di Leonardo Incorvaia
In Italia da alcuni anni è stata introdotta la pena di morte. E’ comminata a quegli automobilisti, pedoni, ciclisti, motociclisti rei di essersi trovati nel momento sbagliato davanti all’auto sbagliata, guidata a folle velocità dall’ubriaco o drogato di turno.
E’ comminata ad alcune donne da compagni od ex compagni violenti, gelosi, psicopatici “giustamente” furibondi per essere stati scaricati dopo anni di violenze e maltrattamenti e desiderosi, quindi,di vendetta.
E’ comminata a quegli scellerati commercianti che, dopo una vita di lavoro, di sacrifici, di tasse sempre più alte e guadagni sempre più magri, hanno il coraggio di negare, magari dopo tanti altri episodi analoghi, poche centinaia di euro allo sbandato appena entrato nel loro esercizio e che pertanto provvede ad eseguire la sentenza senza pensarci due volte a botte, coltellate o con un colpo di pistola.
E’ comminata altresì a quei bimbi, di pochi giorni, di pochi mesi o di pochi anni non importa, resisi colpevoli di nascita presso i genitori sbagliati, abbrutiti dall’alcool, dalla droga, dalla miseria o dall’ ignoranza che non sanno cosa farsene di quei poveri fagotti urlanti che chiedono solo un po’ di umana pietà.
E ai boia, agli esecutori materiali delle condanne? Ah, quelli… mah, si sa, le carceri sono sovraffollate, le condizioni di vita all’interno indegne di un Paese civile, magari il soggetto “al momento” (e solo in quel momento!) non era in condizione di intendere e di volere, forse appunto sotto l’effetto di droga od alcool… non per colpa sua, certo! Poi abbiamo l’indulto, il permesso premio e via scarcerando… via, tutti a casa! Beh, tutti proprio no… Quelle vittime della strada, quelle donne, quei commercianti, quei bambini, quelle centinaia di vittime colpevoli solo di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato a casa non ci torneranno più: speriamo che qualche giudice, prima o poi, al momento di liberare qualche bestia in forma umana, si ricordi anche di loro.
INCORVAIA Leonardo, Torino