Il segreto degli elementi che costituiscono il tessuto nascosto delle realizzazioni alchimiche passa attraverso un iter sapienziale estremamente complesso, la cui messa in opera presuppone conoscenze profonde legate alla manipolazione della Luce Astrale o GAMU (Grande Agente Magico Universale). In quest’ottica si colloca la creazione occulta di un essere elementale mediante una serie di operazioni trasmutative volte a rendere manifesta la vita “artificiale” o, per meglio dire, la sostanza vitalizzata resa tangibile sul piano materiale. In tal senso, gli elementi ermetici devono essere considerati alla stregua di astrazioni intelligibili che sfuggono completamente alle nostre percezioni fisiche. Per questa ragione non vanno confusi con le cose elementate che corrispondono agli effetti di cui gli Elementi sono la causa. Del resto, tutti gli aspetti della materia sono il risultato di un equilibrio realizzato tra gli Elementi, i quali si oppongono in modo duplice, a due a due, generando un perfetto equilibrio tra loro. Ciò significa che l’Aria, la cui costituzione è leggera e sottile, ha la funzione di alleggerire controbilanciando in tal modo l’azione della Terra, greve e spessa, che tende per sua natura a rendere pesanti le radiazioni energetiche o terrigene che gravitano in astrale. L’Acqua, invece, essendo fredda e umida, ha il compito di contrarre ciò che il Fuoco dilata a causa della sua natura secca e calda. Il Fuoco, in effetti, si manifesta attraverso un moto ascendente contraddistinto da una crescita e una dilatazione che culmina in un’azione centrifuga, che potremmo definire invadente e conquistatrice. Se analizziamo gli antichi testi accadici ci accorgeremo che questa peculiarità ignea viene definita Ru, che vuol dire fare, produrre edificare, alludendo all’azione impetuosa dell’energia maschia espressa dal Fuoco il quale genera la collera e determina la distruzione. Distruzione che viene mitigata dall’azione degli altri Elementi combinati insieme. Alla forza ascensionale del Fuoco si oppone in primo luogo l’Acqua, che scorrendo verso il basso va a riempire ogni spazio vuoto o cavo, rinsalda quello che il Fuoco dilata con un’azione centripeta e costrittiva. Diversamente dal Fuoco che si eleva verticalmente l’Acqua si espande in orizzontale tendendo così alla calma, al riposo. Questa passività è riconducibile alla dolcezza femminile. Sotto questo profilo l’Aria non sarebbe altro che un fuoco bloccato nel corso della sua ascesa, soffocato, spento e trasmutato in vapore, gas o sostanza che si diluisce e si espande in ogni direzione, alla maniera dell’Acqua. La Terra, infine, è un’acqua ispessita che non scorre più dando vita ad una inerzia completa che si realizza nello stato solido. In queste delicate alchimie è celato il segreto della vita “artificiale”. La Natura stessa cela, al suo interno, leggi arcane riconducibili alla Conoscenza Suprema e al più grande dei segreti, la materia unica da cui tutto si genera. A tale proposito, il poeta francese Charles Baudelaire (quasi certamente iniziato alla Sacra Arte alchimica), amava definire la Natura in questo modo: “Un tempio dove colonne vive lasciano a volte uscire confuse parole; l’uomo vi passa attraverso foreste di simboli…”. La sua genesi è connessa con la discesa agli inferi simboleggiante la
Il mistero della vita
Il principio appena esposto fu proclamato migliaia di anni fa dai sapienti dell’antico Egitto e oggi la scienza moderna conferma il senso di tali parole. In base a questo assunto, le differenze che intercorrono tra le diverse manifestazioni della materia, dell’energia, della mente e anche dello spirito, risultano scaturire dai diversi quanta di vibrazione. Dal Tutto (formato da puro spirito), sino alle forme più grossolane di materia, tutto vibra. Quanto più alta è la vibrazione tanto più alta è la posizione sulla scala della spiritualità. Possiamo dire a riguardo che la vibrazione dello spirito è costituita da un tale grado di intensità e di rapidità, da sembrare praticamente in quiete, alla stregua di una ruota che gira tanto velocemente da apparire priva di movimento. Dall’altra estremità di questa scala ideale vi sono le forme grossolane di materia, le cui vibrazioni sono talmente basse da rasentare l’immobilità. Le parole che seguiranno, legate alla conoscenza ermetica e iniziatica, esprimono perfettamente il concetto di unità espresso dalla legge enunciata: “Mentre tutto è nel Tutto, è egualmente vero che il Tutto è in tutto. Colui che ben comprende questa verità possiede un grande sapere”.
