di Gianluca Padovan
Teatro di ribalta.
Pareva tutto finito con la caduta del Muro di Berlino.
Ma tale ostacolo cadde per uno sgambetto polacco o perché i contendenti della Stella avevano capito che non era più bene?
Non era bene cosa? Non era bene proseguire nella farsa perché, alla lunga, come un Rocky Horror Picture Show troppo a lungo replicato, alla fine stanca e non ha più ascolto.
Scusate se rido di tal “freddura”. Ma a denti stretti, beninteso.
Torniamo al punto.
Sul palco del teatro di ribalta della Stella abbiamo da una parte la Stella a cinque punte bianca, dall’altra abbiamo la Stella a cinque punte rossa.
Lasciamo da parte l’ulteriore Stella rossa, quella con gli occhi a mandorla, ma non dormiamoci sopra troppo: ne andrebbe del nostro futuro.
Le Stelle sono identiche, tranne che nel colore. Quello che conta, oh testoni, è la sostanza.
Partiamo con la Stella Bianca.
Gli Americani ce li abbiamo in casa da parecchio. Almeno dall’11 giugno 1943, qualcheduno dirà.
Difatti se Pantelleria è “casa nostra”, lo sbarco liberatorio fu anche di «Cosa Nostra», che a tutti gli effetti ottenne la liberazione dell’Italia da uno Stato che, nel bene e nel male, la guerra alla malavita organizzata (che per comodità la si chiama Mafia, o M.A.F.I.A. alla Mazzini) aveva provato a farla.
A Pantelleria, diciamocelo chiaro una volta per tutte, si disse che l’acqua da bere non era buona solo perché taluni alti ufficiali italiani (portavano il “tacco 12”?) desideravano installare nella base aerea sotterranea i distributori automatici di Coca-Cola! Ma questa è una battutella cattivella e più probabilmente ricevettero ordini dal cosiddetto “alto” (o “più alta”, in senso di Loggia), affinché s’innalzasse subitaneamente bandiera bianca. E si calassero le brache.
Sia come sia io dico che gli Americani ce li abbiamo dacché Giuseppe Mazzini e Albert Pike si diedero la mano. Magari nell’Ottocento erano presenze discrete, o meglio assai indiscrete, ma almeno occulte nel senso di celate.
Oggi di celate ci sono tante marachelle, tra cui quella consolidata in abitudine, soprattutto da parte americana, di gettare nei nostri mari (nostri? lo sono ancora?) tanti begli ordigni nucleari (al proposito si legga utilmente: Lannes Gianni, Italia, USA e getta, Arianna Editrice, Cesena 2014).
In buona sostanza gli Americani li conosciamo da parecchio, hanno più di cento basi militari sul “nostro” (???) suolo e pertanto sono arcinoti e non fanno più notizia.
Giungiamo alla Stella Rossa.
I Russi, sotto forma di piloti d’aereo, anch’essi liberatori, ce li abbiamo (credo) dal 1944. Non si sa quanto gli Americani (gli Inglesi nemmeno li menziono, tanto contavano e contano solo di facciata) gradissero tali piloti dell’est nelle basi in Meridione: la qual cosa potrebbe essere un bello spunto d’indagine colta ed approfondita. A voi lo studio.
Ma già nella prima metà del Novecento tra Italia e Russia c’era un’asse, che prosegue in trave nella seconda metà. Si dice poi che taluni politici italiani avevano un canale, o meglio un condotto, che dalla banca privata sovietica portava direttamente nel loro conto. Nulla di strano: molti di più erano e sono quelli connessi direttamente alla banca privata a stelle e strisce.
Poi il tempo passa e, guarda guarda, almeno dal 2007 tanti Russi vacanzieri li ritroviamo in Italia. Una delle località privilegiate per le vacanze, oltre a Milano, è Marina di Massa, assieme alla Camorra napoletana. Chissà quante cose hanno da raccontarsi!
Razzismo, questa terribile croce!
Ad ogni buon conto oggi molti italiani guardano a Vladimir Putin, quindi anche alla Russia, con occhi sognanti.
Io trovo che in tutto ciò vi sia una marcatissima pennellata di razzismo.
