di Fabio Calabrese
In politica l’impostura è l’arte più importante, soprattutto nelle democrazie che non possono, per motivi ovvi, per stroncare il potenziale dissenso, utilizzare la faccia feroce un tempo in uso nelle dittature di specie varia. In esse l’arte dell’inganno per subornare il popolino bue viene portata ai livelli più elevati: noi vediamo che delle chimere di cui sarebbe facile cogliere l’infondatezza se solo ci si pensasse un po’, hanno la più ampia circolazione e l’accettazione supina da parte di una vasta maggioranza.
Prendiamo ad esempio un dato incontrovertibile, oggettivo: dal 1962 (OLTRE MEZZO SECOLO FA!) l’Italia è stata quasi ininterrottamente governata da governi di centrosinistra a eccezione delle due parentesi 2001-2006 e 2008-2011. Ebbene, nonostante questo fatto evidente a chi abbia un po’ di cognizione storica e politica, la maggioranza dei nostri connazionali continua ad attribuire la responsabilità della situazione in cui ci troviamo a Silvio Berlusconi.
La fama di quest’uomo, l’idea – falsa – che sia ancora un personaggio centrale nella politica italiana, l’hanno costruita molto più i suoi avversari e detrattori che non i suoi seguaci, sono stati questi a ingigantire il personaggio, per loro la sua esistenza fa molto comodo: un capitalista con cui prendersela per nascondere il fatto di essere d’accordo con tutti gli altri, oltre naturalmente ad attribuirgli tutta la responsabilità per la situazione che stiamo vivendo: vecchissima tecnica comunista – tra l’altro – quella di attribuire gli esiti disastrosi del “movimento di liberazione delle masse” sempre a qualcun altro: avversari di classe, nemici esterni, presunti sabotatori, la logica staliniana dalla quale neppure oggi “i compagni” si sono schiodati di un millimetro.
Recentemente mi sono trovato coinvolto in una discussione su facebook, nel corso della quale un mio conoscente che pure per altri versi è una persona di notevole acume, si è stupito che io abbia definito Silvio Berlusconi “uno zimbello”, eppure l’uomo di Arcore è precisamente questo.
Ascoltate i discorsi della gente al mercato o nei bar, guardate le vignette dei quotidiani, sentite la presunta satira – in realtà lucrosamente stipendiata propaganda di regime – dei vari Crozza e Litizzetto. Fate caso alle barzellette che si raccontano, che invariabilmente hanno per oggetto il Cavaliere o il Trota. E Bersani, Epifani, Letta, Renzi, coloro che ci governano realmente quasi senza interruzione da mezzo secolo, e che hanno un potere fortissimo negli enti locali, nella stampa, nella magistratura nell’istruzione? Niente, è come se fossero sbarcati ieri da bordo di un UFO.
Noi, la nostra emarginata area politica, esce da un settantennio di subalternità a poteri a essa estranei, a compromessi inaccettabili con la nostra visione del mondo, al punto da essere oggi ridotta ai minimi termini, ma non riusciremo mai a intraprendere la strada di una possibile rinascita se non ci liberiamo da certe sudditanze prima di tutto psicologiche. Nel mio precedente articolo, “Liberismo, marxismo, socialismo nazionale”, avevo esaminato il fatto che ancora nei nostri ambienti hanno circolazione concezioni liberiste e atlantiste che con la nostra visione del mondo o quella che dovrebbe essere, sono in realtà in contrasto totale. Per quanto riguarda invece la dimensione politica più spicciola e quotidiana, accade invece che dimostriamo spesso una subalternità da mosche cocchiere alla sinistra, copiandone i temi dell’anti-berlusconismo da brave mosche cocchiere, perché quello è il bersaglio più facile da azzannare.
Questo NON E’ il modo per fare davvero politica, vogliamo farci invece entrare in testa che l’uomo di Arcore non conta più nulla da quando i nostri padroni “europei” hanno deciso che non conti nulla, delegando al centrosinistra il compito di opprimerci e di spremere con la fiscalità più vampiresca che si possa immaginare fino all’ultima delle nostre risorse?