Le origini del Sapere
Nell’antico Egitto, la Sapienza segreta prende vita e origine. In questa terra carica di ancestrali richiami, la Scienza Sacra era gelosamente custodita dai collegi magici e comprendeva nella sua veste esoterica diverse branche della Conoscenza Perfetta: la teurgia, l’astrologia, l’alchimia e la magia. Ogni aspetto delle discipline esposte era racchiuso in un’unica Unità, un intimo legame che le riunifica, attraverso la legge dell’analogia. Tale legge regna sui tre piani dell’Universo e aiuta il sapiente a rendere integro l’intero ciclo della sua potestà. La conoscenza di questi postulati, consente di usare i segni di correlazione che mettono insieme i numerosi capitoli del grande libro della Natura. Nei santuari magici si applicava questo principio nella sua massima estensione, in modo da condurre i neofiti a percepire l’unità assoluta sotto le sue differenti forme. Da quel momento si concretava la comunione del corpo umano con la Natura naturata, o fisica (l’alchimia e la palingenesi), e dell’anima con la Natura naturale, o provvidenza (la terapeutica occulta e l’ermetismo), e dello spirito con la Natura naturante o Divina (l’estasi e la profezia). L’autentico nome della Scienza Occulta, espressa dagli antichi Magi, era ed è Ermetismo. Sotto il profilo simbolico, questa parola allude alla figura di Ermete, figlio di Osiride o di Misraim e di Iside. Osiride, il dio maschile, corrispondeva nel piano fisico al Sole, nel piano astrale al principio mascolino generatore di vita e nel piano supremo (divino), all’Essere, colui che esiste da sempre (Dio). Iside incarnava invece, la Natura feconda, sempre vergine e allo stesso tempo costantemente pregna del Verbo del Figlio di Dio (Ermete). Essa simboleggiava il principio femmineo, la realizzazione, il polo fisso e materiale del fluido astrale, della sostanza eterna, dell’Etere. L’iniziazione egizia (detta Krata Repak) comprendeva otto gradi iniziatici: Pastoforo (apprendista), Neocoro (Compagno), Melanoforo, Cristoforo, Balahate, Astronomo, Profeta e Demiurgo. I primi tre gradi costituivano l’insegnamento inferiore (iniziazione isiaca), i rimanenti il superiore (iniziazione osiridea). Gli iniziati possedevano la chiave del sistema occulto geroglifico. Questi caratteri sacri racchiudevano un linguaggio misterioso, comunicabile solo ai jerofanti, la cui valenza magica ed evocatoria era legata a una pratica rituale oggi in parte andata perduta. Alcuni aspetti di questo linguaggio sono riconducibili a un codice numerico che presiede alla formazione di suoni legati alla fonetica-magica evocativa. Questi canoni numerici vengono considerati inoltre, le basi della rotazione mistica (il sufismo è un aspetto di tale movimento rotatorio) e sono presenti a livello filosofico, anche nel pensiero pitagorico.
