante portata. Tanto per cominciare l’Europa. Dopo l’atteggiamento di snobista menefreghismo e di concessioni sul deficit, elargite proprio perché quello dell’epidemia, è un problema globale, con questa Europa dicevamo, le cose dovranno radicalmente cambiare. Per favorire una maggior crescita economica e finanziaria dei vari stati, si dovrà prendere in considerazione, l’adozione di una seconda moneta nazionale accanto all’Euro, come pure dovranno esser rivisti al ribasso tutti gli accordi-cappio comunitari. Politiche di bilancio, interventi pubblici e nazionalizzazioni, dovranno tornare a divenire pratica normale ed usuale, al fine di difendere le economie dei singoli stati. Secondo poi, toccherà andare a fondo nella vicenda Coronavirus, al fine di identificare le eventuali responsabilità di paesi terzi, multinazionali o non meglio definiti gruppi di pressione economico-finanziari, che dir si voglia. Punto Terzo. Il modello liberista globale è arrivato alla sua tappa finale. Le frontiere aperte, la liberalizzazione nella circolazione di merci e uomini (la cosiddetta “immigrazione”), con questo episodio hanno mostrato tutta la loro fragile vulnerabilità. Con la sua politica delle porte aperte, senza controllo alcuno, l’Italia sta pagando un prezzo molto salato, le cui ripercussioni si stanno facendo pesantemente sentire sul Pil del paese. E’ necessario un radicale cambio di marcia, di cui non riteniamo né Conte, né la attuale italica partitocrazia avere, né la capacità, né la volontà, di mettere in atto. E pertanto, sic stantibus rebus, l’asse politico europeo e mondiale, andrà inesorabilmente spostandosi verso tutte quelle realtà in grado di contrapporre decisamente all’omologante modello liberista globale, una molteplicità di modelli, imperniati sui principi di sovranità ed identità. Coronavirus permettendo.
UMBERTO BIANCHI