9 Ottobre 2024
Arte Intervista

Intervista all’editore Christina Magnanelli Weitensfelder: ma dove ti ho incontrato? – Martin Venator

Christina Magnanelli Weitensfelder, editore italiano, dal 2019 è CEO della AIMagazinebOOks, gruppo editoriale italiano di arte e cultura con sede nel centro Italia che nel 2018 ha assorbito varie realtà editoriali e del mondo dell’arte. Per l’occasione dell’uscita del numero uno della collana MITO Futuro, l’abbiamo intervistata.

Benvenuta su Ereticamente.net. Parlaci di te e dell’ambito artistico-editoriale da quale provieni. Riuscire a coniugare le due cose non deve essere stato facile. Quali sono le difficoltà che hai incontrato?

Grazie, è un vero piacere essere ospitata qui. Once Upon a Time, potrei iniziare così. Le difficoltà… mah, forse quelle della vita per quanto riguarda l’interno, inteso come relazioni interpersonali a progetto o di squadra, per quanto concerne l’esterno, beh, uno si immagina che un’impresa che fa cultura in Italia vive il bengodi, ed invece tocca a raccontargli che non è così, e risparmio l’elenco di ciò che tutti noi conosciamo.

Cosa ti ha spinto a dar vita alla Rivista monografica AIM?

In effetti, AI M è un Concept Book. È andata proprio così: a un certo punto della vita, ho meditato nel deserto, e mi son chiesta se era mai possibile invertire la profezia di MC Luhan, ed utilizzare il Medium cartaceo in modo nuovo. Il ramo dei periodici, in generale, a mio avviso era di vecchia concezione: nell’era della personalizzazione totale mi sono chiesta se fosse mai possibile immaginare un concept book modulabile, al contempo consultabile a più riprese e, ad ognuna di esse, che rilasciasse un’emozione paritaria alla precedente. Monografico un po’ provocatorio, una sorta di Tarocco immaginifico che accogliesse e rilasciasse sapori e profumi dello scibile umano nel campo delle arti visive e della narrativa, uno specchio dal punto di vista privilegiato dove osservare o anche entrare nel mondo che si vuole. Fondamentale, fu togliere la costrizione a cui obbliga la rilegatura moderna. Nato nel 2007 come “L’Aperitivo Illustrato Magazine”, AI M ne prende l’acronimo all’assorbimento del marchio da parte del gruppo AIMagazinebOOks dalla casa editrice Greta Edizioni, io ne sono restata il designer editoriale e visionario principale. Da collezione, tre lingue per tre edizioni in numero limitato, una combine tra firme d’autore della narrativa e portfolio d’arte di stampo internazionale, AI M si propone come un libro-oggetto per entrare nel migliore dei modi nel nuovo mondo e restarci come oggetto funzionale.

 

 

 

 

 

 

 

Il formato del magazine e la rilegatura fatta a mano sono accattivanti. Il portfolio fotografico e dei contenuti visivi segue una linea editoriale ben precisa. L’estetica e l’originalità la fanno da padrone. A chi è rivolto il magazine e su che basi selezioni i contributi scritti?

Rispondo alla seconda, coincidente con la prima. Senza scomodare l’incomodo target, che ci fa diventare tutti dei numeri, ho pensato a chi è il nuovo uomo. È un navigante, a tutti gli effetti, ma anche un po’ poeta, in quanto ha il privilegio di osservare millenni di umanità, fatti di grandi momenti, creazioni e invenzioni realizzate per facilitarci l’esistenza, ma, guarda un po’, anche per renderla più bella, grazie a un’Estetica funzionale. Quindi anche pensatore.

Mi hai accennato della nuova Collana “Mito Futuro” che andrà ad ampliare le proposte editoriali. Parlaci dell’obiettivo di questa nuova iniziativa e delle prossime pubblicazioni.