L’universo di Pitagora
Secondo il pensiero del sommo iniziato e maestro Pitagora infatti, alla base della struttura del mondo vi sono gli intervalli consonanti delle ottave, delle quinte e delle quarte. I numeri corrispondenti alle loro proporzioni (2:1, 3:2 e 4:3) rappresentano la Santa Molteplicità dei pitagorici, conosciuta con il nome di Tetratti: 1+2+3+4 = 10. “Procedi da uno, fino al numero quattro ed otterrai il dieci matrice di tutte le cose”. La Tetratti è anche l’immagine dell’Anima del mondo, designata nel Timeo di Platone con la lettera Chi. Nel 1922, sulla base di questa legge legata alle ottave, G. Gurdjieff, filosofo caucasico ed insegnante di danza, fonda a Fontainebleau il famoso e controverso Istituto per la costruzione armonica dell’uomo. Nel corso di una conferenza, il filosofo ermetista affermava: “In ogni linea evolutiva vi sono due punti oltre ai quali, in assenza di aiuto esterno, non vi può essere movimento. Ad un certo punto si rende necessario un impulso aggiuntivo prodotto da una forza esterna. Ogni cosa ha bisogno di un impulso, altrimenti non può muoversi. Questa legge del sette, si ritrova ovunque: in chimica, in fisica, etc., ovunque regni la stessa legge. Il miglior esempio è offerto dalla scala musicale. A mo’ di spiegazione prendiamo un ottava”. Gurdjieff si riferisce tra l’altro, all’antica concezione dei filosofi e alla loro convinzione che vede il mondo come il risultato di un’armonia perfetta. In poche parole, tra la Terra e il cielo stellato intercorre un intervallo composto da un’ottava completa. Secondo tale concezione, i sette passi dell’ottava racchiudono il mondo intero poiché il sette collega la santa Trinità con i quattro elementi. Il sommo Trismegisto, sul tema in questione scriveva: “La musica non è altro che conoscenza di tutte le cose”. La musica e il numero contengono quindi al loro interno una corrente vibratoria, che unita ad altre complesse conoscenze permetteva all’iniziato di creare. Non è possibile svelare globalmente la pratica effettiva di tale creazione immaginativa e mentale, visto che il segreto non deve in alcun modo essere divulgato.
La perenne vibrazione
Il grande Vate e iniziato Dante Alighieri, nel canto del Paradiso esprime un concetto analogo, riconducendo la musica al suo originario significato sacro e ponendola in stretta relazione con la luce. La musica (forma creativa del suono primigenio o verbo creatore), è un mezzo potentissimo in grado di modificare lo stato psicofisico del nostro organismo (modificazione alchimica-fisica). In sostanza, essa risuona a livello corporeo tramite determinate frequenze e conduce sulla via di un percorso immaginativo-emotivo. Il suono dunque, è capace di risvegliare le emozioni sopite nel profondo, aiutando l’iniziato a riappropriarsi di quei territori nascosti celati nella mente. Questo è il senso dello stato di estasi racchiuso in certi rituali mistici, che i sapienti del passato ben conoscevano. Attualmente certe conoscenze sono utilizzate in modo parziale, allo scopo di indirizzare l’uomo verso la sua Essenza. L’Ashtanga Vinyasa Yoga o Danza del Respiro è una di tali tecniche: frutto di millenarie ricerche essa dimostra che il suono può interagire con la materia. Secondo il biologo Rupert Shelprake, sotto questo profilo esiste un campo morfogenico promanato da ogni oggetto o essere che appartenga alla Creazione (Stato Unitario o Alchimia Totale). La tesi dello studioso mette in risalto un lato della questione assolutamente affascinante: la materia vivente alla stregua di una rete di gerarchie vibrazionali in risonanza, si organizza in modo tale da risuonare con l’input vibrazionale più influente con il quale viene in contatto. Il suono insomma, è in grado di riattivare tanto la parte mistica dell’uomo (via spirituale o passiva), che la parte più segreta (via iniziatica attiva). Appare evidente a questo punto che il confine tra il percorso mistico e quello iniziatico diviene sottile e in qualche modo si unifica, ovviamente con le dovute differenziazioni connesse all’azione e alla passività insita nei due percorsi. L’alchimista deve agire con perpetua modalità generando il moto attivo, vera energia evocativa e creativa atta a palesare le trasmutazioni opportune. L’obiettivo centrale a questo punto è la creazione dello stato androginico, volto a fondere i due stati dell’Essere, le due opposte nature, quella maschile e quella femminile. Mediante la commistione tra l’attivo solare e il passivo lunare si origina lo stato di partenogenesi fecondante e creativo, il matrimonio alchimico simboleggiato dal Rebis ermetico. L’alchimia totale si approssima, l’unità ermetica lentamente si concretizza, la grande trasformazione ha inizio. Si rompono gli argini della profanità e si accende il fuoco dello spirito vivificante e fecondo, creatore e distruttore, maschio e femmina allo stesso tempo, ragione e tenebre in una sola Unità. La Sapienza Suprema, fu utilizzata da pochi eletti per originare la vita artificiale e dare corpo a forme e spiriti composti da pura energia senza forma e sostanza. Pensiamo all’Homunculus paracelsiano o ad altre sperimentazioni del genere. Paracelso, a riguardo scriveva: “Esseri umani possono venire all’esistenza senza genitori naturali. Ossia tali esseri possono nascere senza essere sviluppati e partoriti da un organismo femminile, per l’arte di un esperto spagirico (alchimista)… Se lo sperma, racchiuso in un vaso ermeticamente sigillato, viene sepolto in letame di cavallo per circa quaranta giorni, e appropriatamente “magnetizzato”, comincia a vivere e a muoversi. Dopo questo tempo presenta una forma rassomigliante a un essere umano, ma sarà trasparente e senza un corpus. Se adesso viene nutrito artificialmente, con l’arcanum sanguinis hominis, finché abbia circa quaranta settimane, e se durante questo tempo può restare in letame di cavallo a temperatura eguale, diverrà un bambino umano, con tutte le membra sviluppate al pari di un altro fanciullo nato da una donna, solo che sarà molto più piccolo. Chiamiamo un essere simile un Homunculus ed egli può essere allevato ed educato al pari di un altro bambino, finché diviene grande; ottiene ragione ed intelletto e può prendere cura di sé stesso”.
