Un punto sul quale ho visto che l’amico Steno Lamonica insiste molto nei suoi scritti, è la filiazione del comunismo dal cristianesimo. E’ un concetto su cui non si può che convenire: tutta la modernità coi suoi fenomeni degenerativi deriva dal cristianesimo. E’ un punto su cui, pur condividendolo, io non ho insistito particolarmente a sottolineare per un motivo preciso: il crollo dell’Unione Sovietica e dei sistemi comunisti nell’Europa orientale (non però in Cina, a Cuba, in Corea del nord) potrebbe produrre in qualcuno l’errata impressione che il problema sia ormai sostanzialmente risolto, mentre in realtà non è stato risolto nulla e in questi venti anni le cose non hanno fatto che peggiorare.
La situazione di conflitto fra comunismo e americanismo ha fatto sì che le due branche della modernità anti-tradizionale e anti-europea in qualche misura si neutralizzassero a vicenda. E’ solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica che hanno preso avvio la globalizzazione, il PNAC (“Project for a New American Century”, il piano americano di dominio planetario) e il riversarsi – chiaramente manovrato – delle masse umane di migranti dal Terzo Mondo allo scopo di stravolgere la sostanza etnica dell’Europa. Tutte cose che non potevano essere attuate finché esisteva l’Unione Sovietica, perché avrebbero fatalmente spinto per reazione gli Europei occidentali in braccio a quest’ultima.
Il comunismo, palesemente, era destinato a essere la punta di diamante e il beneficiario definitivo di un piano di assoggettamento planetario, tuttavia qualcosa non deve essere andato come inizialmente previsto. Probabilmente “lo scostamento” si è verificato con l’ascesa al Kremlino di Stalin che ha spazzato via la nomenklatura della prima ora, folta di elementi ebraici da Stalin tenuti in sospetto perché correligionari del suo nemico Lev Trockij. Di sicuro c’è il fatto che alla conclusione del secondo conflitto mondiale emerse con chiarezza la spaccatura fra i vincitori che portò a quel mezzo secolo di stallo che conosciamo come Guerra Fredda.
Oggi a portare avanti il progetto totalitario di domino mondiale è una potenza dichiaratamente cristiana, gli Stati Uniti d’America, e questo se non altro ha il pregio di dissipare tutta una serie di equivoci. Quel che rimane oggi del comunismo è strettamente funzionale agli interessi del grande capitale internazionale ma soprattutto USA, come ben dimostra l’esempio della Cina oggi grande “mercato del lavoro” di braccia a bassissimo prezzo per l’industria americana. Sembra proprio che l’alleanza che strangolò l’Europa nel 1945 si sia oggi riformata.
Nel prosieguo di questo articolo vedremo di capire cosa sia l’americanismo, il cristianesimo made in USA e perché lo si debba ritenere una forma di totalitarismo, ma prima ancora sarà bene capire quanto sia totalitario il cristianesimo in genere e innanzi tutto avere chiaro cosa significhi totalitarismo.
Noi tendiamo a confondere totalitarismo e dittatura, al punto che spesso i due termini sono usati come sinonimi; invece si tratta di due cose affatto differenti. Per dittatura si può intendere qualsiasi forma di regime non democratico, mentre il totalitarismo è qualcosa di più e di diverso, un potere autocratico che tende a rimodellare per i propri fini il corpo sociale ed entrare pesantemente nella vita delle persone, su cui intende esercitare uno stringente condizionamento.
Il fascismo, ad esempio, era una dittatura ma non era un regime totalitario. Gli storici che oggi studiano in maniera imparziale l’era fascista, regolarmente si stupiscono di quanto poco il fascismo interferisse nella vita privata delle persone, di quanta libertà fosse accordata a chiunque non fosse un oppositore dichiarato del regime (compresa quella di metterne in caricatura gli aspetti deteriori, che ci sono dappertutto, si pensi a Petrolini, che il regime non osteggiò mai, mentre il “democratico” De Gasperi doveva “democraticamente” mandare in galera Guareschi per una vignetta, e in anni più recenti un altro campione di democrazia, Massimo Dalema cercò di fare altrettanto con Forattini).
