Il travestimento sfoggiato da Grillo sul palco del convegno del M5S a Napoli, al di là dell’ennesima conferma della politica-spettacolo incarnata dal comico, è soprattutto la tragica rappresentazione di una concezione del mondo disumanizzante e distopica.
Dietro la maschera del pagliaccio, infatti, emergono i tratti più angosciosi di alcune derive comuni alle democrazie contemporanee, manipolate e distorte dall’asservimento ai dogmi del neoliberismo radical progressista.
Con la negazione di tutto ciò che è Tradizione e il rifiuto del concetto di comunità, infatti, emerge un individualismo sfrenato, dove nessuno è più affratellato ma antagonista di chiunque, solitario viaggiatore in una società composta da estranei dai quali guardarsi. Questo individualismo ha minato le basi del vivere sociale, ha incrinato ogni rapporto e relativizzato ogni precetto, determinando una situazione in cui, mancando ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità.
Ma ciò che residua da questa devastazione culturale, etica e sociale è qualcosa di mostruoso e di osceno. Per l’individuo senza più punti di riferimento si manifesta una realtà che, oltrepassato ogni limite, si articola nella progressione di aberrazioni sempre più irragionevoli, innaturali, divergenti e invertite.
Non a caso, nel prosieguo della sua inquietante performance, Grillo-Joker nel presentare la sua reale natura – “io sono il caos” urla sul palco di Napoli – fa una affermazione rivelatrice: “Il caos è la più grande forma di democrazia”.
Siamo così arrivati alla delirante negazione di ogni centro, di ogni cardine etico e culturale e all’esaltazione di tutto ciò che si sostanzia nel magmatico e nell’informe, invocandone a giustificazione il compimento della democrazia totale.
Tutti i disvalori deliranti che irrompono nella quotidianità, infatti, sono stati inoculati con il condizionamento sistematico e la propaganda asfissiante, partendo dai postulati costruiti appositamente da Norimberga ad oggi, per annichilire l’Europa e per annientare in ogni europeo ogni volontà di potenza e ogni slancio virile.
Hanno lavorato per plasmarci ad essere degli eunuchi per paura che il nostro spirito più profondo riemergesse. Con i tedeschi hanno fatto un lavoro scientifico di spersonalizzazione e indottrinamento, perché loro erano il “malato” più pericoloso. In Italia hanno adottato leggi persecutorie e politiche discriminanti, inventando l’“arco costituzionale” per giustificare la ghettizzazione di milioni di italiani e la perpetuazione della greppia di regime per la partitocrazia democratica.
Per decenni le forze antifasciste si sono unite e separate, alleate e contrapposte, accoppiate e ibridate tra loro, in una continua mescolanza politica autoreferenziale, sempre facendosi scudo della realizzazione della democrazia e della sua difesa.
Ma come le malattie ereditarie colpiscono quelle famiglie in cui si praticano matrimoni tra consanguinei, provocando malformazioni anatomiche o alterazioni biochimiche e funzionali col passare delle generazioni, così l’invariabilità e la perseveranza delle scelte politiche e delle ideologie di sinistra e radical, impermeabili a ogni contaminazione e obiezione non conforme, hanno portato alle degenerazioni attuali del pensiero unico progressista.
L’accoppiamento incestuoso tra un antistorico e rabbioso antifascismo e i germi dissolutori della cultura radicale e relativista ha generato, infatti, il feticcio della democrazia totale che, per essere governato, necessita di un pensiero unico, politicamente corretto, che incanali le forze magmatiche che ha suscitato in direzione di un alveo conformistico e anestetizzante. Il caos democratico evocato da Grillo, affermando il superamento nella realtà attuale dei concetti di “bene” e di “male” rompe ogni equilibrio e il confine fra paranoia individuale e paranoia sociale si fa indistinguibile, tutto viene concesso alla bulimia consumistica delle masse in cambio della loro passività, si ipertrofizza il campo dei diritti civili individuali a scapito di quelli sociali, economici e politici.
Ogni istinto e ogni capriccio diventano diritti e tutto è affidato all’arbitrio individuale.
La libertà si tramuta in rifiuto dalla realtà, dell’equilibrio e del limite, con la negazione di ogni naturalità in ragione dell’affermazione faustiana di un’individualità onnipotente.
Il diritto della donna sul proprio corpo elimina, così, ogni inibizione nei confronti della pratica abortiva, presentata non più come un evento drammatico da limitare il più possibile, ma come una libera scelta adottabile per le esigenze più varie e nelle forme più varie.
Allo stesso modo, senza farsi scrupoli, si introduce il riconoscimento dell’adozione per le coppie omosessuali, si danno in affidamento bambini – sottraendoli ai genitori naturali – a coppie LGBT, si guarda con tolleranza alla pratica dell’utero in affitto e a forme di fecondazione eterologa assistita.
Si ostacolano le manifestazioni a favore della famiglia naturale, mentre si esaltano le famiglie arcobaleno. Si accusa di omofobia ogni espressione di dissenso, ma si promuove la diffusione nelle scuole della cultura gender e lo sdoganamento anche presso i minori di ogni forma di devianza.