Il Presidente Americano è innegabilmente un cappuccino. Il Presidente Russo, invece, bianco e pure biondo (almeno un tempo), è chiaramente una mozzarella (credo di Bufala Campana).
Pertanto se il caffè, altrettanto innegabilmente, è d’importazione straniera, la mozzarella (meglio se Campana), è assolutamente e imprescindibilmente italiana. Ergo molti italiani cominciano con il preferire questa, magari gabellandosi per nazionalisti.
Non si sottilizzi sul fatto che, talvolta, la mozzarella vira sul celeste o l’azzurrino, perché sennò si andrebbe in altro campo, magari in quello conservato da coloro i quali hanno gli occhi a mandorla.
In ogni caso i fatti dell’oggi vogliono mostrarci che il buono di turno è il Russo, perché l’Americano gli ha sobillato l’Ucraina. E mica solo quella.
Parafrasando ciò che un tempo disse Beppe Grillo, quando faceva sé stesso, ovvero il comico: «… questa è una guerra tra benzinai!»
Pallottole vaganti.
Riguardiamo un po’ la storia.
Un bel giorno il presidente americano Abraham Lincoln fece il dollaro di stato, o meglio di “Governo Federale”: la moneta verde e non marziana (greenbacks). Ma inciampò in un colpo di pistola.
Anche John Fitzgerald Kennedy ebbe qualche cosa a ché ridire nei confronti del “soldo privato di stato” e scese dall’auto in corsa a seguito, pure lui, d’una pallottola vagante. Così vagante che, pare, colpì pure il fratello, anni dopo.
I Presidenti Americani, capita l’antifona, seppure con un lievissimo ritardo, pare non abbiano più parlato di signoraggio della moneta, pardon, di signoraggio del dollaro. Quindi, ad oggi, il bigliettone verde è e rimane di una banca privata, o giù di lì.
Lo Zar di tutte le Russie aveva tanti difetti, ma almeno il suo stato, o meglio il suo impero, batteva moneta, ovvero il rublo era emesso dalla banca di stato russa.
Un giorno arrivò Giuseppe Stalin, alias Iosif Vissarionovic Dzugasvili, e diede al suo cognato un grande peso: il rublo.
Da allora l’Unione Sovietica, alias Federazione Russa, non ha più il proprio rublo, ma un palliativo emesso da una privatissima banca.
Care Italiane (rullo di tamburi) e Cari Italiani (suono di pive), Rublo e Dollaro sono di proprietà di banche private tra loro sorellastre.
Non è che questa curiosissima coincidenza astrale ci farà scattare nella mente un pensiero che (finalmente!) sia diverso dall’idiota?
A noi la scelta?
Ora, fini estimatori dell’una o dell’altra parte, ovvero di parte Stella Bianca o di parte Stella Rossa, chiedetevi se è meglio laudare la nuova star sovietica o continuare a plaudire la star statunitense.
Oppure, controcorrente, smettetela di fare l’“ola ola” a questo oppur all’altro straniero, impestando d’idiozie gratuite i canali di disinformazione di massa e pure quelli (pochissimi) che cercano di fare informazione e basta.
Questa scelta tra l’una o l’altra stella mi suona come alternativa ed io, personalmente, nell’Italiana Storia, d’alternative non ne vedo, semmai ve ne sono state.
Mi rifiuto categoricamente di acconsentire a porre il mio augusto collo sotto la lama della ghigliottina oppur nell’anello di corda del capestro.
E poi, se devo dirla proprio proprio tutta, se qualche nostro applaudito dalle folle ama l’uno o l’altro personaggio da mensa, lo raggiunga, liberando l’Italia almeno dalla sua incomoda persistenza.
Forse non mi son spiegato bene e tosto rimedio pongo: mi piaccia o meno sono italiano. E gradirei che il governo dell’Italia fosse italiano in ogni aspetto. Pertanto non parteggio per straniero alcuno.
Anzi, fuori subito tutti dall’Italia quelli che Italiani non sono, a meno che subitaneamente s’integrino Italiani. E ben si badi: un pezzo di carta filigranato con su la propria foto non fa “Italiano” e tantomeno “Italiana”.
Pertanto io non scelgo in quanto sono.
Difatti, non ho bisogno di scegliere… se effettivamente Sono!
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