Si ha l’impressione che il fascismo sia stato anche troppo tollerante verso forze estranee ad esso che lasciò sussistere: la monarchia, il grande capitale, la Chiesa cattolica, le stesse che al momento della prova decisiva gli si rivoltarono contro, pugnalando alla schiena anche l’Italia.
Altre volte mi è capitato di esprimere il concetto che il cristianesimo cattolico e protestante sono due mali, due versioni dello stesso male, fra cui è molto difficile o impossibile scegliere il minore. Se infatti il protestantesimo non ha, come il cattolicesimo nella Chiesa, un’istituzione rigida, gerarchica e dogmatica in grado di esercitare un pesante potere d’interferenza nella vita civile degli stati “cattolici”, nel protestantesimo è presente un’ossessione biblica che generalmente nei Paesi “cattolici” non si riscontra.
Si ha l’impressione che nei Paesi cosiddetti cattolici la religione, mentre per la parte meno acculturata della società significa l’adesione a una serie di pratiche superstiziose (padre Pio, le madonne, il sangue di San Gennaro), per lo strato dei fedeli di cultura medio – alta essa sia semplicemente l’ossequio a un’istituzione di potere che non provoca un grosso coinvolgimento emotivo, tuttavia non dobbiamo sottovalutare il potere del cristianesimo di costituire una vera e propria gabbia mentale che rende letteralmente incapaci di concepire altre forme di pensiero, in materia di religione ma anche altrove.
Sarebbe umoristico se non fosse tragico ascoltare un cristiano quando parla delle altre religioni. A sentirli parlare, non solo l’universalità del fenomeno religioso sarebbe una dimostrazione dell’esistenza di Dio – del loro Dio – ma quello che sembra variare da una cultura e da una religione all’altra, non è in sostanza che il nome della divinità: Gli islamici adorano Allah, i taoisti cinesi il Tao, i buddisti Buddha, eccetera; danno l’impressione di pensare che basterebbe qualche piccolo aggiustamento in perfetti cristiani.
Basta osservare le cose un po’ più da vicino per capire che le cose stanno in maniera del tutto differente: continuando per assurdo a usare termini abramitici per riferirsi a culture molto distanti dall’eredità di Abramo, dovremmo concludere che induisti e scintoisti sono idolatri, e buddisti, confuciani e taoisti atei; né più né meno.
In realtà, qui viene fatto una specie di gioco delle tre carte; quello che è universale è l’anelito umano alla trascendenza e al sacro, non la forma particolare delle religioni abramitiche (presunte discendenti da Abramo), che in effetti non sono condivise da più di un terzo dell’umanità, e si è disinvoltamente scambiata una cosa per l’altra.
La stessa incomprensione che i cristiani manifestano per le culture extraoccidentali e le religioni non abramitiche, la mostrano per l’antichità pre-cristiana. E’ una cosa che risulta sorprendente per coloro che non hanno esperienza di questo ambiente, ma nella scuola italiana esiste una vera e propria lottizzazione delle competenze, per la quale mentre l’insegnamento e la stesura dei manuali per lo studio della storia sono un appannaggio marxista, la filosofia è invece di competenza cattolica. La stessa incomprensione, dicevo, che i cristiani manifestano nei confronti delle culture non occidentali e delle religioni non abramitiche, la ritroviamo tale e quale riguardo al pensiero antico pre-cristiano, e anche qui la cosa sarebbe umoristica se non fosse tragica.
Leggendo come questi manualisti cattolici spiegano la filosofia antica, apprendiamo che Senofane, Platone, Aristotele erano giunti al monoteismo, ma non avevano potuto arrivare al concetto di un Dio personale. In realtà, quello che viene presentato come l’ulteriore e definitivo progresso dello spirito umano conseguente alla rivelazione cristiana, non è che un rozzo antropomorfismo che testimonia l’arretramento speculativo avvenuto con la cristianizzazione, il “divino artigiano”, il Dio che avrebbe plasmato il mondo come gli uomini fabbricano i loro oggetti. Prima ancora dei tre filosofi “monoteisti” summenzionati, l’idea del Fato o del Brahman come forza trascendente impersonale sottesa all’ordine delle cose, rivela nel paganesimo antico e nell’induismo una profondità speculativa del tutto estranea agli antichi Ebrei progenitori delle religioni abramitiche.