L’Homunculus moderno o molecolare:
le ricerche all’istituto Max – Planck
La figura dell’Homunculus ha continuato ad affascinare iniziati e non iniziati, scrittori e registi nel corso del tempo. Basti pensare al geniale regista Fritz Lang, che nel suo capolavoro cinematografico, Metropolis, ripropone il tema della vita artificiale. Nel film, infatti, un mago costruisce la copia perfetta di una fanciulla per scopi malvagi. Una sorta di Lilith, insomma. Il riferimento all’Homunculus faustiano appare quanto mai evidente. Del resto, anche la letteratura ci ha lasciato chiare testimonianze di tale operazione, celata dietro un simbolismo e una serie di accadimenti quasi fantastici. Stiamo parlando del mitico Golem e questo ci conduce nella città magica, Praga, uno dei vertici del famoso triangolo (legato alla magia bianca) costituito da Praga, Lione e Parigi. Qui, all’entrata del municipio di Praga, in Namesti Primàtora Dr. Vacka, è situata una statua che immortala Judah Loew ben Bezalel (1525- 1609 circa), il leggendario rabbi di Praga, colui che aveva creato il Golem, la creatura d’argilla che attraverso una formula magica (shem) contenente il nome segreto di Dio, si animava divenendo umana e sbrigando tutti i lavori che Loew gli affidava. Il sabato, il rabbi toglieva dalla bocca del gigante la formula scritta su un piccolo quadrato di pergamena e il Golem tornava ad essere una statua d’argilla, poteva così riposare dalle fatiche dei giorni passati nel rispetto della tradizione ebraica. Ma una volta Loew dimenticò di rimuovere il shem e il Golem, in preda ad una furia cieca, minacciò di distruggere ogni cosa al suo passaggio. Quando il rabbi fu avvisato si precipitò incontro al mostro e una volta estratta la formula il Golem si polverizzò. Anche la scienza ufficiale si è interessata allo studio della vita e dell’intelligenza artificiali. E’ il caso dell’Istituto Max – Plance, sito a Gotingen (uno dei templi della ricerca mondiale), dove diversi anni fa, intorno al 1986, lo scienziato tedesco di chimica e premio Nobel, Manfred Eigen, tentò di creare dopo lunghi e approfonditi studi, una creatura artificiale, un Homunculo molecolare prodotto in base agli stessi principi utilizzati dalla natura, ma al di fuori di un organismo vivente, ossia in una macchina. Secondo Eigen, la catena casuale: riproduzione – crescita – selezione – evoluzione è prevedibile e di conseguenza ripercorribile a livello sperimentale in laboratorio. Altri scienziati hanno dimostrato attraverso le loro ricerche che prodotti (molecole di RNA), adattati in maniera ottimale, possono essere ottenuti evolutivamente secondo i principi della natura in provette. C’è qualcosa di innaturale in questo che si discosta da quanto, al contrario, rientra nell’ordine naturale delle cose, da quanto è contenuto nelle leggi di Natura. Leggi, che il mago deve applicare e non travalicare. In conclusione, al di là di ciò che sembra essere una forzatura del Grande Arcano, esiste una Intelligenza nascosta, invisibile, che guida il sapiente, colui il quale deve essere senza apparire, senza cercare altrove la propria identità, perché questo è sicuramente più stimolante, poiché significa decidere e, nel bene e nel male, guidare da soli la propria vita.
Stefano Mayorca
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