Fra tutti i governi di centrosinistra che hanno soffocato e portato poco per volta l’Italia alla rovina in questo mezzo secolo, quello presieduto da Enrico Letta è con ogni probabilità uno dei più deleteri e pericolosi. Il fatto che esso si presenti formalmente come un governo di coalizione PD-PDL con alcuni ministri di centrodestra non è che un ulteriore inganno; infatti, in questa presunta coalizione, la posizione e il potere contrattuale dei due partiti sono molto diversi. Dopo le ultime elezioni amministrative, il PDL è estremamente ricattabile: i suoi esponenti sanno benissimo che se il governo Letta dovesse saltare e si tornasse al voto, hanno un’altissima probabilità di non essere rieletti.
In più, il PD – che ha già la maggioranza alla Camera – approfittando dell’evidente sfaldamento del Movimento Cinque Stelle, potrebbe facilmente cooptare un po’ di ex grillini al senato, e rendere la presenza del PDL nella coalizione del tutto superflua e ininfluente.
Una presenza che però attualmente fa comodo, sia per avere qualcuno su cui scaricare le responsabilità, sia perché questo governo intende mantenere un profilo bassissimo, come dimostra anche la figura apparentemente scialba e dimessa dell’uomo scelto come premier, di modo che quando il disastro che sta provocando sarà evidente, sarà troppo tardi.
Prima di andare a
vedere cosa c’è realmente dietro, diamo ancora un’occhiata alla facciata. La presenza di ministri del PDL in questa compagine governativa è, come dicevo, puramente decorativa, e si nota anche la forte e spiccata personalità del vicepresidente del Consiglio, nonché successore di Berlusconi alla segreteria (non alla guida, per carità) del PDL: Angiolino Alfano. Io credo che se fate una piccola inchiesta domandando in giro ai vostri conoscenti cosa ne pensano di Alfano, è probabile che l’80% vi risponderà che da quando si è lasciato con Romina non è più la stessa cosa, e il 10% che un bravo attore come Luca Zingaretti potrebbe anche interpretare altri personaggi.
vedere cosa c’è realmente dietro, diamo ancora un’occhiata alla facciata. La presenza di ministri del PDL in questa compagine governativa è, come dicevo, puramente decorativa, e si nota anche la forte e spiccata personalità del vicepresidente del Consiglio, nonché successore di Berlusconi alla segreteria (non alla guida, per carità) del PDL: Angiolino Alfano. Io credo che se fate una piccola inchiesta domandando in giro ai vostri conoscenti cosa ne pensano di Alfano, è probabile che l’80% vi risponderà che da quando si è lasciato con Romina non è più la stessa cosa, e il 10% che un bravo attore come Luca Zingaretti potrebbe anche interpretare altri personaggi.
Se vogliamo però capire cosa c’è realmente dietro le quinte, c’è un concetto che occorre avere assolutamente chiaro: la democrazia è un inganno e la sovranità popolare è una buffonata: al popolo, da parte delle élite democratiche e dei loro padroni che ci dominano da settant’anni, non è consentito decidere realmente assolutamente nulla.
Oggi le nazioni europee sono strette in una tenaglia destinata a stritolarle, le cui branche sono, una “la crisi” economica che in realtà non è nulla di passeggero, ma un impoverimento crescente accuratamente programmato, l’altra – la più pericolosa a lungo termine – l’immigrazione manovrata allo scopo di inquinare l’Europa sotto il profilo etnico, a trapiantare sul suo suolo comunità allogene non-europee pronte a proliferare come cellule cancerose. Il governo Monti ha premuto sugli Italiani soprattutto la prima branca della tenaglia, provocando la recessione economica attraverso una politica di oppressione fiscale, di taglieggiamenti che hanno tolto agli Italiani oltre metà del reddito pro capite. Può darsi che su questo fronte Latta allenti un pochino la presa, che ci restituisca perfino qualche briciola di ciò che ci è stato sottratto, per guadagnare consenso e per nascondere l’azione deleteria sull’altro fronte.
