Le api di Einstein
Secondo Einstein, se un giorno le api dovessero scomparire dalla Terra all’uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita. Non so se Einstein l’abbia veramente detto, ma in ogni caso i veleni dell’agricoltura, le radiazioni elettro-magnetiche, l’inquinamento atmosferico ecc. rendono verosimile l’ipotesi di una nostra imminente scomparsa. Stranamente, l’ingegno umano sembra applicarsi sempre più alla ricerca di modi efficienti per autodistruggersi. In realtà, questo fenomeno, che si potrebbe supporre legato a follia suicida, è una forma di autodifesa dell’ecosistema. L’uomo porta ovunque dolore e sporcizia, e niente sembra poter mettere un freno alla sua azione devastante. Si mette perciò in moto un dispositivo naturale di autoregolazione del pianeta.
Un suicidio indotto
Poiché l’uomo minaccia gli equilibri generali dell’ambiente, il cosmo stimola e accelera dei processi specifici che conducano l’umanità all’auto-annientamento. La scienza è resa cieca dalla sua arroganza, la tecnologia si sviluppa in forme che si ritorcono sull’uomo stesso, le industrie alimentari e farmaceutiche diffondono veleni letali, vengono costruite armi sempre più potenti ecc. Anche la sovrappopolazione, che può sembrare in contraddizione con il piano della natura, è in realtà un modo per produrre un aumento di mortalità. Eppure la gente – beata ignoranza! – è convinta che l’uomo stia ‘progredendo’. Solo una minoranza insignificante, fortunatamente inascoltata, ha capito che il ‘progresso’ è lo strumento che la Natura offre all’uomo perché si distrugga da sé.
Una nuova evoluzione
A qualcuno sembrerà un ‘castigo divino’. In effetti, dopo il grande diluvio, Dio pensò di dare agli uomini una seconda chance. Imperdonabile leggerezza, che consolidò e aggravò le conseguenze di un ‘errore originale’, quello d’aver creato l’uomo. Se solo la creazione si fosse fermata un giorno prima! Gli orrori della storia, una quantità incalcolabile di ingiustizie e di sofferenze, la techno music, le soap opera ecc. tutto ciò si sarebbe evitato. Ora, visto che niente riesce a fermare ‘la caduta’ dell’uomo, Dio potrebbe aver deciso di eliminarlo radicalmente. L’evoluzione ripartirà forse dalle api o dai ratti. Forse tra alcuni milioni di anni topi teologi faranno allo spiedo topi eretici.
La Terra ritorna un Eden
Saranno guerre, virus o cataclismi a distruggerci? Non lo sappiamo. Ma proviamo a immaginare: un mattino il sole sorge all’orizzonte e trova questo inatteso spettacolo: tutti gli uomini sulla Terra sono morti. Non si ode che il canto degli uccelli, il mormorio del vento. Non più il rombo dei motori sulle strade, spento il cicaleccio dei media, nel cielo non si vedono scie di aeroplani, le navi ondeggiano vuote sui mari. Lentamente la vegetazione ricopre gli uffici, le chiese, le scuole. Gli alberi ricrescono rigogliosi, i fiori ridipingono le grigie vestigia della civiltà umana. Animali di ogni tipo popolano le case deserte, i muti edifici. È un nuovo Eden (ma questa volta senza Adamo ed Eva).
Epilogo (quasi) felice
L’uomo non c’è più, e la Terra ricomincia a sorridere. Ogni cosa riprende il suo posto nel mirabile equilibrio della Natura. A che serviva l’uomo? A nulla. Era solo un mostruoso parassita, un tumore maligno in continua espansione. Senza di lui, il pianeta si purifica e rinasce. L’aria, l’acqua e la terra si mondano di ogni sozzura. Le altre creature terrene si ritrovano finalmente libere, non più minacciate dalla crudeltà e dalla stupidità dell’essere umano. Un profondo, vasto respiro accarezza il mondo, come se la vita provasse un senso di sollievo. Il Sole stupisce di quella ritrovata armonia e di notte le stelle rimirano una pace che avevano ormai dimenticato. Solo alcuni cani vagano tristi, perché hanno perso il padrone che, inspiegabilmente, amavano tanto.
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