Nell’ora silente che mena oltre i confini della trascendenza, oltre le regioni dell’infinito mai finito, accogli la mia eterna ragione ed ermetica sensuale natura che anela verso la Via dell’Eros iniziatico. Risveglia le correnti del genio e trafiggi il mio essere con il dardo infuocato della passione primigenia, affinché il vento divino di cui sei apportatore mi travolga e rapisca i miei sensi nell’amplesso cosmico che unisce alla Dea. Luci e bagliori delle corti d’amore in cui le forme velate e mai disvelate mostrano femminee fattezze dell’Archetipo incantatore che sinuosamente accoglie nell’estasi mai violata e solo sfiorata l’ardente fiamma che avvolge lo spirito. Canto di eteree sirene, con magiche assonanze e dolci sinfonie palesano il volto secretato della Mater, utero celato, occulta presenza, che ravviva il fuoco rigeneratore e fecondante. Mostrami o Dio i Misteri ierogamici e contagiami con il tuo sacro furore, che pervade la mia anima avvinta dalle dolci lusinghe di un ignoto mai noto. Baccanti in estasi penetrate dal polimonio Dio, signore dell’ebbrezza che libera i sensi dalle catene della profanità.
Vieni o Sabazio, accendi gli animi e contamina con la tua frenesia le menti e i corpi protesi verso le oasi d’amore sacrale che inebria i cuori e le menti. Liber, che nessuno può contenere, impetuosa presenza che dona l’essenza della pura libido. Travalicando le regioni che conducono alle terre altre, la tua forza incontenibile spira come la furia dei venti tra le vallate e le foreste sacre che sono il tuo regno. Canti orgiastici nel crepuscolo che si approssima riempiono l’aria con atmosfere sospese poste al di là del sogno oltre i Misteri dell’Orfeo iniziato e iniziatore. Cibele schiude le porte del Tempio misterico e attende che il frutto proibito venga colto con ermetico amore. Oh Dioniso, potenza fecondatrice, afflato impetuoso, esaltazione della forza creatrice spirituale, accogli il giubilo per l’anima risorta di chi fu sacrificato in tuo onore. Il capro è tornato alla vita e fra la Luna nuova e la Luna piena si spande la fragranza del Dio che nel duplice volto incarna il Giove sotterraneo. Nell’Inno Omerico, tra canti e prose è scritto del Dio:
“Dal padre sovrano le ninfe dalla bella chioma ricevettero il bimbo e il petto gli porsero, lo nutrirono sui colli di Nisa. Nella grotta odorosa accrebbe il numero degli immortali; così volle il padre. Molto gloriato in canti, egli crebbe curato dalle dee, poi da cascina a cascina vagò per i boschi, d’edera cinto e d’alloro. Uno stuolo di ninfe lo seguì, i boschi immensi rintronarono dai tuoni” (Inno Omerico XXVI).
Nelle sembianze di una nera pantera, insegnami a esternare la vera potenza, a sviluppare la mia autentica natura. Menadi in corsa nell’estatica visione contemplano il volto numinoso che diffonde la magica effusione, assieme ai Fauni, ai Satiri, al seguito di Sileno. Bicornigero è il tuo capo Signore cornuto, Zagreo, cacciatore selvaggio. Mentre il Sole dardeggia e svanisce all’orizzonte, una lieve falce di Luna si affaccia nel cielo. Ora buio e trapunto di stelle, il firmamento riluce di lumi lontani, magico incantamento che conduce alle tue dimore dove le occulte malie di amori ancestrali attendono chi osa. Iacco, principe dei baccanali che infonde la linfa del risveglio e ridesta coloro che vivono una non vita, assopiti e narcotizzati dalle illusorie profanità. Petali di fiori discendono dalle candide mani di Menadi invasate che danzano al suono di flauti e pifferi invocando Dioniso Spirito della Primavera. Nelle secretate Falloforie si manifesta la possanza fecondatrice e la fertilità. Sacerdotesse della Luna di Semele-Selene seguaci, triplice dea che presiede alla cerimonia dionisiaca. Segrete pitture pompeiane che spandono occulte conoscenze, nella Villa dei Misteri raccontano l’iniziazione al dio dell’ebbrezza, Bakchos–Dioniso. Scene remote di un mondo perduto, il sacro banchetto, il battesimo e l’ingresso nel tempio consacrato al dio. Corrono le Menadi con in mano il tirso, il ramo di narcete sormontato da una pigna. Percussioni dilaniano l’aria al ritmo ossessivo del ditirambo, l’antica lirica corale che in Grecia era legata a Dioniso e le fiaccole fiammeggiano nel buio.
Tu che tornasti dall’Oltretomba e negli inferi scendesti, conferisci nuova vita e rinnova la mia struttura sottile. Al di là della notte, oltre le propaggini del tempo, si muovono i fantasmi di una vita che non è tale, stagnazione di stagioni dimenticate. Allontana da me i ritmi obsoleti di un pensiero che si pasce della mortale tenebra, oscurità che avvolge d’inconsapevolezza, di non coscienza. Nel sogno lucido mostra il tuo volto arcano e nutri la mia anima assetata, affinché non debba più vivere sedentaria. Desto è lo spirito non più dormiente, colmo di vitalità che permea l’essere e allontana il non essere, il vuoto che l’abisso rappresenta. Così, ancora ebbro d’amore metafisico, il saggio che è racchiuso nella carnea veste torna a parlare con il linguaggio muto del simbolo vivente. L’antica voce, il verbo che conferisce la facoltà creatrice immagina, e immaginando concreta mondi e stelle e forme. Dolce incanto di pagane essenze che bruciano profumando l’astrale interiorizzato. Geni lontani della magica lampada, fumose immagini di ere fiabesche solcano i cieli di paesi in fiore, dove secretate scienze rivelano velando i riti e i miti dell’Età dell’Oro. Sacre bevande, psicotropie magistralmente dosate inducono alla Visione, l’Ekstasis somma che aiuta a profetare. Oltre la soglia dei reami arcani Attendo, e aspettando contemplo il Tutto, Pan En To Pan. Amore come torrente in piena che travolge con soave impeto e accende la face eterna e serpentina, il ciclico divenire, la sacertà di ermetiche realtà.