L’Occidente ed il mondo intero, stanno conoscendo una nuova ed inedita minaccia, peggiore dei vari virus naturali o da provetta che siano, peggiore di tutte le guerre sinora scatenatesi sul nostro infelice globo, peggiore di tutte le mafie di questo mondo, peggiore addirittura della tanto paventata minaccia dei mutamenti climatici… è una minaccia sottile, impalpabile, proprio perché ricoperta e nascosta da una narrazione continua, ossessionante, monocorde.
E quale sarà mai il nome di cotanta pericolosa ed esiziale minaccia? E quale il suo impatto sul nostro quotidiano vivere? Esiste una sola e ben calzante definizione per ben delinearne il contorno ed è quella di “buonismo” o, se vogliamo usare un neologismo anglosassone (che sicuramente fa tanto “trendy” …), potremmo chiamarla “politically correct”. È una specie di febbre isterica che trova la sua esatta origine, in una percezione deformata e distorta di tutto quel substrato socio-giuridico che, dall’antica Roma in poi, costituisce la base degli ordinamenti europei ed occidentali in genere, costituita dall’idea della centralità della persona e dei suoi diritti.
Un’idea che, con l’accelerazione del processo di economicizzazione del mondo intero, ha assurto ad una vera e propria forma di ipertrofia di un “ego”, sempre più rivolto a sé stesso ed alla sfrenata soddisfazione delle proprie pulsioni, sempre meno avendo riguardo all’osservanza di linee di condotta, in grado di garantire quell’autocontrollo necessario all’osservanza di doveri e limiti, invece alla base dell’edificazione di quell’ “io forte” o “sé” che dell’ “ego desiderante” rappresenta l’esatto contraltare.
Se sul piano sociale e sul piano delle relazioni interpersonali, a far le spese di quanto detto sono istituzioni come il matrimonio o gli stessi rapporti di coppia e la famiglia o lo stesso equilibrio psico fisico di individui sempre più deboli e carenti, attraverso il subliminale incoraggiamento al consumo di droghe o consimili sostanze psicotrope, ma anche attraverso una martellante ed altrettanto subliminale diffusione di messaggi pubblicitari, volti ad esaltare e magnificare qualsiasi tipo di sfrenata soddisfazione di quell’ “ego”, di cui abbiamo poc’anzi parlato.
Tutto questo, al fine di distrarre le singole coscienze dai problemi reali, il cui prender coscienza, potrebbe costituire una concreta minaccia per lo “status quo”. Ma questa impostazione, non si riflette solamente sul piano meramente personale o, al massimo, su quello delle relazioni interpersonali e sociali che dir si voglia, bensì anche e principalmente su quello politico. Ed a farne le spese sono l’idea di un pensiero “forte” in grado di rispondere alle sollecitazioni della Modernità, erigendosi a difesa e ad elemento di coesione di una comunità nazionale e delle sue istituzioni, su tutti i piani: da quello politico a quello socio economico.
E così l’esser contrari all’immissione coatta di migliaia e migliaia di diseredati e sradicati provenienti dal Terzo Mondo, al fine di sostentare l’infame pratica del lavoro servile e la manovalanza nel mondo del crimine, è considerato “tout court” razzismo, dimenticando, invece, quanto tale pratica rappresenti una vera e propria spoliazione delle risorse umane di quello stesso Terzo Mondo. E così, l’esser contrari all’uso delle droghe, in caotici raduni abusivi, al termine dei quali si contano spesso decine di ricoveri ospedalieri, è considerata una arbitraria forma di autoritarismo e limitazione alle libertà personali.
E così, di converso, il contestare provvedimenti repressivi e di forte limitazione delle libertà personali, emessi con la scusa della pubblica salute (come nel caso dell’emergenza pandemica…) o il rifiutare dei quanto mai incostituzionali obblighi sanitari, è considerato degno di reprimende ed esecrazioni, in totale incoerenza con il continuo spiattellare principi democratici e costituzioni nostrane, a panacea e cura di tutti i mali del mondo.
