8 Ottobre 2024
Danielle Fiore Intervista Paganesimo

Intervista a Danielle Fiore

Danielle Fiore nasce in provincia di Torino nel 1986. Laureata in Storia presso l’Università degli Studi di Torino, vede nascere questa passione già dall’infanzia e con il trascorrere del tempo l’ha tramutata in un vero e proprio campo di studi. Le sue ricerche si concentrano maggiormente sul mondo Romano, senza trascurare il Medioevo e il Rinascimento.
Dal 2011 è cartografa per il sito Ancient History Encyclopedia (http://www.ancient.eu.com) e blogger, trattando numerose tematiche che vanno dall’attualità alla ricerca storica.
Nel 2013 ha partecipato attivamente come ricercatrice storica indipendente ad una conferenza sull’antico popolo lucano presso l’associazione Amici della Lucania.
Dal punto di vista artistico, lavora come modella specializzata nei generi alternativi dal 2008, ottenendo numerosa visibilità all’estero e in Italia, grazie, soprattutto, al lavoro svolto in abiti romani e medioevali.

a cura di Steno Lamonica

1.     Danielle, Lei è una modella. Il termine “moda” esige una dimensione attigua all’effimero. Ma Lei non cela le Sue opinioni, tutte controcorrente, mai “sinistre”… Se non un caso unico, il Suo, decisamente raro nel panorama attuale.
Buongiorno a tutti, vorrei innanzi tutto ringraziarvi per lo spazio concessomi.
Non mi sono mai considerata una modella tout court, riconoscibile nel senso dello stereotipo propugnato dai media. Al di là dell’aspetto fisico (non sono certo una modella da passerella e non l’ho mai nascosto), dietro la mia attività c’è un lavoro ben preciso di coltivazione dell’immagine e del messaggio che si vuole proporre. Una modella può non limitarsi alla funzione pubblicitaria del suo corpo o di un prodotto, una modella può essere intesa come artista in senso stretto, portante avanti idee e concetti che vanno ben oltre il mondo effimero e truffaldino della moda, dell’immagine, della bellezza. Chi, come me, si dedica alla diffusione di un’immagine fotografica concernente l’arte e la storia, non si sente affatto legata agli stretti cliché dei mass media, è una modella in quanto propugnante un modello da seguire, un modello artistico e concettuale.
2.     Lei predilige, ci sembra, mostrare i costumi ed i modelli italiani. Con quali di questi modelli regionali Lei ha un rapporto simbiotico?
Parlando di costumi nazionali, senza dubbio i modelli che prediligo sono quelli romani e fiorentini, veri e propri modelli stilistici che mi hanno da sempre caratterizzato come artista e come persona. Ho sempre desiderato vivere in una di quelle due città e di ripercorrere le stesse strade dei grandi artisti latini e rinascimentali. Sono nata e vivo tuttora in Piemonte ma non mi sono mai riconosciuta in questa regione, nel suo stile di vita, nella sua arte, probabilmente perché il mio sangue non vi appartiene. La mia ricerca tocca altri lidi, quelli che per davvero esercitano su di me un richiamo affettivo e spirituale.    
3.     Mondo gotico, bizantino, Medioevo, universo nordico, mondo classico… Lei fornisce una interpretazione della sua professione decisamente coinvolgente  con richiami ancestrali alle radici europee. Fa parlare, attraverso l’abbigliamento, la storia dell’Europa. Anche questo ci sembra cosa assai rara!
Vi ringrazio, il mio lavoro si è da sempre focalizzato sulla diffusione di immagini famigliari all’uomo occidentale – e non solo – magari non perfettamente valide dal punto di vista filologico, ma d’impatto. Ho sempre cercato di riprodurre figure di donne a me molto care, partendo dalla matrona romana giungendo alla regina guerriera, come Boudicca, interpretata di recente. La mia passione p
er la moda gotica mi ha poi portato a seguire anche quel filone dal punto di vista fotografico, credo che la sua vicinanza al periodo vittoriano possa accostarsi al discorso storico che tanto mi è caro; la mia forma di abbigliamento è tuttavia meglio conosciuta come medieval goth, ed è uno stile che si richiama per dettagli e particolari a un Medioevo idealizzato, fatto di tiare, mantelli, abiti della lunghe maniche. Niente di storicamente corretto, è vero, ma sicuramente evocativo.
4.     Lei ha scritto una gradevole recensione per il libro La figlia di Omero, romanzo di R. Graves, Narratori della fenice. Cosa ha suscitato il Suo interessamento per questo libro che richiama il più grande poeta di sempre, Omero?
Una forte curiosità, prima ancora di leggere la trama. Ero a conoscenza della controversa teoria formulata da Samuel Butler, circolante in ambito accademico e poi bocciata, a proposito della paternità dell’Odissea, che non sarebbe frutto di Omero ma opera di una mano femminile. La voglia di leggere qualcosa in merito mi ha spinto a scegliere il libro di Graves. Non nascondo che la teoria di Butler mi ha da sempre affascinato e gli elementi da lui presentati mi paiono convincenti. Non ci vedo nulla di scandaloso nel supporre che la nota Odissea possa essere frutto di una poetessa, anziché di un uomo.
5.     Lei cura il sito  www.daniellefiore.blogspot.it  dove evidenzia il suo poliedrico interesse per la storia europea. Questo  interessamento possiamo definirlo anche un rispetto per il mondo pagano?