Esattamente come accade ai totalitarismi politici, la presunzione e l’arroganza dottrinali finiscono per comportare un sistema totalmente oppressivo e liberticida sul piano pratico.
Non varrebbe nemmeno la pena di ripeterlo per l’ennesima volta: la storia della cristianizzazione dell’Europa è una storia di violenza quasi inenarrabile, da far scomparire i totalitarismo del XX secolo: le persecuzioni con cui Costantino e Teodosio, poi gli imperatori bizantini fino a Giustiniano, cristianizzarono l’impero romano facendo diventare un delitto passibile di morte continuare a seguire la religione dei padri, le campagne carolinge contro i Sassoni e quelle dell’Ordine Teutonico contro gli Slavi, sempre basate sul principio della conversione a fil di spada, la crociata contro gli Albigesi nel XIII secolo che distrusse la Provenza medievale, poi i roghi dei cosiddetti eretici e delle cosiddette streghe. La Chiesa cattolica ha conquistato l’Europa come un esercito invasore e l’ha tenuta sotto controllo come un esercito occupante. Quando non ha potuto più farlo, è iniziata, lenta ma progressiva e con ogni probabilità irreversibile, la laicizzazione o, per chiamare le cose con il loro nome, la s
cristianizzazione: l’Europa rigetta via da sé il cristianesimo come quel corpo estraneo che effettivamente è.
cristianizzazione: l’Europa rigetta via da sé il cristianesimo come quel corpo estraneo che effettivamente è.
Lo studioso tedesco Karl Heinz Dreschner è da anni impegnato nella stesura di una Storia criminale del cristianesimo di cui sono già usciti alcuni volumi. La cosa notevole è che quello che in origine doveva essere un libro, sotto le mani dell’autore si è presto allargato alle dimensioni di un’enciclopedia.
In definitiva non esiste nessuna invenzione del totalitarismo moderno che il cristianesimo non abbia cristianamente anticipato, comprese le più atroci come i campi di concentramento. Nel libro La distruzione dei templi, lo scrittore greco Vlasis Rasias ci racconta la brutale violenza con cui gli imperatori cristiani estirparono la religione antica, e ci fa conoscere una realtà che gli storici di solito preferiscono ignorare: i lager cristiani:
“Anno 359 – In Skytopolis, Siria, i cristiani organizzano il primo campo di concentramento per la tortura e l”esecuzione dei pagani arrestati in qualsiasi parte dell’Impero (…).
Anno 370 – L’imperatore Valente ordina una tremenda persecuzione contro i pagani in tutta la parte orientale dell’Impero. Ad Antiochia si giustizia, in mezzo a molti altri pagani, l”ex governatore Fidustius e i sacerdoti Hilarius e Patricius. Si bruciano numerosi libri nelle piazze delle città dell’Impero dell’est. Si perseguitano tutti gli amici di Giuliano (Orebasius, Sallustius, Pegasius, ecc.). Viene bruciato vivo il filosofo Simonides e decapitato il filosofo Maximus.
Anno 372 – L’imperatore Valente ordina al governatore dell’Asia Minore di sterminare tutti gli ellenici e tutti i documenti relativi al loro sapere (..).
Anno 385 fino al 388 (…). Migliaia di innocenti pagani in tutto l’Impero vengono martirizzati nel terrificante e orribile campo di concentramento di Skythopolis” (1).
Tuttavia a mio avviso il punto che conta davvero non è tanto tutto ciò, quanto il fatto che questa lunga storia invereconda di inganni, soprusi e violenza, e questo è un fatto che dobbiamo capire una volta per tutte, non è una deviazione rispetto al “messaggio cristiano” alla “buona novella” annunciata dal vangelo, ma niente altro che la sua concreta applicazione.
Oggi i cristiani hanno adottato perlopiù un “profilo basso”, mostrandosi come la quintessenza della mitezza della mansuetudine, della disponibilità al dialogo, e questo può far passare inosservato il nucleo centrale totalitario della loro dottrina, che però basta grattare un po’ sotto la superficie per riscoprire.
