Lo spettacolo della attuale crisi di governo, dà la netta impressione di una serie di ripetuti e pietosi tentativi della “junta” Conte di permanere alla guida del Paese, pur non possedendo, in tal senso, alcuna forma di reale legittimazione politica, che solo un deciso e netto consenso popolare potrebbe conferire. Il cercare poi, di dare alla uscente compagine governativa, un minimo di legittimazione, attraverso lo spregiudicato uso dei sondaggi, rappresenta, la classica foglia di fico, destinata a cadere al primo soffio di vento. Il fatto è che, con l’ “affaire” pandemia, le attuali forze al potere in Italia ed in Europa, turbocapitaliste, globaliste ed “europeiste”, stanno dando di sé lo spettacolo di coloro che, arrivati alla tappa finale del proprio percorso politico, non accettando l’ineluttabilità della cosa, si attaccano a qualsiasi pretesto, pur di rimanere in sella. In Italia, in particolare, i tentativi di costituire un esecutivo raffazzonato, attraverso la squallida e dozzinale pratica della compravendita di senatori, oltre a riconfermare quanto abbiamo già poc’anzi notato, ci troviamo di fronte ad un governo esecutivo che alla presente debolezza, nella prospettiva del voto, vede il classico salto nel vuoto. Questo perché, i nodi stanno cominciando ad arrivare al pettine. Il primo, ma decisivo segnale, è arrivato dall’inchiesta della Procura di Bergamo sulle gravi carenze, dimostrate dall’esecutivo, nella gestione a livello locale (e nazionale) della pandemia. Qualcuno potrebbe anche rispondere con il classico “una rondine non fa primavera”, ma il problema è che, questa inchiesta sulla mala gestione dell’evento pandemico, potrebbe far da battistrada a ben altre conseguenze. Le disastrose conseguenze sull’economia, con la chiusura di tante attività e la conseguente perdita di un cospicuo numero di posti di lavoro, non può esser disgiunta dalla considerazione della continua e flagrante violazione di quelli che sono gli inalienabili diritti dei cittadini, praticata attraverso la sospensione del diritto di libertà di circolazione, di lavoro e di riunione.
Il tutto, effettuato in maniera assolutamente disinvolta e senza tener conto di quella Carta Costituzionale, spiattellata solo quando fa il comodo ad intenti puramente propagandistici ed invece, senza tanti complimenti, messa in disparte, quando la cosa non risulta di gradimento allo status quo. Prova ne sia, quei rilievi mossi verso Aprile 2020, da parte di alcuni settori della Corte Costituzionale, all’indirizzo di un esecutivo, sin troppo propenso a scavalcare i normali procedimenti istituzionali di legittimazione della propria azione politica, tramite la prassi della decretazione, attraverso i famosi Dpcm. Qualcuno potrebbe anche obiettare che, quanto accaduto in Italia, altri non è che il ripetersi di un copione esteso oramai a tutto il mondo, o quasi.
Mentre tutte le nazioni del mondo occidentale, versano in gravi difficoltà di natura economica, la Cina ha considerevolmente incrementato i propri parametri economici, in particolar modo, per quel che riguarda il settore delle esportazioni. Le performances dei mercati finanziari internazionali, hanno visto un forte calo di tutti i titoli azionari, fatta eccezione quelli che riguardano tutto l’indotto farmaceutico e bio tecnologico che, nel caso di alcune aziende, hanno realizzato degli utili netti attorno al 10,57% e più. Oltretutto, il nuovo assetto Usa venutosi a determinare con la presidenza Biden, non potrà che favorire un ritorno alla grande della speculazione finanziaria che, invece, con la precedente presidenza Trump, aveva riscontrato maggiori difficoltà. Tanto per fare un esempio, la vicenda del tentativo di aumento del costo del denaro da parte della Fed, bloccato da un diretto intervento presidenziale, costituisce, in tal senso, una lampante dimostrazione della nostra affermazione. Nonostante questo scenario, apparentemente tutto dalla parte del turbo liberismo globale, i protagonisti della odierna scena politica, come abbiamo già avuto modo di far notare, hanno totalmente perduto di credibilità. Il potere globalista è, oggi più che mai, appeso ad un filo. Basterebbe una decisa e plebiscitaria azione politica ed la costruzione globale, crollerebbe come un castello di carte. Il problema è che, ad oggi, più che mai, si preavverte la mancanza di soggetti politici antagonisti in grado di incidere decisamente sull’attuale status quo. A farla da padrone, il clima di intimidazione e paura, la psicosi del contagio che ha toccato le corde più profonde della pubblica opinione. A dirla tutta, di fronte all’evento pandemico, le varie forze politiche hanno dimostrato inanità e mala fede, più uniche che rare. In primis quella Sinistra che, alimentatasi per decenni del mito di un quanto mai confuso ribellismo libertario, ha finito con il divenire la fedele esecutrice delle disposizioni delle lobbies finanziarie, arrivando, senza tante storie, ad ingabbiare i vari popoli occidentali, inaugurando così una nuova ed inedita forma di neopaternalismo, sulla falsariga della Repubblica “popolare” cinese. Le Destre, invece, A fronte di tutti i propalati slogan sulla difesa delle identità e degli interessi dei circuiti economici legati alla piccola proprietà, hanno mantenuto un atteggiamento di sostanziale quiescenza accettando, de facto, lo status quo inaugurato con la dittatura sanitaria. E’ chiaro che, con forze politiche come queste non ci può essere nessuna speranza di cambiamento ed alcuna forma di dialogo o collaborazione. E qui dovrebbero tornarci utili le categorie della politologia classica.
A guidare una grande istanza di cambiamento, a livello europeo e mondiale, non potranno essere masse popolari anestetizzate da decenni di benessere ed intimidite da un intimidatorio bombardamento mediatico senza precedenti, bensì delle elites,a tal scopo strutturate, proprio sulla falsariga di quanto preconizzato da un Vilfredo Pareto, da un Gaetano Mosca o da un Roberto MIchels, non senza passare per la prassi leninista. Il problema, a parere di chi scrive, sta in una epocale difficoltà da parte di tutte le realtà politiche non conformi a strutturarsi ed organizzarsi debitamente. Una difficoltà derivante dal lascito categoriale novecentesco che, attraverso termini quali Destra o Sinistra pretende ancora di interpretare la realtà, senza però riuscirvi ed inibendo, in tal modo, qualsiasi spinta in direzione di un sostanziale cambiamento. La vera sfida, ad oggi, pertanto, sta nello spostare il baricentro della riflessione e della prassi politica, non più su idee-guida come Destra o Sinistra (che andrebbero invece considerati quali veri e propri prototipi archetipali…) ma, invece, su chi è in favore del Globalismo e chi no, con la coscienza di tutte le debite ricadute, in tutti gli ambiti dell’esistente. Resta il fatto che, stavolta Lor Signori, pur di arraffare l’arraffabile, l’han fatta davvero grossa e non la passeranno liscia. L’ottusa dittatura sanitaria, imposta urbi et orbi, sta già producendo i suoi avvelenati frutti. Malcontento sociale, miseria, degrado e sperequazioni, toccano direttamente la vita di troppe persone, e finiranno, prima o poi, per costituire il propellente in grado di mettere in moto quel profondo e radicale cambiamento di cui noi tutti, chi in modo epidermico, chi in modo più radicato, sentiamo l’impellente necessità.
UMBERTO BIANCHI
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