E così sul piano delle relazioni internazionali, il porsi in contrasto con le decisioni e le linee guida del Nuovo Ordine Mondiale, è foriero di dure reprimende e gravi sanzioni. È il caso della Federazione Russa, ora addirittura additata, da parte dell’Europetta di Bruxelles, a stato “terrorista”. Il tutto dimenticando il fatto che, la reazione militare contro l’Ucraina, è stata scatenata dalla manifesta intenzione di quest’ultima , di entrare a far parte della Nato, in una funzione apertamente avversa al proprio potente vicino di casa che, vista la prospettiva di trovarsi puntati sotto il, naso i missili dell’alleanza e visto il perpetrarsi degli attacchi da parte del regime di Kiev contro le inermi popolazioni russofone del Donbass, altro non ha potuto fare, che intervenire manu militari.
E questo, nonostante, le reiterate richieste di mantenere un atteggiamento quanto meno neutrale, in politica estera. E così, all’insegna di un malinteso senso della solidarietà, si è deciso di prestare il fianco ad una ulteriore proroga del nostrano stato di emergenza, aderendo a quanto mai anti economiche sanzioni alla Federazione Russa ed intaccando ulteriormente il bilancio pubblico con spese militari, a favore dell’Ucraina. Il tutto, caso strano, dimenticando il regime di completa illegalità, in cui tutto questo avviene. La Nato e la cosiddetta “Alleanza Atlantica”, hanno la loro ragion d’essere nel clima venutosi a creare all’indomani del Secondo Conflitto Mondiale, durante quella che fu definita “Guerra Fredda”. La loro nascita è pertanto giustificata da un obiettivo prettamente difensivo, sottolineato anche nello statuto Nato.
Ora, alla luce dei recenti eventi (e non solo di quelli…sic!), nell’agire della Nato nei riguardi della Federazione Russa, si può tranquillamente ravvisare una grave illegalità. L’intervenire indirettamente nel dissidio insorto tra Mosca e Kiev, arrivando a rifornire di mezzi militari quest’ultima, non solo non può portare alla fine del conflitto, rintuzzando e dando forza alle rivendicazioni di una delle parti in causa ma, anzitutto, rappresenta una vera e propria arbitraria intromissione da parte della Nato, della quale l’Ucraina non fa parte. Un’illegalità grave, di cui i governi occidentali, un giorno, potrebbero dover rispondere dinanzi ad una corte internazionale. Quella appena enunciata, potrebbe sembrare un’ipotesi strampalata ma, a ben vedere, il blocco dei paesi schierati su posizioni di aperto appoggio alla Federazione Russa o, quantomeno, animati da un sentimento di profonda diffidenza e distanza dalle posizioni occidentali, è inaspettatamente ampio.
Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è un organismo oramai datato: somiglia più ad un ristretto circolo di privilegiati oligarchi che, ad un organismo sorto a difesa e tutela della stabilità mondiale. Per questo, ne sarebbe necessaria una radicale riforma, nel senso di una sua più ampia apertura ed inclusività. La Nato stessa, ha oramai assurto la valenza di un odioso ed obsoleto residuato della Guerra Fredda, il cui unico scopo sembra esser, anziché la difesa dei popoli europei, il loro progressivo e suicida asservimento ai diktat globalisti. Allo stesso modo in cui, all’indomani della perdita di senso del comunismo storico, il Patto di Varsavia, senza tante storie, si autodisciolse, ad oggi, per un motivo di equanime pudore, la medesima cosa dovrebbe fare la Nato.
Ma il virus buonista ha colpito sin nei più intimi recessi degli animi europei. Commoventi immagini di donne in lacrime si succedono ad immagini di bombardamenti e distruzioni, accompagnati dal mantra della demonizzazione del cattivaccio di turno, ora incarnato dalla Federazione Russa. Ma forse, il virus buonista ha le ore contate. Il freddo invernale non è arrivato solo in Ucraina, ma anche nelle case degli italiani e degli europei, ora rese ancor più fredee e povere dalle conseguenze di sanzioni, privazioni e povertà. E forse questo gelido vento di miseria e privazioni, scuoterà le coscienze addormentate da decenni di inoculazione di virus buonista, sancendo definitivamente la fine di questo malsano contagio.
Umberto Bianchi
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