Il dramma maggiore dell’uomo di oggi è il narcisismo. Per intendere bene questo grave problema vediamo in primo luogo cosa racconta il poeta Ovidio nel “mito di Narciso”.
“C’era una fonte senza un filo di fango, dalle acque argentate e trasparenti, a cui mai si erano accostati pastori o caprette portate al pascolo sui monti o altro bestiame, che mai era stata agitata da un uccello o da un animale selvatico o da un ramo caduto da un albero. Tutt’intorno c’era erba, rigogliosa per la vicinanza dell’acqua, e una selva che mai avrebbe permesso a quel luogo di essere intiepidito dal sole.
Qui (Narciso) il fanciullo, spossato dalle fatiche della caccia e dalla calura, si getta bocconi, attratto dalla bellezza del posto e dalla fonte, ma mentre cerca di sedare la sete, un’altra sete gli cresce: mentre beve, invaghitosi della forma che vede riflessa, spera in una amore che non ha corpo, crede che sia un corpo quella che è un’ombra. Attonito fissa se stesso e senza riuscire a staccare lo sguardo rimane immobile come una statua scolpita in marmo di Paro. Disteso a terra contempla le due stelle che sono i suoi occhi, e i capelli degni di Bacco, degni anche di Apollo, e le guance impuberi e il collo d’avorio e la gemma della bocca e il rosa suffuso del candore di neve, e ammira tutto ciò che fa di lui un essere meraviglioso. Desidera, senza saperlo, se stesso; elogia, ma è lui l’elogiato, e mentre brama, si brama, e insieme accende e arde.
Ingenuo, che stai a cercar di afferrare un’immagine fugace? Quello che brami non esiste; quello che ami, se ti volti, lo fai svanire. Questa che scorgi è l’ombra, il riflesso della tua figura. Non ha nulla di suo quest’immagine; con te è venuta e con te rimane; con te se ne andrebbe – se tu riuscissi ad andartene!”
La citazione è solo una parte del racconto di Ovidio nelle Metamorfosi, è solo la parte centrale, quella che normalmente ha dato il senso alla parola “narcisismo” così come oggi la conosciamo.
Nel mondo moderno il narcisismo ha assunto proporzioni inimmaginabili e impensate nella cultura antica e lo vediamo invadere forme dell’esistenza normalmente protette dal senso del pudore e della riservatezza a cui l’uomo comune sia adulto sia giovane dava grande importanza.
Legioni di psicanalisti, psicologi e analisti si farebbero avanti per spiattellare le loro belle spiegazioni e interpretazioni che non spiegano nulla se non le rispettive fantasie e turbe mentali dei cosiddetti specialisti.
Il problema in realtà va ricercato ben al di là del mondo della psiche che riflette solo in parte una realtà nascosta a cui l’uomo moderno non dà nessuna importanza e nessun valore. Come un bambino si diverte con i suoi giocattoli e solo con essi, così l’adulto rimasto bambino si diverte con i suoi nuovi giocattoli, oggetti astratti proiezioni del suo vuoto interiore.
Infatti, ciò che non vogliamo capire è che l’adulto non è altro che un bambino non cresciuto e non emancipato che si diverte con le sue immagini riflesse e che si rifiuta di crescere e di prendere coscienza di quel che è, da dove viene e dove è diretto. Per afferrare nella sua profondità questo principio la psicanalisi non serve, la psicologia dà spiegazioni parziali e non sempre corrette, abbiamo bisogno di usare la scienza integrale dell’uomo, quella scienza che si spinge negli angoli più reconditi della natura umana.
All’uomo integrale è possibile ciò che l’uomo comune rifiuta perché non intende ed è a lui che affidiamo le nostre considerazioni per penetrare nel dramma contemporaneo del “narcisismo”.
Cosa succede a Narciso nel mito? Mentre era nel bosco, si imbatté in un laghetto profondo e si accucciò su di essa per bere. Non appena vide per la prima volta nella sua vita la sua immagine riflessa, si innamorò perdutamente del bel ragazzo che stava fissando, senza rendersi conto che fosse lui stesso. Solo dopo un po’ si accorse che l’immagine riflessa apparteneva a lui e, comprendendo che non avrebbe mai potuto ottenere quell’amore, si lasciò morire struggendosi inutilmente.
Osserviamo per un attiamo cosa fanno oggi tutti quei giovani, ma non solo i giovani, che muniti di smartphone viaggiano per turismo o per semplice necessità e sollevano continuamente l’apparecchio che hanno in mano all’altezza del viso per vedere riflessa la propria immagine su quel piccolo schermo, e riprodurla con uno scatto.
Ciò che un tempo era una fotografia frutto di un lungo processo di lavoro, si è trasformata in una immagine riflessa che ha preso il nome inglese selfie e che come tale domina nella vita comune e nei social media.
Il fatto in se e per se non significherebbe nulla se non fosse il prodotto di un costume, su cui la sociologia ha tante belle spiegazioni che fanno piacere al mondo politico e finanziario, al primo per un controllo sociale delle masse, al secondo per ovvi benefici.