Al tempo stesso, si annacqua nella cronaca quotidiana il vero problema, specie per i più giovani, del diffondersi delle droghe e delle loro conseguenze. Per le droghe “leggere” viene proposta addirittura la liberalizzazione, mentre sulle strade si consumano le ricorrenti stragi di ragazzi in preda alla droga o all’alcol (altra forma di stupefacente per serate di sballo). La cultura dell’eccesso e del permissivismo, che sono un frutto della società democratica, hanno preso tra i giovano quello spazio un tempo occupato dalla fascinazione per ideali e attitudini indirizzati al superamento di se stessi in funzione della propria comunità nazionale. Un impegno del genere, oggi, viene sbeffeggiato e osservato con sospetto.
Nel mondo di Joker, infatti, tutto è capovolto: i buoni vanno in prigione e i cattivi se la spassano, i poliziotti possono essere aggrediti e gli spacciatori lasciati liberi, i clandestini possono praticare impunemente violenze senza essere espulsi, gli immigrati hanno privilegi che agli italiani sono negati, i centri sociali possono occupare abitazioni e palazzi e praticare violenza, gli islamici si permettono di avanzare pretese conformi ai dettami della loro sharia, agli zingari vengono concessi alloggi popolari, a tutti gli irregolari viene concesso di sfruttare lo stato sociale pagato e costruito dagli italiani.
Se il popolo pensa di porre un argine a questa inaccettabile sovversione, ogni istanza di consultazione democratica viene messa a tacere perché il meccanismo elettorale agevola la cattura delle istituzioni politiche da parte degli interessi dei potentati economico-finanziari, poichè il mandato dei rappresentanti eletti è libero e gli eletti hanno la facoltà di fare ciò che credono, senza alcun obbligo legale di rispettare le promesse fatte durante la campagna elettorale o di rispettare la volontà e i desideri espressi degli elettori. Secondo questa teoria, ciò che i cittadini pensano e vogliono è confuso e comunque politicamente di poco peso. Quel che conta è il giudizio ben formato del rappresentante eletto, che in tal modo non è un portavoce dei cittadini, ma agisce in parlamento sulla base del proprio giudizio. E se il parlamentare è colluso con i poteri forti, ovvero col così detto deep state, ecco che la democrazia si autolimita attraverso una sottrazione del potere di rappresentanza del “popolo sovrano” attraverso meccanismi istituzionali intrinsecamente illiberali.
Se anche questo non pare sufficiente il pensiero unico ha sempre in serbo la sua carta migliore, la più sperimentata e abituale: la censura, i divieti, la galera e ogni altra forma di repressione per chi non si piega.
E’ il potere dei più buoni. E’ il potere dei democratici, come l’ebrea Liliana Segre, nominata senatrice a vita della Repubblica per il solo merito d’essere sopravvissuta al campo di Auschwitz, che ha firmato per l’istituzione di una commissione straordinaria per il contrasto “al fenomeno dell’intolleranza, del razzismo, dell’antisemitismo e dell’istigazione all’odio e alla violenza”. In realtà, questa commissione non nasce per combattere razzismo ed antisemitismo, ma per un preciso fine politico che è quello di criminalizzare le opinioni della parte politica non disposta a subire passivamente le prevaricazioni dell’egemonia politicamente corretta. Si è votato per istituire una commissione che dovrà studiare il modo di contrastare “il nazionalismo” ed i fenomeni di “intolleranza ed odio sulla base di etnia, religione, provenienza, orientamento sessuale, identità di genere o altre particolari condizioni psichiche o fisiche”. Ecco, dietro il buonismo di facciata, materializzarsi il vero volto dei progressisti e la loro eterna volontà di mettere il bavaglio a ogni pensiero non sottomesso. Per costoro sarebbe “odio” rivendicare prioritariamente per gli italiani il diritto al lavoro, alla casa, alla assistenza, alla sicurezza e la possibilità di decidere autonomamente del loro destino, della disponibilità dei loro beni e delle loro risorse, della intangibilità delle loro frontiere, della tutela delle loro tradizioni, della loro cultura, della loro discendenza e del loro territorio, ovvero auspicare una famiglia normale e naturale, con un padre e una madre, pretendere per i loro figli un’educazione scolastica e non un indottrinamento gender e omosessuale, dichiararsi contrari a pratiche antiumane di maternità surrogata.
Per questo occorre affermare con forza che non ci sono seminatori d’odio, ma piuttosto c’è un pensiero radical progressista che propugna una visione del mondo talmente invertita e spregevole da suscitare una naturale e vivace reazione di repulsione e disgusto da larga parte dei cittadini.
Il diritto ad esprimere liberamente le proprie opinioni non è solo sancito dalla Costituzione ma rappresenta il fondamento stesso della democrazia. Se la libertà d’opinione viene compressa e limitata, è la democrazia stessa che viene compressa e limitata in favore di un regime illiberale e totalitario, fondato sul primato del pensiero unico imposto dall’egemonia del politicamente corretto. E questo è inaccettabile.
Enrico Marino