7 Ottobre 2024
Arte Controstoria

Il patrimonio artistico italiano dopo l’Otto Settembre

Il 15 aprile 2015 sera, presso Il Rifugio del Ghibellin Fuggiasco a Firenze, è stato presentato un notevole saggio di indagine storica. A introdurre autore e libro ci hanno pensato il Prof. Domenico Del Nero (Presidente di Identità Europea Firenza) e Manfredo Guerzoni (RNCR – RSI Continuità Ideale). Stiamo parlando del volume intitolato La protezione del patrimonio artistico italiano nella RSI (1943-1945) di Andrea Carlesi, edito nel gennaio 2012 da Greco & Greco Editori in Milano. Con l’opera del Carlesi si viene a colmare una lacuna notevole nel panorama editoriale italiano di ricerca storica, raccontando il libro, con la forza e l’inoppugnabilità della documentazione consultata e riportata, ciò che veramente successe – su scala scala nazionale (e dunque non solo in ambito locale) – alle nostre opere d’arte (ricordiamo agli smemorati eventuali che in Italia è conservata ben la metà del patrimonio artistico globale…) durante il periodo bellico negli anni della Repubblica Sociale.

 

La copertina del libro

 

 

a) Il tema

L’obbiettivo di tutti i protagonisti umani che emergono via via – quasi come ritornando in vita vigorosi e intraprendenti 70 anni dopo lo svolgersi dei fatti – dalle pagine del volume del Carlesi – scritto con la serietà dello scienziato, ma con il piglio del romanziere d’avventura – era quello di dislocare in luoghi sicuri e/o proteggere sul posto con accorgimenti tecnici (murature, sacchi di sabbia, scudi anti-schegge, etc.) le nostre inestimabili opere d’arte per sottrarle nel maggior numero e nel miglior modo possibile ai bombardamenti e alle incursioni a scopo di rapina da parte del nemico anglo-americano. 

 

 

Maggio 1945: le porte del Battistero di Firenze arrivano a Palazzo Pitti da Incisa, sotto lo sguardo del sovrintendente Poggi e del prof. Heydenreich, direttore dell’Istituto Germanico di Storia dell’Arte e membro del Kunstschutz

 

Quello che risalta (a differenza di altre, simili, ma non numerose, indagini storiche) e che potrà forse far storcere il naso ad alcuni – o a molti – è che l’alleato germanico si impegnò attivamente – insieme alle autorità civili e militari repubblicane (e al Vaticano) – nella salvaguardia dei nostri innumerevoli capolavori – sia mobili (quadri, suppellettili preziose, arredamenti, arazzi, libri antichi, archivi storici, piccole sculture, etc.), sia inamovibili (palazzi, ville, castelli, chiese, grandi monumenti, etc.). E nel far questo non ci furono intenti predatori, anche se non si escludono casi isolati di “caccia al souvenir” – attività alla quale si abbandonò soprattutto il “liberatore”. Fu lo stesso Adolf Hitler che – interpellato sulle sue intenzioni di ricevere a Berlino i quadri del Cranach raffiguranti Adamo ed Eva, da lui in particolar modo ammirati durante la visita agli Uffizi nel 1938 – dichiarò per iscritto che il patrimonio artistico italiano non poteva essere violato! L’interesse per l’arte italiana da parte dei germanici – intesa come retaggio tradizionale non solo italiano bensì di tutti i popoli europei, in virtù dei legami di sangue e stirpe – è ben noto. Può essere che questo sia dovuto alla grande influenza che aveva esercitato, in ambito artistico, l’organizzazione SS-Ahnenerbe – della quale faceva parte dal 1938 anche A. Langsdorff, Comandante del Kunstschutz in Italia dal febbraio 1944.

 

Il prof. A. Langsdorff a una conferenza del 1935 sulla storia tedesca, presso l’auditorium del Museo Nazionale di Etnologia. Langsdorff mostra al pubblico una ceramica dall’età della pietra.

 

 

Questa del “crucco cattivo” è la prima e principale “leggenda nera” che viene sfatata dal saggio; la seconda è quella sui rapporti fra RSI e III Reich che – seppur difficili, complessi, controversi, etc. – furono tutto fuorché di sudditanza della prima nei confronti del secondo. Le autorità italiane – pur dovendo necessariamente appoggiarsi per la logistica e i trasporti al potente alleato germanico – mantennero il controllo (quasi assoluto) sui capolavori da proteggere e sulle loro vicissitudini e spostamenti in giro per l’Italia. Le opere d’arte, qualora le conurbazioni avessero ottenuto la qualifica di “città aperta” (significava, in soldoni, il divieto di alloggiare truppe belligeranti nei confini comunali, con conseguente divieto di difesa e di attacco fra parti contrapposte), tornavano prontamente al loro posto (stiamo parlando di un periodo antecedente alla fine del secondo conflitto). Le due “leggende nere” vengono fatte evaporare come neve al sole dal Carlesi – non su presupposti ideologici o di “continuità ideale” o politici: questa “magia” avviene semplicemente presentando i giusti documenti.

Quella della caccia al documento è il punto forte della ricerca del Carlesi: per anni ha frequentato archivi nazionali e internazionali (di persona o tramite gli irrinunciabili supporti telematici), ha parlato con testimoni il più possibile diretti degli accadimenti (nella fattispecie i figli e i nipoti dei protagonisti, anche e soprattutto germanici), con i quali ha intrecciato un fitto rapporto epistolare che è sfociato in taluni casi in una vera e propria amicizia, e che gli ha consentito di accedere a fonti del tutto inedite – come lettere, foto, ricevute, etc.