Non che ciò non rappresenti altro che l’inasprimento di una tendenza già presente da molti anni. Un Paese come l’Italia, che esporta intelligenze, da cui gli elementi migliori, i giovani ricercatori scientifici sono costretti a fuggire se vogliono trovare la possibilità di un lavoro adeguato alle loro competenze e valorizzare le loro idee, e che in compenso importa “vu cumprà”, accattoni, prostitute, spacciatori, non è destinato ad avere nessun futuro, tuttavia è innegabile che questo governo intende procedere con la massima velocità allo sfascio della nazione italiana.
Un altro elemento che occorre considerare per avere un quadro chiaro della situazione, è questo: coloro che hanno programmato la decadenza dell’Europa, il suo imbastardimento etnico in vista della creazione di un’unica società multietnica mondiale che possa essere il perfetto MERCATO GLOBALE sono certamente delle menti raffinate, ma gli esecutori materiali di questo piano, gli uomini politici – non solo italiani – sono perlopiù individui ottusi, irrimediabilmente ottusi come lo sono gli uomini prodotti dalla democrazia, che non hanno in vista nessuna prospettiva più ampia del vantaggio elettorale che un elettorato meticcio darebbe ai partiti di sinistra (o di centrosinistra che dir si voglia, che è esattamente la stessa cosa).
Recentemente da parte di autorevoli esponenti del partito laburista britannico, che non è più a sinistra, cioè peggiore di quanto non sia il PD italiano, sono venute delle ammissioni sconcertanti che hanno tutta l’aria di un pentimento tardivo.
Secondo quanto riporta “VoxNews” del 14 maggio:
“In una conferma che i governi Blair e Brown hanno deliberatamente progettato il rovesciamento dell’identità etnica britannica attraverso l’immigrazione di massa, l’ex ministro e spin doctor Lord Mandelson ha ammesso che il New Labour ha fatto in modo che più lavoratori stranieri del necessario entrassero nel Regno Unito…Le osservazioni di Lord Mandelson arrivano a tre anni dalla smentita laburista alle accuse di un ex consigliere, Andrew Neather, che li accusava di avere deliberatamente incoraggiato l’immigrazione al fine di modificare la composizione etnica della Gran Bretagna”.
Le conseguenze di ciò si rivelano oggi di una gravità estrema.
“Ci rendiamo conto solo ora”, ammette Lord Mandelson, “Che … l’ingresso nel mercato del lavoro di molte persone di origine non britannica rende difficile ai britannici trovare posti di lavoro”.
Ma questo naturalmente è ancora il minimo.
“Le ultime ricerche condotte dal pensatoio Demos, non fanno che confermare tali timori mostrando uno schema continuo di esodi di bianchi da aree nelle quali i britannici indigeni si ritrovano accerchiati da nuove comunità minoritarie. Stando all’ultimo censimento, il numero di britannici di pelle bianca a Londra ammontava nel 2011 ad un 600.000 in meno che nel 2001. Praticamente se ne è andata via una città della dimensione di Glasgow, a fronte di un aumento complessivo di quasi 1 milione di abitanti londinesi”.
In pratica, dovunque si insediano gli immigrati, è un pezzo di non-Inghilterra, di non-Europa che avanza e i nativi sono costretti ad andarsene.
(La fonte di quest’ultima citazione è un articolo di “The Telegraph” riportato sul sito EffeDiEffe).
Parlare di integrazione a questo punto è semplicemente ridicolo, sono i nativi di pelle bianca che dovranno trovare la maniera di “integrarsi”, sopravvivere in qualche modo o soccombere in una società composta prevalentemente da immigrati non europei.