Certamente. Le radici della nostra bella Europa sono pagane, prima di tutto, e non cristiane. È bene riconoscerlo, è un atto di rispetto verso il nostro passato. È come nascondere, a mio dire, che prima della chitarra elettrica sia venuta la chitarra classica. Il Cristianesimo ha senza dubbio marcato la nostra storia e le nostre istituzioni, ma non è lì che si annida la remota storia del nostro continente; le religioni monoteistiche hanno spesso l’abitudine di estirpare e denigrare ciò che è avvenuto prima del loro avvento, evidenziando la quasi totale impossibilità di dialogo e comprensione. Accade anche ai giorni nostri, è impossibile non notarlo.
6.     L’Europa è sotto pesante attacco di una invasione epocale di popoli, culture, religioni esogene.  Tra cui anche religioni che vedono la donna in senso inverso a quello che Lei esalta nella bellezza delle sue interpretazioni. Non la vediamo, Danielle, con il velo e burqa… né come modella né come europea.
Non la vedrete mai, infatti. Non ho paura nell’affermarlo. Noi donne abbiamo combattuto per secoli per arrivare dove siamo ora, e c’è ancora moltissimo lavoro da fare (basti solo pensare che una donna guadagna sempre meno rispetto ad un collega maschio, se e quando trova un lavoro). È snervante vedere donne appoggiare politiche di stampo maschilista, per non dire contrarie, alla natura femminile stessa, atte a difendere ed introdurre religioni e politiche repressive volte a sottometterla, a nasconderla, ad umiliarla. Sembra che secoli di storia non abbiano insegnato nulla. Noi donne attuali nutriamo molta più libertà delle nostre nonne e delle nostre stesse madri, in molti casi. Se la componente femminile europea non s’accorgerà al più presto del pericolo e non cercherà di porre rimedio, il rischio sarà ingente. Rischiamo di tornare indietro di molti secoli. Per utilizzare parole più crude, che si scordino pure l’aperitivo con le amiche, il trucco, le serate in discoteca, le minigonne. Nulla è ancora perduto, tuttavia. (1)
7.     EreticaMente indica nell’Eneide, nell’Odissea, nell’Iliade i punti di riferimento culturali ma anche religiosi nella totale conservazione delle radici italiche ed europee. Insomma, un ideale “manifesto del paganesimo”. La Sua opinione?
Trovo giusto cercare di difendere e rilanciare le proprie radici. Non ci vedo nulla di “razzista”, “offensivo” o “fascista”, come molti etichettano. Il razzismo è un’altra cosa e spesso n
on tocca per niente i nostri discorsi, sebbene una certa propaganda si muova in tal senso. Le opere omeriche e latine sono i pilastri del nostro mondo letterario, epico e poetico, ed è giusto tramandarli e difenderli, come si tramandano le opere di Dante o Boccaccio. Cercare di vedere a tutti i costi una posizione ideologica in questo lavoro di difesa del nostro patrimonio è una forzatura.  
8.     Ultimamente  Michelle Bonev, attrice organica all’industria dello spettacolo ha alzato la voce. Ora attacca quel sistema denunciandolo come falso, ipocrita, corrotto. Insomma una paladina dell’emancipazione femminile. Secondo lei sono veri i motivi di cui parla la Bonev? Ci sono “dazi” particolari nel mondo dello spettacolo e ne sono consapevoli i soggetti femminili?…
È risaputo che il mondo dello spettacolo sia ben distante da ciò che i riflettori mostrano. È un mondo spesso cattivo, dove la concorrenza regna spietata, ma è comune a tutti i settori lavorativi. Indubbiamente se si vogliono raggiungere certi obiettivi è necessario scendere a compromessi, e non sempre nobili.  L’importante è esserne consapevoli e non avere rimpianti per le proprie azioni.
9.     I Suoi prossimi impegni?
Al momento sto organizzando i primi set del 2014 e per il nuovo anno ci saranno nuove collaborazioni con diversi artisti, non solo del campo fotografico. I miei lavori non si basano soltanto sulla dicotomia “fotografo e modella”, ma ruotano attorno anche ad altre figure, come sarti, stylist, musicisti e scrittori. Spero sarà un anno ricco di attività e rinnovamento!
  
Ringraziamo Danielle Fiore per la sua sempre cortese disponibilità augurandole ogni fortuna!
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(1) nota di Ereticamente: In riferimento alle idee espresse dall’intervistata, nel rispetto delle singole opinioni personali, in merito alle condizioni della donna nella società contemporanea, tale Redazione conferma le sue difformità di vedute nei confronti di coloro che vedono nel progresso e nell’emancipazione femminile moderna una presunta conquista libertaria, rimanendo noi fedeli a quelle idee, già difese da Julius Evola in Metafisica del Sesso, secondo le quali tali conquiste sociali altro non essendo che un snaturamento del ruolo della donna, tradizionalmente intesa, nel contesto sociale e di genere. La venerazione e il rispetto per la donna la ritroviamo nella Divinità egizia di Iside, sposa mai doma e madre austera, come nell’Intelligenza di una Minerva o nella bellezza estatica ed erotica (nel senso etimologico del termine) di Venere. Questa è per noi la Donna, la Donna della Tradizione, nulla a che spartire con le femministe senza bellezza, senza pudore, senza senso del Sacro, che la modernità ci vuo propinare come esempio di emancipazione.

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