Comincerò con il riepilogarvi per sommi capi una storia che in parte conoscete già. Nel corso della mia attività, con gli anni mi era capitato di accumulare un buon numero di testi on line che ho poi conservato sotto forma di file word o PDF nel mio hard disk allo scopo di recensirli per “Ereticamente” quando fosse giunto il momento della pensione e avessi il tempo disponibile, perché, come sapete, la lettura a schermo è alquanto faticosa.
Nel 2017 mi fu comunicato dall’Ufficio Scolastico Regionale da cui dipendevo che sarei potuto andare in pensione al termine dell’anno scolastico 2017-18. Poco tempo dopo, però mi arrivò un contrordine dello stesso Ufficio secondo il quale i conti non tornavano e il mio pensionamento slittava all’anno successivo. L’anno scolastico supplementare che dovetti fare, risultò uno dei peggiori della mia carriera, con classi scatenate e incontrollabili.
Ma non erano stati loro a sbagliare i conti. La possibilità di pensionamento nel 2018 dipendeva infatti dalla conferma dell’invalidità che mi era stata attribuita in seguito al tumore al colon che mi era stato diagnosticato e di cui ero stato operato nel 2014.
Al momento della visita fiscale che doveva confermarla, l’allora mio medico curante, il dottor B. che aveva promesso di accompagnarmi, non si fece vedere, e se ci si presenta a queste visite senza il medico curante, è quasi automatico che l’invalidità venga revocata, e così fu.
Comprensibilmente irritato per questa situazione, e non avendo ancora il tempo per una lettura a fondo, diedi ai testi che avevo accumulato quella che un mio vecchio preside chiamava un’occhiata approfondita e da essa è nata la serie di articoli che vi ho presentato anni fa sotto il titolo I volti della decadenza, ma il destino cinico e baro aveva in serbo un’altra sorpresa per me, infatti nel dicembre 2018 il mio computer ha subito un blu crash che ha pressoché cancellato la mia biblioteca virtuale, tranne alcune cose che avevo salvato su una penna USB.
Da allora sono passati alcuni anni e ho accumulato altri testi, anche se non costituiscono una biblioteca così ricca come quella andata perduta, e ultimamente ho preso a recensirli. Voi ne avete visto una prima parte, quella riguardante la tematica delle origini, nell’articolo Il tema delle origini fra ricerca scientifica e mito, ma c’è anche dell’altro.
Senz’altro ricorderete che uno dei leitmotiv (di certo assai più di uno slogan) dei regimi che hanno governato l’Italia e l’Europa prima della seconda guerra mondiale era “il sangue contro l’oro”, cioè la continuità etnica che si rifà alle origini contro la tirannide della pura legge economica tendente a imporre un mondo universalmente livellato e meticciato. Bene, ora è il momento di dare un’occhiata alla dimensione “dell’oro”.
Comincerei da un testo non di poca importanza nello svelare questa dimensione, Il male americano di Giorgio Locchi e Alain De Benoist, perché una cosa sulla quale si possono avanzare pochi dubbi, è appunto che gli USA siano l’epicentro del capitalismo mondiale.
“Protestante, l’America è fondamentalmente calvinista. A differenza di Lutero, che comprende e ammette che la forza sia il fondamento della politica, e che, in una certa misura le regole del Vangelo siano inapplicabili a questo mondo” il calvinismo USA va oltre Lutero e traveste l’uso sfacciato della forza da morale religiosamente ispirata in nome di un presunto diritto e una presunta predilezione divina, è quella che è chiamata la concezione del “destino manifesto”.
Io credo ricorderete che non molto tempo fa ho dedicato un articolo a La storicità della bibbia e la sua influenza sulla politica americana, tuttavia è chiaro che l’aspetto ideologico-religioso è solo una copertura, e le motivazioni di fondo sono economiche.
In realtà, basta poco per oltrepassare il velo delle giustificazioni (pseudo)religiose. Il generale dei marines Smedley Butler ha scritto al riguardo parole significative:
“Il guaio con l’America è che quando il dollaro rende solo il 6 per cento in patria, allora diventa inquieto e va all’estero per lucrare il 100 per cento. Poi la bandiera segue il dollaro e i soldati seguono la bandiera”.
Un esempio da manuale di questa politica lo abbiamo visto nelle guerre del Golfo. Oggi tutti sanno che le famose armi di distruzione di massa invocate per giustificare l’aggressione all’Irak non esistevano, sono state una pura invenzione propagandistica. Il motivo reale era che Saddam Hussein aveva deciso di accettare gli euro in pagamento del petrolio iracheno. Questo poteva mettere in crisi “il principio” che tutte le transazioni internazionali debbano avvenire in dollari, e quindi la posizione di rendita parassitaria degli USA nell’economia mondiale.