“Le comunità minoritarie si sono maggiormente concentrate e maggiormente isolate, facendo crescere il rischio – per dirla nel modo delicato usato da David Goodhart, direttore di Demos – di avere una familiarità sempre più limitata con i comportamenti culturali delle maggioranza”.
Cosa ha spinto i laburisti inglesi a compiere un delitto le cui conseguenze ultime sono l’uccisione della nazione britannica attraverso l’infusione di un cancro
multietnico?
multietnico?
Null’altro, in ultima analisi che un miope e meschino calcolo elettorale.
Come spiega “VoxNews”:
“Mr Neather disse che la politica [dell’immigrazione] era progettata per ‘eliminare politicamente la destra attraverso una massiccia infusione di diversità etnica’ ”.
Una miopia e un’ottusità che li rendono adatti a essere docili strumenti della ben più oculata azione del grande capitale internazionale che vuole cancellare dovunque popoli, etnie, culture, identità, appartenenze per creare il perfetto mercato globale che serve all’economia planetaria globalizzata. Oggi sono i “compagni” gli utili idioti.
Il PD tramite il governo Letta si appresta a trascinare l’Italia nel medesimo baratro.
Quando noi parliamo del PD, non dobbiamo mai dimenticare che si tratta di un partito composto da ex comunisti con una componente di ex democristiani, cioè gente la cui pericolosità, la cui nocività, la cui estraneità all’interesse nazionale possono essere sottovalutate, ma mai sopravvalutate.
Noi non possiamo dire che le intenzioni di questa associazione a delinquere non fossero ben chiare fin dalla formazione del governo Letta. Esso si è caratterizzato da subito dalla presenza nella compagine ministeriale di due “signore”, due straniere naturalizzate, l’ex atleta tedesca Josefa Idem, che fortunatamente ha dovuto mollare quasi subito per un sopraggiunto scandalo dovuto a irregolarità fiscali, e la congolese arrivata in Italia come clandestina Cecile Kyenge, “ministro per l’integrazione” che è forse il personaggio più pittoresco dello staff ministeriale, ma in tutta franchezza si stenta a considerare italiana pure Laura Boldrini che il PD ha imposto come presidente della Camera, e questo per la combinazione di due circostanze: il fatto che è la figlia di Arrigo Boldrini, uno dei più feroci capi partigiani e massacratori di connazionali del “glorioso” periodo “resistenziale” e il fatto che costei abbia perlopiù vissuto, studiato, lavorato all’estero e abbia più familiarità con l’inglese che con l’italiano.
Noi, naturalmente, non dovremmo mancare di riflettere sul fatto che questi comunisti “duri e puri” appena acquisito un briciolo di potere, hanno fatto di tutto per farsi cooptare nel Jet Set internazionale alla faccia di quelle masse lavoratrici di cui non si sono mai sentiti i rappresentanti, che hanno sempre calcolato come uno scendiletto per fare carriera. Forse però è più interessante notare che la Boldrini è riuscita a beccarsi una denuncia per discriminazione razziale nei confronti degli Italiani nativi per aver affermato che nell’assegnazione delle Case Popolari “ovviamente” si dovrà dare la precedenza agli immigrati. Una denuncia che sicuramente non avrà alcun corso perché, diceva Giolitti, “Le leggi per i nemici si applicano, per gli amici si interpretano”. E altrettanto ovviamente i nemici del popolo italiano sono gli amici dello stato democratico e antifascista.
Ultimamente il leghista Roberto Calderoli si è lasciato scappare un commento di dubbio gusto sulla “signora” ministro Kyenge. Apriti cielo! C’è stata una levata di scudi indignatissima a livello nazionale e internazionale, Calderoli è stato denunciato per “diffamazione aggravata dall’odio razziale. I soliti cani ululanti del PD e della stampa “progressista” non aspettavano altro per tacciare di razzismo chiunque non la pensi come loro.
