7 Ottobre 2024
Alberto Catalano Marx Nazional Socialismo

Il più grande paradosso della storia? Marx predisse l’arrivo del NazionalSocialismo.

Di Alberto Catalano

Ebbene sì. La storia, proprio perché è «la versione dei fatti di chi detiene il potere» scriveva Hegel, è stata sempre raccontata in maniera distorta per quei pochi che l’hanno voluta sentire. I cattedratici, in quanto amministratori della cultura del nostro tempo, dominando la storia ci hanno tramandato una visione trasfigurata e falsa usando in maniera contorta le idee del filosofo di Treviri riguardo gli eventi politici che si sono presentati tra le due guerre, specialmente nel caso tedesco.
I comunisti del dopoguerra hanno sempre sostenuto una visione profondamente semplificata nella quale il nazionalsocialismo, in un momento di possibile vittoria del proletariato, fu la difesa dei grandi industriali tedeschi Krupp, Siemens, Bayer e delle antiche aristocrazie prussiane mantenendo l’ordine capitalistico intatto, non comprendendo appieno che il cambio netto di valori culturali realizzato sotto il terzo Reich, quello che chiamerebbero sovrastruttura, è una netta conferma del cambio totale della struttura sottostante e della nuova modalità di rapporti che si realizzò.
Per quanto riguarda lo sviluppo del comunismo è bene comprendere che i comunisti in origine provenivano da un universo variegato di riformatori sociali anch’essi borghesi che applicarono le tesi di Marx, di fatto incomplete, per uno scopo politico integrato nel loro tempo.
Nel manifesto del partito comunista (1848) si può leggere:
“In Germania il partito comunista lotta insieme alla borghesia ˗ intanto in quanto la borghesia si presenta come rivoluzionaria ˗ contro la monarchia assoluta, la proprietà fondiaria feudale e il piccolo borghesume.”
Per comprendere questa affermazione bisogna comprendere Marx: nella visione ciclica del filosofo il cambio dei rapporti avrebbe rappresentato il cambio di un ciclo storico-economico la cui fine avrebbe generato un altro nel seguente ordine: feudale => borghese => proletario.
In questa logica i comunisti della prima internazionale abbracciarono la borghesia con lo scopo di porre fine all’ordine di rapporti feudale ancora in vigore in Germania.
Il testo continua:
“Ma esso non trascura nemmeno per un istante di promuovere nei lavoratori una coscienza ˗ la più chiara possibile ˗ della contrapposizione mortale di borghesia e proletariato, in modo che i lavoratori tedeschi possano subito rivoltare, come altrettante armi contro la borghesia, le condizioni sociali e politiche che la borghesia deve affermare insieme alla propria egemonia, e in modo che immediatamente dopo il crollo delle classi reazionarie in Germania possa subito cominciare la lotta contro la stessa borghesia”.
Questo pezzo fa riflettere; probabilmente i comunisti tedeschi vedevano nella figura del Kaiser e della aristocrazia prussiana fondata sull’economia fondiaria e latifondista il fondamento della società feudale che persisteva in Germania.
“I comunisti concentrano il massimo di attenzione sulla Germania, perché la Germania è alla vigilia di una rivoluzione borghese, e perché essa porta a compimento questo rivolgimento nel contesto di una civiltà europea più progredita e con un proletariato molto più evoluto che non l’Inghilterra nel XVII e la Francia nel XVIII secolo. La rivoluzione borghese tedesca può dunque essere solo l’immediato preludio di una rivoluzione proletaria.”
Quest’ultimo frammento è il tassello centrale di questo paradosso.
La rivoluzione proletaria per il filosofo renano non può avvenire ovunque, ha una nazione particolare in cui solo e solamente si può radicare l’Urheimat del proletariato.
La fine del Kaiser e delle aristocrazie che rappresentavano la società feudale avviene nel 1919 con la cosidetta rivoluzione di Novembre dove i partiti socialisti borghesi insieme ai comunisti realizzarono la trasformazione da società feudale a società borghese, come del resto già previsto da Marx che alla nazione citata si riferisce con i termini civiltà europea più progredita, riferendosi chiaramente all’altissimo livello culturale raggiunto dalla Germania.
La cultura pertanto è un fattore fondamentale perché avvenga una rivoluzione proletaria, e con un proletariato molto più evoluto: qua l’indicazione è più dubbia e credo si riferisse sia all’elevato livello organizzativo già raggiunto dai lavoratori tedeschi nell’ottocento sia all’elevato livello culturale. Ai tempi di Marx la Germania aveva praticamente sconfitto l’analfabetismo mentre in Italia presentava il 78% della popolazione analfabeta.
“La rivoluzione borghese tedesca può dunque essere solo l’immediato preludio di una rivoluzione proletaria.”
L’arrivo della repubblica di Weimar quale fondamento della società borghese tedesca a guida socialdemocratica difatti è stato il preludio per un’immediata rivoluzione proletaria.