Gli Stati Uniti pare che ci tengano molto a nascondere il loro segreto di Pulcinella, che l’economia e il potere reale sono totalmente nelle mani di una ristretta oligarchia finanziaria, mentre i 300 milioni di individui decerebrati dal veleno mediatico hollywoodiano che vivono tra Messico e Canada contano esclusivamente come massa di manovra e, occasionalmente, come carne da cannone.
A questo riguardo, dovrei fare riferimento a un documento che vi ho già citato in I volti della decadenza (ed è una delle poche cose sopravvissute al disastro del dicembre 2018), Il grande inganno di Prassard (ancora una volta, io so chi si cela sotto questo pseudonimo. Ma non ve lo dico per non fargli correre rischi, nella nostra democratica e liberissima democrazia, non si sa mai). L’episodio che cita è davvero grottesco.
“Oberammergau, linda cittadina della Baviera. Dicembre 1954. Guido Roeder, appassionato di arti grafiche, conserva nello scantinato una vecchia Linotype con la quale si diverte a stampare graziosi calendari.
In tiratura ridotta e formato tradizionale, le pagine dei dodici mesi riproducono sulla carta patinata scenari alpestri e gli affreschi delle case bavaresi, recando messaggi di ottimismo per l’anno che sta per nascere e auguri di miglior sorte per la futura Germania.
Guido Roeder ha buona fama in città (i suoi calendari vanno a ruba). Il tipografo bavarese è comunque entusiasta, perché con le vendite dei calendari ha messo insieme un piccolo gruzzolo, grazie al quale inizia a stampare a proprie spese 10.000 copie di un libro, che non solo il pubblico della Baviera troverà interessante.
I primi esemplari freschi di stampa sono distribuiti nelle librerie di Oberammergau e nel resto della regione. Qualcuno pensa che nella Germania libera un libro venduto in provincia e il messaggio del suo contenuto (verità o menzogna che sia) abbiano il tempo di proporsi all’attenzione di pubblico e critica. Ma non è così.
Alcuni giorni trascorrono e mezzi blindati delle Forze di occupazione sconvolgono le strade della tranquilla Oberammergau, convergono verso lo scantinato del Roeder e lo cingono d’assedio. Entro qualche mese la RFT aderirà alla NATO, ma i foschi presagi del piano Morgenthau sembrano di nuovo nell’aria.
Un ufficiale con tanto di elmetto, senza dare spiegazioni, interroga il tipografo:
«Quante sono le copie del libro e dove si trovano?»
Roeder impallidisce, blatera decine di volte «Varum?», senza avere risposta.
Soldati in tuta mimetica caricano le copie del libro su due camionette.
Roeder firma una dichiarazione attestante che non ne esistono altri esemplari, mentre una squadra di forzuti agenti della Military Police s’incarica di distruggere, a colpi di mazza, le matrici dell’impaginato e la vecchia “Linotype”. A ritirare in fretta le copie presenti in libreria e a disporne il sequestro ci pensa un magistrato, il cui nome è tutto un programma: Izrael Katz.
Il titolo del libro (in versione tedesca) forse basta a spiegare le ragioni di tanto trambusto? “Die Geheimnisse der Federal Reserve” (“I Segreti della Federal Reserve”). [O, per intenderci, oggi: come si persegue legittimamente l’interesse privato a totale spesa e danno della cosa pubblica]
Il motivo che giustificherebbe il provvedimento è il seguente: il contenuto del libro è di chiaro stampo antisemita e in contrasto con una legge della Germania Federale che vieta ogni manifestazione, verbale o scritta, di pregiudizi razziali.
In soccorso del Roeder e a tutela del proprio lavoro, interviene da Washington l’autore del “manoscritto”, Eustace Mullins, che inoltra istanza al governo tedesco federale e chiede il dissequestro del libro, sostenendo che in esso non vi è nulla di antiebraico.
Ma invano. Mullins insiste. Il giudice Katz risponde, dichiarando che il Tribunale della Germania Federale è incompetente a giudicare il caso, poiché il sequestro del libro sarebbe stato eseguito applicando una norma del Governo d’occupazione.
Mullins dovrà dunque appellarsi al Governo degli Stati Uniti, il quale, interpellato, risponderà che la Germania Ovest ha riacquistato autonomia e libertà (d’informazione?) fin dal 1953. Interessante!
Un “runaround” (per usare il termine di Mullins), irrispettoso e non certo chiarificatore. Ma la storia non finisce qui; a porvi termine sarà il fuoco “purificatore”. La vicenda di Oberammergau finisce infatti sul rogo”.
