8 Ottobre 2024
Attualità

Il politicamente corretto si afferma con il conformismo – Gianfranco de Turris

 L’AVVENTO DELLA NEOLINGUUA E LA PREVARICAZIONE DELLE MINORANZE

 

Dico la verità, ero tentato di abbandonare l‘idea di scrivere questo articolo quando, documentandomi sull’argomento che volevo affrontare, mi sono trovato di fronte ad una valanga, ad un diluvio, ad una cascata giornaliera di notizie e informazioni nel merito, a dimostrazione di come il tema fosse ormai non una eccezione ma una regola. Quindi la difficoltà, quasi la impossibilità, di scegliere esempi qualificanti, non per mancanza ma per eccesso di notizie

Il tema da affrontare era il fatto che per tutelare certe minoranze, sovente infinitesime, si vanno a penalizzare le maggioranze. Le minoranze vanno tutelate, certo, ma non a discapito dei più, quasi un capovolgimento di regole e prassi, oltre che del buon senso (oggi quantomai carente su tutti i fronti). Non solo, ma ci si sta accorgendo che oggi certe minoranze, a causa di questo capovolgimento dei fatti, sono diventate arroganti e prepotenti al punto tale che da essere vessate, come affermavano di essere state, sono diventate prevaricatrici e intolleranti con l’appoggio acritico dei media. Nel senso che pretendono di essere loro adesso la norma, diciamo pure la normalità.

Ho scelto quindi tre casi esemplificativi di questa situazione che da grottesca sta diventando grave senza che nessuno vi faccia caso e ne denunci la pericolosità soprattutto in prospettiva.

Il primo vede al centro non una persona qualsiasi ma un nome di fama internazionale, il che però non lo ha messo al riparo da assurde conseguenze. La scrittrice Joanne K. Rowling è la ormai notissima autrice della saga di Harry Potter, una serie di sette romanzi (1997-2007) da cui son stati tratti alcuni film di grande successo, inizialmente per bambini e ragazzi ma alla fine rivolti anche agli adulti. Non è appunto una qualsiasi, ma ha osato andare contro la “ideologia gender” cui ha opposto la differenza biologica fra maschio e femmina: non basta pesare o credere di essere di un certo sesso, ma è necessario l’aspetto sostanziale, non è una femmina solo chi sente o pensa di esserlo, ma solo, udite udite, chi avrà, ha o ha avuto le mestruazioni! Fondamentale differenza biologica non una ideologia astratta che si basa su quel che si è e non su quel si pensa o si vorrebbe essere. Non solo è stata sommersa da insulti verbali e scritti (“Con le lettere di insulti mi ci tappezzo casa” ha detto), ma ha visto la sua abitazione assediata dagli attivisti gender.

Semplice conclusione: ormai non si può più affermare una (banale) realtà di fatto e si corre il rischio di essere succubi di una ideologia, neppure scientificamente provata, diventando dei reprobi obbligati a tacere. Non si può più dissentire, non c’è più pluralismo di opinione, ma un Pensiero Unico (progressista).

Un assurdo caso italiano è emblematico di questo clima. A novembre 2021 in uno storico liceo di Torino, il “Cavour”, alcuni studenti si sono presentati dal preside prendendo a cuore la situazione di un loro compagno che si trovava in una difficile transizione psicologica dovuta ad un passaggio di “genere” non ancora compiuto, e hanno chiesto che negli atti, nei registri ecc., non venisse indicato né come maschio né come femmina, (ragazzo/ragazza) ma in modo “neutro”. Ma poiché in italiano il neutro non esiste hanno proposto ragazz*, con l’asterisco. Richiesta prontamente accettata con le polemiche inevitabili sul distorcimento della nostra lingua di fronte ad una questione ideologica, e con bocciatura della Accademia della Crusca.

Cosa che si è aggrava in Francia dove in un dizionario, la nuova edizione del Petit Robert, è stato addirittura inventato e inserito un pronome neutro, iel, accanto al maschile lui e al femminile elle, essendone una fusione (in italiano si potrebbe tradurre luei). Si può immaginare la polemica in cui è intervenuto il ministro della Istruzione (affiancato dalla première dame), che si è detto contrarissimo allo stravolgimento della lingua francese. A differenza dell’Italia dove nessuna autorità politica ufficiale, che io sappia, è intervenuta per la decisione del liceo torinese. A conferma della ipocrisia, del conformismo e della sostanziale vigliaccheria culturale dei nostri governanti che non osano mai prendere una posizione chiara e netta sui problemi pubblici che le tirano in causa.

Il terzo caso è più grave e allarmante perché va oltre le singole nazionalità e riguarda in teoria tutta Europa, anche se si tratta di direttive interne, e non è meno grave per il fatto che poi si sia verificata una clamorosa marcia indietro dopo le proteste generalizzate politiche e giornalistiche. Il solo averci pensato è un sintomo preoccupante di come il politicamente corretto e la “ideologia gender” si siano incistare nelle stesse istituzioni con la prospettiva di far realizzare le profezie dell’orwelliano 1984 manipolando le parole.

Sono le linee-guida per una “comunicazione inclusiva” interna emanate dalla commissaria europea per la Parità, la maltese Helena Dalli, laburista. Nel suo Union Of Equality European Commission Guidelines for Inclusive Communication, la egregia signora in questione detta le indicazioni di come i dipendenti della Commissione dovrebbero esprimersi all’interno ed esterno. Per prima cosa – ma non è una iniziativa nuova, anni fa era già avvenuto – cancellare tutti i riferimenti religiosi (leggi: cristiani) negli auguri per le ricorrenze fine 2021 (niente Natale, ma genericamente “feste”); nelle citazioni esemplificative eliminare noni tipicamente “cristiani” (niente “Maria” e “Giovanni”, ma altri più generici); mai odore per carità “signori e signore” (o viceversa), ma semplicemente “cari colleghi” (gli omosessuali e i transgender potrebbero sentirsi esclusi e offendersi, per carità…); scrivendo o parlando di una donna non la si deve definire “signora” o “signorina” in quanto così si rivela il terribile segreto del suo stato civile; evitare parole che in certi ambienti sono considerate equivoche e di conseguenza non parlare assolutamente di “colonizzazione di Marte” ma, poiché i marziani potrebbero offendersi, solo di “insediamento umano su Mare”. Tanto per fare alcuni esempi eclatanti e sintomatici, oltreché ridicoli.

Come si è detto, facendo una figura barbina, la Commissione von der Leyen (erede della Merkel) ha precipitosamente ritirato le sue linee-guida per una comunicazione programmata piuttosto che “inclusiva”, ma resta una domanda: cosa passa per la testa dei nostri governanti (europei e no)? Vogliono indottrinarci e condizionarci secondo un modo di pensare e un modo di essere determinati dai loro criteri, inquadrati, disciplinati nel pensiero e nella parola come nelle peggiori distopie immaginate dalla letteratura? La finzione diventa realtà? Non facciamo finta di niente, non alziamo le spalle, non pensiamo che siano cose che non ci riguardano direttamente, lontane da noi, occorre stare attenti in una società ormai pervasa dai media di ogni tipo che possono fare, anzi fanno, opera di condizionamento sottile e indiretto abituandoci pian piano a questo tipo di modifiche non solo lessicali ma anche interiori, mentali e, perché no, spirituali.

Gianfranco de Turris

Fonte copertina

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