Quello del tempo e del suo esatto significato, costituisce uno di quei temi su cui si potrebbe dire, che non si è mai trattato a sufficienza. Un tema insidioso, sottile, aperto a mille ed a nessuna soluzione e di cui l’amico Alessandro Orlandi ci ha proposto una breve, ma intensa disamina nella sua ultima fatica “I due volti del tempo”, edito nella collana “I Polifemi
Il tempo finisce così, con l’assurgere giuocoforza, a modalità individuale di percezione del moto della materia dell’universo. Il contemporaneo verificarsi di fenomeni, non è più frutto di un freddo caso statistico, ma della “liquidità” della dimensione temporale che si adatta ai vari stati della materia, sia nelle sue espressioni “macrocosmiche” che, in quelle più propriamente “microcosmiche”, direttamente attinenti alla sfera dell’inconscio, così come osservato da studiosi del calibro di C.G.Jung. La connessione diretta tra le più recondite dimensioni dell’animo umano e la realtà esterna in tutta la sua complessità, porta il discorso sul piano di una conoscenza “altra”.
Tant’è che il nostro Orlandi ci parla di “Tempo della Scienza” e “Scienza del Tempo”, dove il primo è da intendersi in un piano più prettamente fisico, materiale, quantificabile, mentre il secondo afferisce a quella dimensione “altra” a cui abbiamo poc’anzi accennato. E qui, non può non sovvenirci la distinzione operata in ambito greco tra “kairòs” e “aiòn”, ove il primo è inteso quale tempo storico, nella veste di computo delle umane vicende, mentre il secondo ne rappresenta l’aspetto più propriamente atemporale, strettamente legato alla dimensione del mito e dell’avvicendarsi delle vicissitudini degli Dei.
Ma ”Aiòn” o “Zurvan”, è anche il nome della divinità leontocefala iranica, lì messa a simboleggiare quel “tempo senza tempo”, la cui valenza di fluida inanità, altro non fa che riportarci alle misteriose connessioni che legano tra loro i vari aspetti della realtà. Ed a soccorso di questa impostazione, l’Orlandi ci porta tre eloquenti esempi: l’I-Ching, i Tarocchi e l’Astrologia. Tre pratiche differenti, accomunate però da una impostazione di base: la stretta correlazione tra la dimensione dell’umano microcosmo ed quella del macrocosmo, in grado di condizionarsi reciprocamente, conferendo una valenza non più casuale alla sincronicità di certi eventi, riconfermando ( se mai ve ne fosse stato bisogno), la natura quanto mai relativa di certe presuntuose asserzioni scientifiche, troppo spesso ed ancora, caratterizzate da un bieco e cieco deterministico meccanicismo. Ad onor del vero, va però ricordato che non solo la Teoria della Relatività (successivamente eretta a vera e propria assiomatica da parte di un mondo accademico “politically embedded”…) o quella della Quantistica, hanno aperto un primo spiraglio all’interno del rigido ambito della scienza ufficiale, ma anche le teorie di Karl Popper e la Teoria della Complessità, all’insegna della quale, si sta effettuando una lenta revisione di molti aspetti delle varie branche del sapere.
Al di là delle varie elaborazioni e dei vari piani, attraverso i quali si può cercare di dare una risposta il più possibile attinente alla realtà, l’intero discorso rimane comunque pervaso da un sottile alone di mistero che fa sì che, proprio quando ci sembra di aver intravisto una risposta,il quadro fa facendosi confuso e fluido, più che mai. E forse proprio questo è il segreto dell’umano sapere: il voler tendere indefinitamente a raggiungere l’irraggiungibile, al pari del tentativo di un corridore di raggiungere la linea dell’orizzonte dove sta tramontando il sole…
UMBERTO BIANCHI