 

Adamo ed Eva del Cranach

 

 

b) L’autore

Durante la conferenza fiorentina del 15 aprile l’autore Andrea Carlesi è stato scherzosamente definito “poliedrico”. E in realtà lo è! Pistoiese, classe 1971, si è interessato attivamente e con profitto in numerosi campi della storia e dell’arte durante la sua vita. Appassionato di musica, si è diplomato al Conservatorio in corno francese. Non si tratta di una trombetta da stadio, ma di un ottone molto difficile da domare e padroneggiare, che fa sentire la sua voce imperiosa (che a noi ricorda antiche battute venatorie nelle fitte foreste della Mitteleuropa) nei più celebri brani della grande musica: pensiamo solo ai Concerti per Corno e Orchestra di Mozart, o a quelli di Richard Strauss… oppure a certe pagine del Titano di Mahler!

 

Andrea Carlesi fra Del Nero e Guerzoni

 

 

Il Carlesi non si limita alla grande musica (o al punk rock rigorosamente in lingua italiana). No: è anche imprenditore tessile e soprattutto è “contadino”, come lui ama definirsi, occupandosi del suo agriturismo in quel di San Gimignano, dove produce ottimi vini e altre bontà del palato della nostra insuperabile tradizione italiana, difendendo a spada tratta anche in questo campo i nostri confini ideali e culturali dall’invasione straniera (alimentare). E infine è anche centauro moderno, e saggio padre di famiglia! Potrebbe bastare questo per fare di Andrea Carlesi un personaggio sui generis. Ma quel che a lui sta più cara è la ricerca storica su quei 600 giorni della RSI, ancora oggi in gran parte trascurati, oppure sviliti, persino nel linguaggio comune: la “Repubblica di Salò”, i “repubblichini”, e via dicendo… Questa sua passione si è trasformata in scienza e scrittura per le pubblicazioni (e qualcosa ci dice che sta lavorando ancora per la carta, ma… ssssst!).

 

 

L’autore, Andrea Carlesi, prima della presentazione del libro.

 

 

c) Il libro fisico

Andiamo ora a vedere più da vicino il nostro prezioso “oggetto di cellulosa”! Il volume si apre – dopo le doverose dediche a chi gli è più vicino – con i Ringraziamenti dell’autore a chi ha agevolato il suo meritorio lavoro; segue un elenco di Fonti. Si entra nel vivo con la Presentazione di Arturo Conti, il Presidente della Fondazione RSI, e con l’Introduzione di Carlesi, nella quale l’autore – in rapide pennellate – inquadra storicamente la questione: durante la serata fiorentina lo scrittore ha dichiarato che il vero se stesso viene fuori per davvero soprattutto in questo testo propedeutico, nel senso che qui non si lascia (ancora) parlare i “freddi” ma precisi documenti, ma la passione militante! Il Capitolo Primo affronta il periodo che va dall’ottobre 1943 al gennaio 1944. Il Capitolo Secondo riguarda il lasso di tempo compreso fra il febbraio e il giugno del 1944. I mesi che vanno dal luglio al settembre 1944 sono oggetto del Capitolo Terzo. Il Capitolo Quarto abbraccia un periodo che si estende dall’ottobre 1944 al maggio 1945. Le Conclusioni (e le riflessioni) sono infine oggetto del Capitolo Quinto.

 

 

Il sottoscritto con Manfredo Guerzoni e Andrea Carlesi presso Il Rifugio del Ghibellin Fuggiasco

 

Il volume si congeda dal lettore con una preziosa Appendice, divisa in cinque sezioni. La prima è la lista dei Ricoveri delle opere d’arte nelle province di Firenze, Arezzo e Pistoia; la seconda è l’Elenco Soprintendenze. La terza appendice è la più corposa, dedicata com’è alle Biografie dei numerosi, illustri protagonisti di questa vivace stagione di difesa artistica: il prof. Carlo Alberto Baggini (1902 – 1945), il prof. Carlo Anti (1889 – 1961), il prof. dr. Giovanni Poggi (1880 – 1961), il prof. dr. Alexander Langsdorff (1898 – 1946), il prof. dr. Hans Gerhard Evers (1900 – 1993), il prof. dr. Ludwig Heinrich Heydenreich (1903 – 1978), il prof. dr. Leopold Reidemeister (1900 – 1987), il prof. dr. Otto Lehmann-Brockhaus (1909 – 1999). La quarta appendice è dedicata alla Bibliografia, mentre la quinta e ultima è la notevole Sezione fotografica –  una trentina di importanti scatti, molti dei quali assolutamente inediti perché provenienti da archivi familiari ai quali ha attinto per primo il nostro Carlesi oppure perché realizzati dall’autore stesso.

 

Francesco G. Manetti

 

 

 

 

 

Andrea Carlesi

LA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO ARTISTICO ITALIANO NELLA RSI (1943 – 1945)

pagg. 206 – € 13,00 (con 29 foto in b/n)

Greco & Greco Editori – Milano, 2012

 

Lo stesso articolo è presente sul blog del nostro autore ULTIMO ISTANTE

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