Prendiamo una frase di uso comune, il cui uso ricorrente ha creato un’apparenza d’innocenza e di innocuità, “i cristiani e le bestie”. I sottintesi, che trovano perfetta rispondenza sul piano storico, sono terribili, essa significa alla lettera che solo il cristiano, battezzato e fedele alla Chiesa cattolica, può essere considerato uomo.
Vorrei citare un episodio in cui parecchi anni fa mi sono imbattuto per caso: mi trovavo in biblioteca alla ricerca di un libro. Mentre ero intento a questo lavoro, mi capitò casualmente fra le mani un testo che non aveva nulla a che fare con quel che cercavo, era l’autobiografia di una scrittrice italiana, e mi misi a sfogliarne per curiosità le prime pagine. Purtroppo non ricordo di chi si trattasse, sono passati diversi anni da allora, e non ho pensato di prendere appunti né che avrei potuto utilizzare la cosa in uno scritto come il presente.
Questa signora era nata negli anni ’30 dello scorso secolo. I suoi genitori erano entrambi di idee laiche, e avevano deciso di non battezzarla, ma la dovettero battezzare di corsa. Era successo che la madre non aveva latte, e fu quindi necessario ricorrere a una balia. Ne trovarono una di famiglia contadina, che subito chiese:
“Dov’è il certificato di batt
esimo della bambina?”
esimo della bambina?”
Alle reazioni sorprese dei genitori, rispose:
“Non vorrete che mi attacchi al seno una bestiolina?”
Così i genitori, volenti o nolenti, dovettero farla battezzare in tutta fretta.
Dobbiamo considerare che la Chiesa cattolica si riteneva a tutti gli effetti la rappresentante esclusiva di Dio in Terra, ed in quanto tale rivendicava il diritto di amministrare, spiritualmente e materialmente, ogni cosa esistente sulla Terra, che solo con il battesimo ed alla precisa condizione di mantenersi devoto seguace della Chiesa stessa, l’uomo riceveva personalità giuridica, e che per conseguenza, ciò che appartiene a un pagano è una res nullius di cui la Chiesa può liberamente disporre, e che perciò può dare in concessione (sempre revocabile) al momento del battesimo a chi l’ha fin allora sempre posseduta. Noi vediamo un’eco di questa concezione nell’atteggiamento degli storici che si occupano dell’alto Medio Evo: capita che quello che prima era un “capotribù” viene promosso a “re” al momento del battesimo, diventa addirittura il primo sovrano ed il fondatore della propria dinastia anche se era salito su un trono che i suoi antenati detenevano già da secoli. È successo con Clodoveo re dei Franchi, è successo anche, ad esempio, con Stefano I d’Ungheria, divenuto, dopo essersi convertito, “primo re” di una nazione che i suoi antenati governavano da secoli.
Poiché solo il cristiano era considerato “uomo”, poiché ciò che apparteneva a dei non cristiani era res nullius, la Chiesa si riteneva libera di farne dono a chi volesse, così ad esempio fu “fatto” re di Sicilia il normanno Roberto il Guiscardo molto prima che questi togliesse l’isola ai saraceni, e la successiva conquista non fu affatto una conquista, un’usurpazione, una rapina: un uomo sarà pure libero di sbarazzarsi delle “bestie” che infestano la sua proprietà. È da notare che nello stesso modo furono “date” ai Normanni le terre dell’Italia meridionale che appartenevano agli “eretici” bizantini, dal che si arguisce che la condizione per essere ritenuto “cristiano” e quindi realmente “uomo” non è credere in Cristo, ma ubbidire al papa.
Ciò non rappresenta comunque un’acquisizione definitiva perché assieme alla “grazia del battesimo” la Chiesa si riserva sempre il diritto di revocare la proprietà di un uomo su ciò che possiede, od almeno di sospenderla, ed è questo il motivo per il quale la scomunica (letteralmente “esclusione dalla comunità” dei credenti) o anatema (termine che ha lo stesso significato e viene dal greco ana – temno, “tagliare via”) era un’arma così potente nelle mani della Chiesa medievale, temuta in particolare dai sovrani, perché faceva venire meno il giuramento di fedeltà dei feudatari, che di solito non aspettavano di avere altro che il pretesto per ribellarsi, in modo da conseguire maggiore autonomia e potere.
