A otto anni dalla fondazione della rivista Pietas, organo ufficiale dell’omonima Associazione Tradizionale, riproponiamo l’intervento (così volle nominarlo il responsabile editoriale di allora) di Gianfranco Barbera pubblicato a pagina 39 del numero zero. Questa rivista di studi classici nacque per volontà di Gianfranco Barbera e tutti noi di Pietas partecipammo a quello che, inizialmente, fu per noi un grande sforzo. Oggi siamo tanti e grazie ai numerosi nuovi soci ed ai nostri sostenitori quest’onere è diventato sempre meno difficoltoso. Per non dimenticare lo spirito che ha animato tutti noi, e che continua ad essere il nostro motore interiore, onoriamo la memoria del fondatore della nostra realtà.
(Giuseppe Barbera, presidente A.T.P.)
L’ INTERVENTO
di Gianfranco Barbera
Ciò che scrivo non è rivolto a semplici lettori, ma a chi ha fame di sapere e di conoscenza profonda. Non a chi giace supino dinanzi all’abisso dell’incoscienza e della serenità di Sant’Ermolao Beato e Pio come descrive Stecchetti nel suo poema. Solo chi ha nell’animo il fuoco di Filippo Tommaso Marinetti può intendere queste righe, menti come quelle di Giordano Bruno Guerri, Umberto Galimberti, gente sensibile al Pan Sovrano assoluto di questo mondo, e non imbecilli che si trastullano tra i dati della borsa e l’idiozia del Grande Fratello. Oh Numi Santi! L’uomo ha negato il suo stesso vivere nell’idiozia del vivere consumistico e nell’assolvere il ruolo perfetto che questa religione gli ha assegnato: l’essere pecora guidata dal pastore della stupidità più profonda. Oh “negro toro de pena”! La più bella esclamazione di Garcia Lorca non sarebbe sufficiente a far comprendere il livello di stoltezza raggiunto dall’uomo di oggi dinanzi alle affermazioni dell’ovvio di uno dei più potenti esponenti delle religioni terrestri, come afferma la mente lucida di Eugenio Scalfari. Noi sì! Fummo i gattopardi, ma ci siamo mai chiesti perché non lo siamo più? Quali sono le forze malvagie che ci hanno spinto a diventare squallidi accattonidel sapere, iniqui mazzettari del nulla? La disamina che ci impegna a risolvere questo problema costa e costa molto, poiché quando ci si manifesta diventiamo dei coscritti criticati e malversati dagli stessi compagni di cordate oltre che dal gregge di pecore belanti lungo i viali di casa nostra.
Noi aspiriamo a diventare un riferimento per chi voglia partecipare alla costruzione di un ambiente sicuro ove esistono valori certi basati sulle sane virtù romane, dove la lealtà e il rispetto siano appannaggio di tutti e in tutti si infondano, dove l’etica pitagorica sia pienamente riconosciuta in modo che la nostra Weltenschaung sia affermata secondo i principi della sacra Res Publica Romana, in cui gli errori si paghino e non vengano perdonati in cambio di due “Ave Maria” e un “Gloria Pater”. La società di oggi è un’offesa alla natura e a tutto ciò che rappresenta il suo equilibrio. È necessario tornare al simbolo e alla sostanza che esso rappresenta. Rifiutare il diabolos, rinunciare all’ipocrisia e alla falsità. Con il futurismo e D’Annunzio facemmo un passo in avanti eccezionale e tornare indietro fu un sacrificio enorme, in tutti i sensi, non solo in quello politico ma soprattutto in quello morale e sociale. Il nostro non è un canto del cigno ma l’apertura ad un futuro migliore e il salto di qualità si può fare con l’impegno personale, indossando il costume da lottatore e accettando lo scontro sul ring con tutte le mediocrità che ci circondano, guardandosi bene a non avvelenarci al loro contatto.
I nostri sono valori eterni. Noi siamo l’Ulisse che lungo le strade della vita affronta le prove più perigliose per giungere ad Itaca e distruggere i proci interni ed esterni. Coloro i quali ci criticano sono già pervasi dai veleni di questa corrotta società, sono i mazzettari di sempre, gagliarda razza dei partiti politici della prima Repubblica ed esponenti eponimi della Seconda; persone riciclate a sinistra ed a destra capaci solo di praticare la recidiva ginnastica che tutti conoscono ma che nessuno ha il coraggio di esporre: compiere l’atto, confessare al prete di turno, essere assolti e perseverare. Ben vengano i madonnari col cuore infranto e le tasche gonfie tanto il Paradiso è assicurato, i figli sistemati e l’amante soddisfatta. Noi preferiamo i campi Elisi all’ombra delle Termopili! Questo è il nostro destino e lo perseguiamo fino in fondo.