Il navigante ha necessità di avere da un lato, Virgilio, da un lato le Sirene, la dualità come principio del Moto vitale, “Mito Futuro” è una collana inaugurata con “La follia di Oreste”, autori Giacomo Maria Prati, Marco Eugenio Di Giandomenico, l’attualità dell’applicazione dei classici sta nel selezionare i concetti di base della vita stessa, con il fine di dare all’uomo contemporaneo i giusti strumenti critici, arma e al contempo scudo necessari alla sopravvivenza della specie. Un vero e proprio tour itinerante della Parola che vedrà l’inizio nella città italiana della Madunina il prossimo settembre 2020, si affaccerà come un’alta costa sospesa a picco sul Mare magnum dei precipizi sbucati dall’informazione culturale filtrata dall’algoritmo.

Chi ti affianca in questa nuova avventura? E soprattutto, hai giàin mente un evento per presentare il gruppo editoriale AIMagazinebOOks e la nuova Collana?

Dopo 15 anni di interior designer e altrettanti di editoria internazionale inevitabilmente lo staff è composto un po’ come un’Avanguardia del ‘900 con qualche incursione Dadaista, Vorticista e Fluxus, ma, osservando bene, le contaminazioni della sacrosanta Bauhaus non mancano. Quindi: poetica + elogio alla funzione, sono gli ingredienti.

Una domanda a bruciapelo: l’arte, come del resto la società, è passata dalla vetrinizzazione ad essere essa stessa fruitrice del linguaggio e della comunicazione pubblicitaria moderna. Qual èinvece la tua idea di Arte?

Mah, se prima l’artista dipingeva la Madonna e il Duca di Montefeltro e poi la pastina Buitoni non vedo la differenza, sempre di committenza si parla, ritengo che la Forza dell’Arte stia nel suo modo misterioso di rendersi materia e non nella committenza. Il fascino e la sua importanza risiedono in questo. La committenza fa parte delle cose, semplicemente.

Dunque, per te l’Arte è verticale e non orizzontale. Però, spesso assistiamo alla de-contestualizzazione dell’ethos, dal pathos edal logos, in particolare per ciò che riguarda il pathos. L’Arte moderna e le nuove tendenze paiono farsi beffa di questi assunti?

Senza scendere nel time question di cosa è moderno e cosa poi sia contemporaneo, oggetto di discorso gettonatissimo nel mondo dell’arte che oramai a me fa quasi sorridere, sempre se pensi ai tempi filosofici della questione, provo a rispondere in modalità ‘sintesi’. Cosa difficile, se non si vuole entrare nella porta della retorica, provo, a partire da una domanda:Se se ne tentasse l’osservazione con logica – chiaramente un non-sense totale-vista la funzione dell’arte, l’arte ‘dovrebbe’ non essere e ‘dovrebbe’ essere, siccome non è, potrebbe essere anche e potrebbe anche non essere. Chiaro no? Insomma, ce la prendiamo con ‘quello che appiccica la buccia di banana’, con l’altro che copia quello degli anni ’60, con quello che ha fatto la foto storta, eccetera, eccetera; formalmente ed esteticamente possiamo fare una certa critica, è vero, ma se ci poniamo dal punto di vista della ‘rappresentazione’ del mondo, o, anche semplicemente della sua propaganda inevitabile e quindi di ogni sua forma, possiamo anche accettarne la produzione proto televisiva – arto del Marketing becero e via dicendo, penso, come ho scritto in un articolo recente: alla fine di ogni discorso ‘la cultura sta allo spettatore’ o, se preferisci ‘chi controlla il controllore’ platonico, resta la grande questione. Il grande segreto lo svilupperemo nella collana di saggistica.

Ringraziandoti, cosa pensi della scena artistica contemporanea e cosa significa per te occuparsi di Arte oggi?

Se tutto è flusso e la capacità umana risiede nell’autorigenerazione, ora è necessario ripristinare un certo Classicismo, condito di grande Poetica romantica. E l’arte, che ha la funzione guida, tanto quanto la parola, se ne deve occupare.

 

Intervista a cura di Martin Venator

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