Appunto in ragione delle scomuniche inflitte all’imperatore Federico II ed a suo figlio Manfredi, la Chiesa si ritenne in diritto di trasferire nel 1266 il regno di Sicilia dalla casa di Svevia a quella d’Angiò, ed è da notare il particolare, che merita di essere ricordato ad imperitura vergogna di questi sedicenti rappresentanti terreni della divinità, che il corpo di Manfredi, caduto alla testa dei suoi uomini nella battaglia di Benevento, e sepolto dai suoi soldati, fu fatto disseppellire e buttare fra i rifiuti dalle autorità ecclesiastiche: uno scomunicato, “una bestia” non aveva il diritto alla sepoltura.
Stiamo parlando di una delle vicende più gravi, delle pagine più nere della nostra storia plurimillenaria, dove meglio si vede che la Chiesa ha agito sull’Italia come un tumore o un parassita. Dobbiamo essere consapevoli di che cosa significò questo evento per l’Italia, di quale prezzo pagammo e continuiamo ancora oggi a pagare per la bassezza ecclesiastica, l’ambizione dei papi, la mancanza di scrupoli dei “pastori” del “gregge cristiano”.
Fino ad allora, il nostro meridione era la parte più avanzata della Penisola, favorito dagli scambi commerciali e culturali con Bisanzio e con il mondo islamico che allora era più progredito dell’Europa. I Normanni e poi gli Svevi vi avevano creato un moderno stato accentrato. Come lo stato solido ed accentrato creato in Inghilterra dal normanno Guglielmo il Conquistatore sarebbe divenuto una delle maggiori potenze d’Europa, il regno normanno-svevo dell’Italia meridionale che presentava con quest’ultimo delle forti analogie, era incamminato sulla strada di un’analoga importanza politica e floridezza. Le Tavole Melfitane promulgate dall’imperatore Federico II ne furono il coronamento giuridico; con esse s’introdiceva, se non proprio una costituzione moderna, una legislazione uniforme che era di quanto più avanzato esistesse allora in Europa.
La fioritura artistica testimoniata ancora oggi dal duomo di Palermo e da quello di Monreale è una prova di questa stagione eccezionale del nostro meridione, così come lo è il fatto che fu alla corte palermitana che cominciò, con Cielo d’Alcamo e Jacopo da Lentini a nascere la letteratura in lingua italiana, od anche il fatto che la più antica scuola europea considerata di livello universitario sia stata la scuola di medicina di Salerno, istituita sempre da Federico II, grande sovrano illuminato, se mai ve ne furono prima del XVIII secolo.
L’invasione angioina chiamata dalla Chiesa precipitò il nostro meridione in un baratro da cui non è più uscito Al seguito di Carlo d’Angiò arrivò una masnada di avventurieri francesi pronti a trasformarsi in un ceto baronale avido e distruttivo come uno sciame di cavallette, che trapiantò di colpo nel nostro meridione che fino ad allora ne era stato praticamente esente, gli aspetti più retrivi ed ormai anacronistici del feudalesimo.
Ecco cosa scrive al riguardo lo storico Scipione Guarracino:
“Se il feudalesimo aveva avuto capacità ricostruttive nell’Europa delle grandi pianure cerealicole, trapiantato nel difficile ambiente mediterraneo ebbe solo effetti disgregatori e la nobiltà feudale venuta al seguito di Carlo d’Angiò, dopo la prima ondata dei baroni normanni duecento anni prima, spezzò definitivamente le possibilità dell’urbanesimo meridionale, che potevano essere solo quelle dell’iniziativa commerciale forte e dinamica. Sotto Carlo d’Angiò il surplus delle ristrette pianure fertili fu avviato verso i consumi delle città del centro-nord, mentre i privilegi e i monopoli mercantili concessi ai toscani trasformarono rapidamente l’intero regno in una “economia dominata”. Nel XIII secolo e in un ambiente inadatto il feudalesimo era ormai solo causa di decadenza, mentre la sua funzione era già terminata da un pezzo nell’Europa settentrionale. La nobiltà del Mezzogiorno italiano, di un paese cioè costretto a essere povero, sarebbe stata in futuro la più parassitaria, la più passiva che si possa immaginare” (3).