Ma siamo matti? A prescindere dal fatto che la “signora” Kyenge non ha certo risparmiato insulti e ostentazioni di disprezzo verso un popolo che è stato così idiota da eleggere rappresentanti che le hanno dato un incarico ministeriale, pare che la sinistra abbia il diritto di irridere, sbeffeggiare, insultare chiunque senza che nessuno muova un pelo. Nanni Moretti non solo ha dato del “caimano” a Berlusconi, ma ci ha fatto sopra pure un film; ed è impossibile contare tutte le volte che Berlusconi stesso e l’ex ministro Brunetta sono stati irrisi in ragione della bassa statura, ma un anticomunista prima di aprire bocca deve mordersi quattro volte la lingua. Cosa da alla sinistra questa “licenza di uccidere” (e non solo con le parole)?
Tuttavia il vero problema non è questo: ottusi, privi di ideali e di principi, incapaci di comprendere gli esiti di fondo della loro azione politica, i “compagni” hanno però una notevole furbizia sul piano tattico, ed è proprio questa combinazione a renderli deleteri e pericolosi. La Kyenge con le sue esternazioni pittoresche è solo un falso scopo, un bersaglio che ha lo scopo di coprire il fatto che le azioni per colpire a morte il popolo italiano stanno altrove.
Un regime che si preoccupa del futuro, si occupa della gioventù. Non a caso, una delle prime riforme introdotte dal fascismo è stata la riforma della scuola affidata a un filosofo, a un pensatore del calibro di Giovanni Gentile. La democrazia antifascista non ha prodotto nessuna riforma, è solo riuscita a demolire man mano la costruzione gentiliana a partire dalla “spallata” del ’68, e togliendo poi un mattone alla volta. Oggi abbiamo una scuola disastrata che promuove e distribuisce diplomi, ma non boccia, non seleziona, non insegna, non trasmette conoscenze, la scuola degli asini sul modello di Barbana pronosticato da don Milani.
Eppure le cose possono andare anche peggio di così. Con il recente decreto per il lavoro, il governo Letta ha stabilito il principio che non solo studiare non serve a nulla, ma è addirittura controproducente per trovare un impiego. Riferisce Ciro Pellegrino in Anfos (www.anfos.it) del 26 giugno 2013 a proposito del recente Decreto Legge 106/09:
“Il governo, oggi, ha approvato un piano per il lavoro che prevede incentivi (fino a 650 euro al mese) per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato. Con un discrimine piuttosto forte: devono essere giovani fra i 18 e 29 anni e disoccupati da almeno 6 mesi o soli con una o più persone a carico oppure senza diploma di scuola media superiore o professionale. Un quadro che sancisce una cosa che in Italia molti ragazzi avevano già capito da tempo: l’istruzione nel nostro Paese serve a poco o nulla”.
Come se non bastasse, già da un pezzo si sapeva che in Italia laurearsi è pressoch
é inutile. Pellegrino al riguardo cita fonti OCSE:
é inutile. Pellegrino al riguardo cita fonti OCSE:
“Che in Italia la laurea non paghi più non è un’invenzione: lo dice l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse): gli italiani laureati tra i 25 e i 34 anni guadagnano solo il 22% in più rispetto a chi, nella stessa classe di età, ha conseguito un diploma di maturità, quando invece la media Ocse è del 40% in più”.
Perché escludere dagli incentivi per i neo-assunti i ragazzi in possesso di un diploma? La risposta ce la da Costantino Corsini in un commento all’articolo di Pellegrino:
“Questo governo ci presenta come innovazioni dei provvedimenti che sono utili a tutti tranne che agli italiani. AGEVOLAZIONE DELLE ASSUNZIONI DI GIOVANI “purché siano privi di un diploma di scuola media superiore o professionale, e vivano soli con una o più persone a carico”, il tipico profilo dell’immigrato”.