Marx ha avuto ragione! Ma non furono i comunisti a realizzarla, troppo ancorati nella visione borghese ottocentesca per poter comprendere l’autentico stato proletario che verrà nel 1933 e al quale anzi i comunisti saranno i più autentici oppositori.
Continuando la nostra analisi sempre nel testo su citato ci si imbatte su una interessante formulazione teorica di Marx che ci porta poi a sostenere le ragioni del titolo.
“La letteratura socialista e comunista francese, sorta sotto la pressione della borghesia egemone, e che è l’espressione letteraria della lotta contro questa egemonia, fu importata in Germania proprio quando la borghesia cominciava la sua lotta contro l’assolutismo feudale.
Filosofi tedeschi, mezzi filosofi e anime belle si impadronirono avidamente di quella letteratura, solo dimenticando che le condizioni di vita francesi non erano immigrate in Germania insieme a quegli scritti.”
La lotta di ogni società verso la precedente genera in sè un “socialismo” visto come rottura con l’epoca passata e con la vittoria della borghesia si instaura immediatamente uno scontro con il proletariato ed il socialismo proletario.
L’Inghilterra ha sviluppato per prima il Cartismo come forma di lotta proletaria del suo tempo. Per lo stesso Marx il comunismo e le idee socialiste appartengono alla fase proletaria della Francia che per questioni temporali sono state importate in Germania come forme aliene al suo territorio. In quanto in Germania ci si ritrova in una situazione dove i rapporti feudali sono in lotta con quelli borghesi emergenti e tali idee francesi sono finite per rappresentare la classe borghese che cercava il sostegno proletario per realizzare la fine della società feudale tedesca. Applicando tale teoria di socialismo borghese contro socialismo proletario possiamo finire con il confermare anche secondo un pensiero d’analisi marxiano che il comunismo come un alieno si è radicato all’interno della rivoluzione borghese tedesca e alla realizzazione di questa si presentò dalla voce del proletariato un nuovo socialismo fortemente di radice tedesca che non poteva vedere il comunismo come un fenomeno estraneo sia per classe d’origine sia per nazionalità quindi nemico.
Per ultimo non bisogna dimenticare la vaga interpretazione che dà Marx al termine comunismo. Per lo stesso Marx sono comunisti tutta la miriade di socialisti utopisti francesi e inglesi quali Owen, SaintSimon e Fourier che hanno molti punti di contrasto tra loro e che non hanno mai delineato o approvato in un programma unico. Bisogna capire che non esiste una base programmatica complessa del comunismo, perché per Marx il comunismo è il socialismo dei proletari che si realizzerà in forme diverse a seconda dei rapporti nazionali rintracciabili esclusivamente dalla tendenza di abolire la proprietà borghese e di creare una nuova proprietà comunitaria condivisa. Qui cade uno dei principali miti del comunismo ovvero che tale ideologia è stata concepita, dopo la morte del filosofo, in una logica di principio internazionale, esportabile in tutti i paesi come dogma calato dal cielo sempre con la medesima applicazione. Il comunismo come già detto precedentemente è quello che lo stesso Marx identifica strettamente nel periodo francese e nella sua struttura socio-economica; la visione di Marx era già cosciente che il comunismo così pensato era già vecchio e per questo era attento di aspettare la venuta del comunismo tedesco che avrebbe sradicato quello francese in fondo snaturato.
In buona sostanza, anche i Nazional Socialisti in seguito, pieni della loro cultura filosofica, sradicarono la proprietà borghese e costruirono un nuovo modello di proprietà proletaria fondato sull’integrazione totale nella comunità.
Organizzarono l’intera comunità rompendo i rapporti proletariato-borghesia alterando prepotentemente i valori culturali della società ed abolendo in ogni luogo qualsiasi forma di sfruttamento facendo accedere il popolo al più alto livello di stato sociale mai raggiunto. Che in Germania con il Nazional Socialismo si sia rappresentata la realizzazione massima del più autentico comunismo ipotizzato da Marx?

3 Comments

  • Edo 23 Agosto 2017

    Ma cosa ho letto? Mi stanno bruciando gli occhi. Nel 1933 il nazismo fa nascere uno stato “proletario”?Ma avete mai letto Marx?Avete mai letto il mein kampf?Avete idea di cosa fu il nazionalsocialismo? Avete idea di cosa sia il materialismo storico? Il nazismo avrebbe abolito la proprietà borghese?!?!?!?!?HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH.

  • Giancarlo 24 Agosto 2017

    In effetti………………….

  • ALDO SARTORETTO 9 Ottobre 2018

    IL NAZISMO E IL COMUNISMO SONO DEL TUTTO IDENTICI, SIA COME IMPOSTAZIONE IDEOLOGICA CHE COME RELIZZAZIONE PRATICA. STALIN E HITLER ? FRATELLI GEMELLI…… RISULTATI ECONOMICI-POLITICI-SOCIALI ? IDENTICI. MA, SI DICE, SI SONO MASSACRATI IN GUERRA E IN PACE……. VERO, PER COLPA DEI POLITICI CHE VOLEVANO MANTENERE IL POTERE PERSONALE….. BEH, NON PER NIENTE SI CHIAMA NAZIONAL”SOCIALISMO”, VERO????

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