Le conseguenze a lungo termine le paghiamo ancora oggi, e tutte le volte che si parla dell’arretratezza del meridione, ricordiamoci a chi la dobbiamo.
Già in epoca rinascimentale il grande Niccolò Machiavelli (un grande pensatore ed una grande anima di italiano, che non a caso continua ad essere ingiustamente calunniato dalla cultura clericale) aveva individuato in modo assolutamente corretto nella Chiesa la causa prima delle sventure italiane: la Chiesa cattolica non era mai stata abbastanza forte da unificare l’Italia sotto di sé, ma abbastanza forte da impedire che qualcun altro lo facesse e dotata di abbastanza prestigio da richiamare come suo “campione” un invasore straniero sul nostro suolo, da Carlo Magno a Napoleone III passando per Carlo d’Angiò. Si comprende che è solo l’ignoranza della nostra storia antica e recente a impedire alla maggior parte dei nostri connazionali di vedere che esiste una contraddizione, un conflitto totale fra l’essere italiani e l’essere cattolici.
Tuttavia oggi non è su questa sponda dell’Atlantico che il cristianesimo mostra oggi il suo aspetto più violento e virulento.
A uno sguardo superficiale sembrerebbe che non possa esistere un mondo con maggiore pluralismo religioso degli Stati Uniti, dove una miriade di chiese, sette, conventicole si contendono “il gregge dei credenti”. In realtà questa situazione scarsamente comprensibile in termini europei, non testimonia altro che la mancanza di carisma in ciò che gli yankee intendono per religione, là chiunque può aprire una Chiesa come un negozio o un’impresa economica. Tuttavia questo pluralismo apparente ha lo stesso valore del pluralismo politico in un ambiente in cui l’unica discriminante fra “la destra” e “la sinistra” sembra essere la questione se concedere o meno alle coppie omosessuali il diritto di sposarsi e di adottare.
Tutte queste diverse “religioni” sono infatti subordinate a quella che potremmo chiamare la “religione americana”, un mix anch’esso scarsamente traducibile in termini europei di “religiosità” e “patriottismo” che mescola il saluto alla bandiera con la preghiera nelle scuole, il Giorno del Ringraziamento e il Columbus Day, Gesù Cristo e lo Zio Sam.
Per gente assolutamente priva sia di capacità speculative sia di senso della trascendenza, anche “la religione” non avrebbe significato se non avesse conseguenze immediatamente pratiche, che in questo caso consistono nel confermare il senso di superiorità che il superuomo yankee prova nei confronti dei subumani che popolano il resto del pianeta.
La religione americana è nettamente veterotestamentaria, al punto che dovremmo chiederci se la si possa realmente considerare una forma di cristianesimo, visto che ignora quasi del tutto il vangelo, o se è piuttosto di un neo-giudaismo che si dovrebbe parlare, ma dopotutto, questo è un problema dei cristiani (o dei giudeo-cristiani, o dei giudeo-americani, fate voi) non nostro, anche se la mia impressione è che gli yankee abbiano ancor meno titolo a essere considerati cristiani degli islamici, che dopotutto dedicano molto spazio alla figura del “profeta Issa”.
Nel XVII secolo uno scrittore inglese (mi scuso di non ricordarne il nome) inventò la favola che gli anglosassoni sarebbero i discendenti delle dieci tribù perdute di Israele. Questa favola che non ha nessun fondamento né storico, né antropologico, né linguistico né di altro genere, diventò il mito fondante della pseudo-nazione americana. Quando gli yankee sostengono di essere il “Nuovo Israele”, state sicuri che con ciò non intendono assolutamente nulla di metaforico.
Miguel Martinez, detto Kelebek, che, essendo di origine messicana, gli yankee li conosce bene, ha scritto in un articolo pubblicato sul suo sito www.kelebekler.com , L’anticristo circasso:
“Gli USA hanno avuto molto a che fare con la Bibbia, ma poco con Platone, Tommaso d’Aquino, al-Ghazali o Voltaire. (…).