Non è chiaro? Questo provvedimento ha un solo scopo, favorire le assunzioni DI IMMIGRATI. “PRIMA GLI STRANIERI, ITALIANI SEMPRE ULTIMI!” potrebbe essere il motto di questo governo. E’ un’ingiustizia, una discriminazione verso i nostri connazionali che si aggiunge a molte altre che abbiamo già visto e che stiamo vedendo, con famiglie che vivono in catapecchie miserabili e pensionati costretti a frugare nella spazzatura dopo una vita di lavoro, perché i servizi sociali e i comuni sono troppo impegnati a fornire alloggi popolari a rom e immigrati, e a pagare loro le bollette, a dare uno “stipendio di solidarietà” a nullafacenti (accattoni, prostitute, spacciatori, micro e macro-delinquenti) dalla pelle scura. Adesso si accentua la discriminazione contro i nostri giovani nell’accesso al lavoro.
Non basta: se c’è un concetto aborrito, rifiutato, messo al bando dalla scuola italiana democratica e antifascista, è quello di selezione e merito. Da gran tempo, ad esempio, la scuola italiana ha messo al centro come se si trattasse di una risorsa, i portatori di handicap, verso i quali ciò che si fa assume comunque un significato caritativo, ma da cui non verranno certo le risorse intellettuali di cui una società ha bisogno per assicurarsi il futuro, e non fa NULLA per le eccellenze. Posso testimoniare di aver assistito a parecchie riunioni ex Legge 104 nelle quali al Consiglio di Classe al completo si aggiunge una mezza dozzina di psicologi, esperti, rappresentanti del Comune, per concludere dopo un’ora di chiacchiere, che almeno a un soggetto down si è riusciti a insegnare a non strappare dalla faccia gli occhiali delle persone che vede (sto citando un caso reale). I concetti di selezione e di merito sono aborriti allo stesso modo dalla DEFORMITA’ mentale marxista e dalla DEFORMITA’ mentale cattolica.
Ai portatori di handicap ex L. 104, si sono poi aggiunti i DSA (dislessici o simili, o pretesi tali) come categoria protetta che in pratica è proibito bocciare, ma dall’anno scolastico 2013-2014 si aggiungerà un’altra categoria protetta di non bocciabili qualunque cosa faranno o non faranno: i BES (Bisogni Educativi Specifici) ossia coloro che si trovano in “situazioni di disagio socio-ambientale” cioè, fori dal linguaggio burocratico didattico, i figli degli immigrati, che saremo costretti a promuovere anche se non avranno imparato una parola di italiano, e se dentro alla scuola non faranno altro che dedicarsi al teppismo e al bullismo. Imparatevela questa sigla, BES, è la pietra tombale sulla scuola italiana.
Già adesso, per l’accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso, gli extracomunitari sono ammessi con un punteggio d’esame che è la metà di quello richiesto agli italiani.
Non è evidente quello che si vuole ottenere? Gli italiani nativi sono e saranno sempre più penalizzati, gli extracomunitari e i loro figli saranno i futuri medici, avvocati, ingegneri, architetti, insegnanti e in misura del tutto indipendente dall’acquisizione o meno delle competenze relative, ma solo in grazia di un più alto tasso di melanina nella pelle, per opera dello Spirito Santo coadiuvato da Enrico Letta, Laura Boldrini e Cecile Kyenge.
Mesi fa, prima delle elezioni politiche avevo, lo ricorderete, fatto una previsione: che un eventuale governo a guida PD ci avrebbe fatto rimpiangere non i governi di centrodestra ma addirittura Monti. Lo dico con profondo rincrescimento e rammarico: purtroppo ci avevo azzeccato in pieno.
Io adesso non mi ricordo se è stato Berlusconi o Monti (o magari entrambi) a definire il proprio governo “il governo del fare”. Letta ha preferito definire più modestamente la sua compagine come “governo di servizio” (e infatti è proprio un bel servizio quello che ci sta facendo). “Governo del distruggere” è certamente la definizione più appropriata, un governo che dietro di sé non lascerà che macerie.
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