Notiamo prima di tutto che le accuse di razzismo e antisemitismo sono come un coltello svizzero, sono buone per tutti gli usi, per tappare la bocca a chi non si vuole che parli, anche se con questioni razziali non c’entrano assolutamente nulla. Lo stesso “scherzetto” verrà fatto a Gert Honsik quando rivelerà al mondo il piano Kalergi.
Notiamo anche che il libro di Mullins non è mai stato tradotto in italiano, né tanto meno pubblicato in Italia.
Ma quale era il segreto della Federal Reserve raccontato dal libro di Mullins che il tipografo tedesco aveva incautamente stampato?
Semplice, sebbene il nome Federal Reserve sia stato concepito apposta per trarre in inganno, questo ente che ha il diritto esclusivo di stampare e battere moneta, non è affatto un ente pubblico, ma una banca privata con un numero estremamente ristretto di azionisti, una ristrettissima oligarchia che attraverso il monopolio dell’emissione del dollaro, controlla l’economia americana e quella mondiale.
Va da sé che soprattutto nelle democrazie, dove i politici dipendono da un consenso la cui fabbricazione è un affare mediatico che comporta un certo costo, il potere politico dipende dal potere economico, chi controlla l’economia controlla la politica.
La forma di governo tipica dei Paesi occidentali è appunto la democrazia, cioè quella basata sul principio di dare alle masse popolari l’illusione di contare qualcosa, e gli Stati Uniti non fanno certo eccezione, anzi ne costituiscono il prototipo, il modello a cui tutti gli altri dopo la seconda guerra mondiale si sono dovuti adeguare.
Come ha scritto Carrol Quigley, docente alla Georgetown University e membro del Council on Foreign Relations, nel suo saggio Tragedy and Hope,
“Le potenze del capitalismo finanziario hanno un altro scopo di lunga portata, niente meno che creare un sistema mondiale di controllo finanziario in mani private, capace di dominare il sistema politico di ciascun Paese e l’economia del mondo come tutto unico. Questo sistema deve essere controllato all’uso feudale dalle Banche Centrali del mondo agenti in concerto, per via di accordi segreti raggiunti in frequenti incontri e conferenze”.
Voi a questo punto vi domanderete, ma possibile che non ci sia stato nessuno che abbia cercato di opporsi a questa situazione che costituisce una gigantesca truffa e una perpetua rapina ai danni dei popoli di tutto il mondo, perlomeno quelli – cioè quasi tutti – soggetti alla tirannia del dollaro?
Si, qualcuno c’è stato che ha avuto questa pessima idea che non garantisce certo la longevità.
Nel 1865 il presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln manifestò l’intenzione di abolire il monopolio privato della Federal Reserve sul dollaro e di riportare quest’ultimo sotto il controllo dello stato, e l’annunciò in un discorso di cui vi riporto uno stralcio:
“Lo Stato deve creare, emettere e porre in circolazione tutta la moneta e il credito occorrenti per soddisfare la capacità di spesa del governo e dei consumatori. Il privilegio di creare ed emettere moneta non è solo la suprema prerogativa del governo, ma la sua più grande opportunità creativa. Il finanziamento di tutta l’intrapresa pubblica, e la condotta del Tesoro diventeranno materia di amministrazione pratica. Il denaro cesserà di essere il padrone per diventare il servitore dell’umanità”.
Guarda caso, prima di avere il tempo di passare dalle parole ai fatti, Lincoln fu ucciso poco dopo.
Circostanza ancora più singolare, pressoché un secolo dopo, un altro presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, manifestò la stessa intenzione di riportare l’emissione del dollaro sotto il controllo dello stato, e anche lui finì assassinato di lì a poco.
In entrambe le vicende, le coincidenze e i curiosi parallelismi si sprecano, ad esempio Lee Harwey Oswald esecutore materiale dall’attentato che era costato la vita al presidente John Kennedy, fu a sua volta ucciso prima di arrivare a un processo nel quale avrebbe potuto rivelare eventuali mandanti, guarda caso, proprio come era successo un secolo prima a John Wilkes Booth, assassino di Lincoln.
Io mi rendo conto che tutto ciò può risultare deprimente, ma è bene sapere chi è il nemico, e che cosa abbiamo di fronte.
NOTA: Nell’illustrazione, a sinistra, il libro di Eustace Mullins sui segreti della Federal Reserve, al centro Abraham Lincoln, a destra John F. Kennedy, due presidenti degli Stati Uniti che hanno cercato di restituire allo stato il diritto di emettere valuta, e stranamente, sono stati assassinati poco dopo.
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