Ma ritornando al titolo del presente articolo, tutto ciò che cosa ha a che vedere con il narcisismo? E quale è il lato drammatico del narcisismo moderno? Perché i giovani di oggi sentono l’impellente bisogno di riprodurre continuamente la loro immagine in un apparecchio elettronico che sostituisce, con tutta evidenza, lo specchio d’acqua del mito greco? Immagine che comunque è destinata a finire nel repertorio dei consumi e delle cose inutili?
«Nel simbolismo dei miti», dice H. Zimmer nel suo “Miti e simboli dell’India” «immergersi nell’acqua significa addentrarsi nel mistero della māyā, andare alla ricerca del segreto ultimo della vita. Quando Nārada, il discepolo umano, chiese che gli fosse insegnato questo segreto, Vishnù non svelò la risposta con alcuna formulazione o espressione verbale. Si limitò invece ad indicare l’acqua come elemento iniziatico».
Pertanto riflettersi su uno specchio d’acqua significherebbe negarsi al “segreto ultimo della vita” e analogicamente specchiare la propria immagine sul visore di un telefono cellulare significherebbe la stessa cosa. Concludiamo quindi che ci troviamo di fronte a una forma di negazione della vita e cioè di se stessi da parte dei giovani di oggi.
Ma questo è solo il lato esteriore, quello visibile del problema.
La più grave negazione non è quella della parte riflessa, anche se la negazione di se stessi maschera una forma di nichilismo che è stata da sempre una caratteristica della giovane età, e che nell’epoca moderna ha assunto un carattere più che distruttivo, distruttivo non solo della propria immagine ma di tutti i valori legati alla vita e al sé superiore. Il fatto di vivere in una società a forte valenza tecnologica e materialistica, se dal lato scientifico è considerato un progresso, dal lato strettamente umano e spirituale è il più tragico regresso che la storia umana registra.
Sembrerebbe di trovarsi in presenza di un demone che ha fatto tante concessioni da un lato esigendo dall’altro un pesante prezzo da pagare. Si tratta di vedere se il costo/beneficio, cioè se il prezzo pagato vale il beneficio ottenuto.
Nessuno si aspetta una risposta definitiva, ma possiamo approssimarci ad essa con ragionevole certezza, partendo da alcuni punti fermi che solitamente sono ignorati non solo dai soliti psicologi e dai religiosi, ma da persone già spiritualmente mature che navigano nel buio più assoluto e che non riescono a interpretare i fenomeni della vita moderna.
Per un’approssimazione ragionevole, torniamo a confrontarci col mito di Narciso e ci accorgeremo che il mito occulta e nello stesso tempo ri-vela profondità dell’animo e della natura umana solitamente ignorate e inesplorate.
I giovani, innamorati perdutamente delle loro immagini e della superficialità riflessa delle cose hanno perso il contatto con il mondo interiore, con la solidità esistenziale, con la conoscenza di se stessi, si comportano come se l’esistenza fosse un selfie ossia una immagine effimera e precaria che ad un semplice tocco del dito si dissolve nel nulla e in quella dissoluzione precipita e scompare anche il loro fragile essere. La loro lontananza dalle cose vere e profonde e soprattutto da se stessi li trasforma in creature banali, vuote, infatuate del mondo instabile e caduco che ruota intorno a loro.
E’ l’apoteosi del nichilismo assoluto, vediamo giovani che credono di avere tutto, in realtà non hanno nulla, quantomeno nulla di ciò che conta davvero e quando arriva il momento della verità e del confronto col mondo reale, cercano il compromesso su tutto e la loro esistenza prende il corso di un relativismo senza fine. Tutti i grandi valori legati alla divinità, alle tradizioni, all’interiorità dell’essere vengono trattati con sufficienza e superficialità, alla stregua di quello stesso selfie che negli anni della gioventù li aveva tanto sedotti e ingannati.
Ben diversa era la posizione dell’uomo integrale descritta in un questo straordinario aforisma del Corpus Hermeticum:
“…. se non ti fai simile a Dio, non potrai capire Dio; perché il simile non è intelligibile se non al simile. Innalzati a una grandezza al di là di ogni misura, con un balzo liberati dal tuo corpo; sollevati al di sopra di ogni tempo, fatti Eternità: allora capirai Dio. Convinciti che niente ti è impossibile, pensati immortale e in grado di comprendere tutto, tutte le arti, tutte le scienze, la natura di ogni essere vivente. Sali più in alto della più alta altezza; discendi più in basso della più abissale profondità. Richiama in te tutte le sensazioni di ciò che è creato, del fuoco e dell’acqua, dell’umido e del secco, immaginando di essere dovunque, sulla terra, nel mare, in cielo; di non essere ancora nato, poi di trovarti nel grembo materno, di essere quindi adolescente, vecchio, morto, al di là della morte. Se riesci ad abbracciare nel tuo pensiero tutte le cose insieme, tempi, spazi, qualità, quantità, potrai comprendere Dio. (Corpus Hermeticum XI)”.
Di certo l’uomo moderno è lontano un abisso dall’essere descritto nel magico testo del Trismegisto, ma non vogliamo perdere le speranze e ci auguriamo che i giovani prendano coscienza della futilità di certe azioni e di certe cose e si avviino pian piano sulla strada della reale conoscenza scientifica elaborata nell’athanor spirituale che non ha mai separato la grandezza dell’anima dalle necessarie leggi della materia.
Salilus
Fonte: Fratellanza Hermetica