In altri paesi, è un luogo comune dire che gli Stati Uniti sono un “paese nuovo privo di storia.” In realtà la storia c’è, solo che è largamente biblica. Se altrove si guarda indietro verso i Celti e gli Etruschi, gli statunitensi guardano indietro verso gli antichi Israeliti; le guerre di Davide sono anche le loro guerre” (3).
La bibbia, lo sappiamo, è un testo che è stato scritto soprattutto per gratificare il feroce egocentrismo tribale degli antichi Ebrei che, convinti di avere un rapporto speciale con la loro inverosimile divinità, si erano persuasi che questa avesse dato loro “in pasto” i popoli che avevano distrutto insediandosi nella Palestina: Filistei, Cananei, Aramei e via dicendo. Allo stesso modo dell’antico Israele, ritenendosi per speciale concessione di Dio, dispensato dalle norme dell’umanità e della pietà (c’è proprio una corrente cristiano-sionista che si denomina dispensazionismo) il Nuovo Israele americano ritiene di poter giustificare quanto meno ai propri occhi il massacro di qualcosa come 5 – 7 milioni di Nativi Americani (“Pellirosse”), un genocidio che non ha nulla da invidiare a quello che il processo di Norimberga ha addossato alla parte perdente la seconda guerra mondiale.
Questo spirito brutale, di una carica di violenza che noi stentiamo a immaginare, è stato ben reso da Richard Dawkins che nel suo testo L’illusione di Dio ha riportato alcuni stralci della violenza sottintesa al cristianesimo yankee, violenza che è la stessa degli uccisori di Ipazia, degli aguzzini di Skytopolis, dei crociati che distrussero la Provenza catara, degli inquisitori che mandavano al rogo “eretici” e “streghe”, il volto più autentico del cristianesimo. Si tratta di passi di alcune lettere ricevute da lui o da altri liberi pensatori da lettori statunitensi:
“Avete una bella faccia tosta. Vorrei prendere un coltello, sbudellare voi idioti e urlare di gioia mentre i visceri vi escono dalla pancia. State fomentando una guerra santa in cui un bel giorno io e altri come me avremo il piacere di passare all’azione”.
“Mi conforta sapere che la punizione che Dio vi assegnerà sarà mille volte più grande di qualunque punizione possa infliggervi io. Il bello è che soffrirete in eterno per peccati di cui non vi rendete nemmeno conto. La collera di Dio sarà senza pietà. Spero per il vostro bene che la verità vi sia rivelata prima che il coltello vi penetri nella carne. Voi atei non avete idea del castigo che c’è in serbo per voi. Ringrazio Dio di non essere voi”.
“Feccia adoratrice di Satana. Facci il favore di crepare e andare all’inferno. Spero che ti becchi una malattia dolorosa come il cancro al retto e muori di una morte lenta e atroce, così incontri il tuo Dio, Satana” (4).
E’ il cristianesimo una religione basata sull’amore? Da questi passi, proprio non si direbbe, si direbbe piuttosto una religione basata sull’odio, e ci sono due millenni di storia a testimoniare che questo è il suo volto autentico, non la maschera buonista ostentata dal cattolicesimo odierno.
I cattolici, soprattutto della specie tradizionalista, professano oggi una grande simpatia per gli Stati Uniti. Di fronte all’incalzare del neo-paganesimo, del laicismo, delle religioni extraeuropee portate dagli immigrati, islam in testa, sono convinti di aver trovato un alleato, una sponda, ma è proprio da lì che con ogni probabilità arriverà loro il colpo più duro. Ciò che costoro si ostinano a non capire, è che un sistema totalitario non può tollerare centri di potere autonomi.
Gli Stati Uniti hanno acquisito sul mondo cosiddetto occidentale l’egemonia politica, economica e militare, e mirano chiaramente ad acquisire anche quella religiosa esautorando da questo ruolo la Chiesa cattolica. Un primo attacco è venuto sollevando la questione dei preti pedofili. Non è che il problema non sia reale, ma quello che importa, è capire perché sia stato sollevato con tanta enfasi proprio negli Stati Uniti e in tempi recenti.
Il problema è sempre esistito, sempre e dovunque, è il portato inevitabile di una Chiesa che impone a coloro che formano i suoi ranghi un atteggiamento innaturale verso la sessualità e/o recluta i propri adepti fra coloro che hanno una sessualità deviata.
In genere non sono mai state comminate ai preti pedofili sanzioni più pesanti dello spostamento in altra sede; in compenso il diritto canonico prevede il crimen sollicitationis, ossia il “delitto” commesso da coloro che denunciano gli abusi commessi dagli ecclesiastici: le vittime sono trasformate in rei. E’ sempre accaduto e lo si è sempre saputo, e allora perché si è deciso proprio ora di sollevare il velo su ciò?
Un altro attacco più sottile è stato portato con la pubblicazione e la diffusione a livello planetario con grande impiego della grancassa mediatica, di un romanzo assolutamente mediocre, ma che contiene non solo un deciso (e meritato) attacco alla Chiesa cattolica e ad alcune fra le sue istituzioni più ambigue come l’Opus Dei, ma prospetta un nuovo (per noi Europei) modello di cristianesimo o cristiano-americanismo, con un Gesù sposato che forse non è morto sulla croce, con Maria Maddalena personaggio molto più importante di quanto finora ci abbiano raccontato (per la gioia delle femministe) che forse era nientemeno che la moglie di Gesù, con i re merovingi che forse erano i discendenti di Cristo, traditi dalla Chiesa a vantaggio degli usurpatori carolingi, il disegno insomma di un cristianesimo alternativo venato di new age e femminismo, americaneggiante e rispetto al quale la Chiesa cattolica appare spiazzata e screditata. Questi certamente non sono che dei ballon d’essai, il più deve ancora venire.
Dovevamo essere nel 1987 o nel 1988. Il presidente sovietico Michail Gorbacev si era recato nella cattedrale di San Basilio a Mosca per annunciare il pieno ripristino della libertà religiosa in Russia. Il patriarca moscovita Alessio II nel suo discorso “di ringraziamento” gli tolse (e ci tolse) qualsiasi illusione che l’arroganza ecclesiastica sia limitata al mondo cattolico.
“Fra mille anni”, disse, “Quando voi non ci sarete più, noi ci saremo ancora”.
Io ho sempre odiato il comunismo, ma in quel momento mi sentii solidale con il povero Gorbacev.
“Ma come?”, mi venne da pensare, “Quest’uomo viene spontaneamente, senza esservi obbligato, a portarvi quella libertà che avete agognato per settant’anni, e tu lo umili con la tua presunzione di superiorità che non ti deriva da niente altro che dall’indossare una tonaca?”
Il patriarca moscovita aveva colto un punto essenziale: la storia di una religione si misura in millenni, quella di un’istituzione politica in decenni o al massimo in secoli, e il confronto era quindi squilibrato in partenza.
Tuttavia non credo che la profezia di Alessio II si realizzerà.
o:p>
Il cristianesimo cattolico e forse anche quello ortodosso sono agli sgoccioli.
Sarà il giudeo-cristianesimo “made in USA”, la diffusione dell’islam e delle altre religioni esotiche portate dall’immigrazione, sarà la laicizzazione e l’indifferentismo religioso conseguenza di una religione imposta con la forza quando non ha più potuto essere inculcata con metodi violenti, sarà la rinascita neopagana che si profila sempre più chiara fra gli europei autentici, sarà la combinazione di tutte queste cose, ma se non noi, i nostri figli avranno la soddisfazione di vedere la scomparsa degli eredi di coloro che hanno voluto estirpare dall’Europa la sua spiritualità nativa.
NOTE
1. Vlasis Rasias: La distruzione dei templi (estratto), sito della Congregazione degli Ellenici, 13.4.2006
2. Scipione Guarracino, Storia dell’età medievale, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 1992.
3. Miguel Martinez, L’anticristo circasso, sito Kelebek, www.kelebekler.com
Richard Dawkins, L’illusione di Dio, Mondadori, Milano 2006, pag. 210-211.
12 Comments